11 luglio 2023

Alternative senza Alternativi ?

di Massimo Marino

- Tre mesi fa sostenevo in un intervento ( qui ) che nelle elezioni politiche dello scorso settembre non c’è stata nessuna vittoria travolgente del CDX  che con 12,9 milioni di voti su 50,9 mil. di aventi diritto al voto ha preso circa gli stessi voti  del 2018 quando trionfarono e dilagarono al sud i 5stelle con una partecipazione al voto più  alta. Facendo le proporzioni più esattamente forse il CDX lo scorso settembre ha preso qualche decina di migliaia di voti in meno del 2018. Invece  ci sono stati circa 5,5 mil. di astensioni in più. In totale il nuovo Parlamento eletto, con riferimento ai reali seggi alla Camera, è stato votato da 26,2 mil. di elettori. Altri 3,2 mil.  hanno votato piccole liste che, come prevedibile, non hanno eletto nessuno.

Nessuna onda nera, per il momento nessuna Italia che si sposta a destra, nessun trionfo meloniano. Certo alcuni milioni di voti si sono spostati, perlopiù’ dalla  Lega a FdI.

Invece un bel po’ di elettori, circa 22 milioni,  ragionevolmente in maggioranza poco amanti delle destre, hanno rinunciato comunque a votare. Un quarto di loro erano nella impossibilità di farlo, gli altri per la chiara volontà di non dare più fiducia a nessuno. Va ricordato che sebbene in un quadro diverso il CDX in altre  fasi storiche aveva ottenuto risultati ben maggiori, fino ai 17 mil. di voti nelle elezioni del 2008 ( le prime delle  tre con il porcellum).

Ritenevo che valesse la pena di pensarci su’ perché in fin dei conti la forza dei numeri reali rottamava in un colpo solo la montagna di chiacchiere che ci sommergono da sei mesi con la parvenza di analisi, con le quali sociologhi , filosofi, editorialisti, frequentatori e conduttrici di talkshow, ci spiegano il loro punto di vista, viziato da un forzato bipolarismo, in parti uguali ben orientato di qua o di là a seconda del proprio editore o padrone. Una montagna di chiacchiere senza fondamento che però da destra e da sinistra convergono silenziosamente su un punto: tutto quello che contraddice una forzata interpretazione bipolare e vuole sostenere magari in modo incerto una alternativa riformatrice della società italiana deve essere cancellato. Piccolissimo esempio recente: la nota conduttrice tv delle otto e mezzo, ex parlamentare europea molto  benestante, sempre accorta nel garantire “ pluralismo”, da alcune settimane cita la Schlein tutte le sere definendola  “la leader delle opposizioni” e ha già proclamato l’appuntamento delle elezioni europee del 2024 quello in cui “ si vedrà se gli italiani sceglieranno Meloni o Schlein”.

Un amico, più rigoroso di me ( che pure non scherzo nello spaccare il capello in quattro ) mi ha fatto notare che però nelle mie riflessioni, che hanno lasciato parecchi perplessi, mi ero fermato a metà strada. Se si ricalcolano i seggi in modo proporzionale ai voti reali, senza uninominali, considerando anche il necessario quorum al 5 % ( cioè all’incirca come si vota in Germania, all’incirca come si vota alle elezioni europee, come proposto dai 5stelle da sette anni, come vorrebbe un sistema decentemente rappresentativo che eviti le truffe bipolari ma eviti anche un proporzionale puro), il CDX non avrebbe alcuna maggioranza ( che alla Camera è 201 seggi ). Senza il premio degli uninominali si sarebbe probabilmente fermato a 190 seggi, quelli che gli elettori gli hanno dato. Un'unica lista fra Sinistra-Verdi (Fratoianni-Bonelli) e Unione Popolare (De Magistris e altri), superando la gestione famigliare di questi partitini, avrebbe decisamente superato il 5% forse facendo emergere un vero quarto polo stabile. La mancanza del solito ricatto del voto utile avrebbe favorito di alcuni punti i 5stelle ( credo a discapito del PD che sarebbe forse passato da secondo a terzo partito). Sono convinto che un voto più libero avrebbe ridotto l’astensionismo, di certo a sfavore del CDX. Tralascio infine l’argomento, oggi del tutto improponibile, che la somma di tutti i quattro perdenti (PD-M5S-SIEV-AZIV) avrebbe permesso una ipotetica maggioranza alternativa al CDX.

Dunque dopo un conteggio più veritiero possiamo dichiarare senza ombra di dubbio che il vincitore delle elezioni di settembre non è stato il  CDX ma il Rosatellum, l’ultimo dei tanti sciagurati sistemi maggioritari,  inventato poco prima  del 2018 dal PD di Rosato ( oggi renziano) per fermare i grillini e imporre così agli elettori un forzato bipolarismo. Non ha fermato i grillini nel 2018 ed ha regalato l’Italia al destra-centro nel 2022.

Sto qui sostenendo che con un diverso sistema elettorale (meglio rappresentativo della volontà dei votanti) si sarebbe ottenuto un risultato completamente diverso, se non addirittura opposto. Ci rendiamo conto che vuol dire ?

- Per spiegare il trionfo del CDX ( che invece almeno finora  non c'è mai stato), la sconfitta del CSX ( che nella versione PD e gregari avviene da decenni ), il tracollo del terzo polo M5S ( obiettivo principale degli uni e degli altri) fioriscono da mesi  le più complicate e inattendibili teorie a destra e a sinistra,  che pur se insostenibili occupano i media. Sono le chiacchiere che poi sentiamo al bar o su cui ci accaloriamo a litigare con gli amici.

Nel campo di destra vanno per le spicce: vinciamo perché la maggioranza degli italiani ci dà fiducia e la sinistra non li difende. Creano così un ottimo clima bipolare da stadio dove solo gli elettori tifosi esistono e gli altri non contano, tipo curva nord e curva sud. Fanno finta di non vedere che 75 elettori su 100 nel settembre 2022 ma anche nelle varie successive elezioni locali non hanno  votato nessuno del CDX. L’astensionismo non preoccupa, anzi è gradito poiché alimenta il brodo di cultura del bipolarismo, del presidenzialismo e dell’autoritarismo in nuce.

Nel campo di sinistra vige il più totale stato confusionale che ha contagiato anche i suoi influenzer sui media, che da mesi vivono nell’indigenza culturale più totale pervasi da dubbi laceranti: negli ultimi dieci anni abbiamo massacrato troppo grillini e contiani? abbiamo sovrastimato la sinistra di destra confindustriale di Renzi e Calenda? basterà la Schlein per radere al suolo gli ultimi giapponesi grillo-contiani del sud Italia e poi rimandarla a casa? possiamo avallare davvero una finta transizione ecologica che sostiene in silenzio il  ponte di Messina, il ritorno del finanziamento pubblico  ai partiti, le auto elettriche che vanno a carbone, gas, e gasolio,  il riarmo richiesto dalla Nato, le centrali nucleari, una nuova ondata di grandi opere, tutte scarsamente  utili e poco sostenibili, utilizzando a debito fondi europei che dovrebbero al contrario avviare una vera conversione ecologica, di cui non si vede traccia, per salvarci dalla crisi climatica?

Nel campo grillino insieme allo sconforto vige un senso di fatalismo. Il dramma è che prima di capire le ragioni per cui sono stati decimati, una schiera per volta a partire dal  2017, parecchi non hanno compreso perché hanno vinto dal 2011 in poi. Una forza che si dichiara alternativa (anticorruzione, anticlientele, antifinanziamento pubblico, antiprecarietà, antipovertà, antiinquinamento, anti crisi climatica, antirazzista, antimilitarista etc..) non può reggere lo scontro senza dotarsi di una vera leadership collettiva nazionale e regionale, di una forma organizzativa che permetta e allarghi  la partecipazione popolare ad azioni concrete di solidarietà e tutela ambientale nel territorio, di una adeguata elaborazione interna,  di forme di selezione degli eletti che non sia casuale. Non può produrre a getto continuo opportunisti, transfughi e cambia casacca in tutte le direzioni ( davvero proprio tutte!) fino ad arrivare al suicidio collettivo di 60 parlamentari finiti nel buco nero della storia insieme a Di Maio. Dopo il Bersani delle privatizzazioni, il Renzi del JobAct, il Letta oleogrammatico, dopo le cento rifondazioni annunciate della sinistra e dell’ambientalismo durate un attimo, il disastro grillino lascia una moltitudine di elettori infuriati e potenzialmente astensionisti per tempi che prevedo lunghi.

Intanto per ogni “anti” serve una creativa e originale elaborazione di “per“, che nelle istituzioni come fuori, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione, fino all’uso ben ponderato degli strumenti referendari, imponga nei media il proprio ordine del giorno per un credibile percorso riformatore che trovi l’attenzione della maggioranza della società. Non vedo tracce di questa conversione e l’impegno di Conte e alcuni altri nella ridefinizione dei gruppi e coordinatori regionali e locali ha modeste connotazioni tradizionali e forse arriva tardi. Il tutto resta comunque sempre concentrato in una ristretta visione parlamentare. L’alleanza sociale che si era aggregata fra il 2013 e il 2018 si è disgregata.  Milioni di elettori che negli ultimi venti anni hanno votato di tutto, dal centro alle sinistre più o meno moderate o estreme, dai verdi ai radicali ai dipietristi e vendoliani, hanno infine dato piena fiducia al movimento di Grillo, magari mantenendo inalterate pregresse connotazioni ideologiche. La delusione è stata forte perché per molti elettori l’abbandono degli impegni promessi non ha trovato giustificazioni.

- Sono sempre più convinto  che una alternativa riformatrice della società italiana che riequilibri l’ingiustizia sociale e garantisca una vera conversione ecologica richieda la formazione di un movimento politico di centro radicale che abbandoni esplicitamente gli schemi destra sinistra e si rivolga alla maggioranza degli elettori. Dopo Alex Langer 30 anni fa riflessioni serie sul tema se ne sono viste poche. L’autonomia, soprattutto dei contenuti, non preclude la possibilità di alleanze contingenti, che non hanno  il centro della propria azione soltanto in Parlamento.

C’è una banalità diffusa da anni  che ritiene la sinistra in crisi perché non è abbastanza di sinistra. Altri che di norma popolano la ZTL delle città pensano che bisogna togliere voti e isolare la  destra spostandosi a destra. Alcuni provano a riproporre un centro moderato autonomo che in questa fase storica non ha elettori.  In un paese dove il CDX ha preso 12,9 milioni di voti, tutti gli altri almeno 16,8 mil e quasi 22 mil di elettori non danno fiducia a  nessuno non vi sembra che stanno dando tutti i numeri e non abbiano la minima idea sul che fare?

Un Movimento di alternativa riformatrice, saldamente collocato al centro del sistema politico ed anche e soprattutto al centro della struttura sociale non ha solo l’obiettivo di salvarci dalla  crisi ambientale, di tutelare gli ultimi e combattere mafie e corruzione. In realtà  deve riaggregare parti diverse della grande maggioranza della società in una nuova convivenza sociale plurale dove le  diversità possano convivere riequilibrando disuguaglianze, interessi e culture diverse e contrastando la tendenza alla disgregazione e frammentazione sociale che oggi, come in altre parti del mondo, sembrano prendere il sopravvento.  Un progetto del genere non mi sembra di sinistra né di destra  ma deve osservare anche quanto della sinistra e della destra  sia  accettabile e utile per promuovere una virtuosa convivenza sociale. Serve una grande radicalità riformatrice e una decisa ostilità verso l’estremismo ideologico, che sia di destra o di sinistra.

- La sfida della conversione ecologica e i modi per vincerla, che piaccia o no è il tema epocale sul quale si misurano le difficoltà dell’intero sistema politico. La battaglia contro i negazionisti climatici mi sembra sia finita almeno dieci anni fa ed oggi la crisi climatica e la sua accelerazione sono evidenti a tutti. Anche gli effetti della crisi con la responsabilità delle fonti fossili e la necessaria decarbonizzazione dell’economia sono ormai evidenti all’intero mondo scientifico e la importante raccolta di interventi di cento scienziati diffusa con l’ultimo libro di 700 pagine pubblicato da Greta Thunberg ( The climate book ) sono più che esaurienti per chiudere l’argomento. Insomma l’ambientalismo come la sinistra nella forma che avevano il secolo scorso secondo me hanno esaurito il loro percorso storico.

Non a caso in quegli ambiti negli ultimi decenni non è emerso un solo leader, un solo movimento  politico di un qualche rilievo. A parte in Italia Langer 30 anni fa ed una ragazzina svedese 5 anni fa. E il primo movimento di tipo nuovo è  stato praticamente raso al suolo.

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Il vero terreno di scontro oggi sta più avanti e riguarda esattamente i progetti concreti  di transizione per avviare una reale alternativa di conversione che sia fattibile e comprensibile, che sia accettata e sostenuta dalla maggioranza, in grado di invertire gradualmente la crisi in una logica planetaria. Per me i terreni dove lo scontro è inevitabile, sono sempre i soliti:

1) Rimettere in discussione l’intero sistema delle regole elettorali ripristinando sistemi proporzionali con quorum almeno del 5%, anche a livello regionale e comunale cancellando la possibilità di modifiche da parte delle singole Regioni che non ha nessuna giustificazione. Possiamo fare riferimento alle regole semplici delle elezioni europee ed al sistema vigente in Germania ed in alcuni altri paesi. Esprimere il proprio voto deve ridiventare un diritto credibile per tutti. Nel 1968 , l’anno dei cosiddetti movimenti, votava il 98% degli elettori.

Bisogna affrontare tecnicamente il voto a distanza per superare  l’astensionismo obbligato. Sono perplesso sul voto per posta e non mi sembra impossibile permettere il  voto dove si ha momentaneamente domicilio. Non succede nulla se i risultati definitivi del voto si hanno 48 invece di 24 ore dopo.  Ma prima di tutto serve promuovere una campagna per un radicale Election day concentrando qualunque tipo di scadenza elettorale, referendum compresi, in una sola data annuale prestabilita ( ad esempio nella prima parte di novembre come in altri paesi).

2) sostenere  davvero la conversione energetica mutando la gran parte della produzione elettrica verso le tre principali fonti di rinnovabili ( eolico, solare, idrico) rimuovendo tutti gli ostacoli posti dalle multinazionali (in Italia l’ENI prima di tutti) alla diffusione nelle abitazioni e nelle attività produttive di tecnologie a basso consumo, basso costo e dispersione basate su rinnovabili. Le nuove abitazioni vanno concepite in modo da essere autosufficienti  per i consumi energetici.

3) ridurre in tutti i modi le auto circolanti nelle medie e grandi città riconoscendo  che la mobilità prevalente deve essere quella dei vettori di trasporto collettivi e  dedicati cioè le reti metropolitane nelle loro diverse tecnologie (metro, metro leggero, treni urbani) a cui vanno rivolte tutte le risorse. Tutto il resto, compresi bus tradizionali, elettrici e tram vengono dopo e sono utili solo a breve termine. Le strade devono essere svuotate dalle auto se non sono indispensabili, pedonalizzate ovunque possibile. Anche la riduzione della velocità a 30 all’ora mi sembra un palliativo che crea solo ostilità, non è la direzione corretta per ridurre gli incidenti. La rete metro ( ne servono 1000 km e su questo vanno concentrate le risorse) deve essere concepita come un vettore di lungo percorso che deve estendersi al di fuori dei centri urbani fino alla prima cintura dove di solito nasce il traffico. Fin dove è possibile  si va a piedi, in bicicletta, in risciò e monopattino. In prospettiva rete pubblica collettiva, biciclette e pedoni devono muoversi su tre vettori separati e tutti prevalenti su quello delle auto che devono diventare marginali. L’auto è indispensabile per alcune categorie  di anziani, nei percorsi complessi, per il trasporto di famiglie numerose o con ingombranti pesanti. Abbandonare l’auto non può essere un sacrificio ma una allettante possibilità: vuol dire  risparmiare un sacco di  soldi, di tempo, di inquinamento, di malattie e stress. I centri urbani fino alle periferie  devono essere riconvertiti e dove possibile pedonalizzati, ricostruendo grandi viali alberati a chioma folta e riducendo cemento e asfalto termoassorbenti dove possibile. L’unico modo sostenibile per affrontare il clima urbano dei prossimi decenni.

4) Rimodulare il consumo di carne ridimensionando gli allevamenti intensivi e riducendo i consumi in particolare delle carni rosse. Non si tratta di diventare tutti vegani, che è una libera scelta personale, ma ridurre il consumo medio e l’impatto ambientale degli allevamenti zootecnici di grande dimensione e di scarsa qualità. Bisogna rivendicare la chiusura di quelli gravemente inadeguati.

5) Affrontare in forme nuove il tema dei migranti che non è più un emergenza ma un problema sociale ed economico stabilmente presente che dovremo affrontare in modo quotidiano nei prossimi decenni. Milioni di persone  ogni anno si mettono in movimento per molte e diverse ragioni ormai note. In buona parte lo fanno sotto l'ala ben organizzata di gruppi criminali. Molte centinaia di migliaia lo fanno attraverso il Mediterraneo o attraversando l’Europa via terra.

L’Italia  ha non solo la possibilità ma la necessità di accogliere alcune centinaia di migliaia di persone all’anno. Il tema è al centro di una sceneggiata fra destra e sinistra con una comune assenza totale di proposte e disastrosi risultati evidenti negli ultimi anni. Fra chi vuole porti chiusi e blocchi navali e chi vuole porte aperte per tutti ed entrate illegali libere quelli che decidono alla fine sono i gruppi di affaristi criminali che regolano costi, provenienze, direzioni e quantità dei flussi di clandestini. L’attenzione dei media e dei partiti è ondivaga e quale sia il destino di alcune centinaia di migliaia di persone ogni anno prima e dopo la traversata dell’Europa o del Mediterraneo interessa pochissimo. Così si rende permanente un mercato di lavoro nero sottopagato, di totale precarietà, di spaccio, di prostituzione, di integrazione praticamente impossibile, di migliaia di minori abbandonati (spesso il prodotto di abusi sessuali  nel corso delle migrazioni che alcuni sostengono siano praticamente generalizzati). L’azione umanitaria delle ONG, che non svolgono ruoli di integrazione dopo gli sbarchi,  ha effetti controproducenti stimolando le illusioni, le partenze illegali e la sensazione di insicurezza dei cittadini. In questa assenza di progetti veri di integrazione se prevale la politicizzazione  strumentale da più parti regaleremo l’intera Europa alle  varie destre più o meno xenofobe nel giro di pochi anni.

Di fatto i diversi media ci suggeriscono  che a destra siano tutti razzisti oppure che la sinistra coincida con le ONG. Entrambe le posizioni (xenofobi vs ONG) sono gravemente inaccettabili. Entrambe rinunciano all’obiettivo che lo Stato italiano e poi l’Europa, sostituendo gli scafisti di terra e di mare,  promuovano direttamente l’ingresso regolato e organizzato di migranti andando a prenderli nei luoghi più critici. ( vedi qui). Serve un programma annuale di integrazione permanente che organizzi corridoi umanitari ( praticati oggi solo da alcuni gruppi cattolici) e flussi di lavoro attraverso ambasciate e accordi interstatali bilaterali e poi promuova un percorso di integrazione.

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Se queste sono le alternative, servono gli alternativi con idee chiare capaci di destreggiarsi nei meandri paludosi del sistema politico senza farsi corrompere o soffocare.

Il M5Stelle nella versione  originaria aveva obiettivi di fondo, che pur nella loro grande superficialità, restano del tutto condivisibili. Non  ha retto ed è stato travolto a partire già dal 2017, quando è stata evidente  la crisi amministrativa  a Roma e in particolare a Torino, poi nell’esperienza di governo (specie nel Conte II). Singolare che analoghe  crisi hanno avuto altre esperienze di alternativa messe alla prova del governo che andrebbero ben studiate: Europe Ecologie in Francia dopo il 2010, Podemos in Spagna dopo il 2016, i Grünen, che hanno recentemente perso Berlino e stanno pagando la partecipazione al governo della Germania con SPD e Liberali che li  paralizzano e stanno regalando il paese alla  CDU e alla destra di AFD. Situazioni analoghe ma meno note ci sono state in Portogallo, Austria, Svezia e in altre nazioni del Nordeuropa. In vari paesi ad altre latitudini (America Latina, Asia, Africa) attivisti, ecologisti e difensori dell’ambiente vengono fisicamente eliminati.

Non so se Conte e quelli rimasti abbiano sufficiente autonomia, capacità di lettura storica, leadership collegiale e capacità organizzativa  per arrivare in piedi alle elezioni europee dove solo figure al momento ai margini come  Raggi e Di Battista, malgrado i loro errori, avrebbero forse qualche capacità di raccolta di voti recuperati dall’astensione. Spero che ce la facciano perché’ non c’è altro. E’ determinante prima di tutto la necessaria  scelta di collocarsi in modo netto al centro della scena sociale in una posizione radicalmente riformatrice opposta allo schema angusto destra-sinistra e risolvere positivamente il confronto con i verdi europei per la collocazione nel loro gruppo del Parlamento Europeo. Un accordo che farebbe molto bene ad entrambi.

Nell’ambientalismo tradizionale, un po’ provinciale e a conduzione famigliare nulla si muove.Le nuove leve vengono messe ai margini. Su molti problemi ci si affida solo a deboli e variegate connotazioni orecchiate a sinistra. C’è ancora chi è abbagliato da un futuro di auto elettriche ( ancora auto!) che però oggi nessuno compra ( meno del 4% del totale circolante ad oggi in Italia). Si ignora del tutto  il valore delle reti dedicate ( cioe' che non si incrociano con altre) di mobilità. Solo Legambiente ci ricorda una volta all’anno con Pendolaria che per la mobilità invece di metropolitane e treni  costruiamo nuove strade e autostrade.

Non va meglio per quanto riguarda i nuovi gruppetti tipo Ultima Generazione ai quali direi “cari amici per favore smettetela “. Imbrattare quadri e fontane per ricordare ai media e ai cittadini che c’è la crisi climatica ( cosa che ormai tranne i fessi e gli  imbroglioni tutti sanno benissimo da almeno un decennio ) fa solo incazzare qualche automobilista o qualche sindaco che in realtà vuole finire in tv. Se lo possono permettere in Gran Bretagna dove da tempo qualunque forma di alternativa è stata azzerata. Le azioni  di UG restringono, non allargano,  l’adesione popolare alla transizione. Sono azioni di retroguardia, non aggregano nessuno, non propongono affatto alternative comprensibili e in più non si rivolgono direttamente a  quegli enti e multinazionali che sono i primi  responsabili della crisi (come invece in qualche occasione ha fatto più saggiamente Greenpeace).

Il dramma  dell’ecologismo politico è tutto qui. Mentre la crisi incalza gli ecologisti, i primi che hanno annunciato i pericoli, sono  in crisi profonda praticamente in tutto il pianeta. Lontani da parecchi dei problemi sociali della società, privi di progetti e  di leader, si sono fatti corrompere e azzerare da sistemi maggioritari e coinvolgere nella recita destra-sinistra che esclude qualunque vero paradigma di alternativa che la realtà di questo secolo richiede.  

Infine la sinistra che si ritiene estrema, praticamente si è dissolta in piccoli rivoletti ed è negata a qualunque  forma di aggregazione.

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A me sembra che un progetto di alternativa della nostra società sia ancora possibile. Non vedo comunque altre scorciatoie per aggirare o gestire la crisi ambientale e sociale che ci aspetta. Per attuarlo servono solo gli alternativi ..

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