14 giugno 2018

La terza Repubblica dei Cittadini ?


di Massimo Marino


Tramortiti dai risultati elettorali del 4 marzo con la falange grillina che conquista il sud, rincoglioniti da 90 giorni di telenovelas dei media sul governo del cambiamento che non nasceva, allarmati dal conflitto istituzionale azzardato da Mattarella con qualche passo di troppo, impauriti da qualche colpetto a base di spread educativo come le bastonate, perplessi dalla lotteria elettorale, caso unico nel mondo, dove da 4 mesi si vota a ripetizione da qualche parte, irritati od entusiasti per l’imprevisto successo dell’ex partito della secessione padana che sembra dilagare come una esondazione del Po, rischiamo di non capirci più niente.


Se il Movimento 5Stelle ha effettivamente archiviato la seconda Repubblica con i suoi rottami e i suoi orrori è difficile prevedere se nascerà e quale sarà la terza Repubblica.  E’ il caso di elencare i rilevanti aspetti positivi provocati dal fenomeno 5stelle, ricordare i suoi persistenti punti deboli che sembrano insuperabili, tentare qualche proposta perché fra lodi e insulti le riflessioni sull’attuale scenario sono poche. Stiamo parlando di una esperienza che non ha paragoni in nessun altro paese del mondo, che sfugge alle classificazioni tradizionali della destra e della sinistra, dei conservatori e dei progressisti, ma che nei contenuti è assolutamente innovativa.


Al centro stà l’impegno a “non lasciare nessuno indietro”, nel concreto garantire una sopravvivenza decente per almeno 5 milioni di persone con il reddito di cittadinanza. Spazzerebbe via gran parte del clientelismo italico e riequilibrerebbe la tenuta sociale del paese attenuando le crescenti disuguaglianze. In aggiunta c’è una visione di tipo ambientalista su molti temi che contrasta con gli interessi consolidati dei distruttori del territorio. Questi obiettivi trovano un fronte di ostilità nelle elites del paese  e nelle burocrazie europee ma anche un rilevante successo popolare.   Pochi lo riconoscono ma siamo di fronte ad una guerra civile strisciante e a bassa intensità in cui però quasi nessuno identifica con esattezza chi è il suo nemico e i cui esiti sono difficili da prevedere.


1. E’ paradossale ma il rosatellum, un sistema elettorale basato finalmente su un prevalente sistema proporzionale, pur con l’imbroglio delle coalizioni prevoto che ha regalato 900mila voti al PD, nato per garantire di soppiatto un “inevitabile” governo PD-Forza Italia, grazie al voto degli elettori che hanno messo nell’angolo entrambi, si è rovesciato nel suo contrario.  Ci ha dato una quasi perfetta rappresentanza dei voti espressi imponendo uno “ scenario tedesco “, con il quale sulla base di un compromesso sui programmi si costruisce una possibile maggioranza. Scenario a cui non eravamo abituati e che molti non comprendono. La proposta dei grillini del contratto invece delle classiche alleanze di spartizione è del tutto adeguata e corretta e per la prima volta gli italiani hanno avuto la possibilità di discutere e valutare programmi e progetti alla luce del sole come mai è successo negli ultimi 50 anni. 



2. In sintesi quindi, come più volte ho sottolineato insieme a pochi altri, i punti di innovazione dei 5Stelle sono tre e sono inseparabili: a) la forte connotazione “sociale” che mette in primo piano la condizione della parte più debole e precaria del paese, posizione che una volta si sarebbe detta “di sinistra”, di cui il reddito di cittadinanza e il meno noto salario minimo orario sono chiara rappresentazione. b) la forte attenzione agli obiettivi di tutela ambientale che porta il Movimento ad essere la forza politica a connotazione ecologista più consistente d’Europa e di cui Tav, Acqua pubblica e Rinnovabili sono elementi rilevanti c) l’intransigente connotazione anticasta e contro il tradizionale sistema politico con le sue vocazioni corruttive e clientelari che iscrive impropriamente i 5stelle nell’area dei populisti. In realtà questi in genere non agitano affatto temi come ad esempio riduzione dei costi della politica, vitalizi, pensioni d’oro.



Più problematici invece altri temi su cui l’elaborazione del M5Stelle è più incerta e le opinioni in genere sono più superficiali e li espongono a sbandamenti e attacchi: il rapporto con l’Europa e l’Euro, la gestione  dell’immigrazione di massa, i cosiddetti diritti civili individuali, la cosiddetta libertà di stampa. Temi insidiosi e complicati sui quali sarebbe necessaria una più profonda elaborazione che mi sembra insufficiente.


3. Sulla collocazione “trasversale” dei 5stelle si spendono fiumi di chiacchiere, illazioni, campagne denigratorie. Sono una forza populista di destra o che tende a destra come sostengono PD e affini? Sono il nuovo pericolo comunista come sostengono Berlusconi e la Meloni?  A me sembra corretto vedere il Movimento come una innovativa forza di centro che invece di connotazioni moderate ha una forte vocazione di riformismo radicale, per certi aspetti rivoluzionario, che si contrappone a quella “palude di centro” che da decenni occupa il sistema politico, basata in Italia su una alleanza sociale rappresentata nelle istituzioni da PD, Forza Italia e gruppi minori che sembra storicamente fallita e al tramonto. Con le varianti locali questi protagonisti del passato sono presenti in vari altri paesi dell’Europa e sono i principali responsabili della crisi, vicina alla dissoluzione, dell’Unità Europea.

Questa mia interpretazione, che so bene quanto sia poco diffusa, diventa più sostenibile se si osserva come il fronte ostile ai 5Stelle sia unanimemente espresso sui media da un fronte inconsueto di destra e di sinistra, fra confindustriali, banchieri e vertici sindacali, mentre il successo elettorale, per quanto oscillante fra elezioni nazionali e locali, aumenta.  Guarda caso tutti i soggetti ostili sono quelli che hanno espresso, rappresentato, sostenuto il vecchio sistema bipolare dei partiti, con differenze interne di facciata, durante il quale è dilagato clientelismo e corruzione, a volte perfino contiguità con i gruppi mafiosi che controllano parti rilevanti del territorio.


Naturalmente è una alleanza sociale ancora egemone per quanto minoritaria, che controlla totalmente il sistema dei media, che sono i pretoriani armati  del sistema, insieme al quale difendono il proprio stato di privilegiati. Liberi di nascondere, diffamare e distorcere i fatti in nome della libertà di stampa ed espellendo inesorabilmente chi voglia svolgere un più equilibrato ruolo di informazione. Questa alleanza sociale va disgregata per quanto possibile se si vuole attuare davvero un cambiamento, perché lo Stato sono ancora loro . Dalla capacità di disgregare a fondo dipende la connotazione futura della cosiddetta terza Repubblica dei Cittadini. Non è scontato che il M5Stelle sia in grado di reggere questo scontro o che invece venga gradualmente fatto a pezzi, né che non possa essere assimilato alle vecchie logiche che porterebbero comunque alla scomparsa. Ma non ci sono oggi purtroppo altri protagonisti che servirebbero,  su cui contare. Chi altri in questa fase storica  si proponga al ruolo di vera alternativa è solo un imbroglione o un impotente sognatore.


4. La recente presenza elettorale dei 5Stelle si è caratterizzata per  il prevalere della figura simbolica del Leader su quella esplicita del Progetto. Di fatto si è messo in primo piano il leader (Di Maio ) invece del progetto (Le 5Stelle ). Eccesso di ego o meglio grande errore politico. Il ruolo di “ capo politico”, figura molto tradizionale, è ben diverso dal ruolo passato di “garante esterno” di Grillo. Ho già sostenuto prima del 4 marzo che gli aspetti positivi di questa rilevante novità sono illusori e momentanei e rapidamente sovrastati da quelli negativi. La concentrazione dell’attenzione sul leader invece che sul progetto (che nel caso di Di Maio per chi ben ricorda ha visto la scelta fatta dai media e solo successivamente proclamata da un voto degli aderenti) rende nell’immediato più rapida e riconoscibile l’immagine del partito ma nel caso di un movimento di alternativa lo rende molto più vulnerabile in breve tempo se non ha con sé il sistema mediatico (vedi qui e qui).

Ribadisco che l’intero sistema dei media è stato occupato militarmente negli ultimi decenni dalla grande alleanza che ha avuto simbolicamente espressione nel patto del nazareno Berlusconi-Renzi. Se non si corre a correggere l’errore, con una leadership ristretta ma plurale, è facile prevedere che concentrando i colpi su Di Maio come nella battaglia navale il M5Stelle verrà presto affondato.



In un errore simile è già incorso Podemos,  che dopo i primi successi che sembrava rendere il movimento inarrestabile ha fatto due errori da manuale. Da una parte si è reinfilato nell’alveo tradizionale della sinistra estrema con l’alleanza nelle elezioni anticipate del 2016 con la Izquiera Unida ( Unidos Podemos) che invece di aggiungergli un milione di voti come immaginato glieli ha fatti perdere. Si è consentito così il successo del gruppo di moderati-radicali di Ciudadamos, oggi primo partito in Spagna nei sondaggi. Sono un grande estimatore di Podemos e del simpatico Iglesias ma ho l’impressione che abbiano perso il treno al momento giusto anche se mi auguro possano risalirci al più presto.


Infatti la visibilità personale voluta e ottenuta del leader Iglesias è risultata vantaggiosa per poco tempo. Il tempo per i media spagnoli, che sono fotocopia se possibile imbruttita di quelli italiani, per organizzare l’attacco. Come stanno facendo per Di Maio hanno messo a punto un quotidiano sistema denigratorio concentrato contro Iglesias. Si è arrivati perfino a far diventare problema politico di primo piano un alloggio di qualità comprato con la fidanzata su cui alla fine si è fatto un referendum interno a Podemos in cui hanno votato  188mila iscritti. (vedi qui e qui ). Oggi Podemos è il quarto partito nei sondaggi, quasi la metà di Ciudadamos che veleggia primo al 30%. 


5. Dietro l’apparente emersione del fenomeno Salvini delle ultime settimane, dietro l’apparente critica alle sue intransigenti posizioni sul fenomeno immigrazione-sicurezza, si manifesta invece un più o meno involontario assist elettorale nei confronti della Lega, che  in realtà è molto meno temuta del M5Stelle dalle  vecchie elites del paese che per le sorti degli immigrati, se non ci guadagnano qualcosa, non hanno una grandissima preoccupazione.

La politica antiimmigrati della Lega sottolinea problemi assolutamente reali ma agita soluzioni miserabili o inaccettabili. Nei fatti questa politica è difficilmente distinguibile da quella di Minniti o di Macron,  ma l’abile gestione scenica e plateale di Salvini, costantemente amplificata dai media, la rende molto vantaggiosa sul piano elettorale ma può diventare sul piano sociale devastante.


Senza entrare qui nel merito, anche se non è fra i più importanti si tratta di uno dei punti più delicati del contratto a due. Se il M5Stelle, oltre che la ragione, riuscirà a proporre e imporre soluzioni più innovative e umanamente accettabili abbattendo le vocazioni xenofobe, sarà un grande risultato e la coalizione terrà.  In caso contrario contribuirà alla dissoluzione del nuovo governo.

Analoga questione al rovescio riguarda la TAV e in generale l’enorme problema delle grandi opere, della mobilità e della crisi ambientale specie della pianura padana, tre questioni intrecciate fra loro.

Se la posizione dei 5Stelle sul tema  è nota, anche se messa un pò  in ombra negli ultimi mesi con la gestione Di Maio, la sostanziale indifferenza della Lega è analoga a quella dei vecchi partiti ( PD e FI), dietro cui si nascondono anche interessi privati e clientele diffuse. Le risorse impegnate per anni su Tav, autostrade, alta velocità mettono in un limbo di un futuro lontano la disponibilità di risorse per la mobilità pubblica e collettiva, cioè per dotare di una rete metropolitana diffusa le grandi metropoli a partire da Torino, Roma e una decina di altre città. Servirebbero in Italia 1000 km di reti metropolitane, fino alle città di media grandezza. Sarebbe una grande opera utile per i prossimi 100 anni, che darebbe lavoro e allenterebbe la crisi inquinamento-mobilità. È un problema di interessi e di soldi. Se si tengono aperti i cantieri di opere come la TAV non si apriranno mai i cantieri delle reti metro, anzi neppure se ne discuterà seriamente. Per non parlare della illusione delle auto elettriche, che del problema della crisi della mobilità non risolvono nulla.


 6. Non si può non accennare alle occasioni mancate dai 5Stelle, anche per proposte importanti peraltro attuabili a costo zero. La prima è la mancata proposta dell’election day con la quale ci saremmo evitati lo sgocciolamento del voto delle elezioni politiche in marzo, del Molise e Friuli in aprile, della Val D’Aosta in maggio e di 700 comuni in giugno, tutto nell’arco di meno di 4 mesi. Si sarebbe favorita la partecipazione, ridotti i costi e resi meno occasionali gli orientamenti elettorali. Si potrebbe concentrare stabilmente tutte le scadenze elettorali in un giorno stabilito di ogni anno, ad esempio la domenica più vicina al 25 aprile, comprendendo per obbligo anche gli eventuali appuntamenti referendari.

Non condivido per nulla la proposta contenuta nel programma 5Stelle di eliminare il quorum del 51% per i referendum abrogativi. E’una proposta secondo me del tutto contraddittoria con l’esigenza di sondare sempre il parere della maggioranza, evitando scorciatoie e precedenti pericolosi. Inoltre trovo singolare che un movimento come quello dei 5Stelle non abbia mai utilizzato lo strumento referendario e che abbia lasciato naufragare le 12 proposte referendarie fallite dai vari comitati dell’area di sinistra per insufficienza di firme.


E’ un segnale della rigidità e sostanziale debolezza della leadership del Movimento, della assenza di un progetto di organizzazione adeguato nel territorio, di una ristretta presenza locale ridotta a piccoli gruppi chiusi e orientati eccessivamente alla sola propria scadenza elettorale.   Invece si sarebbe occupato il centro della scena politica in accordo con i numerosi comitatini spesso incapaci di lavorare insieme fra loro. Si sarebbero  portate a casa una serie di sicure vittorie forse altrettanto rilevanti di quanto si otterrà, se si otterrà, dall’esperimento dell’attuale governo.


Massimo Marino                                                                                           Torino, 12 giugno 2018


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