Se
c’è un aspetto positivo nella trafila di continue elezioni locali ogni due mesi,
è che si comprende sempre meglio il pensiero degli elettori, travisato dalla
litania di chiacchiere, sondaggi, previsioni pre e post voto che ci sommerge. I
risultati di Sardegna, Abruzzo e adesso Basilicata risultano incomprensibili se
ci fermiamo solo ai commenti dei media.
Dunque
vediamo dai numeri veri cosa emerge dai risultati della Basilicata, che sono
particolarmente significativi.
1)
Incredibilmente
con la Basilicata le astensioni continuano ad aumentare: rispetto alle
regionali del 2019 sono ancora aumentate
di ben 4 punti. Per i Presidenti i votanti non sono il 49,8% ( che
comprende anche bianche e nulle ) ma 47,60% contro 51,49 del 2019
(-3,9%) cioè 282mila nel 2024 vs 296mila del 2019. Quindi altri 20mila votanti
in meno considerato che allora c’erano 5mila votanti totali in più. Per le
Liste sono il 46,50% contro 50,40 (13 liste vs 14 nel 2019 ). Cioè
53 elettori su 100 (contro 49 del 2019), non hanno votato per nessuno. Un dato
davvero impressionante, che sovrasta tutte le chiacchiere su chi ha vinto e chi
ha perso.
2)
Vi
do una notizia: il CDX ( o se preferite il destra-centro dei soliti tre +
listarelle di contorno ) ha perso voti, più di 10 mila (112mila nel 2024
contro 122mila del 2019 ). Grazie solo al sistema elettorale, non agli
elettori, ha vinto quindi il “campo largo di CDX “ con i nuovi alleati di
Calenda (Azione con 19 mila voti) e Renzi (Orgoglio Lucano con 18mila voti ).
Da notare che i due da soli in Sardegna con Soru, altro diversamente PD, non
avevano eletto nessuno e “ il campo giusto”, come lo ha chiamato Conte, ha
vinto.
In
Basilicata è rilevante in Azione il successo personale di Marcello Pittella
(7200 preferenze oggi, 8800 nel 2019 ) fino a 5 anni fa Presidente della Regione
come esponente di punta del PD, ( partito che fino ad allora aveva sempre
governato la Basilicata negli ultimi decenni ), messo un po' di lato per
qualche problema con la Giustizia.
Così
il neo vincitore Bardi II ha vinto con 153mila voti contro 114mila voti del
piddino Marrese (CSX + 5stelle). Il
Bardi I del 2019 aveva vinto con 125mila voti. In pratica con 283mila votanti e
286mila a casa i 38mila voti di Calenda/Renzi ( su 568mila elettori totali sono
il 6 % ) grazie al sistema elettorale sono
risultati determinanti per dare al vincitore il 60% dei 20 seggi.
3)
La
conclusione apparente che sembra ovvia ma
è sbagliata, è quindi quella che gli orfani di un PD “ piglia tutto e combina
nulla” si ostinano a riproporre sulle varie reti dei media con crescente
difficoltà di ragionamento: con questi sistemi elettorali ( quello delle
Regioni, a turno unico, è il più aberrante)
chi fa il campo più largo
vincerebbe ( e chi se ne frega di cambiare qualcosa di serio). Peccato
che non è così e la Sardegna lo smentisce: chi decide davvero sono le
sterminate divisioni dell’astensionismo, in particolare di “ astensionisti
militanti ” che a mio parere in Italia sono almeno un quarto del totale degli
astensionisti ( cioè 5-6 milioni di elettori).
Il
caso Sardegna, se ce ne era bisogno,
sembrerebbe proprio indicarci che non è così semplice. Il campo più
largo o più stretto è solo un illusione ottica per gli allocchi. Milioni di
elettori, delusi, incazzati o disperati, moderatamente ormai qualunquisti e a
modo loro populisti non si concedono più a nessuno dei soliti noti. Non votano
a destra (per fortuna), non votano a sinistra, se non sentono odore di novità
vere non votano neppure 5stelle come hanno fatto in massa fino al 2018. Da questo punto di vista “il
campo giusto” di Conte mi è sembrato particolarmente azzeccato anche se non mi
è chiaro quanti e quanto nel gruppo dirigente dei 5stelle hanno capito fino in
fondo i segnali di fumo degli elettori e le conseguenze che ne derivano. L’idea
che ci voglia una Alessandra Todde e il metodo sardo per vincere ad ogni
appuntamento elettorale ( seppure oggi per un pelo) fa impazzire tutti. Per primo
l’intero CDX che ha ben chiaro di essere una minoranza di sbruffoni che
sopravvive e vince confidando sulla volontà
prevalente nel PD di raggiungere l’obiettivo della eliminazione dei residui
5stelle, l’unica cosa che unisce tutte le sue componenti interne e i suoi fiancheggiatori
nei media.
4) Invece
di modificare gli indecenti sistemi elettorali del rosatellum e dei suoi
fratellini nelle Regioni e nei Comuni, anche il PD e i suoi gregari ( verdi,
sinistra, radicali ) dalla estinzione definitiva del grillismo immaginano di
riprendere un po' di ossigeno per
respirare. Per governare quando e con chi non è dato sapere.
Penso
da tempo che la formuletta per produrre
una alternativa nel nostro paese sia ormai quella del proporzionale con soglia
alta che porti al 20/20/10 (20% al PD, 20% a 5stelle o suo successore, 10% ai
rossoverdi o verdirossi (che è quello
che potenzialmente si esprime nella società italiana ma è soffocato da sistemi
elettorali e leader sciagurati ).
Se
continuiamo a stare invece dentro l’attuale schema di gioco, una visione miope
ed autolesionista dei gruppi dirigenti ma drammatica per il paese, a me sembra evidente che ci terremo la Meloni,
e la schiera di suoi alleati vecchi e nuovi che compongono il CDX, per i
prossimi 15-20 anni. Le imminenti elezioni europee sembrano confermare il mio
lagnoso pessimismo visto che si rischia che ben 5 liste, nessuna di centrodestra,
possano restare sotto il quorum del 4% (AVS di Fratoianni/Bonelli, Azione di
Calenda, Stati uniti di Europa di Renzi/Bonino, Pace e Terra di Santoro, Libertà
di Cateno De Luca e altri ).
*
Non si
può affidare a piccoli manipoli di portatori di voti i destini del paese, consegnarsi
a piccoli gruppi rappresentanti di grandi interessi privati e a volte anche
pubblici, simulando che tutto sia normale gioco democratico. Visto che ormai
stabilmente questo schema lascia fuori più della metà degli elettori a gradi
diversi estranei ad un gioco evidentemente truccato che esclude qualunque vero
progetto di cambiamento. Per la verità ci sarebbe da chiedersi cosa sarebbe
cambiato in Basilicata se invece di un CDX allargato avesse vinto un CSX annacquato
dagli amici di Renzi e Calenda. Sarebbe davvero bastato l’eventuale cambio di
faccia del Presidente per offrire (ad esempio sulla sanità, sull’assetto
energetico, sulla mobilità, sulla precarietà ) una alternativa alla Regione ?
Confermo
quanto ho più volte sostenuto: almeno al momento non c’è nessuna onda nera ne
vento di destra nel nostro paese. Ci sono ovvi rimescolamenti interni ma continua
a governare una minoranza che vince per mancanza di alternative
convincenti che portano ad una anomala valanga di astensioni. Il CDX ha
avuto il voto di 24 elettori su 100 alle Politiche del settembre 2022 e stragoverna solo grazie ai collegi
uninominali inventati dal rosatellum piddino. Il Bardi II della Basilicata
governerà con il voto di 22 elettori su 100 delle liste di CDX che diventano 27
su 100 con i voti del duo Renzi/Calenda.
Per
comprendere i segnali di fumo che il popolo delle astensioni invia è necessario
comprendere la condizione ed il ruolo del M5Stelle. Sono convinto che oggi i
sondaggi sovrastimino di molto, al contrario del passato, il voto attuale
previsto per i 5stelle. La Basilicata conferma la mia convinzione. I 4 sondaggi
ufficiali nella Regione davano ai 5stelle il 9,8/16/15,9/11 %. Dopo mesi di controversie
e l’accettazione alla fine per sfinimento del candidato proposto dal PD, i
5stelle hanno ottenuto il 7,7 % ( 20mila voti contro i 58mila delle regionali
del 2019 e i 139mila delle Politiche del 2018 ).
Al
contrario degli altri partiti, che per lo più si presentano e vengono
finanziati come aggregati portatori di
interessi ristretti ma ben rappresentati e sostenuti dai media e da storici
apparati organizzati, garanti della sostanziale immobilità dei rapporti di
forza nella società, il M5Stelle conserva ancora una potenziale enorme
elasticità nella rappresentanza ( in particolare nelle periferie, nel
precariato, fra i giovani elettori, fra le donne). Questa può variare
facilmente dal 5 % al 30% a seconda del territorio, della credibilità delle
figure, degli obiettivi, delle alleanze e del percorso preelettorale che determinano il grado di partecipazione o
astensione in ogni scadenza. Detto in sintesi un M5Stelle in funzione di
gregario in più al PD come altri, senza garanzie sulle persone, i ruoli e gli
impegni che si mettono in corsa, ha scarso interesse fra molti elettori. Questi
non dimenticano facilmente il deludente approdo al governo Draghi, il
trasformismo e la scissione Di Maio, il ruolo di guastatori di Renzi, Calenda e
buona parte del PD. Hanno abbandonato in massa i 5stelle ma in gran parte non
hanno cambiato voto e si rifugiano in un deluso spazio di astensionismo
militante.
Se oggi
non abbiamo il Salario minimo come nel resto di Europa, un decente Reddito di
Cittadinanza rivisitato e controllato, l’avvio di una credibile ed accettabile Transizione
ambientale, una Giustizia giusta ed efficiente, molti hanno chiaro che non
dipende certo dalla Meloni che ha solo seguito e potenziato l’onda di ostilità di
altri verso qualunque percorso riformatore di alternativa sociale e ambientale.
Il
M5Stelle nella versione 2.0 di Conte viene a volte accusato di trasformismo
perché avrebbe governato prima con la Lega poi con il PD. Accecati dalla
vetusta logica bipolare, dove due poli dovrebbero giustificare la propria
esistenza simulando uno scontro per rappresentare in gran parte gli stessi
interessi, sostenendo le stesse regole elettorali in un paese che è tutto
tranne che bipolare, l’esistenza dei 5stelle spariglia le carte. Nessuno si
sognerebbe in Germania di accusare di trasformismo i Verdi o i
Socialdemocratici che governano normalmente con interlocutori diversi il paese e i singoli
Lander a seconda dei rapporti di forza,
indicati prima dagli elettori, proponendo dopo un programma vero
di legislatura di compromesso con una perfetta rappresentanza
proporzionale e fenomeni di trasformismo molto rari.
Vivo in
una Regione dove la Giunta regionale di cdx e quella del capoluogo di csx potrebbero
senza grandi difficoltà unirsi, tanto è difficile percepirne le differenze
sulle questioni decisive ( clima, sanità, trasporti, precarietà, trasparenza). Ne
sanno qualcosa i tanti comitati e movimenti che trovano ben pochi interlocutori nelle istituzioni locali. E che
le istituzioni contino nella vita delle persone me lo ricorda anche una
singolare notizia uscita pochi giorni dopo il voto della Basilicata: secondo l’
undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile di ISTAT (Bes) l’ aspettativa di vita in buona salute è di 14
anni in meno in Basilicata ( e in Calabria)
rispetto a Bolzano.
leggi
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