L’ennesima
smentita della neutralità della scienza. Lo scontro tra virologi però non si
placa Salvini convoca Zangrillo e altri in Senato e spacca la comunità
scientifica
di Andrea Capocci ( il manifesto 24 luglio 2020 )
«Il virus è
clinicamente morto», disse il primario del S. Raffaele di Milano Alberto
Zangrillo. Quella frase di fine maggio aprì la «fase due» degli esperti, da
allora divisi tra una maggioranza di «prudenti» e un’avanguardia di «ottimisti»
impegnati a contrastare le linee-guida del governo.
ZANGRILLO
CITAVA prove inequivocabili contenute in
uno studio in procinto di essere pubblicato, secondo cui tra aprile e maggio la
carica virale nei pazienti di Covid-19 in Lombardia era molto diminuita. Gli
autori principali di quella ricerca, i microbiologi Massimo Clementi e Guido
Silvestri, sono altri due «ottimisti». Silvestri è il sostenitore di un
«rapido, progressivo e convergente adattamento di Sars-CoV-2 all’ospite umano»,
che fa apparire ingiustificati il distanziamento e le mascherine.
Che il virus
diventi più innocuo non è escluso. Ma l’adattamento all’ospite può renderlo
anche più contagioso. Non rimaneva dunque che aspettare i dati di Clementi e
Silvestri. Dopo tanti annunci, lo studio è stato ora pubblicato sulla rivista
Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, non autorevolissima ma amica visto
che nel comitato editoriale figura un altro degli autori, Giuseppe Lippi
dell’università di Verona.
SORPRESA: I
DATI dicono esattamente il contrario di
quanto sostengono gli ottimisti. È vero che nei casi positivi si osserva una
carica virale inferiore rispetto ad aprile, ma questo non è dovuto
all’indebolimento del virus: «i casi più recenti sono stati infettati da una
carica virale più bassa grazie al distanziamento sociale, al lavaggio delle
mani e all’uso delle mascherine». Il virus, invece, è sempre lo stesso, «in
assenza di dati molecolari confermati su mutazioni del genoma virale». In altre
parole, il virus è ancora pericoloso e ogni imprudenza potrebbe costarci cara.
LA «GUERRA
DEI VIROLOGI» è finita in
una bolla di sapone. Ma ha lasciato strascichi nell’opinione pubblica. Chi ha
osservato la vicenda attraverso i media ha avuto l’impressione di una comunità
scientifica litigiosa i cui consigli vanno presi con le pinze. Oppure, peggio,
molti hanno iniziato ad ascoltare solo l’esperto che più asseconda il proprio
punto di vista: dal legittimo desiderio di riaprire i ristoranti a quello,
altrettanto comprensibile, di tenere chiuse le scuole a settembre per ragioni
di sicurezza. Ogni tipologia sociale ha l’esperto giusto a cui affidare i
propri like.
QUAL È LA
POSTA IN GIOCO nella
competizione mediatica tra gli esperti? L’esposizione televisiva oggi non serve
solo a titillare la vanità degli scienziati, ma influenza direttamente
programmi di ricerca e politiche sanitarie. Grazie al battage sui media e in
rete sono nate sperimentazioni farmaceutiche, consulenze strapagate, persino
carriere politiche.
Come hanno
intuito i politici più attenti nel fiutare il vento, la diatriba tra virologi
coagula sensibilità più ampie da trasformare in bacini elettorali. Ecco perché
il 27 luglio in Senato sarà Matteo Salvini ad aprire il convegno «Covid-19 in
Italia. Tra informazione, scienza e diritti». Con lui tutti i big del partito
degli ottimisti: dai citati Zangrillo e Clementi a Maria Rita Gismondo e Matteo
Bassetti (in febbraio paragonavano il Covid-19 all’influenza) fino al virologo
Giulio Tarro, secondo il quale le mascherine «ormai non servono più».
Attesi due
habitué delle risse tv, come Vittorio Sgarbi e Paolo Becchi. Sulla locandina
figura anche Guido Silvestri, altro «ottimista». Invece ha declinato l’invito
contro ogni strumentalizzazione politica, sollecitando a fare altrettanto i
suoi soci del «Patto trasversale per la scienza»: è l’associazione fondata
insieme al virologo-star Roberto Burioni per «la promozione e la diffusione
della scienza e del metodo scientifico sperimentale in Italia», cui aderiscono quasi
tutti gli scienziati citati.
Clementi e
Bassetti invece da Salvini ci andranno eccome. «Sono un uomo libero e nessuno
mi può impedire di accettare un invito a parlare di argomenti scientifici»,
dice Bassetti. Aveva pure diffidato Sgarbi dal nominarlo per non ridicolizzare
il messaggio «ottimista», ma adesso pur di sedersi accanto al critico d’arte
lascerà Silvestri. Anche Clementi è pronto a uscire dal Patto. Che a sua volta
subisce le stesse accuse di parzialità, da quando il presidente Pierluigi Lopalco
si è dimesso per candidarsi in Puglia a sostegno di Emiliano
.
«IL
PROGRESSO della Scienza è un valore
universale dell’umanità, che non può essere negato o distorto per fini
politici» scrivono quelli del Patto. Invece, l’incidente segna l’ennesima
smentita della neutralità della comunità scientifica: gli esperti si dividono
pure quando i dati, come quelli sul virus, metterebbero tutti d’accordo. Può
capitare, perché il metodo scientifico aiuta, ma non basta per calcolare il
giusto rapporto tra scienziati, politica e società.