29 novembre 2015

COP21, Naomi Klein: “A Parigi non si parlerà di ridistribuzione della ricchezza”



di Luca Pisapia *

Il documentario ambientalista prende il nome dal suo ultimo libro e sarà nelle sale italiane il 2 dicembre. E proprio domani si apre nella capitale francese la conferenza sul clima: “Quando entrano in gioco il potere dei soldi e la corruzione ogni paletto messo all'inquinamento risulta inefficace”, ha detto il regista e marito della scrittrice, Avi Lewis

 “Siamo una specie avida e ottusa, e se questo è vero non c’è speranza. Per fortuna però durante questo cammino ho incontrato persone che lottavano, e ho capito che il problema non sono gli umani ma una storia che siamo andati avanti a raccontarci per 400 anni. E questa storia è il capitalismo”. Non potrebbe essere più chiara Naomi Klein, la celebre autrice di No Logo, voce narrante di This Changes Everyting, documentario ambientalista che prende il nome dal suo ultimo libro e che sarà nelle sale italiane il 2 dicembre. Frutto di quattro anni di lavoro in giro per il mondo, racconta dalle battaglie contro l’estrazione di bitume nelle foreste del Canada, la fratturazione idraulica in Nord America, le centrali a carbone in India, le miniere in Grecia. Il documentario assume ancora più importanza in vista della conferenza sul clima Cop21 che si apre domenica a Parigi.

Proiettato ad Amsterdam sui muri di una vecchia centrale a carbone, ad Atene alimentato dall’energia cinetica delle biciclette, a Roma in anteprima nell’Aula dei Gruppi Parlamentari di Montecitorio alla presenza della presidentessa Laura Boldrini, che ha detto: “Alla Cop21 di Parigi dovranno essere gettate la basi per una possibile convivenza in questo pianeta”. Non è stato molto d’accordo il regista Avi Lewis, marito di Naomi Klein, che ha ricordato come a Parigi “non si discuterà nemmeno dei limiti di estrazione di energia fossile, che sono oggi il problema più stringente”. Sempre Avi Lewis a proposito della tragedia del climate change non ha lesinato critiche alla “mancanza di lungimiranza dei governi che parlano bene ma poi agiscono male”, e non si è nemmeno risparmiato una stoccata al governo italiano per le trivellazioni nel mare Adriatico.

Tra comunità di indigeni che lottano in nome di diritti ancestrali sul territorio e piccoli villaggi che si ribellano alla corruzione dei loro politici, il documentario ovviamente simpatizza con gli ultimi della terra, che sono poi i primi a subire le conseguenze della devastazione ambientale. “Crescita è il nome che più si avvicina oggi a una divinità globale. In nome di una cultura consumistica occidentale che sfrutta e inghiotte tutte le risorse della terra”, dice infatti Naomi Klein, che poi ricorda: “In Canada dove stiamo combattendo contro l’estrazione di bitume abbiamo scoperto che il governo sorveglia gli attivisti, una grave violazione dei diritti civili, e poi condivide le informazioni con le multinazionali. Ma nonostante ciò siamo riusciti a ottenere le nostre vittorie, come quando poche settimane fa Obama ha dovuto sospendere la costruzione della Keystone Pipeline, l’oleodotto che dal Canada doveva arrivare negli Stati Uniti”.

Per ogni vittoria locale però, c’è l’ennesima decisione presa a discapito delle popolazioni e delle loro battaglie. Per questo dice ancora Avi Lewis a ilfattoquotidiano.it: “Per ottenere dei risultati vanno abbattuti i pilastri centrali del neoliberismo, oggi in particolare quelle leggi internazionali che diventano lo strumento che permette agli investitori stranieri, e quindi alle multinazionali, di citare in giudizio un governo perché le sue leggi locali potrebbero privarli di guadagno. Ovvero il cuore di trattati come il ttip, tisa e ttp. Non è possibile che comitati di presunti esperti non eletti dalle popolazioni possano poi decidere in favore delle multinazionali e dei loro guadagni invece che della tutela delle persone e dell’ambiente. E’ la logica mortale del libero scambio”.

C’è poi un ultimo rischio, quello del cosiddetto capitalismo verde. “L’ideologia della crescita verde è una battaglia critica in termini di narrazione del problema, se vogliamo pensare di migliorare il sistema così come è o di cambiarlo – continua Avi Lewis -. I trattati oggi in vigore permettono alle grandi compagnie di continuare a inquinare, in cambio di piccole multe, e già le multinazionali si sono impossessate dell’economia delle energie rinnovabili. Il problema principale di conferenze come quelle della Cop21 di Parigi infatti è che non si tocca nemmeno lontanamente il problema della ridistribuzione della ricchezza, senza cui ogni paletto messo all’inquinamento risulta inefficace, perché poi entrano in gioco il potere dei soldi e la corruzione”.

* da ilfattoquotidiano.it  magazine  28 novembre 2015

12 novembre 2015

«laudato sì'». dopo il convegno, un documento e una mozione



Papa Francesco si rivolge al pubblico durante l'incontro con i movimenti popolari. L'enciclica «Laudato sì'». Fede, scienza, ragione: un'alleanza per il clima, la terra e la giustizia sociale«Laudato sì'». Dopo il convegno, un documento e una mozione

Due testi comuni siglati dalle realtà che hanno promosso il convegno del 4 novembre e che vogliono continuare il percorso di riflessione iniziato

DICHIARAZIONE COMUNE DEI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO:
«L’ENCICLICA LAUDATO SÌ'»
FEDE, SCIENZA, RAGIONE: UN'ALLEANZA PER IL CLIMA, LA TERRA E LA GIUSTIZIA SOCIALE

Noi, organizzazioni, movimenti, singoli firmatari di questa Dichiarazione, confrontandoci pubblicamente a Milano mercoledì 4 novembre 2015 in un incontro aperto ad ogni contributo, vogliamo richiamare l’attenzione sui principali contenuti di ordine culturale, sociale e civile dell’enciclica «Laudato sì’» al fine di trarne delle indicazioni operative su cui incentrare i nostri impegni futuri. Impegni tesi anche a ridare nobiltà alla partecipazione politica, intesa come l’agire per il bene comune. Senza sottovalutare gli altri temi di una enciclica che è una miniera ricchissima di suggestioni, quelli su cui si è concentrata la nostra attenzione possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

1. Il discorso di Papa Francesco è rivolto a tutti, credenti e non credenti, e non soltanto ai cristiani. È un discorso che riguarda la condizione umana in quanto tale.

2. È un discorso che riguarda tutta la Terra – tutto il creato – nel suo insieme: nella sua dimensione fisica, biologica, sociale, spirituale, affrontate nel loro inestricabile intreccio. Nessuna di queste dimensioni può essere affrontata senza tener conto dei nessi che la legano a tutte le altre.

3. In particolare, papa Francesco sottolinea come la vita e l’esperienza dell’essere umano siano inscindibili dal suo rapporto con l’ambiente fisico e con l’insieme dei viventi che popolano la terra. E viceversa. Questo segna l’abbandono di una visione antropocentrica che fa della specie umana la dominatrice dell’Universo: una concezione che ha caratterizzato gran parte della cultura occidentale nel corso dell’era moderna, influenzando gran parte del pensiero cristiano, soprattutto a partire dalla Riforma.

4. Scienza, religione e saperi popolari, compresi quelli dei popoli indigeni che colgono appieno l’integrazione con la natura, sono, su un piano di parità, modi di rapportarsi al mondo e al creato che non si escludono a vicenda; nessuno di essi può vantare una superiorità sull’altro. La loro conciliazione è un compito in continuo divenire.

5. L’Enciclica considera il vivente, il modo in cui la vita si riproduce e si rigenera, la fonte normativa delle regole che dovrebbero presiedere anche ai rapporti degli esseri umani tra di loro e con il loro ambiente; il che presuppone l’adozione di un sistema economico circolare, che non produce rifiuti, affinché gli scarti dei processi di produzione o di consumo ritornino all’ambiente in forme compatibili con la sua rigenerazione, oppure rientrino in un nuovo ciclo produttivo.

6. Lo scarto, quando è un residuo incompatibile con questi processi di rigenerazione, è la manifestazione principale e più evidente di un’economia di tipo lineare: un sistema che aggredisce le risorse della Terra per trasformarle, nel più breve tempo possibile, in materiali e sostanze inutilizzabili, inquinanti, che degradano l’ambiente e la vita. La velocità crescente imposta alla società dai processi di innovazione tecnologica ed economica, spesso in contrasto con i tempi della natura e della partecipazione democratica, rendono sempre più difficile sottrarsi a questo meccanismo.

7. Questo paradigma lineare non si applica solo alle cose, ma anche al vivente in genere e all’esser umano in particolare. La condizione dei poveri, degli esclusi, degli esseri umani sfruttati finché servono, finché sono produttivi o alimentano il consumo, per poi essere messi ai margini del consorzio umano, è la manifestazione, nel sociale, di un paradigma devastante che investe tutti i rapporti degli esseri umani tra di loro e con la Terra.

8. La povertà e l’emarginazione sono indissolubilmente legate all’aggressione alle risorse della Terra, ne sono una conseguenza diretta, mentre le diseguaglianze crescenti prodotte dal sistema economico e finanziario concorrono a loro volta a perpetuare questa aggressione perché privano i poveri e gli emarginati non solo dell’uso pubblico di beni comuni, come l’acqua, a seguito di insistenti e sempre più diffuse campagne di privatizzazione, ma anche della possibilità da parte dei meno abbienti di prendersi cura dell’ambiente in cui vivono e di custodire la Terra.

9. Le manifestazioni principali di questo squilibrio sono il ruolo assunto dal denaro come unico metro di misura di ciò che vale e merita di essere perseguito e il potere crescente della finanza, che, nella sua corsa all’accumulazione, non rispetta né l’essere umano né l’ambiente.

10. L’alternativa all’economia e alla società delle disuguaglianze e alla cultura dello scarto è la conversione ecologica; che ha una dimensione sociale fondata su un diverso paradigma energetico, sulla messa al bando del commercio delle armi e degli arsenali nucleari e sulla cura e sulla custodia della Terra, cioè su una produzione e un consumo sostenibili, che non intacchino il diritto di tutti i viventi e delle generazioni future a beneficiare di ciò che la Terra è in grado di offrire a chi la abita. Ciò riguarda in particolare il cambiamento climatico in corso e le sconvolgenti migrazioni provocate da guerre, desertificazioni e landgrabbing, tutti connessi alla rapina delle risorse. Ma la riconversione ecologica ha anche una dimensione personale nell’adozione di uno stile di vita fondato sulla sobrietà, sul consumo critico, sull’assunzione di una responsabilità nei confronti del prossimo e del vivente.

11. L’orizzonte culturale della conversione ecologica è dato da un’ecologia integrale, che non separa la difesa e la custodia dell’ambiente dalla cura per la condizione umana e dalla lotta contro l’ingiustizia e le diseguaglianze. E viceversa. Non si tratta solo di un approccio teorico, ma di un punto di vista intrinseco alla spinta dei popoli verso una società più giusta.

12.  La dimensione spirituale, ma profondamente radicata nella nostra condizione di abitanti della Terra, di questa conversione è la riconciliazione e la sintonia con tutto il vivente e con la bellezza e la dimensione estetica del creato, secondo quanto ci insegna il cantico delle creature di San Francesco.
MOZIONE DEI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO:
«L’ENCICLICA LAUDATO SÌ'»
FEDE, SCIENZA, RAGIONE: UN'ALLEANZA PER IL CLIMA, LA TERRA E LA GIUSTIZIA SOCIALE

Le associazioni, le cittadine e i cittadini che il 4 novembre 2015 hanno partecipato in questa sede a un primo confronto sui contenuti fondamentali dell'enciclica «Laudato si'» riconoscono il grande valore delle analisi e delle indicazioni programmatiche in essa contenute, e ne raccolgono l'invito a un impegno sempre più serrato in direzione della difesa della Terra, di tutto il vivente, della giustizia sociale e della lotta contro le disuguaglianze che affliggono soprattutto i più poveri.

Per questo, sulla base dei 12 punti indicati nella premessa, essi si impegnano a continuare su basi più operative in confronto iniziato oggi, riportandolo negli ambiti delle loro attività quotidiane e cercando ogni volta di tradurlo in iniziative pratiche di informazione, divulgazione, mobilitazione e aiuto reciproco.

Decidono fin da ora di partecipare e di promuovere la più ampia partecipazione possibile alle manifestazioni indette per il 29 novembre, per esigere che al vertice che si svolgerà a Parigi tra il 30 novembre e l'11 dicembre vengano assunti impegni vincolanti e rigorosi per contenere il riscaldamento del pianeta entro i 2 gradi centigradi, onde impedire che i cambiamenti climatici in corso assumano un andamento irreversibile e rovinoso per la sopravvivenza stessa della specie umana e di miliardi di altri esseri viventi su questo pianeta.

Si impegnano a proseguire, nelle forme che ciascuno riterrà opportuno, la battaglia per fermare la privatizzazione dell'acqua e concretizzarne il diritto all'accesso, come dichiarato dall'ONU, con l’assunzione nelle istituzioni internazionali di un Protocollo mondiale e di una Autorità mondiale, per impedire il consumo e lo spreco di suolo, contro le trivellazioni che perpetuano il ricorso alle energie fossili, per valorizzare pratiche agroforestali sostenibili e per imporre che anche dopo il summit di Parigi si continuino a perseguire impegni vincolanti ed efficaci per il contenimento delle emissioni inquinanti e climalteranti per la decarbonizzazione.

Esigono il riconoscimento alla protezione internazionale per chi fugge da disastri climatici, eventi meteorologici estremi, desertificazione, mancanza di terra, di cibo e di acqua. Nel contesto attuale è infatti ancor più tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale e che non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa.

Si riconvocano all'inizio del prossimo anno, in data da definirsi, per un confronto di carattere seminariale in cui presentare e discutere le buone pratiche in campo sociale e ambientale messe in atto nel corso del tempo e le modalità in cui ciascuna organizzazione, cittadino o cittadina ritiene possibile e produttivo portare avanti le indicazioni emerse dal confronto odierno.

Milano, Società Umanitaria, 4 novembre 2015

L'iniziativa è stata promossa da: 
Fondazione Casa della carità "Angelo Abriani”, Artigiani di Pace, A-Sud, Associazione Co-Energia - Progetti collettivi di economia solidale, Associazione Energia Felice, Beati i Costruttori di Pace, Comitati Chico Mendes, Comitato Milanese Acqua, Comitato per la Pace del Magentino, Contratto mondiale sull’acqua, Costituzione Beni Comuni, Ecoistituto Ticino, Forum Salviamo il Paesaggio, Noi Siamo Chiesa, Coordinamento Nord Sud del mondo, Zero Waste Italy.

da:  www.casadellacarita.org

8 novembre 2015

Gruppo Cinque Terre - ECOLETTERA 68/1 novembre 2015




editoriale: che succederà a Parigi ?

La Conferenza mondiale sul clima che si svolgerà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre, chiamata COP 21 perché è il 21° appuntamento annuale che fa seguito a quello inconcludente di Lima dell’anno scorso, si preannuncia davvero calda. Non per la temperatura, che certo sale lentamente e inesorabilmente grazie alle mancate scelte degli ultimi 20 anni, ma perché si sta esaurendo lo spazio per propinare l’ennesimo bluff agli abitanti del pianeta. Si tratta di capire se la rivoluzione necessaria, nella mobilità, nell’agricoltura, nel modo di costruire le abitazioni, nel recupero dei materiali, nelle grandi opere utili o inutili, nel pieno utilizzo virtuoso di scienza e tecnologia, nella direzione intrapresa dai paesi emergenti diventerà o no davvero il centro della discussione e soprattutto delle scelte concrete dell’incontro di Parigi. Oppure se gli avvoltoi dello status quo, che stanno calando su Parigi numerosi, ancora una volta svuoteranno l’incontro di qualunque vera decisione significativa; sarebbe una scelta ormai così intollerabile che più di uno fra i numerosi appelli mondiali resi pubblici in queste settimane parla apertamente di una politica criminogena, i cui ispiratori nel mondo economico-finanziario si assumono la responsabilità di veri e propri crimini contro le generazioni più giovani e quelle future del pianeta.  Il 29 novembre in molti paesi del mondo si svolgeranno centinaia di manifestazioni di protesta chiedendo che ancora una volta  da Parigi non escano più insignificanti documenti ma scelte, obiettivi e impegni veri di tutela del pianeta.
 A questo appuntamento sarà dedicato in prevalenza questo e il prossimo numero della ECOLETTERA.  

Speciale Clima  - COP 21 - dicembre 2015 a Parigi


La foto del giorno: il 29 novembre si manifesta in tutto il mondo contro la distruzione del clima e per un radicale cambiamento  nella tutela ambientale e sociale del pianeta  in previsione della Conferenza mondiale sul clima ( COP 21 ) che inizia a Parigi il 30 novembre.

10 motivi per cui il patto sul clima sarà una corazzata Potëmkin
La coalizione ambientalista che protesterà alla COP 21 analizza il testo diffuso dall’ONU che sarà la base del negoziato ONU sul clima.
Il testo base dell’accordo globale sul clima, diffuso dalle Nazioni Unite il 5 ottobre, è inaccettabile. Lo dice chiaro e tondo Maxime Combes, economista e membro di Attac France, organizzazione che insieme a 350.org ha promosso l’appello contro i crimini climatici. Il testo, 10 pagine, è suddiviso in 26 capitoli: molto più breve, dunque, delle bozze circolate dopo la COP 20 di Lima, tutte intorno alle 80 pagine. Secondo Combes, un accordo basato su di esso metterebbe in grave pericolo l’umanità, poiché non scioglierebbe i grandi nodi che da anni bloccano l’azione dei governi sul riscaldamento globale. L’economista e attivista ha spiegato il perché in 10 punti. «Per quanto incredibile possa sembrare – scrive Maxime Combes – gli obiettivi di riduzione delle emissioni dopo il 2020 che gli Stati erano invitati a rendere pubblici prima della COP 21 non fanno parte delle questioni oggetto di negoziato. Tali obiettivi, oggi non vincolanti e in gran parte inadeguati, non saranno rivisti al rialzo a seguito dei negoziati». La somma di tutte queste promesse è molto distante dall’obiettivo dei 2 °C di aumento massimo della temperatura media globale entro il 2100. Secondo tre differenti studi, il termometro salirà di 2,7-3,5 °C. Lo scarto fra gli obiettivi e le promesse non sarà oggetto delle trattative: verranno solo discussi i metodi (spesso molto diversi) che ciascuno Stato ha adottato per calcolare il proprio impegno sul clima. In pratica, spiega Combes, «si negozia il contenitore, non il contenuto»... (da rinnovabili.it ) leggi

COP 21: firmato l'appello di cardinali, patriarchi e vescovi di tutto il mondo

Cardinali, Patriarchi e Vescovi di tutto il mondo, rappresentanti le istanze continentali delle Conferenze episcopali nazionali, riuniti il 26 ottobre, in conferenza stampa presso la Sala Stampa Vaticana, hanno siglato un appello rivolto a quanti negoziano la COP 21 a Parigi, invitandoli a lavorare per l'approvazione di un accordo sul clima. Ecco le conclusioni: In rappresentanza della Chiesa cattolica dei cinque continenti, noi Cardinali, Patriarchi e Vescovi ci siamo riuniti per volere del segretario di Stato della Santa Sede per esprimere, da parte nostra e per conto delle persone che abbiamo a cuore, la speranza diffusa che dai negoziati della COP 21 di Parigi emerga un accordo sul clima giusto e giuridicamente vincolante. Avanziamo una proposta politica su dieci punti, formulata sulla base dell’esperienza concreta delle persone attraverso i vari continenti e associando i cambiamenti climatici all’ingiustizia e all’esclusione sociale dei più poveri e dei più vulnerabili dei nostri cittadini. ( da unimondo.org - fonte: Focsiv.it ) leggi

Fermate i crimini del clima: l’appello di 100 personalità globali

 La società civile raccoglie le forze per farsi sentire alla COP 21. Da Desmond Tutu a Vivienne Westwood, da Naomi Klein a Noam Chomsky, una chiamata all’azione contro l’immobilismo dei governi sul clima . Cento voci per una chiamata globale sul clima: attivisti, accademici, personalità provenienti dalla società civile di tutto il pianeta hanno lanciato una call to action globale in vista della prossima Conferenza delle Parti dell’ONU sul cambiamento climatico. “Siamo di fronte a un bivio - si legge nell’appello formulato dalla pubblicazione ‘Stop Climate Crimes‘, prodotta e diffuso dalle ONG 350.org e Attac France... ..nonostante gli avvertimenti del mondo scientifico, le lobbies dell’industria hanno rallentato il processo di transizione della società contemporanea, che ancora si trova in mezzo al guado..” prosegue l’appello. “ Decenni di liberalizzazioni del commercio e degli investimenti hanno indebolito la capacità degli Stati di affrontare la crisi climatica. Ad ogni passaggio, forze molto potenti, come le imprese petrolifere, le multinazionali dell’agrobusiness, le istituzioni finanziarie, gli economisti dogmatici, gli scettici e i negazionisti e i Governi alla mercé di questi interessi, mettono i bastoni tra le ruote o propongono false soluzioni. Ogni risposta concreta al cambiamento climatico minaccia il loro potere e la loro ricchezza, l’ideologia del libero mercato e le strutture e i sussidi che li sostengono e li giustificano».  ( da rinnovabili.it  ) leggi
 
Clima, teenager portano Usa in tribunale: “Non fanno abbastanza per l’ambiente”

Giovani e arrabbiati, gli adolescenti americani denunciano le politiche del governo. A Washington l'iniziativa è stata presa da ragazzi tra i 10 e i 15 anni. "Siamo noi quelli che dovranno vivere con gli oceani acidi, la temperatura della terra sempre più calda e i ghiacci che si sciolgono". Sarà la loro la generazione che più subirà gli effetti disastrosi dei cambiamenti del clima: così i teenager americani portano in tribunale gli Stati Uniti e il governo federale, accusati di distruggere il pianeta. ( da ilfattoquotidiano.it ) leggi

Il clima (e non solo) a Parigi

Il mondo arriva decisamente impreparato al prossimo vertice di Parigi (Cop21). Se i ripetuti allarmi di tanti scienziati, e non solo di quelli Ipcc (Intergovernmental Panel for Climate Change), ha fatto breccia sulla parte più avvertita, ma non certo sulla maggioranza, dell’opinione pubblica, inconsapevolezza e irresponsabilità dominano a livello planetario l’establishment politico. Il quale è stato sì edotto del problema e non può più far finta di ignorarlo (anche se al suo interno le lobby negazioniste continuano a esercitare una massiccia influenza); ma continua per lo più a trattare i cambiamenti climatici, che sono già in corso, come tutti possono constatare, e non riguardano solo un remoto futuro, come una “grana” di cui ci si deve occupare quando viene messo all’ordine del giorno, e che richiede tutt’al più qualche misura e qualche investimento ad hoc; non un cambiamento radicale, e in tempi brevi, di tutto l’assetto non solo economico produttivo ma anche sociale. ( Guido Viale da comune-info.net ) leggi

Energie rinnovabili: chi ne sminuisce la crescita?

L’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) creata nel 1974 è diventata una fonte ampiamente rispettata di dati energetici e analisi di scenari futuri. Ha una copertura mediatica enorme ed è come una bibbia per i governi di tutto il mondo. Stupisce allora che quasi dormisse quando si diffondevano inaspettatamente sul pianeta l’eolico e il solare. La IEA da proiezioni sottostimate rinnovabili vs. realtà. Se ne è scandalizzato un recente rapporto della Energy Watch Group (Ewg), un think tank indipendente con sede a Berlino. Con estremo dettaglio sono state riportate le installazioni effettive e il contributo alla produzione delle nuove fonti, che sono stati confrontati con le proiezioni al ribasso dell’Agenzia. Come si può vedere, l’Iea continua ad aggiustare le sue proiezioni di anno in anno, ma mai abbastanza da catturare la realtà. Addirittura, Weo 2010 prevedeva 180 Gw di capacità installata in solare fotovoltaico entro il 2024, senonché tale obiettivo è stato raggiunto nel mese di gennaio del 2015. ( Mario Agostinelli  da ilfattoquotidiano ) leggi

Svezia, primo paese libero dal petrolio

La Svezia vuole diventare la prima nazione del mondo a diventare totalmente fossil-free. L’ha annunciato il primo ministro Stefan Löfven alle Nazioni Unite. In concomitanza con gli imminenti incontri sul clima di Parigi (Cop21), la Svezia ha annunciato di voler accelerare il suo cammino verso le rinnovabili e contro i cambiamenti climatici. Per il 2016 hanno stanziato ben 546 milioni di dollari solo per incentivare fonti non fossili nel paese. In questo momento le fonti fossili generano il venti per cento dell’elettricità del paese, il resto viene da un mix di fonti rinnovabili, in particolare dall’idroelettrico, e dal nucleare. Ma le centrali nucleari chiudono perché ormai obsolete e gli svedesi hanno deciso di non costruirne più di nuove. Non solo: in Svezia hanno già chiuso centrali a carbone. Si investirà di più in solare ed eolico, ricerca di base ed infrastrutture, in aumento dei servizi di trasporto pubblico, miglioramento dello stoccaggio di energia, di sistemi di isolamento termico nelle costruzioni ed una rete elettrica più efficiente. Già nel 2016 gli stanziamenti per il solare aumentano del 800 per cento. ( Maria Rita D’Orsogna da  comune-info.net ) leggi 

Ecco quanto ci costano i rifiuti non differenziati

L’Italia non differenzia i suoi rifiuti e perde oltre un miliardo di euro. A confermarlo l’analisi di Althesys sulle percentuali di raccolta differenziata raggiunte dalle regioni italiane. Mentre la legge di stabilità del governo Letta introduce nuove tasse sui rifiuti, uno studio di Althesys – società di consulenza strategica che opera nel settore dell’ambiente – rivela che l’Italia nel 2012 ha perso 1,2 miliardi di euro per i mancati benefici da raccolta differenziata. Gli obiettivi di raccolta differenziata (Dlgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale”) prevedevano il raggiungimento del 65% di raccolta entro il 31 Dicembre 2012. Le uniche due regioni ad aver raggiunto gli obiettivi previsti sono Veneto e Trentino Alto Adige. Tutte le altre regioni hanno un tasso di raccolta differenziata inferiore al 60%. Sicilia, Calabria, Puglia e Molise sono le regioni con le percentuali di raccolta differenziata più basse. Oltre alla perdita di 1,2 miliardi di euro si potrebbero sommare anche le sanzioni previste dalla Commissione europea (28.090 euro da pagare ogni giorno con il rischio di una ulteriore maxi multa da 256.819 euro per ogni giorno di ritardo che il nostro paese accumulerà nel mettersi in regola). ( da ciaccimagazine.org  ) leggi


L’agonia dei diritti umani in Messico
   
Il 26 settembre scorso si è celebrato l’anniversario della scomparsa dei 43 studenti della scuola rural normal di Ayotzinapa un anno fa, quando vennero attaccati i due autobus su cui viaggiavano gli studenti. In occasione dell’anniversario, una moltitudine di manifestazioni sono state organizzate in tutto il Messico ed in centinaia di città del mondo. La versione ufficiale fornita dalla Procuraduría General de la República è stata infatti seccamente smentita dall’inchiesta, durata sei mesi, del Grupo Interdisciplinario de Expertos Independientes appartenenti alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani. Nel loro rapporto di 550 pagine presentato lo scorso 6 settembre, hanno infatti sottolineato come non vi sia alcuna evidenza scientifica della versione governativa che segnalava come gli studenti fossero stati detenuti dalla polizia di Iguala e Cocula per poi essere consegnati a sicari del gruppo di narcotrafficanti Guerreros Unidos. Questi avrebbero condotto gli studenti alla discarica di Cocula dove li avrebbero assassinati per poi darne alle fiamme i corpi. Le ossa sarebbero poi state sbriciolate e gettate in un fiume. Nessuna traccia di ciò è però venuta alla luce. Il rapporto degli esperti indipendenti sottolinea che per incenerire 43 corpi sarebbero state necessarie 30 tonnellate di legna, con un rogo che sarebbe dovuto durare per almeno 60 ore. La colonna di fumo si sarebbe levata fino a 300 metri di altezza, attirando l’attenzione delle località vicine. Niente di tutto questo è invece accaduto ed il rapporto sottolinea come siano state fatte sparire prove e gravi errori siano stati commessi nell’interpretazione dei fatti. Quanto accaduto ad Iguala testimonia lo stato di agonia in cui versano i diritti umani in Messico ( Michela Giovannini da unimondo.org ) leggi

L’Europa non finanzierà più la corrida

Il Parlamento europeo ha deciso di eliminare i fondi destinati agli allevamenti di tori per la corrida.  Purghe e droghe, colpi sui reni con sacchi di sabbia, limatura delle corna per amplificarne la sensibilità al dolore, trementina sulle zampe, vasellina negli occhi e sulle mucose del naso, spilli infilzati nei testicoli. Queste sono solo alcune delle torture cui vengono sottoposti i tori prima di entrare nell’arena per partecipare a quello che viene definito uno “spettacolo folkloristico e di interesse culturale”, la corrida. Fino ad oggi queste torture, inflitte ad animali erbivori dall’indole gentile e mansueta, venivano finanziate con i contributi dei cittadini europei. Ogni anno infatti la Comunità Europea stanziava ben 129,6 milioni di euro per gli allevamenti di tori da corrida in Spagna, Francia e Portogallo. Mercoledì 28 ottobre, finalmente, è arrivata la svolta. Con 438 voti a favore e 199 contrari, il Parlamento europeo ha approvato un emendamento che cancella i sussidi per gli allevatori di tori da combattimento. (Lorenzo Brenna da lifegate.it ) leggi

VIDEO ARCHIVIO

XVIII° festival cinemambiente: 6-11 ottobre 2015 a Torino   www.cinemambiente.it
In evidenza 4 film presentati al festival:

Human   Dopo Home il nuovo, grande capolavoro di Yann Arthus Bertrand per 3 ore presenta in decine di interviste commoventi le storie di persone nelle più diverse parti del mondo ed il loro rapporto con l’ambiente in cui vivono. vedi

10 Billion - Whats'on Your Plate? Nel 2050 la popolazione mondiale sarà di 10 miliardi di persone. Il documentario si inserisce nell’acceso dibattito sulla possibilità di garantire cibo per tutti con uno sguardo analitico che spazia dalla produzione alimentare alla distribuzione. vedi

Mare carbone Una donna torna nei luoghi dove affondano le sue radici e scopre che lì  intendono costruire una centrale a carbone vedi

I custodi dell'acqua Nella Carnia, remota area delle Alpi Orientali, l'intervento sulle risorse idriche locali, dettato da interessi economici esterni, smuove il senso di attaccamento al territorio. Due donne di generazioni diverse esprimono il loro legame all’ ambiente dove vivono. vedi


Il punto di vista  del Gruppo Cinque Terre:
 Documento annuale: Quello che possiamo fare ( Piero Aimasso - Anna Andorno - Giovanni Chiambretto - Maurizio Di Gregorio - Massimo Marino ) - 1 giugno 2015                                                                      

ECOLETTERA del Gruppo Cinque Terre vi segnala ogni 15 giorni interventi, documenti, appuntamenti, rimandando ai siti del gruppo o ad altri link
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