Arrivava da Taranto, decisivo
l’intervento della Asl pugliese e dei Nas di Sassari: i mitili non sono mai
entrati in commercio
La premessa è fondamentale: i
consumatori di cozze non hanno corso alcun rischio, quei mitili infetti non
sono mai entrati in commercio. Merito del tempestivo ed efficace intervento
della Asl di Taranto, del servizio veterinario di quella di Olbia e dei Nas di
Sassari. Perché dalla Puglia, ai primi di maggio, è arrivato un carico di
novellame, destinato a un produttore di Olbia, sospettato di essere tossico. In
particolare, di essere impregnato di diossina. Le frenetiche comunicazioni fra
le autorità hanno scongiurato il peggio: quella partita, che ha fatto crescere
un grosso quantitativo di cozze nel golfo cittadino, è stata bloccata. E ora i
Nas di Taranto, che stanno indagando sull’esportatore, hanno chiesto che venga
riportato lì dov’era stato preso: in un’area, quella del mar Piccolo, da un
anno inibita alla produzione di cozze.
Un giallo, insomma. Solo ieri, a distanza di
giorni, è stato possibile avere la conferma dei Nas su una voce che girava in
città con sempre più insistenza. Quella secondo cui a Olbia, proprio nel mese
dedicato alle cozze, c’era una partita di molluschi alla diossina.
Ecco come sono andate le cose.
A Taranto un vasto tratto di mare è sotto tutela. Dal luglio 2011 non è
possibile allevare cozze per via della presenza di diossina. Da lì, il 3
maggio, è invece stata inviata a Olbia una grossa confezione di novellame, i
semi delle cozze. La Asl tarantina ha scoperto il traffico e ha inviato una
comunicazione urgente alla Asl di Olbia. Il servizio veterinario non ha perso
tempo e ha avvisato i Nas di Sassari e l’assessorato regionale alla Sanità.
Il blitz è stato immediato. I
carabinieri del nucleo antisofisticazioni sono piombati nel golfo di Olbia, in
particolare da un produttore di cui gli investigatori non hanno voluto fare il
nome, e hanno congelato l’allevamento. Sono scattate tutte le
procedure del caso. I Nas di Taranto si sono messi a indagare su chi abbia
venduto quella partita. La Asl taratina, su alcuni campioni, ha fatto le
analisi. Sembrerebbe che non ci sia nulla di anomalo. Ma quelle cozze dovranno
lasciare Olbia ed essere riportate in Puglia.
La prevenzione ha dunque
funzionato, escludendo rischi per i consumatori. Ma l’allarme è alto: la Asl di
Olbia vuole capire se ci sono stati casi simili. Tanto è vero che il direttore
generale, Giovanni Antonio Fadda, avrebbe addirittura deciso di seguire in
prima persona tutti gli sviluppi della vicenda.
* PeaceLink.it
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