31 agosto 2010

Il Gruppo delle Cinque Terre compie un anno


Alla fine di agosto del 2009 un piccolo gruppo, meno di 10 persone, si riuniva per 3 giorni fra le colline liguri delle Cinque Terre decidendo di fondare il gruppo omonimo con l’obiettivo di favorire, attraverso una azione ed una elaborazione da “lobby” (cioè da gruppo di pressione politico-culturale), un possibile percorso di aggregazione, rifondazione, unificazione di tutti gli ecologisti italiani; ciò a partire dalla costatazione del superamento storico di tutte le ipotesi di rifondazione della sinistra in Italia ed in Europa, di esaurimento della esperienza ventennale dei Verdi nostrani, della insufficenza delle esperienze ricche e numerose ma frammentate, della miriade di gruppi dell’arcipelago ambientalista e delle liste civiche.

L’elaborazione del GCT si è sviluppata, nel corso di vari momenti di discussione locali e nazionali, che hanno visto il coinvolgimento diretto di varie decine di persone di diversa provenienza e collocazione, attraverso anche la stesura di 3 documenti di riferimento: Il documento ”Il coraggio di cambiare”, l’appello “Un'altra Italia è possibile” (700 adesioni), la proposta dei “Tavoli per la Casa Comune degli ecologisti italiani” presentata 3 mesi fa ad un seminario di ecologisti a Roma.
Nel corso dell’ultimo anno al blog ECO si sono affiancati altri sei siti internet (tra blog e portali) fra i quali quello principale, ( www.gruppocinqueterre.it ) nato a febbraio di quest’anno, ha progressivamente e ininterrottamente scalato, seguito dagli altri sei, le classifiche degli accessi fino a diventare uno dei blog ecologisti più visitato e letto in Italia, anche attraverso il sostegno delle bacheche di Facebook.

Nel corso dell’ultimo anno e mezzo la consistenza e la presenza degli ecologisti in Europa e nel mondo è profondamente mutata tanto da poter parlare di un " nuovo movimento nascente degli ecologisti “ che non sono più circoscrivibili alla realtà europea e neppure confondibili con la prima e vecchia generazione dei verdi degli anni ‘80.

Alle elezioni europee del 2009 gli ecologisti hanno trionfato in Francia (Europe Ecologie), confermato la loro continua ascesa in Germania, superato il 10% in più di dieci nazioni europee portando il loro gruppo al Parlamento europeo da 43 a 56 deputati. Hanno preso il governo in Islanda con i socialisti dopo 40 anni di governi conservatori, rivinto alle elezioni regionali francesi (263 eletti), per la prima volta sono comparsi nella Camera bassa inglese malgrado il sistema dei collegi maggioritari, hanno avuto successo in varie elezioni comunali in Svizzera, hanno avuto inaspettati successi in vari paesi dell’Est europeo (ad esempio l’Ungheria), aumentato incredibilmente ancora i loro consensi in vari importanti Lander tedeschi. Negli Stati Uniti il Green Party è diffuso ampiamente in molti Stati federali e Contee, mentre è bloccato dall’assurdo meccanismo maggioritario “per Stati” alle elezioni presidenziali. Il fenomeno si estende ormai fuori dal mondo occidentale. Fra i tanti episodi citiamo la Colombia, dove il partito verde di Mockus tre mesi fa è arrivato al ballottaggio con la destra di Santos alle presidenziali, il successo di questi giorni del Green party australiano che diventa, malgrado il maggioritario, l’ago della bilancia per qualunque coalizione si voglia fare in una delle due Camere parlamentari, la possibilità di successo in Brasile nel prossimo ottobre con la candidata Presidente Marina Silva. Partiti verdi ed ecologisti si stanno diffondendo in Asia e Africa.

In tutti con una comune matrice genetica “ambientalista” radicale ( autonoma dalle vecchie formazioni delle destre e delle sinistre ), alla quale si affianca, con le diverse specificità locali, una vocazione nonviolenta e pacifista, multietnica e tollerante, a difesa della giustizia sociale e contro la corruzione, per la dignità e la sicurezza sul lavoro e contro la precarietà sociale, per l’esaltazione di una cultura civica e democratica. Alla base il rifiuto della logica della crescita infinita e del PIL e del modello economico che negli ultimi due secoli ne è scaturito.
Storicamente sembrerebbe che stia maturando, specie nel mondo occidentale, ma non solo , un ”terzo polo” ( in alternativa a quelli tradizionali dei conservatori e della socialdemocrazia ) che indica una nuova possibilità per l’intero Pianeta, sia nel modello economico, sia nel modello sociale, sia nella sfera culturale e perfino in quella intima e spirituale.
Nei paesi islamici e del Medio Oriente questa nuova possibilità si scontra frontalmente con i movimenti e le organizzazioni statali su base religiosa e non democratica di diversa connotazione.

Di questo fenomeno planetario, ben descritto dal volume Blessed Unrest ( Benedetta irrequietezza ) di Paul Hawken e da tanti altri autori, intellettuali e militanti di varie parti del Pianeta quasi nulla traspare nell’informazione e nei media italiani che, esaurita la fase della descrizione “folcloristica” degli ambientalisti di fine anni’80, semplicemente hanno scelto il silenzio, la censura o la denigrazione, facilitati anche dalla debole esperienza dei verdi italiani mai decolllati al di sopra del 2-3% nelle scadenze elettorali generali, dissanguati da diatribe interne, in parte assorbiti nelle logiche di casta della politica nostrana, oltre che da un sotterraneo ma aperto boicottaggio di parti della sinistra italiana attraverso quella parte dell’informazione che vi fa riferimento.

Nei più di 1000 articoli, documenti, interviste, pubblicati dai blog dell’area del GCT in poco più di un anno, molte decine (quasi un centinaio) danno informazioni e valutazioni su questo fenomeno ecologista internazionale; quasi da soli perfino nel mondo libero della rete web. Per quanto riguarda l’Italia, il variegato e diffuso universo ecologista si mostra carente di leader adeguati , di un progetto di aggregazione, subalterno e spesso cannibalizzato dalle chimere della sinistra moderata ed estrema, che nel frattempo si consuma in una serie infinita di crisi e rifondazioni regalando l’Italia ad un Berlusconi qualche anno fa considerato finito. Per questo abbiamo parlato più volte di anomalia e di medioevo italiani.
Che cosa sono, se non anomalie di una transizione infinita, partiti e gruppi come l’Italia dei valori, Sinistra e Libertà, lo stesso Movimento di Grillo, per non parlare delle decine di micropartitini più o meno ecologisti, civici, di sinistra, che non hanno o non cercano riferimenti nella realtà euopea o internazionale ? che non hanno una vocazione culturale definita ?, che non riescono a collocarsi in modo chiaro neppure nel Parlamento europeo ? i cui programmi, quando esistono, sono a volte una “variabile dipendente” dalla contingenza politica? (sulla TAV, sugli Inceneritori, sugli Interventi militari all’estero, sul Nucleare, sui Contratti di lavoro precario, sui Costi della politica, sull’Informazione, sulla Giustizia, sul Federalismo, sul Conflitto di interessi, sul modello di Mobilità basato sull’auto, sulla Laicità dello Stato, sui Sistemi elettorali, sui Beni Pubblici fondamentali, sul contenimento dello Sviluppo urbanistico e del Consumo di territorio, etc..etc.. )

Nel corso di un anno di lavoro, al termine del quale si presenta per il piccolo GCT l’alternativa di darsi una forma di organizzazione adeguata alla possibilità di svolgere un ruolo o ridimensionare i propri obiettivi ad una marginale elaborazione culturale, abbiamo sviluppato progressivamente idee e ipotesi di un “Progetto” per la transizione ad una fase nuova, che non sarà nè breve, nè facile, nè scontata; lo abbiamo scritto in gran parte; se riusciremo lo completeremo e diffonderemo in tempi brevi come contributo per chi è disponibile a percorrere una nuova strada verso una “nuova frontiera” che porti gli ecologisti italiani a collocarsi in modo adeguato con le loro specificità nel panorama internazionale.E’ utile accennare sinteticamente ai punti fondamentali che ci sembrano degni di una discussione diffusa:

1) Ciò che serve è una nuova aggregazione larga, maggioritaria, pluralista, partecipata, gli Ecologisti italiani, che ha come riferimento l’esperienza degli ecologisti nel mondo, la loro cultura, i loro temi e le loro forme di rappresentanza politica e istituzionale ( nel Partito verde europeo, nel Parlamento europeo, nel coordinamento dei greens internazionale) .Un nuovo movimento che ha poco a che fare con il vecchio ambientalismo, con la storia circoscritta dei verdi locali; tanto meno con i percorsi di rifondazione delle varie sinistre italiane.
2) La forma migliore di organizzazione di questo movimento sembra essere federativa, su base regionale, che appare la più adeguata a mantenere un rapporto reale con il territorio, i cittadini, le specificità locali; senza rinunciare alla necessità di una espressione nazionale attraverso la “confederazione” di 21 realtà regionali autonome.
3) Gli Ecologisti devono affiancare ad un cuore verde e ambientalista una vocazione " riformatrice” ed una vocazione “sociale” facendosi carico del fallimento delle diverse sinistre attraverso una nuova e innovativa elaborazione progettuale su questi temi.
4) Il ridimensionamento delle logiche della Casta della politica e dei partiti , le connessioni con le logiche corruttive, mafiose, speculative, deve essere parte centrale del nuovo movimento (ad esempio valutando la proposta di dimezzamento delle indennità dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei rimborsi elettorali )
5) Andrebbe sostenuto in modo netto e con coraggio che i sistemi elettorali realmente democratici e partecipativi si basano sul sistema proporzionale che è il sistema elettorale della democrazia; con una adeguata soglia di sbarramento (4-5%) necessaria a favorire elementi di stabilità, evitare l’invenzione di partitini di comodo, garantire livelli stabili di aggregazione politica.
6) Gli Ecologisti devono svolgere un ruolo politico, culturale, propositivo, non ridursi ad esprimere solo dei NO; costruire reti dal basso, esperienze concrete di vita, di convivenza, di abitazione, di mobilità; nel territorio reale, in mezzo alla gente reale, sui problemi reali, indicando nuove e concrete possibilità di vita per tutti gli strati sociali: più dignitosa, più felice, più libera, in un ambiente più vivibile e meno inquinato, tutelando, per quanto possibile, tutte le specie e gli esseri viventi che lo abitano.
La presenza e la partecipazione alle scadenze elettorali, per quanto necessaria ed indispensabile, deve mantenere un ruolo secondario e non assumere caratteristiche di professione immutabile per pochi, ma esperienza momentanea per molti.

E’ evidente che una aggregazione larga , con una vocazione maggioritaria, deve prevede un pluralismo di posizioni al suo interno ed il progressivo superamento, il coinvolgimento o il ridimensionamento delle 3-4 forze politiche “transitorie” espressioni della anomalia italiana; senza dimenticare l’invito ad un nuovo impegno dei tanti che oggi si astengono o si sono ritirati, disillusi, ,dall’impegno sociale. Già oggi in questo variegato arcipelago, i cui pezzi neppure “ si riconoscono” fra loro, si presentano aree diverse: una componente “moderata” che potremmo definire neoulivista; una componente “radicale” in buona parte giovanile, che ha un riferimento netto nell’ecologismo anticasta di Grillo, una vasta area, la grande maggioranza, che sta in mezzo a queste due estreme, composta da una miriade di gruppi e liste civiche, associazioni, comitati, micropartitini ecologisti, intellettuali, attivisti della rete, che, pur a disagio, non esprimono una sufficiente vocazione propositiva all’aggregazione, forse, prima di tutto, per mancanza di proposte vere e credibili.
Soltanto quest’area larga centrale intermedia, nella quale probabilmente può essere collocato anche il piccolo GCT, ha la possibilità di dare gambe ad un progetto di aggregazione; aggregazione di tanti, tantissimi, che poi in fin dei conti hanno in comune il 90% delle proprie convinzioni e non sta scritto da nessuna parte che non si possa convivere con quel 10 % di differenze...

Se Grillo scoprisse gli ecologisti nel mondo invece del proprio egocentrismo…se Vendola si liberasse del vecchio bagaglio malconcio della sinistra… se Di Pietro decidesse che cosa è, se i Verdi fossero. ..se..se…

Non sembra che questi siano, ad oggi almeno, i leader.. In realtà non c’è, ne forse ci sarà mai in Italia, nessun Cohn Bendit nostrano ( il protagonista del clamoroso successo francese) ..è bene metterselo in testa..quindi servono 100 Cohn Bendit che poi alla lunga è anche meglio.
Chi ci crede cominci a fare la propria parte, con umiltà, insieme agli altri 99..

I temi su cui agire sono chiari a tutti: il ritorno del nucleare, il dilagare degli inceneritori, la cancellazione delle opere inutili come la TAV ed un nuovo sistema di mobilità compatibile, la distruzione delle città nel traffico,nell’inquinamento e nella cementificazione, lo smantellamento della legislazione ambientale, l’ulteriore estensione del lavoro precario, i diritti civili e di libertà individuale, il ridimensionamento della casta, delle mafie e dei corrotti, le 3-4 grandi riforme di cui il paese ha bisogno..
E per chi pensa che siamo dei sognatori, che il progetto è bello ma impossibile, rivendichiamo il nostro sano realismo chiedendo che qualcuno ci indichi un'altra strada, altri protagonisti, altri progetti più credibili, che ci evitino di morire in un lungo, infinito, anomalo, medioevo italiano..

Massimo Marino

25 agosto 2010

Rapporto ISTAT/EEA 2004/2008 sulla qualità dell'aria nelle città europee
















17 Città italiane fra le prime 30

L’ISTAT presenta i risultati dell’analisi sulla qualità dell’aria nelle città europee, riferiti agli anni 2004-2008, desunti dal database AirBase dell’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente).

I dati elementari, relativi alle centraline di fondo urbano, sono sintetizzati in un unico indicatore, definito dal numero medio di volte in cui si superano i limiti di legge delle concentrazioni.

Tra le prime 30 città europee maggiormente inquinate, più della metà, esattamente 17, sono italiane. Sulla tematica della qualità dell’aria nelle città, la Commissione Europea ha inviato due avvertimenti all’Italia per predisporre un piano anti-smog, che contrasti i continui superamenti dei limiti sulla qualità dell’aria e in particolare del PM10.

Nel 2008, nella classifica delle prime 30 città con il livello più basso di qualità dell’aria, la città bulgara di Plovdiv si attesta al primo posto, seguita da Torino, Brescia, Milano e Sofia. All’opposto, i primi cinque posti della graduatoria delle 30 città più virtuose, sempre per la qualità dell’aria, sono tutti occupati da città del Nord-Europa: Tallinn in Estonia, Stoccolma, Lund e Malmoe in Svezia.

La città bulgara di Plovdiv, con 208 giorni nel 2008, si colloca al primo posto anche per il numero di giorni di superamento del valore limite del PM10 (piccolissime particelle solide di diametro minore di 10 micron che possono essere inalate e raggiungere le alte vie respiratorie (naso, faringe e laringe) fissato a 50 μg/m3.

Torino è invece la città europea con la situazione peggiore per la presenza nell’aria di Ozono troposferico (che costituisce un componente importante dello smog fotochimico – dannoso sia per gli esseri umani, in particolare per le vie respiratorie, sia per la flora e per la fauna), avendo superato in 77 giorni il valore obiettivo per la protezione della salute umana di 120 μg/m3.

Napoli figura in testa alla graduatoria europea per il valore più elevato di concentrazione annua di biossido di azoto2 (66,6 μg/m3, al di sopra del valore limite di 40 μg/m3), considerato tra i responsabili delle piogge acide, che aumentano l’acidità dei terreni e la solubilità di alcuni ionimetallici, e contribuiscono al degrado dei monumenti.

Approfondimenti:

Specialità italiane: la diossina

















di Marco Pagani

Le mappe qui sopra (clicca per ingrandire) mostrano la deposizione di diossina sui territori di Italia, Francia, Germania e RegnoUnito (le unità sono nanogrammi per m² all'anno). (1)

La diossina è un composto estreamente tossico e cancerogeno, che si sviluppa durante la combustione, soprattutto dei rifiuti; rame e ferro (spesso presenti nei rifiuti indfifferenziati) agiscono infatti da catalizzatori.

Le mappe sono confrontabili perchè i colori corrispondono agli stessi livelli di scala.

E' appena il caso di notare che l'italia è il paese più inquinato dalla Diossina: la pianura padana è più contaminata dei grandi distretti industriali delle altre nazioni.

I massimi valori di contaminazione (quadretti rosso scuro, valori doppi rispetto ai massimi di Francia e Germania) si osservano in corrispondenza di Brescia e di Taranto.

Cosa c'è a Brescia? Uno dei più grandi inceneritori di rifiuti d'Italia.

Cosa c'è a Taranto? L'ILVA, la più grande acciaieria d'Europa, che si ritiene "produca"circa 1200 morti all'anno (che non vengono quasi mai ricordati).

Milano, Torino e la pianura veneta non sono però da meno, perchè registrano valori nettamente superiori a quelli delle altre regioni d'Europa.

Così avveleniamo lentamente il Bel Paese.

(1) Le mappe provengono dal Meteorological Sinthesizing (sic) Centre- East di Mosca. Dopo aver selezionato il paese, si seleziona in fondo alla pagina "Deposition to the country" relativo a PCDD (Polychlorinated dibenzodioxin). E' possibile variare i livelli di scala.

( da www.ecoalfabeta.blogsfere.it - giugno 2010 )

14 agosto 2010

L’illusione nucleare


di Massimo Marino


Distribuendo volantini contro il ritorno del nucleare al concerto degli U2 mi sono imbattuto in un giovane ingegnere nucleare neolaureato, come me in frenetica attesa di Bono, con cui ho intrattenuto una lunga e tranquilla discussione al termine della quale, finite le mie pacate contestazioni alla sua convinta idea che il nucleare è conveniente e perfino ecologico perché non dà gas serra, mi ha dichiarato che in fin dei conti sposiamo la stessa causa, la tutela dell’ambiente, sebbene percorrendo strade apparentemente diverse. Al di là della necessità di giustificare, prima di tutto a se stesso, 5-6 anni del proprio impegno universitario per una qualche prospettiva di lavoro, il colloquio mi ha convinto a riprendere parola dopo almeno 20 anni su un tema che, sembra, possa tornare di attualità.


Di giovani laureati in quest’area tecnologica l’Italia non ha mai smesso di produrne (qualche decina all’anno in 4 università o politecnici ) neppure nel corso dei due governi di centro-sinistra , con qualche sbocco lavorativo all’estero, nell’est europeo, dove l’Enel si è data da fare malgrado il referendum ed in poche, marginali attività ad esempio nel settore sanitario che fa uso di radio isotopi.

E’ un fatto che i giovani italiani nati dall’ inizio degli anni 70’, più o meno tutti quelli oggi sotto i 40 anni, di nucleare hanno avuto possibilità di discutere con qualche serietà poco o nulla, appena sfiorati nell’adolescenza dai 2 gravi incidenti di Three Mile Island (1979) e di Chernobyl (1986), visto anche che degli altri 130 incidenti che hanno coinvolto le 440 centrali attualmente in attività si rivela e si informa poco o nulla (sulla gravità, sugli effetti ambientali e sanitari, sui costi).

E’ bene quindi ricominciare dall’inizio, a partire dall’unica apparente verità a favore del nucleare, dalle altre mezze verità distorte, fino alla sequenza di balle che i fautori del nucleare “esperti “ o “politici” che siano, hanno ripreso a raccontarci.


Il nucleare e i gas climalteranti

Le centrali nucleari servono a produrre energia elettrica e a niente altro ( a parte il possibile uso militare delle scorie ). Nel mondo i 440 reattori in funzione (dei quali il 10-15% mediamente fermi per manutenzione, guasti, incidenti) producono circa il 16% del fabbisogno elettrico del pianeta prevalentemente in sostituzione di carbone e di derivati del petrolio. L’emissione di CO2 è in effetti vicina a zero, (come per idroelettrico, eolico e fotovoltaico ), e dalla loro attività, oltre a grandi quantità di acqua più calda e costanti piccole emissioni di radionuclidi, nella norma si ottiene di risulta grandi quantità di rifiuti radioattivi solidi e liquidi che mantengono in parte consistente i loro micidiali effetti per migliaia di anni e che da 40 anni si accumulano, quasi sempre “provvisoriamente”, da qualche parte.


L’unica verità dei nuclearisti è però una non verità. L’emissione di gas serra di origine antropica è data dall’insieme dei consumi energetici che danno emissioni in atmosfera (in particolare per trasporti, riscaldamento, attività produttive). In termini di fonti primarie gli 11.000 MTEP (Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di consumi energetici totali annui del pianeta utilizzano Petrolio (30%), Carbone (30%) , Gas (20%) , Rinnovabili (14%), Nucleare (6%).

In altre parole, se con una bacchetta magica del cattivo di Harry Potter tutta l’elettricità fosse ottenuta dal nucleare, per l’Italia occorrerebbero almeno 44 impianti di nuovo tipo ( per coprire quasi 70.000 MW al 2018 ) invece dei 4 previsti dal governo (circa 6400 MW) , cioè almeno 2 per ogni regione italiana. Nel mondo occorrerebbero almeno 2800 impianti di nuova taglia invece dei 440 attuali .

Se il miracolo avvenisse però la nostra atmosfera quasi non se ne accorgerebbe: Le emissioni di CO2 totali si ridurrebbero all’incirca del 5 %, molto, ma molto meno di quanto ci prefiggevano i timidi governanti del G8 e gli altri per il 2020. Ci sarebbe un vantaggio solo per le aziende del settore nucleare che avrebbero abbondanti dividendi da distribuire e forse per il mio amico neoingegnere che troverebbe lavoro probabilmente molto più vicino a casa.


A chi vi parla di un nucleare “ambientalista” rispondete quindi con tranquillità che si tratta di una incredibile cazzata (potete dirlo anche in TV, in Italia la parola è permessa..). Ditelo anche al senatore PD Veronesi, alla comunista Margherita Hack ( esperta di astrofisica ma non di problemi energetici), ai 70 piddini che chiedono a Bersani di ripensarci, all’ex legambientino in carriera Chicco Testa. Con Berlusconi lasciate perdere, è molto meno stupido di quanto sembra, sa benissimo che è una cazzata ma gli riesce naturale raccontare palle...


Servirebbe invece che qualcuno di costoro si occupasse seriamente di trasporti, in particolare degli autoveicoli il cui numero si dice che raddoppierà nel mondo dai quasi 700 milioni attuali a 1400 milioni entro il 2030 se qualcuno non sarà in grado di correggere almeno un pò questo sciagurato e autolesionista modello di mobilità di uomini e merci su gomma basato sulla combustione di idrocarburi vari. Malgrado un sacco di chiacchiere sull’auto ecologica, non è cambiato quasi nulla , in particolare nel nostro paese, che mantiene il penoso record nel mondo del più alto numero di auto/abitante circolanti ( 61/100) insieme a quello dei sindaci inadempienti nel tutelare la salute pubblica.


Per dare l’idea della incapacità dei nostri governanti (di destra, di centro e di sinistra) è di questi giorni la notizia che a New York l’80% degli abitanti non possiede un auto, che il sindaco, miliardario, Michael Bloomberg (repubblicano liberal oggi indipendente ), è uso andare in ufficio in metrò, che ha fatto costruire 300 km di piste ciclabili ed ha di recente totalmente pedonalizzato Time Square. E dal 2009 svolge felicemente il suo terzo mandato. Un idea per Chiamparino, che potrebbe farsi ospitare a Manhattan nel loft dell’amico Veltroni e vedere un po’ come si possa governare una moderna metropoli occidentale.


La quarta generazione

Ho sentito esperti, parlamentari e perfino ministri, di destra, centro e sinistra dichiararsi favorevoli al nucleare, ma solo a quello che sta arrivando “di quarta generazione”. Anch’io sarei tentato di farmi musulmano se avessi una qualche concreta possibilità di avere in serbo 72 mogli vergini nell’al di là o di ripiego almeno un posto riservato e sicuro accanto agli angeli per l’eternità in paradiso ma almeno per il nucleare è bene un po’ di serietà e di piedi per terra.


La prima generazione di reattori, costruita negli anni 50-‘70 è stata quella dei piccoli prototipi, qualche decina di MW (megawatt) di potenza nominale (il più grande nel mondo fu quello italiano a Latina di 210 MW).

La seconda generazione, di taglia industriale, in genere fino ai 1000 MW è quella dei reattori costruiti nei 30 anni successivi, fino al 2000, cioè la quasi totalità di quelli attualmente funzionanti nel mondo. I loro 3 difetti, da tutti universalmente riconosciuti, sono la mancanza di sicurezza intrinseca, cioè la possibilità di avere incidenti di rilevante gravità (come i 2 citati, a parte gli altri 130 ”minori”), l’inevitabile produzione di scorie radioattive che ci lasciano in eredità per alcune migliaia di anni, i costi esorbitanti per il decommissioning cioè per il loro smantellamento e la loro custodia per altre centinaia di anni. Dall’inizio del 2000 si è avviata così la costruzione, in corso, di alcuni, pochi, nuovi impianti (in Francia, Cina, Finlandia ), detti di terza generazione, nei quali il “cuore del reattore” sarebbe più tutelato, con strutture di protezione più grandi e solide e strumentazione di controllo più rafforzata. Poiché tali accorgimenti aumentano di molto i costi di costruzione e gestione si pensa di aumentare il rendimento (cioè contenere l’aumento dei costi) aumentando la taglia sopra i 1000 MW ( i reattori francesi EPR della AREVA, previsti anche per i 4 italiani sarebbero da 1600 MW) e raddoppiare la durata (presunta) fino a 60 anni.

Sebbene si siano già previsti costi esorbitanti di 4 miliardi di euro a impianto, quello finlandese (il primo nel mondo da 1600 MW ) sembra stia arrivando ad un costo di 6-7 mld, cioè totalmente fuori mercato. Nel corso del G8 di Siracusa dell’aprile 2009 fonti ministeriali italiane dichiaravano: "L'energia nucleare perde quote di mercato, passando dal 15 per cento nel 2006 al 13 per cento entro il 2015 e al 10 per cento entro il 2030. La quota di energia rinnovabile aumenterà considerevolmente, passando dal 18 per cento del totale di energia elettrica nel 2006 al 20 per cento nel 2015 e al 23 per cento nel 2030".

Un recente articolo del New York Times, citando uno studio americano di John Blackburn, docente di economia della Duke University dice che se si confrontano i prezzi attuali del fotovoltaico con quelli delle future centrali previste nel Nord Carolina, il vantaggio del solare è già evidente: costa meno di 16 centesimi di dollaro a kilowattora (12,3 centesimi di euro/kwh ); senza il trasferimento del rischio finanziario sulle spalle dei consumatori di energia e dei cittadini che pagano le tasse. Inoltre se solare e eolico lavorano in tandem possono tranquillamente far fronte alle esigenze di continuità delle erogazione elettriche di un intero Stato.

Mark Cooper, analista economico all'Università del Vermont conferma che i costi di produzione di una centrale nucleare sono in continuo aumento, quelli delle alternative in continua discesa. Insomma, cosa ci darà la terza generazione lo sapremo, se verranno costruiti un numero significativo di impianti, fra qualche decina di anni, comunque dopo il 2020 di sicuro.Va notato che i nostri politici imbroglioni filonucleari parlano nei nostri talk-show della terza generazione come di un qualcosa riguardante un presente ormai in superamento mentre i primi di questi impianti come quello finlandesi sono ancora in costruzione oggi.

Gli impianti di quarta generazione sarebbero un po’ la somma del paradiso dei cattolici e di quello degli islamici. Il GIF ( Generation IV International Forum ) creato nel 2000 da 10 Paesi al fine di sviluppare questi sistemi (con a capo gli USA di Bush che nel 2005 ridette impulso al nucleare promettendo forti incentivi), a cui si sono aggiunti l’EURATOM e recentemente Russia, Cina e altri 2 organismi internazionali (INPRO e GNEP) ha definito una decina di requisiti di base:

1) massimo utilizzo del combustibile 2) minimizzazione dei rifiuti radioattivi 3) basso costo dell’impianto 4) rischio finanziario equivalente a quello degli altri impianti energetici (da ridere..) 5) sicurezza e affidabilità tali da avere una bassa probabilità di danni gravi al nocciolo 6) tollerare errori umani anche gravi 7) in conseguenza non dovranno richiedere piani di emergenza non essendoci rischio (da piangere..) 8) resistenza e protezione contro qualunque tipo di attacco terroristico 9) garanzia contro la proliferazione di usi militari 10) naturalmente.. nessuna emissione di radionuclidi in atmosfera.

La conseguenza di questo approccio “realistico”, ispirato dalla potentissima lobby di un nucleare in estinzione, che in parte coincide sempre più con quella del petrolio, che come una potente sanguisuga affida poi i costi dei progetti e chiede risorse agli Stati ed Enti pubblici nazionali ed internazionali, è la marginalità delle risorse e dell’impegno sulle fonti rinnovabili in molti paesi, forse con l’eccezione della sola Germania e in parte della Spagna. Ed evitiamo qui di parlare degli inconfessati interessi militari che porteranno alla proliferazione di armi nucleari ed a possibili guerre di dissuasione per il loro contenimento. I costi complessivi per la ricerca e per l’avvio ipotetico di questa eventuale quarta generazione che si indica vagamente attorno al 2040, non chiedeteli; nessuno li sa, nessuno ci prova neanche a calcolarli..in fin dei conti che importanza ha.? L ’importante è che se ne parli al popolo nei nostri talk-show della sera…

Se andiamo al di là della propaganda e ci atteniamo ai fatti lo scenario del nucleare, in particolare in Europa è molto chiaro: il nucleare è o è stato presente in 15 su 27 paesi, in 12 non esiste. C’è un blocco di paesi (Germania, Spagna, Svezia, Italia ) che sono di fatto in decommissioning cioè verso lo smantellamento di quanto costruito in passato. Tre paesi dell’est, Bulgaria , Romania, Slovacchia usati come ultime chances dell’industria del settore, specie francese, vorrebbero costruirne di nuove, la Finlandia sta continuando a spostare in avanti (l’ultimo rinvio dal 2009 al 2011) il completamento dell’unico impianto europeo realmente di terza generazione i cui costi si sono già dimostrati fallimentari. L’Italia berlusconiana conferma, insieme ad un eccesso di semplicismo e ignoranza sconfortante, la sua già più volte sottolineata anomalia: l’assenza di una forza ecologista di un qualche rilievo che abbia voce sui media e nell’opinione pubblica, insieme all’inconsistenza e alla subordinazione nell’ ambito culturale e tecnico-scientifico delle forze di sinistra. Non è un caso comunque che, malgrado le potenti spinte al boicottaggio e le scarse risorse, le rinnovabili si fanno comunque strada per le loro potenzialità e i vantaggi, che non sfuggono ad una parte degli imprenditori (e neppure alle varie mafie del nostro paese che hanno un idea chiara di dove si possono fare soldi..).

Quella nucleare si conferma comunque al momento come una tecnologia declinante, condannata comunque a gestire quote del tutto marginali del settore energetico con costi crescenti, ininfluente nell’intervenire sulle problematiche dei gas climalteranti, mentre resterà però, per molti decenni almeno, il pericolo ambientale sotteso agli impianti esistenti. Constatazioni che rendono ancora più necessaria e urgente la costruzione di un ampio fronte di opposizione, promosso dagli ecologisti, che spazzi via definitivamente dalla storia del nostro paese questo incubo e apra la strada verso la transizione ad una nuova frontiera.

12 agosto 2010

In difficoltà il governo giallo-nero in Germania

di Massimo Marino

Gli ultimi sondaggi danno Spd e Verdi in aumento

http://www.poli
sblog.it/post/8329/germania-cdu-e-liberali-in-crisi-la-sinistra-prima-nei-sondaggi?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+polisblog%2Fit+%28polisblog%29


A un anno dalle elezioni politiche che hanno visto il successo della coalizione CDU/CSU (democristiani) - FDP ( liberali conservatori ) ed il crollo dell’ SPD (socialdemocratici) è sempre più precario il governo nero-giallo tedesco dilaniato da aspri conflitti interni. I Liberali hanno spinto davvero per una sterzata liberista, proponendo tagli alle tasse nel bel mezzo della crisi e una riforma che toccherebbe il sistema sanitario, bloccati dalla resistenza della CDU e dalla ostilità di più dell’80% degli elettori.

La coalizione ha mostrato una scarsa coesione interna, con continue liti tra i vari esponenti del governo scontentando un po’ tutti: gli elettori moderati, attirati dalla Merkel centrista della precedente grosse-koalition; ma anche quelli pro-business, delusi dall’incapacità del liberale Guido Westerwelle di portare a casa le cosiddette riforme.

Il risultato è una popolarità bassissima per l’esecutivo (36%), con il leader della FDP che non fa che far parlare di sè con uscite provocatorie e roboanti, che molti associano allo stile Berlusconi, fuori dagli schemi della politica tedesca, ancora legata ad uno stile compassato; atteggiamento che, a differenza dell’ Italia, lo ha relegato agli ultimi posti della graduatoria ed al tracollo del suo partito nei sondaggi. Certo alle elezioni mancano ancora tre anni, e tutto può cambiare molto velocemente.
Anche l’Afghanistan crea problemi. La Germania e' oggi il terzo piu' grande contributore di truppe straniere in Afghanistan dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, con circa 4.500 soldati dispiegati nel nord.
Nel settembre 2009 il bombardamento perpetrato dai caccia Usa a Kunduz, dietro l'ordine del comandante tedesco, contro due autocisterne rubate da un gruppo di ribelli provoco' l'indignazione della Germania. Novantuno persone, giunte nei pressi delle autocisterne per tentare di portare via un po' di carburante , persero la vita nel raid. Il ministro della Difesa di allora rassegno' le proprie dimissioni, il comandante delle forze armate venne invitato a lasciare il proprio posto dopo le pressioni del nuovo ministro Karl-Theodor zu Guttenberg, che defini' il raid ''inappropriato militarmente''.
L’indignazione ha portato all' indennizzo di 430 mila dollari offerti dalla Germania alle 86 famiglie delle vittime del raid. ''Ogni famiglia ha ricevuto 5 mila dollari. Questa somma non e' un risarcimento legale ma costituisce un aiuto dal punto di vista umanitario'', ha spiegato il ministero della Difesa in una nota diffusa da Berlino mentre in molti si chiedono che ci stanno a fare i soldati tedeschi nel paese straniero.

Ma l’ultimo terreno di scontro nella maggioranza infuria sul tempo di estensione di vita delle attuali centrali nucleari funzionanti, uno dei punti centrali dell'alleanza di centrodestra imposto dai liberali dopo l'esaurirsi della Grosse Koalition SPD - CDU/CSU che aveva confermato la graduale fuoriuscita della Germania dal nucleare, imposta precedetemente dai Verdi. Al centro della bufera c'è il ministro democristiano all'ambiente Norbert Röttgen che ha proposto una proroga di "soli" 8 anni per le centrali nucleari arrivate ormai a "fine vita" ma contro questa ipotesi si è scagliato il suo gruppo parlamentare dell'Unione Cristiano Democratica, insieme al ministro dell'economia e ai Lander del sud amministrati da ferree maggioranze conservatrici e preda della forte influenza degli industriali del settore, che chiedono che la durata di vita operativa delle vecchie centrali sia estesa, in media, per altri 14 anni.

Lo scontro porta acqua all’opposizione ed in particolare ai Verdi. Mentre il predecessore di Röttgen, l'ex ministro dell'ambiente tedesco Sigmar Gabriel affonda il coltello nella piaga nucleare del governo nero-giallo ribattezzato ironicamente "Ape Maya", la leader dei Grünen tedeschi, Claudia Roth, annuncia un « autunno molto caldo» per la coalizione Ape Maya, se proverà davvero ad estendere la durata di vita delle centrali nucleari per 14 anni: «Se seminano vento atomico, allora raccoglieranno la tempesta di un popolo. Saranno decine di migliaia a scendere nelle strade in segno di protesta e milioni di elettori voteranno contro questa follia nel 2011 alle elezioni nazionali».
Un sondaggio Ard-Deutschlandtrend, riportato anche dallo Spiegel , dà ragione clamorosamente ai Grünen : se si votasse oggi Spd e Verdi avrebbero per la prima volta la maggioranza dal 2002, con il 48% dei voti, e grazie al successo dei Verdi, avrebbero la maggioranza parlamentare senza neanche i voti della Linke.
I socialdemocratici sarebbero ormai al 31% (ben lontani dal minimo storico del 23,5% del settembre 2009), più o meno come la Cdu/Csu della canceliera Angela Merckel in picchiata di consensi, ma soprattutto i Verdi attualmente stabili attorno al 12% ( elezioni europee e federali del 2009) raggiungerebbero addirittura il 17%, proprio grazie all'avversione degli elettori tedeschi al rilancio del nucleare rosicchiando consensi a sinistra, fra i socialdemocreatici e perfino nei moderati e negli astensionisti . I Verdi non vogliono mollare: hanno annunciato che si rivolgeranno alla Corte Costituzionale se il governo tenterà di bypassare il Bundesrat per far passare le nuove norme sulla proroga delle centrali nucleari. Al Bundesrat il centro-destra non ha più la maggioranza e il governo della Merckel non riuscirebbe a passare quelle forche caudine. Inoltre i Grünen hanno fatto i conti in tasca alla bolletta nucleare e hanno scoperto che i consumatori tedeschi nel 2010 pagheranno un miliardo di euro in più. Il vicepresidente dei Verdi al Bundestag, Bärbel Höhn, ha spiegato su Deutschlandfunk che gli aumenti fatti dalle imprese energetiche sono ingiustificati e che i prezzi all' European Energy Exchange di Lipsia sono in relatà addirittura calati del 40% negli ultimi due anni: “ I consumatori e le utenze con consumi più bassi dovrebbero avere bollette inferiori “ e i costi delll'energia rinnovabile non centrano nulla. Ingrid Nestle, portavoce per le questioni energetiche dei Verdi in parlamento, ha detto che giganti energetici come la RWE abusano dell'argomento delle energie rinnovabili per mungere i loro clienti. Il colosso energetico tedesco ha annunciato un aumento delle bollette elettriche del 7,3% per circa due milioni di famiglie indicandone la causa nei costi più elevati in parte legati allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. « Ma in realtà - spiega la Nestle - le oscillazioni di prezzo servono solo a rendere più redditizia la produzione di elettricità delle centrali nucleari. L'attenzione sull'energia nucleare sta anche bloccando l'espansione delle energie rinnovabili ».

Fra i pochi commentatori che confrontano la situazione tedesca con quella italiana (Spiegel compreso) emergono tre riflessioni:

La prima è che il sistema proporzionale (che consideriamo il vero sistema della democrazia) con la soglia di sbarramento funziona, nel senso che riflette davvero le modifiche dell’orientamento degli elettori (anche in Germania ci sono almeno una decina di forze minori che però vengono contenute di volta in volta dal quorum).

La seconda è che non ci sono paragoni fra la socialdemocrazia tedesca ed il nostrano PD. Mentre in Germania si discute di sussidi alla disoccupazione, di diverse visioni del sistema sanitario, del modello energetico (nucleare o rinnovabili) e su questo gli elettori di volta in volta scelgono, in Italia si discute dell’appeal di Bersani, dell’orecchino e della vocazione poetica di Vendola, della supposta simpatia di Chiamparino nelle aree più moderate e nessuno si azzarda a spiegare se c’è e quale è la reale differenza programmatica fra i nostri tre e nell’eventuale confronto con il centro-destra di Berlusconi e Bossi. Con la conseguenza che in Germania l’orientamento degli elettori cambia drasticamente mentre in Italia la debacle del governo non sembra avvantaggiare per nulla quello che una volta si chiamava centro-sinistra ma al massimo un nuovo pasticcio centrista basato sul difficile connubio fra Fini, Casini, Rutelli, e qualche pezzetto di poteri forti che gli possano dare credito.

La terza è la costatazione dell’ anomalia italiana, di cui abbiamo più volte indicato le cause nella mancanza di progetti e di leaderchip realmente alternative che producono il successo di formazioni dai contenuti indefiniti o populisti come le formazioni di Di Pietro e di Grillo o dell’ennesimo gruppo neocentrista in formazione e l’assenza invece, in un panorama di permanente frammentazione, di una forza ecologista autonoma, radicale e autorevole.
L’eventuale ultreriore avanzata dei Verdi tedeschi è significativa: dopo la Francia si tratterebbe del secondo più grande paese europeo, insieme ad altri minori, dove gli Ecologisti diventerebbero stabilmente la terza forza politica, un nuovo terzo polo condizionante le politiche declinanti di conservatori e socialdemocratici, indicando un nuovo scenario possibile per l’intera l’Europa.

9 agosto 2010

Lista Civica CITTADINICONVOI - Verbania (VCO): incontro con Massimo Marino


SERATA DI POLITICA NUOVA con Massimo Marino del Gruppo delle Cinque Terre !!!!!!!!!!

Organizzato dalla Lista Civica "Cittadiniconvoi" si è svolto Venerdì 30 Luglio alle ore 21, presso la sede della S.O.M.S. di Trobaso, un incontro informale con Massimo Marino, uno dei fondatori del Gruppo delle Cinque Terre per la Costituente ecologista, già membro della Direzione Nazionale dei Verdi, da cui si è poi staccato circa 16 anni fa, a cui hanno presenziato un buon numero di persone, fra le quali oltre ad alcuni "cittadini" anche rappresentanti di partito, come i Verdi, Sinistra e Libertà e Partito Democratico.

La serata, rivelatasi molto interessante, aveva come tema principale l'esposizione del programma di questo gruppo che si propone di aggregare su un nuovo progetto a trazione ecologista, le molteplici forze gravitanti nell'alveo degli ambientalisti e dei propugnatori di un nuovo e diverso modo per intendere sia il fare politica che i suoi contenuti che non dovranno assolutamente prescindere dalla deriva ecologista.

I punti salienti di questo programma, si pongono un obiettivo molto ambizioso, quale quello di aggregare tutte quelle forze a matrice ecologista che non si riconoscono più in una politica vecchia e priva di prospettive, per arrivare a numeri tali da condizionare ogni possibile governo, come già avviene in Francia ed in Germania, per non parlare dei paesi scandinavi e, perché no, di porsi in un futuro prossimo come forza maggioritaria.

Leggi tutto…..: http://www.cittadiniconvoi.it/sito/politica/318-marco-sconfienza

8 agosto 2010

U2 a Torino:Pride in the name of love

La più famosa canzone dedicata a Martin Luther King, il leader pacifista per i diritti civili ucciso a Memphis il 4 aprile 1968.


La canzone era stata inizialmente pensata per il presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, famoso per il suo orgoglio.
Dopo alcune riflessioni, Bono, autore del testo, decise di cambiarlo poiché Reagan, a suo dire, non meritava una canzone. Curiosamente, il verso del brano che si riferisce all'assassinio di Martin Luther King (Early morning, April 4/Shot rings out in the Memphis sky, "mattina presto, 4 aprile/si sente uno sparo nel cielo di Memphis") contiene un errore storico, perché King fu assassinato nel pomeriggio (intorno alle ore 19). Bono ha in seguito cercato di correggere l'errore cantando "early evening" anziché "early morning" in molte versioni dal vivo.

originale

One man come in the name of love
One man come and go
One man come he to justify
One man to overthrow

In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more? In the name of love!

One man caught on a barbed wire fence
One man he resist
One man washed on an empty beach
One man betrayed with a kiss

In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more? In the name of love!

...nobody like you...there's nobody like you...

Mmm...mmm...mmm...
Early morning, April 4
Shot rings out in the Memphis sky
Free at last, they took your life
They could not take your pride

In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more in the name of love?
In the name of love!
What more in the name of love...
Mmm...mmm...mmm...

2 agosto 2010

Torino: 6 agosto, dalle 14,30 allo Stadio olimpico

Ecologisti del Piemonte: 6 agosto per il solare contro il nucleare al concerto di Bono e U2 a Torino


Gli Ecologisti del Piemonte manifesteranno “per il solare contro il nucleare” con la presenza, un volantinaggio ed altre iniziative nelle ore precedenti all’inizio del concerto di Bono e U2 ( ore 21,30) allo stadio olimpico (presso Palaisozaki) di Torino il 6 agosto, iniziativa alla quale si invitano tutti i gruppi che condividono la priorità di questa lotta nella regione per i prossimi mesi. Analoga azione si svolgerà il 17 settembre al concerto di Ligabue.

L’iniziativa è stata decisa all’unanimità il 23 luglio, nel secondo incontro del comitato promotore degli ”ecologisti del piemonte” che hanno deciso di accellerare i tempi e utilizzare almeno per il momento il fiore giallo-verde degli ecologisti europei e la denominazione di “Ecologisti del Piemonte” per lo striscione di 5 metri ( SI al solare, NO al nucleare ) e i 15.000 volantini che verranno distribuiti.


L’appuntamento è alle 14,30 davanti gli ingressi dello stadio, anche se alcune presenze ci saranno, se possibile, dal mattino. Tutti i partecipanti al volantinaggio, ma anche al concerto, sono invitati ad indossare una maglietta gialla ( che è diventato un po’ il colore degli antinucleari). Si cercherà di ottenere un intervento dal palco sul tema del nucleare.

Verranno distribuite stisciette gialle da mettere al polso, al braccio, alla testa (chiedendo un contributo di un euro per autofinanziare l’azione) in segno di protesta contro la possibile scelta di costruire centrali nucleari e, surrettiziamente, un deposito definitivo di scorie in Piemonte, in particolare nell’area vercellese.