31 agosto 2018

Destra e sinistra ostili al cambiamento: un tragico errore


di Massimo Marino


Si insiste da più parti nel collocare il terremoto politico che investe l’Italia nel più generale scenario della crisi dei sistemi politici tradizionali dell’Occidente, travolti dal cosiddetto populismo da una parte, dai fenomeni migratori dall’altra e infine aggrediti dal radicalismo terrorista di matrice islamica. Sono sempre più convinto invece che assistiamo ad una importantissima fase di trasformazioni radicali in atto nel nostro paese del tutto diversa dal resto dell’Occidente, che apre scenari nuovi, utili anche al di fuori delle nostre frontiere, che andrebbe attentamente interpretata, prudentemente sostenuta o criticamente giudicata, liberandosi da schemi mentali suggeritici o ereditati dal passato, del tutto inutili e addirittura pericolosamente autolesionisti. 


Le caratteristiche di quanto avviene nel nostro paese sono talmente insolite e impreviste che continuando ad utilizzare gli schemi culturali e le classificazioni politiche tradizionali ( la destra e la sinistra, o il cdx e il csx ,  i fascisti e i democratici,  razzismo e antirazzismo, populismo e ideologie liberali, nazionalismo o globalizzazione ) la rappresentazione dei fatti e dei soggetti politici e sociali come sono rappresentati mediaticamente diventa poco comprensibile e facilmente mistificabile. 


La crisi del sistema sociale e politico è talmente profonda che il segnale più evidente è la crisi se non la scomparsa degli intellettuali, intendo di quelli onesti o almeno capaci di analisi, previsioni e magari proposte attendibili. Economisti, sociologi, filosofi, antropologi, comunicatori, sondaggisti, educatori, religiosi. Nella maggior parte degli eventi italiani e non solo degli ultimi 10-15 anni raramente ne hanno azzeccata una. Malgrado un eccesso di media ci sommerga e a parte i mentitori per vocazione, con difficoltà e raramente si leggono analisi (e proposte) utili per interpretare e gestire in positivo la rottura sociale in atto. Il caso della attribuzione ai 5Stelle della categoria del populismo, che vorrebbe essere un insulto dispregiativo,  è da manuale. In quale altro paese forze classificate come populisti parlano di vitalizi, di pensioni d’oro, di reddito di cittadinanza, di energie rinnovabili, di grandi opere inutili, di difesa della Costituzione, etc.. ? Anzi , se ne guardano bene. Neppure quelli di Podemos, anche loro classificati come populisti di sinistra ( secondo l'analisi di  Laclau) hanno tutte le caratteristiche del movimento italiano. Tant’è: per la maggior parte dei nostri intellettuali, quelli di sinistra per primi, si tratta di populismo e così se la cavano a non capire nulla di quanto succede candidandosi a restarne perennemente ai margini.


Osservo che i risultati sorprendenti delle elezioni politiche del 2013 e del 2018 non sono però per niente congruenti con le elezioni amministrative e locali. In 22 regioni, 8000 comuni e quanto rimasto delle 110 province non abbiamo affatto la stessa composizione del Parlamento e le spiegazioni, che qui non riprendo, mi sembrano troppo  banali. Il segnale della rottura sociale si era già espresso con i referendum del 2011  su nucleare e acqua pubblica, ma è emerso in modo dirompente con il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. In realtà quando una alleanza sociale alternativa per motivi quasi casuali ha l'occasione di aggregarsi emerge la vera maggioranza senza padri disponibile ad un cambiamento riformatore anche radicale.

Il referendum è stato provocato da un partito che aveva in mano gran parte dell’Italia da anni, che ancora oggi  controlla con propri fedeli tutta la televisione pubblica ( fino ai cameramen e gli  usceri), sostenuto da confindustria, vertici delle banche, della finanza, della burocrazia europea, da una parte prevalente degli altri media televisivi privati e praticamente dalla quasi totalità dei media di carta; aveva decine di migliaia di eletti che disponevano di risorse economiche rilevanti ( altro che casse vuote), che aveva dalla sua reti di clientela decennali e episodi non rari di  contiguità  con gruppi di malaffare. Malgrado tutto questo perde il referendum in modo clamoroso,  con una partecipazione consistente e il rifiuto del 60 % degli elettori. Un referendum che si pone l’obiettivo di profonde e gravi modifiche istituzionali, elettorali, costituzionali viene sconfitto e i suoi promotori  praticamente cacciati ai margini della scena. E, attenzione, il risultato da nessun punto di vista è espressione di un partito mentre è invece apertamente in difesa della Costituzione. 


E’ mia opinione che nell’arco di questi pochi anni si è disgregata quell’alleanza sociale (che ho chiamato la palude di centro) in cui convivevano diversi gruppi di interesse, nella finzione del bipolarismo fra centrodestra e centrosinistra ritenuto eterno dall’imposizione di sistemi elettorali maggioritari. Alleanza composta da gruppi diversi ma nella sostanza solidali nell’impedire qualunque possibilità di cambiamento riformatore.

Un'unica palude di centro, con al centro PD e Forza Italia e numerosi satelliti e gregari a destra e sinistra, tutti incapaci di una propria consistenza o progettualità autonoma, che vedeva in Parlamento un continuo transito da un gruppo all’altro (i cosiddetti  “ cambi di casacca”) senza che nessuno ponesse problemi di sorta. I casi Migliore e Verdini sono esemplari. Un fenomeno tollerato quando non favorito che non ha omologhi nel resto dell’Europa, neppure nei paesi asiatici o latino-americani, né nel continente africano o in Medioriente. Un caso unico al mondo. 


Va di moda fra i disorientati intellettuali della sinistra boccheggiante che la negazione del binomio destra-sinistra come unica chiave valida di lettura del presente sarebbe una lettura di destra. Non riescono più a capire la realtà, soprattutto non hanno più legami con la loro origine storica e genetica, e quindi sostengono una scemenza. Così come quelli morenti di destra, orfani di una DC che con la sua componente conservatrice teneva comunque sempre il pallino del potere, che sostengono invece che i nuovi populisti sono in realtà comunisti mascherati. 
Per correttezza bisogna riconoscere che il cervello di un europeo quarantenne-ottantenne di oggi, cioè del secolo scorso, fa fatica a evitare lo schema di riferimento destra-sinistra per interpretare i fatti politici, forse proprio come un musulmano classifica il vicino solo come sciita o sunnita, o un arabo della Cisgiordania vede solo israeliani o palestinesi. O come molti catalani di oggi vedono solo unionisti o indipendentisti.  
   

La nascita del governo promosso dall’iniziativa del M5Stelle non corrisponde affatto allo slogan “lo stato siamo noi “. Lo Stato non è un’aula del Parlamento e per adesso lo hanno ancora altri. E comunque il M5Stelle non governa nessuna delle 22 Regioni, né il 99% dei Comuni. Il 99,9% delle nomine espresse da migliaia di enti pubblici, comprese quelle della Lega, non hanno nulla a che fare con il M5Stelle.


Neppure è vero che la stesura del contratto con la Lega corrisponde ad una “grande comunanza di obiettivi “fra i due protagonisti. Non raccontiamoci favolette. In sé il metodo del contratto come impegno di legislatura è correttissimo ed esemplare di quanto si dovrebbe fare sempre una volta che gli elettori si sono espressi senza trucchi elettorali tipo porcellum o coalizioni prevoto che sbeffeggiano poi la scelta dei votanti. Fino a ieri le coalizioni nascevano dopo un intenso confronto.. sulla suddivisione delle poltrone.
Semplicemente in assenza di altri interlocutori ( per numeri e/o per lungimiranza)   il M5Stelle ha fatto il meglio possibile per allontanare dal centro vitale della società il vecchio sistema di alleanze sociali che con la unione di destra e sinistra aveva formato da anni una palude irrespirabile. Il patto del nazareno ne è stato solo l’ultima, più penosa, versione semipubblica. Inevitabilmente il contratto si porta dietro un interlocutore come la Lega con tutte le sue connotazioni interne destrorse e xenofobe. 

Ma i problemi che porta la Lega sono altri.
Soprattutto il retaggio del sostegno alle grandi opere inutili ( ma redditizie per i gestori)  e la indifferenza alle tutele ambientali e alla crisi climatica ( una miniera d’oro permanente per i trasgressori ) che nella Lega si è consolidato nella frequentazione istituzionale del centrodestra degli ultimi anni. La Lega è un pezzo del vecchio sistema di alleanze, legata alle vecchie idee sullo sviluppo ma ostile alla austerità europea, che tenta di uscire dal disastro agitando vecchie formule destrorse e la nuova paura  antiimmigrati. Temi che per qualche anno abbaglieranno alla grande una parte di elettori. Non è molto probabile che il rapporto con i 5Stelle ne favorisca una evoluzione virtuosa anche se sarebbe auspicabile. I due nodi citati sono pesanti e insieme agli altri rendono dura la tenuta del governo per 5 anni e potrebbero già diventare dirompenti fra pochi mesi con il voto delle elezioni europee. E' probabile che il vero confronto-scontro elettorale sarà proprio fra M5Stelle e Lega. 
Non dimentichiamo che nel 2019 si vota anche in Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna, Abruzzo, Calabria, e nel 2020 in Toscana, Marche, Umbria, Puglia, Veneto, Campania, Liguria. Dodici regioni dove, non essendoci doppio turno, la tentazione della Lega di correre da sola o imponendo la piena egemonia nel cdx sarà fortissima. Con PD e altri astiosamente ai margini e inutili, con una sinistra e gli ambientalisti inesistenti, di fatto lo scontro sarà fra i due comprimari di governo. E’ dallo scontro fra loro che alla fine si misurerà in che paese vivremo.


Non so quanto consapevolmente, il M5Stelle sta tentando la costruzione di quanto esattamente serve per avviare il cambiamento riformatore del paese e, si spera, dell’Europa: un grande Centro politico radicalmente riformatore, radicale, non moderato, che metta al centro una visione strategica di tipo ecologista sviluppando davvero azioni di conversione ecologica che danno un futuro sostenibile al paese. Ma anche in grado di raccogliere in sé o accanto a sé quanto di utile e condivisibile è stato espresso in passato e poi abbandonato dalla sinistra politica a riguardo della dignità del lavoro, dei diritti di cittadinanza e della riduzione della precarietà sociale.

Bisogna far risalire almeno 10 milioni di italiani che stanno al di sotto o al limite della sopravvivenza ad un livello di dignità accettabile. Questo è il prerequisito per affrontare il tema dei migranti e insieme riconoscere la richiesta di sicurezza e di tutela della convivenza delle famiglie. 
 

Trovare una soluzione “europea” ai flussi migratori che li riduca, li regolarizzi, li tolga dalle mani di aguzzini, schiavisti, gruppi mafiosi. Che elimini il percorso della clandestinità che è inaccettabile. Che apra le porte dove possibile  alla emigrazione controllata nei paesi di origine. Che renda sostenibile convivenza e tolleranza. In alternativa c’è lo scontro sociale.


La divisione dell’Italia in razzisti e antirazzisti, molto alimentata dai padroni dei media, è una pericolosa sciocchezza che tenta di ripolarizzare in modo improprio la società italiana. E’ una operazione culturale contro la novità rappresentata dal M5Stelle nelle Istituzioni per riportarle al controllo della vecchia alleanza sociale. Salvini e soci, a cui si fa impropriamente gratuita e voluta  propaganda, non fanno paura a nessuno fra quelli che amministrano tutti i “poteri forti” della società italiana, anzi. Mentre qualche ingenuo spadaccino su Facebook o qualche incallito lettore di Repubblica si cimentano nello scambio degli insulti confuso con la politica attiva, si rischia che lo scontro che conta sul futuro del paese avvenga solo nelle stanze chiuse del governo.

A quando scendere in piazza per contrapporre alle grandi opere inutili da abbandonare come la TAV le nostre grandi opere utili ? Ad esempio l’urgenza di 1000 km di reti metropolitane per cambiare la mobilità urbana ridimensionando l’automobile  o risolvere le bonifiche e le manutenzioni dimenticate del territorio che frana e che crolla o approntare una soluzione definitiva del problema amianto ? 


Se dovessimo gestire il problema epocale delle migrazioni con i toni gridati  e i contenuti labili di vari antirazzisti militanti (a volte persone che apprezzo personalmente ma non vorrei come possibili comandanti della mia nave nella tempesta ) magari promuovendoli per un momento ministri, ci metteremmo la coscienza in pace ma nel giro di sei mesi ci troveremmo in Italia un partito fascista e xenofobo con il 60% degli elettori. Non mi sembra il caso. Dobbiamo uscire da questa spirale perversa.


Se vogliamo “aprire le porte” a tutti i migranti che lo chiedono (quelli che abbiamo alle porte sono solo una piccola parte di quei 70 milioni in marcia nel pianeta, in rapido aumento causa la crisi climatica ) dobbiamo essere in grado di farli entrare in una casa vivibile, dove possano davvero cambiare vita, di cui conoscano e rispettino le regole. E per farlo ci vuole chiarezza politica ma anche intransigenza, risorse ingenti, solidarietà sociale diffusa.


Il destino predeterminato e scontato non può essere l’avvio alla prostituzione per le donne ( che si fa finta di non vedere), il neoschiavismo nell’agricoltura in mano ai caporali ( di cui da 10 anni ogni tanto riscopriamo l’esistenza ),  la rete capillare dello spaccio di droghe in tutte le città del paese ( con la sua scia di degrado e di morte).  Dei circa 600mila “irregolari” entrati nel paese negli ultimi anni meno di un terzo è rintracciabile in una struttura di accoglienza, gli altri sono da considerare “clandestini”. Non possiamo considerare accettabile la “scomparsa” di decine di migliaia di persone finite in totale clandestinità. Per non parlare dei 10mila bambini , maschi e femmine, di cui non si hanno più tracce ). 


Non ho una chiara idea dei tempi, dei modi, delle risorse necessarie con cui ridare ordine ad una drammatica questione che ha un impatto planetario. Ma di una cosa sono certo: che non si possa dividere il paese di oggi  fra razzisti ed antirazzisti: chiunque proponga soluzioni semplici a problemi così complessi - dal « porte aperte per tutti perché non c’è problema » al « ributtiamoli tutti a mare perché ci sono prima gli italiani » - vi sta ingannando di sicuro. Oppure è un pericoloso irresponsabile. 


Mi sembra che il M5Stelle, che ha in realtà sulle spalle la gran parte dei settori e dei ministeri che toccano le principali emergenze del paese, stia tentando di lavorare seriamente anche in questo settore, che è solo uno dei tanti su cui urge ricostruire dalle macerie con la massima radicalità e intransigenza. Il contratto impone compromessi e mediazioni che però hanno un limite, oltre il quale il rischio di annebbiare la propria identità deve prevedere anche lo scenario della rottura. Che personalmente non mi auguro affatto ma che è uno scenario fra quelli assolutamente possibili.

Sarebbe bello e utile che altre componenti, nel mondo della sinistra, dell’ambientalismo, del civismo, avessero peso e ruolo in questo percorso di cambiamento. Che si sfilassero dal rischio di essere utili idioti di una polarizzazione imposta per diventare protagonisti veri. E che anche parti rilevanti del paese, impaurite o orientate in modo conservatore, venissero sottratte alle tentazioni xenofobe che si diffondono in giro per l’Europa. Per il momento questi protagonisti non emergono. Ma almeno non facciamoci male da soli. Un paese dei diritti e dei doveri, della convivenza, della dignità e della sicurezza per tutti è possibile. E in tantissimi lo auspicano. 


29 agosto 2018

leggi anche : La terza Repubblica dei Cittadini ? di Massimo Marino -  giugno 2018)

28 agosto 2018

Siamo tutti migranti del clima


di Jeffrey Sachs *

Gli uomini moderni, nati in una era climatica chiamata Olocene, hanno varcato il confine di un'altra epoca, l'Antropocene. Ma al posto di un Mosè che guida l'umanità in questo nuovo e pericoloso contesto selvaggio, una banda di negazionisti della scienza e inquinatori oggi trascina l'umanità verso pericoli sempre maggiori. Oggi siamo tutti rifugiati climatici e dobbiamo individuare un percorso verso la salvezza.


L'Olocene è stata l'era geologica che ha preso avvio più di 10.000 anni fa, con condizioni climatiche favorevoli che hanno permesso la civilizzazione umana come la conosciamo. L'Antropocene è una nuova era geologica con condizioni ambientali che l'umanità non ha mai sperimentato prima. Purtroppo, la temperatura della Terra ora è più alta rispetto all'Olocene, a causa dell'anidride carbonica che l'umanità ha emesso nell'atmosfera bruciando carbone, petrolio e gas e trasformando indiscriminatamente le foreste e le praterie del mondo in fattorie e pascoli.

Nel nuovo ambiente le persone già soffrono e muoiono, ed è in arrivo molto di peggio. Si stima che lo scorso settembre l'uragano Maria abbia causato più di 4000 morti a Puerto Rico. Gli uragani ad alta intensità stanno diventando più frequenti e le forti tempeste stanno causando un numero crescente di inondazioni, per il maggiore trasferimento di calore dalle acque degli oceani la cui temperatura è in crescita, della più elevata umidità presente nell'aria più calda, e dell'aumento dei livelli del mare – il tutto reso più estremo dai cambiamenti climatici indotti dall'uomo.
Proprio il mese scorso, oltre 90 persone sono morte nella periferia di Atene a causa di un devastante incendio boschivo alimentato dalla siccità e dalle alte temperature. In modo analogo, quest'estate, enormi incendi boschivi stanno infuriando anche in altre località sempre più calde e quindi aride, tra cui California, Svezia, Gran Bretagna e Australia. L'anno scorso, il Portogalloè stato devastato. Quest'estate molto spesso si stanno raggiungendo temperature record in tutto il mondo.

Pura follia da parte dell'umanità l'aver oltrepassato i confini dell'Olocene, ignorando – come un soggetto di un film dell'orrore – tutti gli evidenti segnali di allarme. Nel 1972, i governi del mondo si sono riuniti a Stoccolma per affrontare le crescenti minacce ambientali. Nel corso della conferenza, il Club di Roma ha pubblicato The Limits to Growth, che ha introdotto per la prima volta l'idea di un percorso di crescita “sostenibile” ed i rischi derivanti dal superamento dei limiti ambientali. Venti anni dopo, i segnali premonitori si sono intensificati a Rio de Janeiro, dove gli stati membri delle Nazioni Unite si sono riuniti al “Summit della Terra” per adottare il concetto di “sviluppo sostenibile” e firmare tre importanti trattati ambientali con l'obiettivo di fermare il riscaldamento globale indotto dall'uomo, proteggere la biodiversità, e fermare il degrado e la desertificazione della terra.

Dopo il 1992, gli Stati Uniti, il paese più potente del mondo, hanno ignorato ostentatamente i tre nuovi trattati, suggerendo ad altri paesi che potevano anche allentare i loro sforzi. Il Senato degli Stati Uniti ha ratificato i trattati sul clima e sulla desertificazione, ma non ha fatto nulla per attuarli. Ed ha rifiutato persino di ratificare il trattato per proteggere la diversità biologica, in parte perché i Repubblicani degli stati occidentali hanno insistito sul fatto che i proprietari terrieri hanno il diritto di fare ciò che vogliono con le loro proprietà senza ingerenze internazionali.

Più di recente, il mondo ha adottato gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nel settembre 2015 e l'accordo sul clima di Parigi nel dicembre 2015. Ancora una volta, il governo degli Stati Uniti ha ignorato volontariamente gli OSS, collocandosi all'ultimo posto tra i paesi del G20 in termini di impegni attuativi del governo. E il Presidente Donald Trump ha dichiarato la sua intenzione di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul clima di Parigi il più presto possibile, nel 2020, quattro anni dopo l'entrata in vigore dell'accordo.

Il peggio deve ancora venire. L'incremento di CO2 provocato dall'uomo non ha ancora raggiunto il suo pieno effetto di riscaldamento, a causa del considerevole ritardo del suo impatto sulle temperature oceaniche. C'è ancora la possibilità che nei prossimi decenni si verifichi un ulteriore 0,5º Celsius circa di riscaldamento sulla base dell'attuale concentrazione di CO2 nell'atmosfera (408 parti per milione), ed un surriscaldamento molto più elevato di questo se le concentrazioni di CO2 continueranno a salire per il consueto business legato alla combustione di combustibili fossili. Per raggiungere l'obiettivo previsto dall'accordo di Parigi di limitare il surriscaldamento “ben al di sotto dei 2ºC” rispetto al livello preindustriale, il mondo deve passare decisamente da carbone, petrolio e gas alle energie rinnovabili intorno al 2050, e dalla deforestazione al rimboschimento e al ripristino delle terre degradate.

Allora, perché l'umanità continua a lanciarsi senza protestare verso una tragedia certa?
La ragione principale è che le nostre istituzioni politiche e le giganti corporation ignorano intenzionalmente i crescenti pericoli e danni. La politica riguarda il raggiungimento e il mantenimento del potere ed i benefici delle cariche, non la risoluzione dei problemi, nemmeno i problemi ambientali di vita e di morte. Gestire un'impresa importante significa massimizzare il valore per gli azionisti, non dire la verità o evitare grandi danni al pianeta. 

Gli investitori alla ricerca di profitti possiedono i principali media, o almeno li influenzano attraverso i loro acquisti pubblicitari. Pertanto, un piccolo ma molto potente gruppo perpetua un sistema energetico basato sui combustibili fossili a costo di pericoli crescenti per il resto dell'umanità oggi e in futuro.

Trump è l'ultimo “utile idiota” al servizio degli inquinatori, appoggiato dai Repubblicani del Congresso che finanziano le loro campagne elettorali con il contributo di soggetti colpevoli nei confronti dell'ambiente come le Industrie Koch. Trump ha riempito il governo degli Stati Uniti di lobbisti industriali che stanno sistematicamente smantellando ogni normativa ambientale alla loro portata. Più recentemente, Trump ha nominato un ex avvocato della mega inquinatrice Dow Chemical a dirigere il programma di pulizia di rifiuti tossici “Superfund” dell'Agenzia di Protezione Ambientale. Della serie la realtà supera la fantasia.
Abbiamo bisogno di un nuovo tipo di politica che inizi con un chiaro obiettivo globale: la sicurezza ambientale per le persone del pianeta, mediante il rispetto dell'accordo sul clima di Parigi, la protezione della biodiversità e la riduzione dell'inquinamento, che uccide milioni di persone ogni anno. La nuova politica darà ascolto agli esperti scientifici e tecnologici, non ai dirigenti d'affari egoisti ed ai politici narcisisti. I climatologi ci permettono di valutare i pericoli crescenti. Gli ingegneri ci informano su come effettuare la rapida transizione, entro il 2050, verso energia a zero-carbonio. Gli ecologisti e gli agronomi ci mostrano come coltivare di più e meglio colture su meno terra, mentre si finisce di deforestare e si ripristinano terreni precedentemente degradati.

Una politica di questo tipo è possibile. In realtà, la gente anela ad essa. La grande maggioranza della popolazione americana, per esempio,vuole combattere il riscaldamento globale, rimanere nell'accordo di Parigi, e abbracciare le energie rinnovabili. Eppure, fintanto che un'elite ristretta e ignorante condanna gli Americani e il resto dell'umanità a vagare senza meta nel deserto politico, è sempre più probabile che finiremo tutti in una terra desolata da cui non ci sarà scampo.

* Docente alla Columbia University - da ilsole24ore.com   Copyright project syndicate, 2018

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