28 aprile 2011

Rinnovabili: proroga del Terzo Conto Energia fino ad agosto

Il terzo Conto Energia, che regola gli incentivi al fotovoltaico attualmente in vigore , è prorogato al 31 agosto

Le Regioni danno parere negativo su Quarto Conto Energia

Al termine della Conferenza delle regioni , il sottosegretario all’Economia, Stefano Saglia ha dichiarato che il terzo Conto Energia, cioè il regime di incentivi attualmente in vigore, sarà prorogato fino al 31 agosto e che il decreto sarà subito firmato dai Ministri Romani e Prestigiacomo per rispettare la scadenza prevista dal Dlgs 28/2011, cioè il 30 aprile.
Le Regioni, attraverso il loro portavoce Vasco Errani . hanno espresso un parere negativo sul quarto Conto Energia, il decreto che ridefinisce gli incentivi agli impianti fotovoltaici. Il dissenso delle Regioni riguarda due punti: il decreto non risolve il problema dei diritti acquisiti e delle attività iniziate sulla base degli incentivi del terzo Conto Energia, e la riduzione degli incentivi è comunque troppo rapida.
Le Regioni avevano proposto tre emendamenti:
- salvaguardare gli investimenti in corso, per tutelare il settore delle rinnovabili, che ha grandi potenzialità ed è strategica per il futuro;
- ridurre più gradualmente gli incentivi, per non stroncare la crescita del settore;
- coinvolgere la bonifica dell’amianto e la contestuale installazione di impianti fotovoltaici
Il Governo ha respinto i primi due, accogliendo invece il collegamento fra investimenti sul fotovoltaico e bonifica da amianto; Il Ministro Prestigiacomo, si è dichiarata contraria alla proroga del terzo Conto fino a fine anno prorogandolo solo fino a fine agosto.

Il quarto Conto Energia regolerà i criteri di incentivazione degli impianti fotovoltaici che entreranno in funzione tra il 1° settembre 2011 e il 31 dicembre 2016 con un obiettivo nazionale di potenza installata di 23.000 MW che comporterebbe 6 - 7 miliardi di euro all’anno di spesa per lo Stato ( ma non si calcola quanto entrerebbe indirettamente i tasse e tributi) . Superato quel limite ( come è molto probabibile) gli incentivi verranno ridotti per tutto il periodo successivo
La scorsa settimana l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) aveva chiesto di ridurre più gradualmente gli incentivi, in modo da non superare, per i piccoli impianti, il 10% per il 2011 e il 20% nel 2012 (leggi tutto).

Nei giorni scorsi un gruppo di operatori stranieri, P.O. Investors, aveva avviato una procedura contro lo Stato Italiano che cambia il quadro normativo definito nell’agosto del 2010 (terzo Conto Energia) a pochi mesi di distanza e, con il Quarto Conto Energia, lo peggiorerebbe fortemente mandando in frantumi un intero settore in pieno sviluppo. Le normative previste nel Quarto Conto Energia ( come quelle del DL Rinnovabili) violano peraltro l’articolo 10 del Trattato europeo sulla Carta dell’Energia .

(mm) 28 aprile 2011

27 aprile 2011

La truffa di Berlusconi sul nucleare


di Marco Boato

Si è creata ad arte molta confusione nell’opinione pubblica in relazione al referendum antinucleare già indetto per domenica 12 e lunedì 13 giugno. E’ bene ricapitolare come stanno le cose e cercare di fare chiarezza, al di là della cortina fumogena con cui si sta tentando di annebbiare le idee ai cittadini, per indurli a non partecipare alla consultazione referendaria.

Il 12 e 13 giugno in realtà si celebreranno quattro referendum, che riguardano: la questione nucleare, la tutela dell’acqua come bene pubblico contro la sua privatizzazione (due quesiti referendari) e la legge sul legittimo impedimento (in parte già colpita dalla censura della Corte costituzionale). La scelta più logica e razionale sarebbe stata quella di fissare la data dei referendum in coincidenza con le prossime elezioni amministrative (che si tengono in molte città e province italiane) del 15-16 maggio, con un risparmio di centinaia di milioni per l’erario (e quindi per i cittadini che pagano le tasse). Ma il Governo Berlusconi ha rifiutato questa possibilità, indicendo (col ministro dell’Interno, il leghista Maroni) i referendum per l’ultima data utile (in base alla legge sui referendum del 1970), in modo da disincentivare la partecipazione al voto da parte dei cittadini e quindi da impedire il raggiungimento del quorum del 50%, requisito necessario per la validità del pronunciamento popolare.

Che cosa è successo nel frattempo? Si è verificata (ed è tuttora in corso, con conseguenze che dureranno per decenni) la catastrofe nucleare di Fukushima in Giappone, a seguito del terremoto e dello tsunami. Il Giappone non è l’Ucraina (allora Unione sovietica) di Chernobyl, dove si verificò la precedente catastrofe nucleare del 26 aprile 1986 (le cui spaventose conseguenze durano tuttora). La grande maggioranza dei cittadini ha capito – nonostante le patetiche rassicurazioni iniziali – che la questione della sicurezza nucleare riguarda non solo sistemi arretrati, come quello ex-sovietico, ma anche una delle potenze industriali più avanzate del mondo e può quindi a maggior ragione riguardare in futuro anche l’Italia (dove anche la gestione dei rifiuti è un problema, figurarsi la sicurezza nucleare e la gestione delle scorie radioattive, che durano per millenni e per le quali neppure gli Usa hanno ancora trovato una soluzione).

Il tragico messaggio della catastrofe di Fukushima è stato immediatamente capito dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, il cui governo ha deciso il blocco immediato di sette centrali e l’accelerazione del processo di dismissione delle altre più recenti, rovesciando la precedente strategia, che puntava al loro prolungamento in vita. E nonostante questa scelta tempestiva e coraggiosa (la Merkel ha dovuto smentire se stessa, ma lo ha fatto), le elezioni subito successive nel Baden-Württemberg hanno segnato una storica débacle della Cdu e dei liberali, con la vittoria dei Grünen e, in misura minore, dei socialdemocratici.

E in Italia? Per settimane si è cercato di minimizzare e di dichiarare che il piano di rilancio del nucleare non avrebbe subìto variazioni, che tutto sarebbe continuato come prima, ridicolizzando anche le dichiarazioni del premio Nobel italiano Carlo Rubbia, che di nucleare ne sa qualcosa di più di Umberto Veronesi (ottimo oncologo, ma non fisico nucleare), messo incautamente a capo dell’Agenzia per la sicurezza. Senonché, come tutti sanno, Berlusconi orienta le sue scelte in base ai sondaggi di opinione. E, nel giro di qualche settimana, i sondaggi in modo uniforme hanno cominciato a rilevare (e rivelare) che era sempre più prevedibile l’ottenimento del quorum di validità per i referendum di giugno, ben oltre il 50% richiesto, e che i “Sì” favorevoli ai quesiti referendari avrebbero di gran lunga superato il 70% dei votanti (soprattutto il quesito antinucleare, ma non solo).

A questo punto il Governo è entrato nel panico: comunque vadano le elezioni amministrative di metà maggio, la prospettiva di una sonora sconfitta referendaria su tutta la linea (nucleare, acqua e legittimo impedimento: tre punti qualificanti della politica governativa) si stava avvicinando paurosamente, soprattutto col traino della questione nucleare, che ha fatto largamente breccia non solo nell’elettorato del centrosinistra, ma anche in larghi settori del centrodestra. La sicurezza e la salute non hanno colore politico e, come si era già verificato nei referendum del 1987 dopo Chernobyl, sono temi molto sentiti e largamente trasversali agli schieramenti politici.

Per evitare, dunque, il referendum antinucleare, il Governo ha improvvisamente inserito, in un decreto-legge (il cosiddetto “decreto omnibus”) in discussione al Senato, un maxi-emendamento col quale vengono abrogate tutte le norme contenute nel quesito referendario, in teoria facendo così venir meno tutta la materia del referendum antinucleare. E questa scelta (finora approvata solo al Senato) è stata a tal punto pubblicizzata e propagandata, che la maggior parte dei cittadini crede già oggi che il referendum non verrà celebrato. Ne ho avuto esperienza diretta il 26 aprile – venticinquesimo anniversario di Chernobyl – distribuendo materiale informativo nel centro di Trento: molti mi hanno chiesto perché lo facessi, visto che il referendum ormai non era più previsto… Potenza della disinformazione sistematica attraverso i messaggi televisivi: una informazione davvero “di regime”, mentre nel frattempo è stato persino bloccato il regolamento per le tribune referendarie, che avrebbero dovuto già iniziare (e che comunque riguardano anche l’acqua e il legittimo impedimento, non a caso).

In realtà, il decreto legge che contiene l’emendamento governativo deve ancora essere approvato dalla Camera, poi dovrà essere promulgato dal Presidente della Repubblica (ammesso che non abbia qualche dubbio a firmarlo, visto che si tratta di un espediente per impedire il pronunciamento popolare), quindi dovrà essere pubblicato sulla “Gazzetta ufficiale” e successivamente dovrà essere sottoposto al vaglio dell’Ufficio centrale per i referendum presso la Corte di Cassazione, che è l’unico competente a decidere in materia. Passeranno dunque ancora alcune settimane – in piena campagna referendaria – per conoscere l’esito di questa decisione, tenendo conto anche che la Cassazione potrebbe investire della questione la stessa Corte costituzionale, la quale in materia di “aggiramento” illegittimo dei quesiti referendari si è già pronunciata con una sentenza fin dal lontano 1978.

Non solo. Il testo dell’emendamento governativo non si limita ad abrogare le norme sottoposte a referendum, ma introduce preliminarmente una nuova disposizione, che spiega tutto della “ratio” furbesca di questa operazione, perché rimanda ad “ulteriori evidenze scientifiche” sulla “sicurezza nucleare”, allo “sviluppo tecnologico in tale settore” e inoltre alle “decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea” (la quale in realtà non ha nessuna competenza sulle scelte nucleari dei singoli Stati). Queste disposizioni dimostrano in modo evidente che, dunque, non c’è affatto un ripensamento governativo in materia di scelte nucleari, ma solo la volontà di aggirare il referendum, espropriando i cittadini del potere costituzionale (art. 75) di decidere, per poi rilanciare la scelta nucleare nella fase successiva. E quindi la Cassazione potrebbe a sua volta decidere di riformulare il quesito referendario, sottoponendo al voto dei cittadini questa nuova norma e non le precedenti, per rispettare comunque – come prevedono la legge e la giurisprudenza costituzionale – la volontà referendaria. Come se non bastasse la già eloquente lettura dei testi normativi, il 26 aprile (anniversario di Chernobyl!) Berlusconi, nella conferenza stampa con Sarkozy, facendo un autogol clamoroso, ha candidamente dichiarato che l’intenzione del Governo è proprio quella di aggirare il referendum, per poi rilanciare il nucleare: “Noi siamo assolutamente convinti che l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo”. Sarkozy gongolava, pensando ai miliardi di euro italiani per la Edf francese, la Merkel forse un po’ meno.

Dunque, il referendum antinucleare è regolarmente indetto (sia pure tardivamente) e pienamente in vigore, nonostante l’emendamento-truffa del Governo. Se e quando questo diventerà legge, sarà la Cassazione (ed eventualmente la Corte costituzionale) a decidere al riguardo, ed è assai arduo immaginare che la Cassazione permetta un simile raggiro sulla pelle di quella “sovranità popolare” tante volte invocata a sproposito e questa volta invece pienamente in causa e da tutelare, salvaguardando il principale istituto di democrazia diretta previsto dalla Costituzione. Il 21 aprile il ministro Romani – in un intervento a “Radio anch’io” – gongolava per l’operazione furbesca messa in atto (“furto con destrezza di referendum”, verrebbe da dire) e addirittura ipotizzava una operazione analoga da fare anche per i due quesiti a tutela dell’acqua pubblica. Vista la figuraccia di questi giorni (ieri, sul “Corriere della sera”, Romani ha cercato di tamponare la gaffe di Berlusconi), probabilmente questa ulteriore operazione di svuotamento dei referendum rientrerà, ma non è ancora detto. Del resto, l’obbiettivo non ancora dichiarato, ma reale, è di ostacolare in ogni modo che si possa raggiungere il quorum sul legittimo impedimento. Ma saranno i cittadini italiani in ultima istanza a decidere.
( In uscita su: ‘l’ADIGE’ di domani )



Confalonieri e Internet


di Fiorello Cortiana

Le affermazioni di Confalonieri su Internet sono di una onestà disarmante, che rivela tanto la difesa omeostatica di una rendita di posizione broadcast, quanto l'ignoranza sulla natura della rete interattiva digitale.

In internet ''regna la totale assenza di regole e di controlli'', per questo per via tecnologica e normativa, dai DRM al decreto Romani, provano a metterli. Sulla produzione di valore in rete "vogliamo invece fare in modo che questi contenuti continuino a essere pensati, finanziati, distribuiti dentro a una logica economica, l'unica che garantisce la loro generazione'',

Confalonieri pensa di produrre per via normativa una scarsità che la rete e la sua immaterialità non conoscono, di più: è proprio la pratica di remix e di contaminazione che garantisce la generazione di contenuti e di nuove combinazioni. Non sta nel "dono" la capacità creativa della rete ma nella "condivisione" tanto dei suoi spazi quanto dei suoi contenuti, tant'è che da subito si è cercato di ricondurre ogni pratica e ogni suggestione innovativa all'interno delle logiche di scambio proprietario, con i brevetti piuttosto che con il copyright, fino ad arrivare a forme più sofisticate di relazione/profilazione dell'utente/frequentatore di piattaforme e social networks di fatto walled garden con costrizioni espressive.

Con buona pace dei Confalonieri del mondo la rete non è uno strumento di comunicazione che succede al telegrafo, al telefono, alla radio, alla televisione e al computer, Internet è un ecosistema che agisce come impresa cognitiva collettiva. Non è neutra e consente tracciabilità, intercettazioni e profilazioni, così come permette di costruire pratiche di partecipazione informata legate alla disintermediazione e alla trasparenza, come hanno dimostrato i Twippers egiziani. Grazie all'anonimato garantito da Twitter ed ai numeri telefonici messi a disposizione da GOOGLE, questa "élite numerosa" si è sottratta alle intercettazioni e alle trappole su Facebook del regime e ha alimentato con astuzia e saggezza, su Facebook e con i flashmob, la mobilitazione che ha portato a riempire Piazza Tahrir sempre pìù dopo ogni violenza e provocazione. Qui stà il punto: deve essere il diritto internazionale e non solo GOOGLE a garantire un accesso ed una espressione libera e sicura su Internet. Queste regole saranno definite, pretese ed affermate quando tutte le esperienze che alimentano con le loro pratiche la produzione di valore cognitivo, culturale, sociale, politico ed economico in rete, si riconosceranno come blocco sociale dell'innovazione qualitativa, il "quinto stato" per il cambiamento.

E' un processo già iniziato, che vive nelle pratiche libere e nella sussidiarietà in rete e che genera modelli di business che con la natura della rete devono adattarsi e farci i conti. Si affermano i Creative Commons, così come la GPL per Gnu-Linux e le produzioni accessibili in Pubblico Dominio. Non c'è ancora una capacità di espressione politica, mentre, al contrario, i latifondisti del copyright e i controllori/guardoni del "Grande Fratello" hanno piena consapevolezza della partita in gioco, chiamano "pirati" tutte le persone libere e producono norme e politiche pubbliche per costringere le loro menti ed i loro portafogli, quando non i loro corpi . Il conflitto è esplicito e siamo solo all'inizio: Fedele Confalonieri se ne faccia una ragione.

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=2&ID_articolo=1176&ID_sezione=3&sezione=

23 aprile 2011

Il pesce sta finendo


The End of the Line - Il capolinea

Esce anche in Italia, all'interno della collana Real Cinema edita da Feltrinelli con la collaborazione della associazione internazionale Slow Food, Al Capolinea - The End of the Line, di Rupert Murray, in concorso al 13° CinemAmbiente e vincitore della menzione speciale Green Cross all'interno della sezione Documentari Internazionali. ( Per approfondire scarica il comunicato).

Mari e oceani senza più pesci già nel 2048. È questo lo scenario più probabile se i ritmi e i tempi della pesca continueranno con gli stessi parametri di oggi. Rupert Murray ha accompagnato così Charles Clover (dal cui omonimo bestseller il documentario è tratto) in un viaggio che dallo stretto di Gibilterra ci porta fino alle coste del Senegal e dall’Alaska fino al mercato del pesce di Tokyo per descrivere quello che sta diventando un vero sterminio di massa dalle conseguenze tragiche e devastanti. Molte infatti le specie a rischio di estinzione, come il tonno rosso che a causa della domanda sempre maggiore di sushi ha poche possibilità di sopravvivenza.

La tesi di fondo del film, quella della pesca sostenibile, espressa anche da Slow Food, non è condivisa da molti gruppi animalisti che affermano la scelta vegetariana-vegana come soluzione anche di questo problema. Resta il forte effetto di denuncia del documentario per una situazione ormai insostenibile.

Il regista Rupert Murray ha già diretto e montato Unknown White Male che è stato presentato nel 2005 al Sundance Film Festival ed e' stato candidato a numerosi premi come il British Independent Film Award.

Il 15 Marzo si è chiuso il bando per la partecipazione delle opere al 14° CinemAmbiente - Environmental Film Festival, che si terrà a Torino dal 31 maggio al 5 giugno, in occasione della Giornata Mondiale dell'Ambiente promossa dall 'UNEP.

20 aprile 2011

Roma - SOS Rinnovabili invita al SIT- IN in Piazza Montecitorio


Roma - mercoledì 20 Aprile

in Piazza Montecitorio, ore 14,30

SIT-IN di SOS RINNOVABILI

SOS Rinnovabili ha organizzato un sit-in di protesta in concomitanza con la Conferenza Unificata dove si discute il Quarto Conto energia.

Il MSE ( Ministero sviluppo economico) ha consegnato ieri alle Regioni, in occasione di un incontro tecnico, la bozza di decreto per il Quarto Conto energia, messa a punto di concerto con il Ministero dell’Ambiente.
Mercoledì 20 aprile il provvedimento dovrebbe andare all’esame della Conferenza Unificata..

Firma l’Appello su www.sosrinnovabili.it

13 aprile 2011

Contro il Nucleare: CATENA UMANA SUL PONTE DEL PO


SABATO 30 APRILE ore 16 - BORETTO - VIADANA (RE)

COORDINAMENTI ANTINUCLEARI TERRITORIALI

MANTOVA – CREMONA - REGGIO EMILIA – PARMA

SIMULAZIONE ALLARME NUCLEARE SUL PONTE

Obbiettivo: sensibilizzare e coinvolgere i cittadini per partecipare al referendum del 12-13 giugno.

Concentramenti dalle ore 14.30 alle 16.00 nel piazzale del museo dei Pontieri di Boretto (RE)

ed in Piazza della Libertà a Viadana (MN). ore 16.05 partenza cortei dalle sponde opposte per incontrarsi al centro del ponte.

Seguendo le istruzioni degli organizzatori si distribuiranno formando una catena umana che, collegherà la sponda reggiana e la sponda mantovana.

Alle ore 18:00 in punto “ALLARME NUCLEARE”: Subito dopo i partecipanti si disperderanno.

Referente: Ciro Maiocchi - Via C. dalla Chiesa - Guastalla

Difendi la vita, l’ambiente, il territorio, l’economia, i posti di lavoro .Scegli l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili .

L’acqua non si vende. Deve essere un bene comune pubblico.

CONTRO IL RITORNO DEL NUCLEARE IN ITALIA

CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA

Vota Sì per fermare il NUCLEARE - Vota Sì per l’ACQUA bene comune

11 aprile 2011

Guerra e Pace: dal Kossovo alla Libia

Seminario di Bologna, 9 -10 aprile

intervento di Fiorello Cortiana

Non ci sono guerre umanitarie, neanche quelle partigiane. Quando il conflitto per il cambiamento passa dalla forza del consenso politico e sociale alla violenza esso vive la sua dimensione più tragica. Solo un’estetica della violenza, piuttosto che un etica della violenza nel nome di presunzioni assolute, ed una identità definita per antagonismo “ho un nemico quindi sono”, possono vederne la sua espressione più alta e compiuta.

In democrazia il monopolio della forza militare risiede nella dimensione pubblica ed istituzionale dentro i confini della legge e nel rispetto di regole e procedure da essa previste. La dimensione internazionale dopo la chiusura della seconda guerra mondiale all’insegna dell’arma assoluta nucleare ha vissuto nell’equilibrio dualistico del terrore prima e poi nella disarticolazione multilaterale del dominio imperiale uscito vincente.

Un multilateralismo che vede nuovi attori contendere mercati economici, esercitare il controllo geopolitico delle risorse attraverso l’azione militare diretta, come in Iraq o in Cecenia, o attraverso il sostegno di contendenti locali, come accadde nell’ex Jugoslavia e accade in Africa, basti pensare al Darfur, al Sudan o alla Nigeria.

L’affermazione di un governo partecipato delle controversie e dei conflitti mondiali attraverso le Nazioni Unite ha sempre fatto i conti con il peso reale degli attori in campo e con l’evoluzione delle relazioni tra loro al di là della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Così è evidente che l’autodeterminazione della Cecenia ha conosciuto una repressione violenta da parte della Russia senza alcun intervento della comunità internazionale e la stessa cosa vale per il Tibet.

Ciò non significa e non giustifica la contrarietà all’intervento della comunità internazionale per fermare quando interessi geopolitici ed economici lo consentono.

Di fronte alla possibile repressione violenta della richiesta popolare di libertà di espressione, di partecipazione alla cosa pubblica, di dignità delle persone il problema non è se intervenire o meno ma come e quando. E’ evidente che una diversa gestione delle risorse, il superamento dei modelli autoritari tribali a base etnica e religiosa, una efficace cooperazione internazionale, sono indirizzi politici necessari ed auspicabili per una efficace azione della comunità internazionale. Queste sono le politiche cui dare concretamente corpo Ciò comporta laddove necessario, per quanto riguarda le garanzie di ordine pubblico, l’esercizio di una azione di interposizione militare. Ma senza le politiche di riequilibrio economico e di partecipazione democratica l’interposizione sospende la degenerazione ma non la risolve.

Come ecologisti abbiamo sempre detto che un terzo della popolazione e degli stati del mondo consumava i tre quarti delle risorse disponibili, per questo era ipocrita parlare di “paesi in via di sviluppo”: con quali risorse? Ora a partire dal petrolio e poi per l’acqua questa contraddizione è di fronte ad un bivio: o sarà risolta alla luce di una contesa militare o con l’avvio di un nuovo modello sociale ed economico nella gestione delle risorse all’insegna di maggior equilibrio e sobrietà.

Con l’entrata in crisi del dominio unilaterale statunitense l’opzione desiderabile davanti al bivio ha più possibilità.

Qui l’Europa ha una responsabilità decisiva. L’Europa che ha saputo trarre la lezione più importante dalla seconda guerra mondiale con le sue dittature e le affermazioni razziste portate fino allo sterminio, che ha basato la relazione economica tra le nazioni su basi comuni e ha fatto dell’inclusione, su basi democratiche e non religiose, la sua forza sia come mercato unico sia come fondamenta costitutive sancite nel Trattato Costituzionale in vigore. Qui vediamo l’agonia dei nazionalismi dentro la contesa per il petrolio libico e la fatica a leggere il Mediterraneo come mare comune. Ad un tempo vediamo i ceti colti, professionalizzati e giovani, del Nord Africa e del Medio Oriente dare corpo, connessione, senso ad una domanda popolare di democrazia, che dall’Egitto alla Tunisia e alla Libia, si è manifestata con coraggio e tenacia, attraverso l’uso intelligente delle convergenze e delle applicazioni digitali dai blog a Facebook a Twitter.

Una domanda di democrazia spiazzante per tutti. Non solo per il partito degli affari e della paura che ha visto negli emigranti, che da quindici anni attraversano e aggirano il Mediterraneo, solo dei disperati che venivano a contendere le rendite e non anche l’elite colta e istruita che ambiva a vivere in una società aperta alle opportunità e alla libertà.

Oggi è impossibile non vedere questo, non possiamo essere oscurati da una gestione irresponsabile dei profughi e dalle strumentalizzazioni elettorali. Insieme all’azione umanitaria da garantire qui, occorre che l’Europa metta in atto un’azione politica capace di avere gli indirizzi di riequilibro ambientali,economici, sociali, e dei diritti. Chi se non gli ecologisti di tutta Europa può fare questa proposta? Proprio perché abbiamo la consapevolezza che i diritti così come le radiazioni non conoscono confini, proprio perché non rispondiamo ad interessi particolari economici e finanziari a carattere nazionale. La questione dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e la natura della loro evoluzione politica deve essere una questione che l’Europa sente sua come lo è stata quella dei paesi europei dell’ex blocco sovietico. Perché l’Europa lo faccia devono iniziare a farlo gli ecologisti europei.

Bibliografia utile: Cohn Bendit - Gino Strada - Adriano Sofri

7 aprile 2011

Seminario Bologna, 9 - 10 aprile - Info Referendum

Idee e contenuti per un progetto di rete italiana degli Ecologisti e Civici

Sabato 9 - Domenica 10 Aprile

Bologna - Piazza Verdi 2 c/o La Scuderia

Materiali per Informativa sui referendum del 12 -13 giugno 2011- sabato 9 aprile ore 19-20

(a cura Massimo Marino)

1 Referendum ACQUA - Finalità: fermare la privatizzazione dell’acqua (Forum Acqua)

Propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%.Con questa norma, si vogliono mettere definitivamente sul mercato le gestioni dei 64 ATO (su 92) che o non hanno ancora proceduto ad affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a totale capitale pubblico. Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre 2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in società miste, con capitale privato al 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015. Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.

2 Referendum ACQUA - Finalità : fuori i profitti dall'acqua (Forum Acqua)

Propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata concretezza. Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si elimina il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici: si impedisce di fare profitti sull'acqua.

3 Referendum NUCLEARE – Finalità: fermare il piano nucleare del governo (Italia del Valori)

Abroga parti della norma per la "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare" contenute nel decreto legge recante "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria" firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge "con modificazioni" il 6 agosto dello stesso anno. Nel giugno scorso la Corte Costituzionale aveva respinto i ricorsi presentati da 10 regioni (Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Lazio, Liguria, Marche, Puglia, Basilicata, Molise e Calabria) contro la legge delega del 2009 che disciplina la localizzazione e l'autorizzazione agli impianti nucleari nel nostro paese. I ricorsi erano stati dichiarati in parte infondati e in parte inammissibili. A novembre la stessa Consulta aveva dichiarato l'illegittimità delle leggi regionali di Puglia, Basilicata e Campania che vietavano l'installazione sul territorio di centrali nucleari o di impianti di fabbricazione del combustibile e di stoccaggio dei rifiuti radioattivi.

4 Referendum LEGITTIMO IMPEDIMENTO – Finalità: abroga la legge (Italia dei Valori )

Abroga parti della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, come risultava a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale che aveva solo parzialmente cancellato la legge sul legittimo impedimento grazie alla quale il premier aveva il diritto di non presentarsi in aula nei processi che lo riguardavano facendoli così slittare fino alla fine del mandato e alla prescrizione.La Consulta aveva lasciato aperto uno spiraglio: l’imputato può invocare il legittimo impedimento se per il giorno dell’udienza è occupato nella preparazione o in conseguenza di qualche impegno istituzionale.Il SI abroga anche questa possibilità.

Referendum e QUORUM (50,1% - circa 25 milioni di voti )

Ultimi referendum che hanno raggiunto il quorum:

12 referendum: 11 giugno 1995 ( circa 57%)

Referendum che non hanno raggiunto il quorum:

7 nel 1997 ( circa 30%)

1 nel 1999 ( circa 49,6%)

7 nel 2000 (circa 32%)

2 nel 2003 ( circa 25,2%)

4 nel 2005 ( circa 25,5%)

3 nel 2009 ( circa 23,5%)

Partecipanti al voto nelle ultime scadenze elettorali nazionali :

Elezioni politiche 9-10 aprile 2006 ( Camera):

diritto al voto: 50,2 milioni – votanti: 38,1 milioni

Elezioni politiche 13-14 aprile 2008 (Camera):

diritto al voto: 49,9 milioni – votanti: 36,5 milioni

Elezioni europee 6-7 giugno 2009:

diritto al voto: 50, 3 milioni – votanti: 32,7 milioni

( nei votanti sono comprese schede bianche e nulle, in genere circa 2 milioni )

per aderire al seminario rispondi a questa proposta di INVITO segnalando la tua ADESIONE personale e l’eventuale SOSTEGNO del tuo gruppo o associazione rispondendo a questa email :

ecoretecivica@gmail.com

coordinamento dei lavori: Piero Aimasso - Anna Andorno - Giovanni Chiambretto - Maurizio Di Gregorio

L’incontro si svolgerà in forma di seminario ad inviti

I lavori si svolgono attraverso la proiezione di slide e video - pranzo-buffet vegetariano ore 13-14

si richiede un contributo minimo di 5 euro o 15 euro con il pranzo-buffet della domenica

Comitato Promotore 9 - 10 Aprile:

info e prenotazione albergo convenzionato ecoretecivica@gmail.com 346 4002529 – 329 9264486 – 348 2652644 – 335 6111081

4 aprile 2011

Bologna :9-10 aprile seminario nazionale per un progetto ecologista e civico


Idee e contenuti per un progetto di rete italiana degli Ecologisti e Civici

Sabato 9 - Domenica 10 Aprile

Bologna - Piazza Verdi 2 c/o La Scuderia

programma del seminario

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sabato 9 aprile

ore 15 - 19: Idee per la Transizione

Contenuti – Regole – Organizzazione

come costruire la casa comune ecologista e civica, provare a cambiare l’Italia e vivere felici

introduzione

* Maurizio Di Gregorio: di Fiorigialli

Un percorso possibile per superare la frammentazione, superare l’anomalia italiana, entrare nell’ecologismo europeo

primi contributi

* Pino Strano: della Rete dei Cittadini -Democratici Diretti

la democrazia diretta come regola e come risorsa

* Anna Andorno: del Movimento Valledora

azioni e progetti per la difesa dei beni comuni del territorio

* Nico Valerio: degli Ecologisti del Lazio

soggetto politico: lo specifico ecologista e civico

segue dibattito

ore 19 - 20 Informativa e discussione sui Referendum:

* Massimo Marino: del movimento antinucleare

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domenica 10 aprile

ore 10,30 – 17,30: Sessioni di lavoro (90 min)

sessione 1 Conversione ecologica del modello economico: transizione, decrescita, sobrietà

* Marco Pagani blog ecoalfabeta

(segue discussione facilitata )

sessione 2 Guerra e Pace : dal Kossovo alla Libia: serve un azione europea degli ecologisti

* Fiorello Cortiana ecologista

(segue discussione facilitata )

Sessione 3 ecologisti e civici: essere o non essere… animalisti?

* Marinella Robba direttore editoriale periodico Pelo&Contropelo

(segue discussione facilitata)

Conclusioni: proposte per proseguire il cammino di costituzione di una rete italiana ecologista e civica

per aderire al seminario rispondi a questa proposta di INVITO segnalando la tua ADESIONE personale e l’eventuale SOSTEGNO del tuo gruppo o associazione rispondendo a questa email :

ecoretecivica@gmail.com

coordinamento dei lavori: Piero Aimasso - Anna Andorno - Giovanni Chiambretto - Maurizio Di Gregorio

L’incontro si svolgerà in forma di seminario ad inviti

I lavori si svolgono attraverso la proiezione di slide e video

si richiede un contributo minimo di 5 euro

Comitato Promotore 9 - 10 Aprile:

info e prenotazione albergo convenzionato ecoretecivica@gmail.com 346 4002529 – 329 9264486 – 348 2652644 – 335 6111081

I contenuti del progetto da costruire sono:

* come organizzarsi per la conversione ecologica dell’economia e la tutela del territorio, dei beni comuni e del benessere di tutte le specie viventi che lo abitano; per nuovi strumenti della democrazia diretta, per la giustizia sociale, per un movimento di liberazione dalla corruzione nel nostro paese. Nell’immediato per il successo delle campagne referendarie del 12 -13 giugno.

* quali regole minime sono necessarie per la gestione interna del progetto, per definire i criteri di partecipazione ad eventuali elezioni di qualsiasi livello per contribuire a cambiare il paese, per contenere e contrastare privilegi di casta, ridurre il peso del sistema dei partiti tradizionali, l'entità degli emolumenti e la riduzione del numero di mandati.

* come promuovere ed affermare una nuova cultura trasversale e oltre ogni schieramento politico, culturale e religioso tradizionale, rivendicando il diritto-dovere ad una relazione armonica tra uomo e natura, tra esseri umani, tra uomo e donna, e all’interno dell’uomo tra vita e coscienza.

le basi comuni di valutazione sono:

1) c’è una crisi economica, finanziaria, energetica, ecologica, sociale, politica.

2) c’è un’emergenza legalità, mafia, corruzione, crisi dei partiti e prevalere di logiche di casta.

3) la ricerca di profitti sempre più grandi per pochi si traduce per molti in sofferenza, inquinamento, corruzione,

guerre, crescenti disuguaglianze.

4) sosteniamo che la coscienza sociale e ambientale deve guidare le scelte politiche, che serve una economia

solidale che crei ricchezza condivisa e lavoro e sostituisca l’economia dello sviluppo illimitato, del consumismo

e dello spreco.

5) che è necessario un nuovo spazio politico autonomo, distinto e distante dai partiti attuali, inadeguati a farsi

protagonisti del cambiamento.

6) che i protagonisti devono unire movimenti, associazioni, gruppi civici e superare la frammentazione esistente

7) che vogliamo una organizzazione non piramidale, a rete, capace di garantire la partecipazione e la sovranità

dei cittadini, con l’autonomia decisionale dei livelli comunali, regionali e nazionale.

8) che vogliamo favorire la progressiva aggregazione di un nuovo movimento politico capace di affiancarsi alla

“moltitudine inarrestabile” che si sta affermando in Europa e nel mondo.

ecoretecivica@gmail.com

3 aprile 2011

Imprese per il futuro


dal blog di Beppe Grillo

Nel 2010 sono fallite 11.000 imprese in Italia. Un aumento del 20% rispetto al 2009. Nel 2011 l'andamento non è migliorato. Nei primi tre mesi, ogni giorno, hanno chiuso 30 imprese.Un'ecatombe silenziosa che riguarda tutti i settori. Il più colpito è quello industriale, seguito dalle costruzioni, dal commercio e dalle telecomunicazioni. Il maggior numero di fallimenti è avvenuto in Lombardia, quindi le Marche, il Friuli e il Veneto.


Il Lombardo Veneto, il motore dell'economia italiana, è l'area più colpita dalla crisi. Il dato è confermato dalle città dove sono più numerose le aziende che chiudono per sempre i battenti, la prima è Milano, seconda Treviso, terza Bergamo, quarta Vicenza, quinta Venezia, sesta Brescia. Tra poco saranno i padani a dover salire sui barconi. A fallire, sempre di più, sono le piccole e medie imprese. Di grandi ne rimangono ormai veramente poche, quasi tutte concessionarie dello Stato, come Benetton, Mediaset e Telecom Italia, o monopoliste di fatto come Eni e Enel. Ci stanno lasciando nomi che ci hanno accompagnato dalla nostra infanzia, come Omsa "Che gambe!", la Bialetti dell'Omino coi baffi e l'Indesit delle nostre prime lavatrici. Fare impresa in Italia è un atto di eroismo, molti hanno gettato la spugna, altri sono emigrati, altri ancora non sono mai partiti. Le banche ti concedono un finanziamento o un fido solo se non ne hai bisogno.

Non c'è comunque soluzione allo sviluppo dell'impresa italiana, senza rimane solo il fallimento definitivo dello Stato e l'emigrazione di massa (ma dove?). Le aziende premiate in questo Paese fruiscono di finanziamenti pubblici o bancari, hanno raccomandazioni politiche, si occupano di attività contrarie all'etica, come avviene per le mangiatoie del nucleare e degli inceneritori. Ecco, queste imprese non falliscono, il blog vuole occuparsi delle altre. Da oggi offre la possibilità a aziende già esistenti di accedere a fondi rivolti a società etiche. Le richieste di investimento vanno inviate al blog attraverso il form dell'area "Imprese per il futuro".