di Massimo Marino
Dopo un anno di confronti, più o meno riservati e dietro le
quinte, e spargendo una grande nebbia mediatica perché non si capisse di che si
discuteva, PD e PDL hanno di fatto concluso che nessuna delle varianti
rispetto al porcellum, elaborate con la
fantasia degna di un poeta medioevale, poteva azzerare la possibile presenza in Parlamento, allora ben più di oggi
sottovalutata, di un gruppetto di grillini e di eventuali altri eversori
dell’ordine costituito. Veri
rompiscatole in un Parlamento delle
larghe intese. Così hanno concluso che il porcellum in definitiva andava
benissimo ad entrambi. Il PD, in particolare nella fase finale, malgrado un po’
di pressing di Napolitano, ha tenuto duro immaginando che il capolavoro di
Calderoli andasse benissimo. I sondaggisti di famiglia davano
rassicurazioni.
Il porcellum, per quanto favorisca alla grande i due attori principali è una brutta bestia,
dai più incompresa, che genera quattro
bei porcellini, con il rischio però,
puntualmente verificatosi , che partorisca porcellini ciechi.
Il primo porcellino
è l’abnorme premio di maggioranza che dà alla Camera ( il 55%) indipendentemente
da quanto la coalizione o partito
vincente ottengono; la cui conseguenza è la istituzionalizzazione del trasformismo per cui liste diverse, spesso anche inventate, si
coalizzano insieme per usufruire del bonus ( quorum 2% o meno e in aggiunta con bonus invece del 4% ). Salvo poi ridividersi dal
giorno dopo il voto o cambiare casacca in libertà. Da qui nascono le 35-40
liste e listarelle che trasformano le schede elettorali in lenzuoli e i quasi 250 eletti ( su un
migliaio di onorevoli ) che nel corso dell’ultima legislatura hanno cambiato,
anche più di una volta, la propria vocazione ideologica. Alla faccia della
stabilità e della apparentemente vituperata frammentazione.
Il secondo porcellino
è il bonus che i due partiti si regalano
a vicenda al Senato dove il premio (sempre 55% ) è dato regione per regione e
il quorum è ancora più pagante. Semplificando: 3% se ti coalizzi, 8% se non lo fai : quindi dove
perdo io il bonus lo prendi tu e viceversa; e chi vuole partecipare al banchetto va con
uno dei due, o una volta con l’uno e la volta dopo con l’altro. L’UDC di Casini
è stato un gioiello di questo aristocratico esercizio della democrazia corretta
all’italiana.
Il terzo porcellino
partorito sono i rimborsi elettorali: li
prendevano tutti, anche senza eletti, a partire dal 2%; e per tutta la
legislatura anche se questa non andava a termine (Sinistra arcobaleno , Verdi e
compagnia varia hanno abbondantemente attinto ) . Solo recentemente è stato
introdotto il requisito di avere almeno un eletto da qualche parte.
Il quarto porcellino, forse
quello meno importante ma il più
discusso e più gettonato, riguarda le liste bloccate senza preferenze;
discussione infinita e infondata, soprattutto per chi non ricorda o è troppo
giovane, quanto le preferenze sono state lo strumento principale delle
infiltrazioni mafiose in quasi tutti i partiti fino alla fine degli anni ’90 e
oltre. E non c’è soluzione definitiva al
problema; se un partito è pulito lo strumento delle primarie, possibilmente
regolate per legge, attenua il problema ma
si tratta di definire per legge regole generali di funzionamento trasparente
dei partiti . Quelli attuali non lo
faranno mai.
Fra porcellum e mattarellum
( che esattamente al contrario di quanto si pensi ha introdotte per primo le liste bloccate ) ,
le differenze sono minime. Entrambi, in
forme diverse e complicate, raggiungono lo stesso scopo: la disgregazione del
sistema proporzionale. Che faceva proprio il principio basilare della democrazia rappresentativa
a cui si ispira la Costituzione, che si può sintetizzare: un voto vale uno; a
prescindere dal risultato del partito a
cui lo si dà. Un principio che può
essere ragionevolmente corretto con l’unica varante di introdurre due limitazioni: il quorum (esempio 5% ) al di sotto del quale non si ottengono
seggi ( ne tantomeno rimborsi di alcun tipo), e alcune semplici regole che disincentivino il
passaggio da un partito all’altro in corso d’opera.
Il sistema proporzionale
corretto vige in Germania ( in tutti i
livelli istituzionali ) e con alcune varianti in parecchi altri paesi, e funziona
benissimo. Produce stabilità, riduce e stabilizza il numero di partiti, ridà
valore al confronto e allla mediazione seria sui programmi, azzera trasformismo e
corruzione nel sistema politico. Si
potrebbe introdurre facilmente correggendo il porcellum in due punti:
eliminando totalmente il premio,
introducendo un unico quorum al 5% su base nazionale per tutti, alla Camera e
al Senato. E a quel punto, e solo a quel
punto, è anche ragionevole una
riduzione, magari di un terzo, dei
membri delle due camere. Lasciando ai
singoli partiti l’indicazione non costrittiva del loro leader parlamentare (
eventuale premier ) ed eventualmente,
indicati i capilista di collegio ( i leader territoriali ) lasciando alle
preferenze la definizione di tutti gli altri eletti fra quelli candidati attraverso le primarie, magari in ordine alfabetico. Nel giro di due passaggi,
forse già al primo, i partiti si ridurrebbero, e stabilmente, a non più di cinque-sei.
Perché non si fa? Perché i due partiti principali ( fino ad oggi
PD e PDL ) perderebbero insieme un numero di eletti corrispondenti a circa 6-7
milioni di voti che gli elettori assegnano ad altri partiti ma che vengono non solo resi nulli ma
attribuiti di fatto a loro stessi ( oggi almeno 200 seggi in regalo fra Camera e Senato ).
Ed anche perché, con una cortina mediatica diffusa da servili
imbonitori nelle redazioni dei media, funzionari di partito e intellettuali
dimezzati ( rigorosamente ben distribuiti a destra e a sinistra ) si inventano
le più strampalate argomentazioni a favore dei pregi inesistenti ( tranne che
per i soliti due ) dei variegati artifici dei sistemi maggioritari. L’ ultima e
più micidiale pensata è l’introduzione dei collegi uninominali a doppio turno (
un vero superporcellum) con i quali , allo stato di oggi, due terzi degli elettori
potrebbero tranquillamente stare a casa. E’ successo in Francia con Hollande,
che ha la maggioranza assoluta in
parlamento con i risultati più bassi dei socialisti dal dopoguerra. Ed è esattamente la proposta
consegnata alle segreterie del Senato da tempo dai nostri Dalema, Finocchiaro e
Bersani, con il fondamentale contributo
professionale di Violante.
Ai quali, nella loro irresponsabile supponenza, sfugge che in tempi di crisi la proposta potrebbe,
in qualsiasi momento, consegnare il paese al Berlusconi , al Le Pen, al banchiere
di turno ( magari al Monti di turno fulminato da un improvviso colpo di fulmine
per l’amico Berlusconi ) , ai quali i porcellini ciechi, e possibilmente
stupidi, vanno benissimo.