28 giugno 2009

Pdl , Pd e amici dicono sì a un miliardo di armi

Sulle cose serie sono sempre uniti: ad es. la guerra. Non quella finta tutti i giorni sulle loro tv su cose banali, ma quella vera. C 'è un posto quasi nascosto nel parlamento in cui Pd e Pdl (ma anche Udc, Lega Nord e Italia dei valori), marciano insieme e colpiscono uniti. È la commissione Difesa del Senato, guidata dal furbo Giampiero Cantoni (Pdl), l’uomo del miracolo: tenere compatte le truppe di maggioranza e opposizione. In due sole sedute (l'ultima martedì) ha fatto licenziare programmi di acquisto d'arma per circa un miliardo di euro (avete letto bene, 2000 miliardi delle vecchie lire).
Per comprare un po’ di tutto quello che serve per, e solo per, la guerra: sistemi di protezione radaristica, acquisizione di missili di nuova generazione, armi anti-carro, alcune ambulanze blindate ( per 45 milioni, utili in Afghanistan) . La raffica di approvazioni nell'ultima settimana ha sbloccato programmi pluriennali per un valore di un miliardo e 50milioni, sia pure spalmati su più anni. Tutto votato ALL’ UNANIMITA’
.

Niente di nuovo: alla Commissione Difesa è tutta la legislatura che va quasi sempre così. Unica eccezione vistosa l'8 aprile scorso, quando una parte del Pd non ha partecipato ( accidenti! ) alla votazione sul programma di acquisizione del caccia americano Joint Strike Fighter, rilevando come di fronte a un investimento di oltre 1 miliardo di dollari ci sarebbe stato un ritorno certo per Finmeccanica non superiore ai 150 milioni. In realtà nella decisione c'era l'antica divisione fra i sostenitori del caccia JSF e quelli di Eurofighter, l'analogo velivolo dell'industria europea. Ma si è trattato di un'eccezione alla regola. La concordia della commissione è dovuta forse al fatto che i rappresentanti dei vari partiti siano ex militari, come i generali DelVecchio (Pd) e Ramponi (Pdl).
Insomma sul pisello di Silvio e sulle pisellate di Dario si litiga per il piacere del popolo tutte le mattine, ma sugli stumenti per fare la guerra non scherziamo ..tutti …silenziosamente…clandestinamente…vergognosamente uniti.
(liberamente tratto da F. Bechis *Italia Oggi del 18/6 9

27 giugno 2009

Verdi francesi: intervista a Jose Bovè (Europe Ecologie)

Ecologia e diritti della persona. Bové: Solo così si vince.

L’altermondialista Bové spiega l’alleanza con l’europeista Cohn-Bendit e il successo della lista in Francia alle elezioni europee dove hanno eletto insieme 14 deputati, quanto il partito socialista.
Il successo della lista Europa ecologia alle elezioni europee in Francia, che manda a Strasburgo lo stesso numero di eurodeputati del Ps (14), sta trasformando il panorama politico. A partire dall’analisi del voto e delle ragioni del successo della lista ecologista, guidata da personalità che, a prima vista, sembravano lontane: Daniel Cohn-Bendit, Dany il rosso del lontano ‘68, da anni impegnato sul fronte europeo ed europeista, nel 2005 grande sostenitore del «sì» al referendum francese sul Trattato costituzionale; José Bové, leader contadino e altermondialista, che nel 2005 si era schierato per il «no» e nel ‘99 aveva manifestato a Seattle contro la Wto portando una forma di formaggio roquefort; Eva Joly, giudice anti-corruzione, che ha lavorato in Francia, ma anche in altri paesi. E poi tanti altri, provenienti da orizzonti diversi, da Jean-Paul Besset, vicino a Nicolas Hulot, tra i primi ad aver portato la sensibilità ecologica in tv, alla giovane Karima Delli, 28 anni, membro del collettivo Salviamo i ricchi, che organizza happening dal significato politico (l’ultimo è stato un’irruzione al Bristol, uno degli alberghi più chic di Parigi, muniti di pane e salame, per far vedere agli abbienti seduti ai tavoli di un ristorante carissimo che ci si può nutrire anche con pochi soldi). Abbiamo chiesto a José Bové, neo-deputato a Strasburgo, di analizzare la situazione.


Come avete fatto a mettervi assieme, visto che altrove la divisione ha avuto la meglio e ha portato a risultati drammatici?
La prima idea importante per poter avanzare e trasformare l’avvenire è stato il rassemblement, il raggruppamento. Questa unità, che non era possibile alla sinistra della sinistra, è stata realizzata da noi perché c’era una visione globale sulla questione ecologica. La questione sociale, la sua mutazione in corso da un lato, e la questione ecologica dall’altro hanno la stessa importanza. Ma occuparsi del solo problema sociale, secondo me, non permette di arrivare a una risposta nuova. Invece le problematiche del cambiamento climatico, delle questioni ecologiche, della limitazione delle risorse e del loro saccheggio sistematico permettono di dar corpo a una dottrina comune. E dal momento che c’era un accordo complessivo sull’analisi, il fatto che le persone coinvolte provenissero da percorsi differenti non ha rappresentato un problema insormontabile. Ognuno di questi percorsi ha legittimità, ognuno segue il suo binario diverso: Daniel Cohn-Bendit, impegnato a lungo a Bruxelles, Eva Joly coinvolta come giudice nella lotta anti-corruzione, molto importante in Francia e a livello internazionale; io altermondialista che si batte contro gli organismi geneticamente modificati. Ognuno, al proprio livello, porta la sua specificità.
Europa Ecologia ha ottenuto un ottimo risultato, ma in Francia l’astensione ha sfiorato il 60% e a non essere andate a votare sono soprattutto le classi popolari.


Come peserà tutto ciò sul futuro della vostra alleanza?
Le classi popolari si sono sentite finora escluse dall’Europa e, per di più, da sempre vengono maggiormente valorizzate le elezioni nazionali. Le istituzioni europee, per come funzionano oggi, non traducono la posta politica che è in gioco per molti. Tanta gente ha difficoltà a capire se, votando per questo o quel partito, qualcosa cambierà, verrà trasformato. C’è bisogno di fare informazione pedagogica sull’Europa, sul ruolo del parlamento europeo. Uno dei primi compiti sarà, infatti, trasformare la realtà istituzionale europea.

Chi ha votato per voi?
Quello che è chiaro è che abbiamo avuto il voto dei giovani. Siamo stati il primo partito votato da chi ha meno di 40 anni. Per quanto riguarda il voto popolare, l’astensione è stata forte perché riguarda gli esclusi i quali non capiscono che interesse hanno ad andare a votare. Su questo fronte vedremo le dinamiche future, in particolare quella che si manifesterà alle prossime elezioni locali in Francia, sempre tenendo presente che la questione sociale e quella ecologica hanno eguale importanza e sono legate.

Quali saranno le vostre prime mosse?
Intanto, vogliamo subito creare una coalizione anti-Barroso a Strasburgo, per evitare che l’attuale presidente della Commissione venga rieletto. Abbiamo poi un calendario molto fitto, da luglio all’autunno, per costruire un accordo con altre forze.

Daniel Cohn-Bendit, da parte sua, ha precisato di «credere in una forza politica moderna», che «deve declinarsi a livello europeo. La crisi della socialdemocrazia potremo risolverla solo formulando, contro le alternative nazionali, alternative europee. E’ qui che ha fallito il Partito socialista».
Secondo Cohn-Bendit «in Olanda, in Germania, in Francia sono stati penalizzati tutti coloro che dopo la crisi continuavano a dire le stesse cose che dicevano prima», conservando «lo stesso software. Credo sia questa la grande difficoltà della socialdemocrazia»…
(di Anna Maria Merlo- Il Manifesto)

25 giugno 2009

Perle nell'immondizia

Segnalazione settimanale su cose da vedere in TV, DVD, CINEMA

Giovedì 25/6
La7 ore 14 film La notte dell’aquila
di Jhon Sturges 1976
La7 ore 21,10 Atlantide
Rete4 ore 21,10 film Vento di passioni
di Edward Zwick 1994
Venerdi 26/6
Rai 1 ore 21,20 film Breach, l’infiltrato di Billy Ray 2007

Sabato 27/6
RAI 3 ore 14,50 Ambiente Italia
Rai 1 ore 15,45 film doc. Microcosmos di C.Nuridsany e M.Perennou
Domenica 28/6
7 GOLD ore 14,00 film Anna Karenina
di Clarience Brown 1935
La7 ore 21,30 Missione natura
Rete4 ore 23,30 film Il colore viola
di Steven Spielberg 1985
Lunedì 29/6
Rai 3 ore 2,15 film La passione di Giovanna d’Arco
di C.T.Dreyer
La7 ore 21,10 film Il deserto dei tartari di Valerio Zurlini 1976
Martedì 30/6
Rai1 ore 2,30 film Ballando con uno sconosciuto
di Mike Newell 1985
dal Lun al Ven
Italia 1 ore 14,30 I Simpson
Rai 3 ore 14,50 Animali e animali e.. con Licia Colò
Rai 3 ore 18 Geo magazine-Natura


Film in uscita
Outlander – L’ultimo vichingo Una nave avanza tra i flutti, trasporta le spoglie del re Halgar, valoroso capo vichingo. Nessuno dei suoi successori possiede il suo stesso coraggio, né il figlio Wiglif, né il fratello Rothgar, incoronato re. E il destino del suo popolo sarà sconvolto dall'arrivo di una misteriosa navicella spaziale atterrata nei pressi del villaggio. A bordo ci sono Kainan, un guerriero proveniente da Outland, e Moorwen, un terribile mostro assassino. di Howard McCain
DVD in uscita
Il bambino con il pigiama a righe di Mark Herman
L’epoca nera del nazionalsocialismo rivista attraverso la psicologia di un’amicizia infantile

Katyn di Andrzej Waida
Il 17 settembre 1939 la Polonia viene invasa. Da ovest dalle truppe di Hitler e da est dall'Armata Rossa..

Valzer con Bashir di Ari Folman
Un'animazione scarna ma efficace racconta la guerra in Libano e un passato rimosso

Frozen river – Fiume di ghiaccio di Courtney Hunt
L'incontro tra due donne provate dalla vita, una americana e una immigrata in un film americano indipendente

24 giugno 2009

Torino: primo stop alla sovrattassa universitaria

Grazie ai rappresentanti in CDA e in Senato Accademico della lista STUDENTI INDIPENDENTI, il progetto di sovrattassa subisce un primo arresto. La commissione mista non riesce ad esprimere un parere condiviso e accoglie la proposta di SI di rimandare il progetto di nuovo in Senato Accademico per ulteriori discussioni e modifiche. Parzialmente accolte le obiezioni degli Studenti Indipendenti sul progetto; "continueremo l’opposizione a una proposta che riteniamo iniqua e illegittima che invece che cercare di risolvere strategicamente i problemi di finanziamento dell’Ateneo è tesa soltanto a scaricare i problemi sulla componente studentesca. Segnaliamo che la lista Obiettivo Studenti (Comunione e Liberazione) non solo si è espressa favorevolmente ad un aumento della contribuzione studentesca ma in più occasioni nei consigli di facoltà ha votato in favore della sovrattassa."


SI - Studenti Indipendenti Torino 24 giugno




Studenti Indipendenti promuove una Petizione on-line rivolta agli studenti contro l'aumento delle tasse universitarie: firmiamo tutti! L'Ateneo ha proposto una contribuzione straordinaria studentesca per sopperire alla mancanza di fondi ministeriali. I rappresentanti dei Collettivi e degli Studenti Indipendenti si stanno battendo in ogni modo per evitare questa iniquità.Ognuno può dare un suo contributo firmando la petizione che può trovare qui sotto

21 giugno 2009

Italia:la sinistra ammazzaverdi

1 La prima lettura dei risultati delle elezioni europee nell’informazione italiana è stata come sempre superficiale e di parte ma è cambiata con il passare delle ore; inizialmente l’accento è stato messo sulla limitata partecipazione ( disinteresse per l’Europa) , poi sul presunto successo delle formazioni”euroscettiche” (che viene confuso con l’assenteismo) poi sull’aumento dei partiti della destra xenofoba, ultraconservatrice, razzista. L’aumento c’è stato ma non quanto ci si aspettava, ne è un esempio fra tutti il flop del BZOE austriaco (Alleanza della libertà ) del defundo Haider che non ha superato il quorum del 5% calando vistosamente rispetto alle recenti elezioni politiche e lo zero assoluto della destra italiana (che si è casomai travestita nelle vesti autonomiste della Lega Nord versione Borghezio).
Con l’assommarsi dei risultati nazione per nazione si è composto invece invece un altro quadro:
il crollo o l’indebolimento delle due forze che nel dopoguerra hanno dominato la scena: i conservatori e democristiani nelle diverse connotazioni locali e le varie sinistre sia nella opzione socialdemocratica (finita a pezzi in Francia e Gran Bretagna ) che in quella socialcomunista ( franata verso il basso o ferma in Germania, Italia, e perfino nella versione trotskista francese clamorosamente sotto il quorum).

2 Il vero fenomeno nuovo è stato l’esplosione degli ecologisti e verdi che in tutte le loro sfumature hanno moltiplicato i voti superando il 10% in almeno dieci paesi; con straordinari risultati in Germania (dove hanno superato i Liberali favoriti nelle previsioni) in Austria ,in Francia risultati sopra il 16%, secondo partito alla pari con i Socialisti e di fatto veri e unici protagonisti in grado di fronteggiare Sarkozy. I segnali del fenomeno erano già evidenti da settimane o mesi con la conquista dell’Islanda dopo 40 anni di centro-destra (verdi al 21%), le vittorie dei Verdi in Assia (13,7%) ed altri lander tedeschi, la conquista di grandi città in Svizzera (Losanna) , ma anche il raddoppio dei Verdi eletti a novembre in centinaia di località in USA (fatto sconosciuto agli italiani) in contemporanea alla vittoria di Obama ed alla conquistata egemonia culturale delle tesi di Al Gore alle sue spalle. Tutte cose scarsamente messe in rilievo dai nostri “informatori” che dopo Eluana, dopo alcuni casi di cronaca nera, e la giovane Noemi, ci beatificheranno per qualche mese sullo scontro politico fra “il nuovo che avanza” nella versione femminile della signora Carfagna e della signora Serracchiani o in quella maschile fiorentina di Renzi (Pd di Comunione e Liberazione) contro Galli ( ex portiere della nazionale ).

3 Sul declino dei Verdi italiani , o meglio,del partito che li rappresenta così male da aver provocato non solo delusione ma spesso un vero e proprio rigetto, le riflessioni sono scarse ed in parte fantasiose. L’inadeguatezza e l’incapacità, di fatto la subalternità alla sinistra, della attuale leadership, così come i metodi discutibili di gestione del partito di quella precedente inducono, nella totale assenza di un dibattito interno decente da più di un decennio, a semplificazioni banali.
Di fatto dopo l’esplosione iniziale con la battaglia antinucleare a metà degli anni ’80, dopo una malriuscita aggregazione delle diverse componenti (verdi e verdiarcobaleno) nei primi anni ’90 , dopo la decisione di strutturarsi in modo tradizionale con un portavoce unico e con la rinuncia a qualunque vocazione federalista, i verdi hanno iniziato un costante declino ed una mediocre sopravvivenza come nanetto nelle coalizioni uliviste ed unioniste. Il dato elettorale più alto è quello delle europee del 1989 dopo il quale i Verdi hanno vivacchiato per 10 anni attorno al 2,5 % poi scendendo ulteriormente.Non c’è dubbio che le due gestioni Francescato sono state le meno brillanti ma nessuno dei 5 portavoce succedutisi aveva davvero una connotazione originaria ecologista e neppure una particolare vocazione a costruire organizzativamente e culturalmente una struttura dirigente adeguata alla complessa situazione italiana; forse con la sola eccezione di Pecoraro che però ha fatto, delle sue doti, pessimo uso con il passare del tempo.
Di fatto a lui è stata attribuita a torto tutta la responsabilità della crisi, già maturata invece da almeno 10 anni. Una interpretazione fantasiosa tipica dell’ingenuità e superficialità dei militanti, che non hanno minimamente compreso che il suo declino è stato il prodotto di varie azioni di varia provenienza promosse all’esterno dei Verdi, dove era chiaro che con la sua caduta i Verdi non avevano altre carte da giocare e sarebbero stati di fatto estromessi dalla scena politica.

4 Tuttavia le difficoltà di fondo sono quelle prodotte dalla degenerazione del sistema democratico e della rappresentanza in Italia, provocate dall’introduzione di sistemi elettorali strampalati dalla metà degli anni’90 con i guasti di Segni e quelli di Pannella, con l’uso del sistema maggioritario e dei premi di maggioranza voluti dai due principali partiti; mentre si consolidavano la tenuta dei privilegi di casta, alla quale anche i Verdi con il tempo si sono totalmente assuefatti, la corruzione fra gli amministratori dilagata anche nelle sinistre, la resa alle mafie in vaste zone del paese.
La nascita del Partito Democratico ha provocato un forte spostamento a destra del sistema politico ed una ulteriore marginalità delle problematiche ecologiste. Il progetto PD, il cui primo passo è stata l’eliminazione di Prodi, è subito fallito; con la conseguente disperazione di un gruppo dirigente dove i segretari durano meno di un anno, dalla quale è scaturita la vocazione alla distruzione dei propri alleati, programmata passo passo in una singolare intesa con il PDL, come unica “idea nuova” per sopravvivere; in particolare i Verdi, che alla fine sul modello economico, energetico, sulle spreco delle grandi opere , dicevano bene o male qualcosa di diverso, storicamente più fragili di Rifondazione, sono stati il principale obiettivo: acquistando con poca spesa alcuni esponenti provenienti dall’ambientalismo ( specie dalla Legambiente), isolando i Verdi nel governo Prodi, favorendo il processo, già da tempo in corso, di emarginazione delle figure sensibili all’ecologismo nell’informazione; nei giornali e nelle tv. Queste azioni svolte scientificamente passo dopo passo come strumenti per “tarpare le ali” ad una possibile espansione dell’influenza dei Verdi non alleggeriscono la responsablità del gruppo dirigente (la parola è forse eccessiva) sempre diviso, inadeguato, trafficone, privo di una tenuta identitaria che da alcuni viene addirittura demonizzata quasi fossse un difetto (il contrario del voto “identitario” è , notoramente, il voto “di scambio” premessa della corruzione). Sempre più privi di una tenuta identitaria gli ecologisti così sono scomparsi o sono stati messi ai margini, vista anche la proliferazione di micropartitini e comitatini vari : Per il bene comune, Decrescita felice, Vas, NOTAV, No al consumo di territorio e altre decine di comitati,giornalini,rivistine,blog vari, con obiettivi sacrosanti ma sempre più monotematici ed irrilevanti nello scontro con i vari poteri forti che dominano il paese.

5 I piccoli gruppi dirigenti dei Verdi sono sempre stati chiusi ermeticamente a possibili nuove forze liberatesi dalla crisi dei partiti negli ultimi 15 anni. Ne è un esempio negli anni ’90 la assoluta mancanza di proposte all’area della Rete così come nell’ultima fase la mancanza di tentativi di aprire i Verdi alle componenti uscite dai DS o da altre forze della sinistra dove una presenza ambientalista più che dignitosa, seppure ancora legata al vecchio paradigma del socialismo era presente (si pensi nei DS al gruppo di Fulvia Bandoli ed altri ).
In realtà se gli altri sono stati incapaci di “cambiare paradigma” (si veda il riferimento alla morente area socialista in Europa) i Verdi italiani si sono mostrati ermeticamente chiusi , senza alcuna vocazione ad espandere la propria sfera d’influenza sia a livello nazionale sia in molte realtà locali probabilmente per difendere i piccoli privilegi di casta acquisiti; adeguandosi del tutto ai miseri rituali del centro-sinistra dell’Ulivo e dell’Unione nei periodi di governo Prodi e nelle amministrazioni di centro-sinistra locali.

Sinistra e Libertà è probabilmente l’ultimo ed il più penoso episodio di questa “crisi infinita”.
L’operazione è nata, probabilmente da lontano, per dare un futuro agli apparati sconfitti nei Ds alla nascita del PD ed in quelli andati in minoranza in Rifondazione dopo la debacle della Sinistra arcobaleno:insomma quelli che hanno clamorosamente fallito il loro compito nel governo Prodi con la desolante operazione di Bertinotti a sfogliare fogli alla presidenza della Camera mentre PDL e PD nascenti lavoravano su tutti i fronti per un bel funerale della sinistra e degli ecologisti .
Attraverso un imbroglio i Verdi sono stati coinvolti in una operazione che aveva fra gli altri l’obiettivo di affossare la nuova Rifondazione, usare il simbolo dei Verdi per potersi presentare alle europee e, con un secondo imbroglio, usarlo contro i verdi in centinaia di provincie e comuni; facendo passare l’alleanza, almeno fra i Verdi ,come un accordo elettorale, dal quale ovviamente andavano esclusi i radicali e presentandolo poi , malgrado il successivo e prevedibile fallimento elettorale, come l’embrione di un nuovo (un altro!) partitino della sinistra, con qualche spruzzatina di ecologisti (qualche ecologista in buona fede si trova sempre) e soprattutto con una acquiescente disponibilità all’accordo con il PD (esemplare in Piemonte la coalizione Saitta dove ai programmi sono stati sostituiti tout-court i ben più concreti possibili posti in giunta, più difficili imbarcando gli amici ex democristiani dell’UDC ). Il fatto che Sinistra e Libertà non abbia probabilmente alcun futuro e che la dote che dai Verdi arriverà sarà molto piccola (quella elettorale è praticamente uguale a zero perché come sempre gli elettori potenziali dei Verdi non seguono i Verdi quando questi inseguono i frammenti della sinistra) non toglie nulla alla disastrosa conclusione di questo episodio. Nuove forze che avrebbero potuto, cambiando paradigma di riferimento, allargare l’area di influenza dei Verdi, trascinano invece i Verdi in quell’angolo angusto dove queste forze si combattono fra loro da tempo. Rendendo più difficile sia l’unificazione delle diverse sinistre radicali sia l’unificazione nei verdi delle variegate culture ecologiste oggi disperse in mille rivoli. Insomma Sinistra e Libertà allontana sia la nascita del partito della sinistra sia la nascita di quello degli ecologisti; due cose diverse e importanti di cui l’Italia ha bisogno.

Si dovrà, se si troveranno i protagonisti e se l’involuzione democratica del paese lo permetterà, ricominciare da capo; per quanto possibile recuperando il più possibile dall’esperienza ventennale dei Verdi, aggregando città per città ,regione per regione, una rete degli Ecologisti disponibili ad una rifondazione, proponendo ai vari micropartiti un processo di maturazione, offrendo nuove prospettive ai gruppi di Grillo la cui interessante esperienza non si regge più da sola ma ha molto da insegnare a tutti , dando una prospettiva all’associazionismo ambientalista tradizionale soffocato, recuperando dal pasticciato minestrone dell’Italia dei valori le forze più valide, coinvolgendo nelle nuove generazioni quella gran parte affascinata dall’ecologismo nella sua versione europea-americana e soprattutto ridando speranze a quel grande partito dei disillusi che hanno scelto l’astensionismo ,nel voto e nel quotidiano.
Un operazione difficilissima ma che serve per il futuro del paese, con un solo dato positivo: che gli errori fatti e quelli da non ripetere sono tutti venuti alla luce e sono evidenti .


Massimo Marino

20 giugno 2009

Parlamento europeo: solo i Verdi aumentano gli eletti


Il gruppo parlamentare dei Verdi al Parlamento europeo è l'unico gruppo su sette che ha aumentato in percentuale i propri seggi passando da 43 a 53 eletti ad inizio legislatura rispetto al 2004; in percentuale sul totale dal 5,5 al 7,2%.

A fine legislatura i Verdi erano comunque diventati 47; entro il 29 giugno tutti gli eletti dovranno scegliere la propria collocazione in un gruppo o restare nel gruppo "non iscritti "corrispondente al "gruppo misto" nel parlamento italiano.

19 giugno 2009

Perle nell'immondizia

Segnalazione settimanale su cose da vedere in TV, DVD, CINEMA
Venerdi 19/6
RAI 3 ore 11 Cominciamo bene :estate
con Licia Colò
Rete 4 ore 16,40 film L’isola nel sole
di Robert Rossen 1957
Sabato 20/6
RAI 3 ore 14,50 Ambiente Italia
Domenica 21/6
RAI 3 ore 3,30 film Passaggio a Nord-Ovest di King Vidor 1940
Canale 5 ore 18,05 film L’uomo che sussurrava ai cavalli di Robert Redfort 1998

La7 ore 21,30 Missione natura
dal Lun al Ven
Italia 1 ore 14,30 I Simpson
Rai 3 ore 14,50 Animali e animali
con Licia Colò
Rai 3 ore 18 Geo magazine 2009

18 giugno 2009

Referendum: Invito alla astensione… e alla riflessione

Il 21 giugno sono previste le votazioni su tre referendum che modificano profondamente il sistema elettorale della camera e del senato:
Votando SI al primo si attribuisce il premio di maggioranza, cioè l’attribuzione del 55% degli eletti nazionalmente, al partito che ha preso più voti invece che alla coalizione vincente.
Nel secondo, in modo analogo per il Senato, si attribuisce il 55% degli eletti al partito con più voti regione per regione.
Il premio viene attribuito in ogni caso, senza una soglia da raggiungere; una proposta peggiore di quella della famosa legge truffa degli anni ’50 e paragonabile alla legge Acerbo, con la quale Mussolini in modo semi-legale istaurò il regime fascista in Italia.
Il terzo,quello della scheda verde, è un referendum-civetta presentato con l’obiettivo di spingere gli elettori al seggio; prevede l’abrogazione della candidatura multipla di un candidato in diversi collegi; proposta probabilmente condivisa dal 95% degli elettori .

I promotori formali del referendum sono Segni ,Guzzetta ed altri, gli stessi che hanno promosso iniziative analoghe a metà degli anni ‘ 90 favorendo l’introduzione del maggioritario e del premio di maggioranza che hanno reso caotici i sistemi elettorali ( 9 diversi sistemi per nove livelli di elezione), favorito il rafforzamento indebito dei due principali partiti , senza fermare le logiche di casta dilaganti che anzi si sono rafforzate. Iniziative che hanno impedito l’introduzione del sistema proporzionale alla tedesca (con la soglia al 3-4%) e un diverso e più contenuto sistema di finaziamento pubblico ai partiti ed alla editoria collegata. Azioni che avrebbero avuto reale efficacia nel contenere e ridurre la proliferazione di partitini dell’1%.
Le firme sono state raccolte tre anni fa principalmente con il sostegno di Alleanza Nazionale (oggi nel PDL) ma anche con alcune adesioni nell’area del centro-sinistra.
Di fatto PDL e PD sostengono formalmente il SI ,tutti gli altri partiti sono contrari indicando per la gran parte l’astensione come lo il comportamento più valido per opporsi al referendum.
Il voto NO, come la scheda bianca o l’annullamento della scheda, nella specifica situazione hanno di fatto lo stessso effetto del SI favorendo il raggiungimento del quorum .stabilito dalla legge al 50,1%.
Sono false ed hanno l’obiettivo di creare confusione le asserzioni che il SI permetterebbe di ridiscutere l’attuale sistema elettorale; con la vittoria dei SI il testo risultante “si regge da solo” senza necessità di interventi che comunque, per legge non possono che andare nella direzione del referendum; il PDL ha già chiarito che se vincono i SI non c’è nulla da discutere.

Poiché i due referendum penalizzano ulteriormente tutte le forze quasi- grandi ,medie e piccole nel superamento degli sbarramenti al 4 e all’8%, la vittoria dei si avrebbe un singolare effetto : il primo ed il secondo partito pur ricevendo meno voti rispetto al passato avrebbero più eletti. Qualcosa di simile è già avvenuto alle elezioni europee dove l’accordo fra PDL e PD per introdurre la soglia del 4% ha permesso ai due partiti sommati più o meno gli stessi eletti del 2004 pur avendo perduto più di sei milioni di voti e quasi il 10%.
E’ da notare che dall’analisi delle scadenze elettorali recenti (comprese regionali in Abruzzo e Sardegna ) pubblicate sul blog, gli elettori votano sempre meno , in misura rilevante, i due partiti PDL e PD anche se questi influenzano o controllano totalmente l’informazione televisiva e dei quotidiani e si apprestano a contenere l’espansione della rete web molto più difficile da condizionare.
Per quanto molti ancora lo pensino, i 3 referendum non toccano minimamente la questione preferenze e non modificano quindi nulla del sistema delle liste bloccate e predefinite per gli eletti.

Se il referendum superasse il quorum l’Italia passerebbe dal regime democratico del dopoguerra basato su una pluralità di partiti ad un diverso sistema ; l’attuale partito di maggioranza ed il capo del governo potrebbero, alla prima occasione provocare le elezioni anticipate; le pericolose conseguenze dei referendum stanno destando crescente preoccupazione fra i giuristi ( compresi parecchi che inizialmente erano favorevoli ed oggi dopo tre anni parlano di “pericoli per la democrazia”) che denunciano la scarsa attenzione di molti elettori alla rilevanza della questione.
Anche nel campo dell’informazione sta crescendo rapidamente una diversa consapevolezza dei pericoli che la democrazia corre nel paese.

Per questi motivi l’ASTENSIONE è la scelta migliore per respingere seccamente i referendum, in quanto il NO, la scheda bianca o annullata hanno effetti reali identici al SI.
Nelle realtà dove sono presenti i ballottaggi si può naturalmente rifiutare le schede attinenti ai referendum.
Il referendum-civetta ( il terzo, scheda verde) è ovviamente condivisibile; tuttavia, anche considerata la particolare composizione dei seggi in molte zone , va valutata da ognuno la possibilità che la presenza al seggio per un solo voto possa favorire brogli , particolarmente facili introducendo e registrando altre schede.


http://www.youtube.com/watch?v=c1dpAmm1_Uk&eurl=http%3A%2F%2Fwww%2Efacebook%2Ecom%2Fhome%2Ephp%3F&feature=player_embedded

http://www.facebook.com/ext/share.php?sid=90508642965&h=LONAJ&u=79ePW&ref=mf

http://www.eco-ecoblog.blogspot.com/ (21 maggio Guido Ortona ,Università Piemonte Orient-Scienze Politiche)

Massimo Marino blog ECO www.eco-ecoblog.blogspot.com

appuntamenti

Torino venerdì 19 giugno ore 17,30 Circolo dei Lettori via Bogino 9
promosso da CIPMO Milano
Israeliane e Palestinesi. Quando le donne parlano di pace

con Antonella Parigi (Circolo dei Lettori) Claudio Vercelli (Istituto Salvemini) Gadi Baltiansky Direttore Generale Geneva Initiative – Israele) Janiki Cingoli (Direttore Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente Geneva Initiative Italia ) Nidal Fuqah (Direttore esecutivo Geneva Initiative - Palestina ) Fadwa Esha'er (Direttrice Generale del Ministero degli Interni palestinese - Al Fatah ) Centro Italiano per la Pace in M.O. www.cipmo.org

Torino Meeting party di Afrobea Venerdi 19 giugno ore 20,30-23
Via Di Nanni (isola pedonale nei pressi di via Venasca,via Vigone)
Suoneranno nell'ambito della rassegna musicale "Musiche dal Mondo"Movimento Unico Sud * Gilson Silveira & Comunicato Samba (samba) * AfrobeaTorino (afro) * Banda Castello (percussioni tradizionali africane) * LIVE SET con:Rocco Voto (percussioni & rumori) Luca Russo (Chitarra) Dj Alby (funk)In collaborazione con Ritmiafricani.org e Transe-Mutans Italia info:www.myspace.com/afrobeatorino


16 giugno 2009

WWF: "IL FUTURO DEL LAVORO E' VERDE"

Sono stati divulgati i dati nel nuovo dossier del WWF Internazionale, presentato alla vigilia del Consiglio Europeo. I dati disponibili evidenziano che in Europa circa 400.000 persone sono impiegate nel settore delle energie rinnovabili, circa 2,1 milioni per la mobilità sostenibile e oltre 900.000 in beni e servizi per l'efficienza energetica, in particolare nel settore edilizio.Questi impieghi includono, per esempio, la produzione, installazione e manutenzione di turbine eoliche e pannelli solari, o i lavori per il miglioramento dell'efficienza energetica negli edifici esistenti.E tutti questi settori – in particolare eolico, solare fotovoltaico, biomasse, mobilità pubblica e settore edile – stanno registrando una crescita significativa.Accanto a questi, ci sono circa altri 5 milioni di posti di lavoro in settori e impieghi correlati.

Per L'ITALIA i numeri parlano chiaro: nel solare fotovoltaico l'Italia offre appena 1.700 posti di lavoro, contro i 42.000 della Germania e i 26.800 della Spagna; nel solare termico, siamo a 3.000 posti di lavoro in Italia contro i 17.400 della Germania."Nei prossimi giorni, l'Europa ha l'opportunità di fare davvero qualcosa per migliorare la percezione comune che gli Stati membri siano bravi a fare promesse ma decisamente scarsi nel mantenerle – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – Il Consiglio deve ribadire l'impegno dell'Europa nell'attuare tagli alle emissioni tali da mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C.Così facendo l'Europa ha anche la grande occasione per lanciare davvero la nuova economia pulita e prepararsi alla Nuova Rivoluzione Industriale che permetterà di uscire dall'attuale crisi e coniugare benessere e ambiente: lavorare per la sfida del clima può rappresentare l'occasione per sviluppare i motori dell'economia e del lavoro del futuro.Come dimostra questo rapporto, l'impegno a ridurre drasticamente le emissioni costituirà anche un importante supporto alle aree in cui l'economia si sta sviluppando più velocemente e con il più alto potenziale di nuovi impieghi lavorativi."

14 giugno 2009

Creare il Post-Kyoto. The Bonn Climate Change Talks, Second Round (1-12 giugno 2009): più costruttivi ma poco ambiziosi

CHI, QUANTO E IN QUANTO TEMPO dovrà ridurre le proprie emissioni? Sono queste le poste in gioco che non hanno ancora trovato risposta durante il secondo round dei Negoziati preliminari alla 15esima Conferenza delle Parti alla Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (COP 15 dell’UNFCCC) che si terrà a dicembre a Copenhagen. In tale sede, quanto dovrà essere deciso non è niente di meno che il Regime post-Kyoto, a valersi dal 2013 al 2050.
E al momento non sembrano raggiunti i livelli minimi di riduzione che la “scienza” ci impone per scongiurare gli effetti insostenibili del Cambiamento Climatico.
In questi giorni le proposte avanzate giungono complessivamente a garantire una riduzione, per il 2020, del 25% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990: ben al di sotto dunque del 40% necessario.

I Governi hanno messo una posizione in chiaro: alla Conferenza di Copenhagen un Accordo di (comune?) impegno dovrà essere firmato. Il senso che qualcosa debba essere fatto, e rapidamente, ha dominato a Bonn e questo sembra il maggior risultato dei negoziati di questi giorni. Un risultato striminzito? Yvo de Boer, Segretario Esecutivo della UNFCCC, stima si tratti piuttosto di
un passo assolutamente importante: i Governi sono oggi pronti ad impegnarsi per raggiungere un accordo, “they are committed“. E questo costituisce l’assicurazione più importante per il successo di Copenhagen 2009.

La proliferazione delle proposte avanzate dai diversi Stati, che in più punti si sovrappongono e in altri si contendono, appare invece
come il risultato più tangibile delle trattative. Il testo che dovrà costituire la base dei negoziati al vertice di dicembre (ulteriori round sono previsti in agosto, settembre e novembre) si è dunque gonfiato da 50 a 200 pagine. Scatenando la frustrazione della Ministro danese (Paese ospitante della COP 15 e impegnatissimo in materia) per il Clima e l’Energia, Connie Hedegaard, che vi scorge il rischio di un rallentamento importante dei negoziati e di atteggiamento passo-la-patata-bollente tra gli Stati, quando invece per la prima volta “i delegati pot[evano] discutere i primi veri testi negoziali“.

Quali dunque
le posizioni che si sono “scontrate” a Bonn?
l’Unione Europea presenta le posizioni più avanzate, promettendo riduzioni del 20% per il 2020 rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia
non mancano attivisti come Greenpeace che denunciano l’indebolimento della sua capacità di leadership all’interno dei negoziati [consultate a questo proposito il dibattito sulla leadership europea in materia];
gli Stati Uniti e il Giappone minimizzano i tetti alle emissioni che si dicono capaci di rispettare: al 2020, rispettivamente il 4 e l’8% rispetto ai livelli del 1990. Inoltre,
il Giappone ha proposto l’inclusione di Cina, India e Brasile nella “parte attiva della Comunità Internazionale” (ovverosia l’insieme degli Stati tenuti a ridurre da subito le proprie emissioni), in quanto “major emitters economies” e “major contributors” alle emissioni ad effetto serra. Da parte loro, i delegati USA, che devono tener conto della “digeribilità” per il Congresso del futuro accordo sul clima, hanno proposto ai Paesi emergenti e in via di sviluppo di impegnarsi sulle azioni da condurre ma non sul risultato; i grandi Paesi emergenti come Cina, India e Brasile a tale inclusione si oppongono e si sentono pressati ad assumere formalmente tetti alle loro emissioni, pur non essendo inclusi nell’Annesso I alla UNFCCC che comprende i soli Stati (industrializzati) che, per ora, hanno la responsabilità storica (e legale) di ridurre le emissioni. In particolare questi Paesi temono il principio su cui queste richieste vengono avanzate: il criterio della grandezza nell’individuazione delle categorie di Stati. Rischierebbe di trattarsi di un precedente, con tutte le conseguenze di diritto internazionale che ciò implicherebbe;
infine, i Paesi in via di sviluppo, che prima di tutti
soffrono le conseguenze del Cambiamento Climatico, chiedono a gran voce ai Paesi sviluppati di essere ben più ambiziosi e incisivi nei loro obiettivi di riduzione delle emissioni.

Quale il principale limite di questi Negoziati? La compresenza di due tavoli negoziali distinti con diverso mandato giuridico che si occupano però di tematiche profondamente interrelate. Si tratta dell’
eredità di Bali (13esima Conferenza della Parti alla Convenzione ONU, nel 2007) che ha stabilito una Road Map basata su due Gruppi di lavoro:
l’
Ad Hoc Working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto Protocol (AWG-KP), creato nel 2005, il cui compito è quello di valutare ulteriori impegni per i 37 Paesi industrializzati dell’Annesso I, tra cui i nuovi tetti alle emissioni da rispettare nel Regime post-Kyoto; a Bonn, in questi giorni, se n’è svolta l’8a sessione;
l’
Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action under the Convention (AWG-LCA), creato nel 2007, il cui scopo è quello di condurre una riflessione condivisa e delle azioni concrete di cooperazione a lungo termine per permettere il pieno raggiungimento degli obiettivi della Convenzione per la Lotta al Cambiamento Climatico, attraverso specificatamente, il disegno del Regime Post-Kyoto; vi sono coinvolti tutti i 192 firmatari della Convenzione e a Bonn vi si è svolta la 6a sessione.

da:Sostenibilità energetica di Giulia Malandrini * Bordeaux (Fr.)
http://sostenibilitaenergetica.wordpress.com/

13 giugno 2009

Verdi eletti in Europa:53 non 51

Non sono 51 ma 53 gli eurodeputati Ecologisti e Verdi; questo è quanto scaturisce dalla riverifica dei voti in particolare in Austria.
Sono 10 in più dei 43 ad inizio legislatura del 2004, poi diventati 47.
90 eletti di varie nazioni, fra i quali 21 del PD italiano devono ancora decidere, entro il 29 giugno, in quale gruppo andare. Per costituire un gruppo nuovo servono 25 membri di 7 diverse nazioni.

Per conto degli ecologisti Cohn Bendit ha comunque già annunciato la contrarietà dei Verdi alla rielezione del conservatore Jose Manuel Barroso alla presidenza della Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea avvenuta nel 2004 con l’accordo fra i Conservatori (Democristiani) e i Socialdemocratici, che oggi, al contrario dei Verdi, si sono decisamente indeboliti .

A ridosso delle elezioni europee sono state pubblicate le statistiche secondo le quali nel 70% delle votazioni nei 5 anni passati Conservatori e Socialdemocratici hanno votato insieme, anche se di frequente, su alcune questioni ambientali poste dagli ecologisti si sono dispiegate maggioranze diverse comprendenti a volte anche il gruppo dei Socialcomunisti e dei Liberali.

Marco Boato: i Verdi hanno ancora un futuro in Italia?

Per la seconda volta nel giro di un anno mi sono trovato, esclusivamente per lealtà politica, a fare una campagna elettorale per i Verdi in riferimento a due scelte politiche che non ho condiviso. L’anno scorso per la “Sinistra Arcobaleno” alle elezioni politiche e quest’anno per “Sinistra e Libertà” alle elezioni europee.
Prima delle elezioni parlamentari del 2008, quando anche i Verdi furono spazzati via dal Parlamento italiano, dove erano stati presenti fin dal 1987, avevo affermato: “Io sono nei Verdi fin dall’inizio, con Alex Langer, e penso che non sia immaginabile che un lavoro fatto per un quarto di secolo, anche in Europa, di costruzione di questo soggetto politico possa essere liquidato per un fenomeno di insipienza politica e di incapacità di direzione politica, che purtroppo ormai è sotto gli occhi di tutti”.


Detto questo prima delle elezioni del 2008 - quando avevo anche ammonito: “Fermiamoci prima che sia troppo tardi e si sfascino i Verdi!” -, subito dopo lo tsunami del risultato elettorale, ero intervenuto nel Consiglio federale nazionale dei Verdi l’11 maggio 2008 a Roma ed ho successivamente stampato e diffuso il mio discorso, intitolandolo: “I Verdi hanno ancora un futuro in Italia?”. Questa domanda drammatica (almeno per chi ha dedicato a questo impegno quasi metà della propria vita) ritorna oggi, dopo le elezioni europee e quelle amministrative, con una attualità sconvolgente.
Perché queste mie faticose riflessioni non sembrino il frutto amaro del “senno del poi” (di cui sono piene le fosse), riporto qui una tra le tante argomentazioni di quell’intervento dell’11 maggio 2008: “Dunque, o i Verdi cambiano radicalmente rotta e gruppo dirigente, metodo di direzione politica e rapporto con la società e le istituzioni a tutti i livelli, in un’ottica autenticamente federalista anche al proprio interno, superando inoltre ogni mentalità centralistica da piccolo partito monocratico o oligarchico, per ritornare all’altezza delle sfide epocali sul piano politico, ma anche culturale e scientifico, e persino umano e degli stili di vita, oppure i Verdi italiani sono destinati rapidamente a scomparire, non solo dal Parlamento nazionale ma anche da quello europeo, e via via anche dalle Regioni e dagli enti locali, dove pure sono nati con l’Arcipelago verde e poi con la Federazione delle Liste verdi negli anni ‘80”.


Qualcuno mi considerò allora come una sorta di “profeta di sventura”, ma io stesso non avrei immaginato fino a che punto quella terribile previsione dell’anno scorso si sarebbe puntualmente verificata nel giro di un solo anno (con qualche rara eccezione, a cominciare dal Trentino-Alto Adige).
Avevo ammonito che i Verdi, senza una svolta profonda, sarebbero arrivati rapidamente al capolinea. Aggiungendo tuttavia: “Ma non è arrivata al capolinea la questione ecologica, la centralità della questione ambientale, l’importanza di uno stretto rapporto tra economia ed ecologia, la promozione dei diritti umani e la tutela dei diritti civili, la cultura della pace e della convivenza, la battaglia per la giustizia e lo Stato di diritto. E non è arrivata al capolinea la crescente necessità di una cultura ecologica di governo, nel momento in cui i cambiamenti climatici, l’effetto serra, la questione energetica, l’inquinamento atmosferico, le malattie di origine ambientale, il dramma dell’acqua e della desertificazione, e via elencando, sono tra i punti prioritari dell’agenda politica europea e mondiale, e dovrebbero esserlo anche dell’agenda poltica italiana”.


La svolta profonda, che era la pre-condizione per un possibile recupero della “ragione sociale” di un progetto ecologista coraggioso, aperto, plurale, lungimirante, non c’è stata. La scelta di una alleanza elettorale che ha nuovamente ricompreso i Verdi nell’alveo consunto della “Sinistra” si è dimostrata (sia pure senza i comunisti della falce e martello, fortunatamente) altrettanto perdente di quella precedente con la “Sinistra Arcobaleno”.
Le ragioni di un progetto ecologista sono letteralmente scomparse nell’immagine nazionale della “Sinistra di Vendola e Fava” (ottime persone, del resto, ma che nessuno ha mai deciso di nominare nostri leader…), così identificata non solo prima, ma anche nei commenti successivi alle elezioni. I Verdi, per la seconda volta nel giro di un anno, sono politicamente scomparsi dalla scena politica nazionale, ed era quindi inevitabile (oltre che per altre ragioni di carattere locale, pur esistenti) che questa sostanziale assenza e invisibilità politica si ripercuotesse nelle concomitanti elezioni amministrative. Appunto, come avevo ammonito inascoltato: “oppure i Verdi sono destinati rapidamente a scomparire…”. Era necessario “un nuovo inizio”. Siamo invece precipitati in una nuova catastrofe, siamo stati travolti da un altro tsunami, purtroppo facilmente prevedibile.


E’ vero che c’è una forte ondata di destra (politica e culturale) in Italia e in Europa. Ma in molti paesi europei sono stati proprio i Verdi ad affermare una proposta politica e una identità culturale alternativa, facendo passare il Gruppo verde al Parlamento di Strasburgo da 43 (tra cui due italiani) a 53 eurodeputati (senza alcun italiano), affermandosi come quarta forza politica a livello europeo.

Proviamo ad elencare, per non precipitare nel solipsismo italico: 14 eurodeputati eletti in Germania (col 12,1 %, terza forza politica), 14 in Francia (col 16,28, appena lo 0,2 meno dei socialisti), 5 in Gran Bretagna (13,36 %), 3 in Belgio e 3 in Olanda, 2 in Austria ( 9,5%,), 2 in Finlandia (col 12,4), 2 in Svezia (col 10,08), 2 in Danimarca, 1 in Lussemburgo (col 16,84), ma anche 1 in Romania, 1 in Lettonia e 1 in Grecia, 2 in Spagna.
Dunque, non è più solo l’Europa centro-settentrionale a vedere l’affermazione storica dei Verdi, ma anche paesi che, come l’Italia, appartengono all’Europa mediterranea: basti pensare al risultato strepitoso in Francia, ma anche alla presenza in Spagna e in Grecia.


Nessuno poteva pensare di poter ripetere in Italia gli straordinari risultati di Dany Cohn-Bendit in Francia, ma c’era un messaggio esplicito in quella iniziativa. Non una alleanza “di sinistra”, ma la proposta aperta di “Europe écologie”. Dunque nel simbolo e nel programma sia l’Europa (di fronte alla “nazionalizzazione” di tutte le campagne elettorali) sia l’Ecologia, duplice punto di riferimento non per “andare da soli”, ma per costruire una alleanza davvero innovativa, davvero trasversale, fuori dagli schemi ideologici consunti ereditati dal Novecento (e persino dall’Ottocento!).
I Verdi sono un movimento politico nato proprio per superare le vecchie ideologie politiche e invece per la seconda volta si sono ritrovati in Italia assorbiti e sostanzialmente annichiliti in una delle tante e stanche riedizioni della “Sinistra”, con tutto il rispetto parlando per chi sente ancora questo “richiamo della foresta”.


Per qualche mese, dopo la fallimentare esperienza della “Sinistra Arcobaleno” c’è stato chi ha tentato di mantenerla in vita con la respirazione artificiale. Ora, spazzati via anche dal Parlamento europeo oltre che dal Parlamento nazionale, c’è chi ha il coraggio di considerare soddisfacente il risultato del 3,1% e medita di praticare il “bocca a bocca” pure su questo secondo esperimento fallito e fallimentare.
Tutto il mio rispetto per chi pensa di proseguire su questa strada, perché si tratta di persone rispettabili con oneste convinzioni. Ma con tutto questo i Verdi non hanno nulla a che fare non tanto in termini di alleanze elettorali (sempre possibili, purchè almeno siano innovative e vincenti), quanto in termini di progetto politico.
Un anno fa avevo proposto ai Verdi “un nuovo inizio”, non per chiudersi in se stessi, ma per recuperare identità culturale, aperta e plurale, e autonomia politica, capace di confrontarsi con gli altri soggetti politici, grandi o piccoli che fossero. Ma se si cancella l’identità culturale e si distrugge l’autonomia politica, il progetto ecologista è destinato a scomparire, nonostante ci siano tutte le ragioni – oggi molto più di ieri – per la sua esistenza, per la sua attualità, per il suo futuro.
In fondo, anche negli anni ’80 questo progetto è nato ed è partito da zero, facendo tesoro dei nuovi movimenti che avevano cominciato ad esprimersi nella società dopo il crollo delle ideologie totalizzanti. Ora, per insipienza politica e debolezza culturale, siamo ritornati quasi al punto di partenza, quasi dovunque (ma in Alto Adige i candidati verdi, riaffermando in ogni occasione la loro identità verde, hanno ottenuto il 10,9%!).


Ripeto la domanda: “I Verdi hanno ancora un futuro in Italia?”. Ripeto la risposta, oggi assai più problematica e difficile di ieri, dopo un anno perso nella coazione a ripetere: “Un nuovo inizio”… Davvero, “errare humanum est, perseverare diabolicum”. Del resto, un anno fa, prima del ritorno dalla Germania di Daniel Cohn-Bendit, i Verdi francesi non erano messi molto meglio dei Verdi italiani. Ma bisogna crederci, bisogna volerlo, prima che sia troppo tardi. O è già troppo tardi?
Marco Boato (ex senatore, portavoce dei Verdi del Trentino )

12 giugno 2009

Angelo Bonelli: serve una nuova, moderna, politica ecologista

Il risultato di Sinistra e libertà è stato un fallimento come lo è stato un anno fa quello della Sinistra Arcobaleno. Non si è superato nel 2008 lo sbarramento del 4%, non ci è riuscita Sinistra e Libertà in queste ultime elezioni : in entrambi i casi non abbiamo eletto rappresentanti Verdi nel parlamento nazionale ed europeo.
C'è un elemento politico del risultato elettorale che va analizzato profondamente: nelle elezioni politiche 2008 il Pd fece una campagna per il voto utile e questo lo portò a massimmizzare il risultato elettorale con il 33,4% dei voti ( portando il centrosinistra alla sconfitta), con le ultime elezioni europee il Pd perde oltre il 7%, pari a oltre 2 milioni di voti, e Sinistra e Libertà non intercetta nessun voto in uscita dal Pd anzi arretra di 200.000 voti rispetto al risultato fallimentare di Sinistra arcobaleno. Eppure tra i Verdi nonostante questi dati c'è chi giudica questo risultato " più che dignitoso... e che disegna una sinistra capace di affrontare le sfide del terzo millennio .."

Dentro questa frase è inserita la liquidazione presente e futura di una rinascita di un movimento ecologista autonomo in Italia. Tutto ciò accade mentre in Europa assistiamo ad un'avanzata straordinaria e storica degli ecologisti dal Nord al Sud dell'Europa , smentendo la tesi di chi , sempre dentro i Verdi italiani, ha sostenuto in queste ore che tra le cause della non crescita dei Verdi c'era un problema culturale legato ai paesi del mediterraneo.
Aveva ragione invece chi aveva proposto un'alleanza larga come Europe Ecologie, realizzata in Francia, proposta bocciata dall'attuale maggioranza dei Verdi e che non condivideva le modalità di composizione di quell'alleanza e in ultimo del simbolo.

E già, un'alleanza!! Perchè l'ultimo Consiglio federale dei Verdi parlava di alleanza elettorale e oggi chi guida il partito propone nella sostanza lo scioglimento dei Verdi per farli confluire nel partito della Sinistra.


Ritengo che nella società italiana siano avvenute profonde trasformazione che i Verdi non sono riusciti a comprendere perchè prigionieri di un modo di far politica antico e troppo ideologizzato. Vittorio Emiliani ha scritto in un bell'articolo sul Corriere della Sera che la crisi dei Verdi è da individuare nel loro appiattimento a sinistra. Sono queste le stesse cose che ha detto Daniel Cohn Bendit durante e dopo la campagna elettorale. Penso che esista tra i cittadini italiani una grande domanda di un forte " movimento ambientalista " che sappia costruire come in Francia, in Germania e più in generale in Europa una nuova moderna politica ecologista non schiacciata a sinistra, che metta in soffitta posizioni estremiste e recuperi un sano e necessario radicale riformismo . C'è bisogno di un movimento politico ambientalista che sappia parlare, a 360 gradi, con tutti i cittadini, perchè le grandi questioni come la pace nel mondo, il contrasto a i cambiamenti climatici, la lotta alla povertà, la sicurezza alimentare, la lotta allo smog e al traffico, la tutela della salute, la cura del verde, i diritti degli animali, la tutela della biodiversità, la politica energetica basata sul solare e sul risparmio ed efficienza energetica e le politiche ecologiche per rilanciare l'economia e quindi l'occupazione sono temi che riguardano tutti i cittadini e non una parte di essa.


C'è un aspetto però che dobbiamo affrontare con risolutezza ed è quello che riguarda noi stessi , ovvero la nostra inadeguatezza a poter avviare un simile ed ambizioso processo da soli e così come siamo stati fino ad oggi. In Francia nel 2007 durante le elezioni presidenziali i Verdi con Domenique Voynet presero 1,6%. Due anni dopo arrivano al risultato straordinario di superare il 16 %. Cosa è accaduto? Certamente una personalità carismatica come Daniel Cohn Bendit ha avuto un ruolo importante. Ma in questi due anni è stato messo da parte il partito Verde francese così com'era e sono scesi in campo persone come Nicolas Hulot, giornalista naturalista molto noto, Yannick Jadot, esponente di spicco di GreenPeace, Josè Bovè, leader contadino nella lotta anti Ogm, Eva Joly, giudice anticorruzione. Dobbiamo pensare ad un innovativo e moderno percorso per gli ecologisti italiani che superi la forma partito e arrivi a mettere insieme in una grande federazione tutte le varie associazioni che operano dall' ambiente, al sociale, alla tutela dei diritti umani e civili, dell'imprenditoria " Verde ", della finanza etica, comprese le migliaia di comitati che si battono contro ogni forma di inquinamento, recuperando alla causa ecologista militante quelle intelligenze che lavorano nel mondo della cultura , della ricerca e della scienza, dello spettacolo e dell'informazione. Non più un partito ma una federazione di associazioni e movimenti che costruisca una grande forza ecologista in Italia. Angelo Bonelli (ex capogruppo dei Verdi alla Camera dei deputati)

Francia, bocciata la repressione sul web

La legge Hadopi - che mirava a bloccare l'accesso a internet in modo permamente per tutti i trasgressori che scambiano file piratati in Rete - è stata finalmente bocciata.
Lo ha deciso il Consiglio Costituzionale francese basandosi sulla carta dei diritti dell'uomo del 1789 in difesa del diritto d'espressione.
Il web quindi, e anche l'uso che gli utenti ne fanno, fanno entrambi parte dei diritti fondamentali di ognuno di noi e il divieto di accesso ad esso significa una restrizione della libertà delle persone.
In questo modo viene necessariamente stroncata, ritenuta anticostituzionale e repressiva legge Hadopi
Inoltre la Commissione ha stabilito che non è possibile partire dal presupposto che gli utenti che vengono colti in fragrante siano senza ombra di dubbio colpevoli del reato, ma al contrario, bisogna partire dall'assunto opposto e considerare l'ipotesi che qualcun'altro possa aver sfruttato la connessione a insaputa del proprietario. In questo caso non può assolutamente essere un automatismo a valutare la colpevolezza o meno del responsabile, ma solo un processo può entrare nel merito dopo aver analizzato bene la situazione….
(da Juliette Bellavita www.hightechblogosfere.it)

La rivoluzione ecologista, onesta e gentile, incombe....(da Paolo Galletti)

Penso che in un futuro molto più vicino di quanto pensiamo si porrà anche in italia la questione ecologista.Al di là delle apparenze anche la situazione italiana è tuttaltro che stabilizzata.Una formazione politica ecologista di modello europeo, totalmente nuova rispetto ai Verdi ma recuperando persone ed esperienze positive sopravvissute nonostante i Verdi, può unire, da destra e da sinistra tutti coloro che capiscono la necessità di risolvere la questione ecologica come priorità anche sociale ( vedi intervista a Bovè oggi sul Manifesto).In questo senso penso che non si debba parlare di sinistra, in senso tradizionale ma di un campo democratico.Peraltro destra e sinistra vedono solo il PIL e non l'indice di sviluppo umano, di qualità della vita.

La rivoluzione ecologista, onesta e gentile, incombe. Lavorando dal basso sulla cultura, sulla vita quotidiana, sulla politica della qualità della vita possiamo costruire anche questa nuova prospettiva.
Feste, mercatini biologici, musica, biciclette, vertenze locali: tutti impegnati a fare, a confrontarsi a contrastare in ogni luogo la cultura populista.Perfino in Grecia, paese mediterraneo con due formazioni di estrema sinistra, i Verdi sono rinati dalle loro ceneri.
Coraggio, liberi dalle istituzioni, inventiamoci una nuova politica.
Paolo Galletti (dei Verdi di Lugo di Romagna)

11 giugno 2009

L’armata Brancaleone di sinistri, civici e verdi a Torino

Elezioni provinciali (34 liste totali) al ballottaggio:
Saitta 44,3% (cs) Porchietto 41,5% (cd)


Elettori (diritto al voto) : 1.857.969
Voti ai 13 candidati presidenti: 1.155.319 (62%)
Voti alle 34 liste 1.053.372 (57%)
( 804.597 elettori non hanno votato nessun partito )

Nella coalizione Saitta
(PD 26,9 - IdV 8,8 )
Moderati 2,7
Sinistra per Torino (vendola & c.) 2,0
Lista civica Insieme (Saitta) 1,0
Partito socialista (quelli di Garesio) 0,9
Federaz. Verdi (quelli ufficiali) 0,9
Pensionati-invalidi (???) 0,4

Da soli
Comunisti italiani 1,9
Rifondazione comunista 1,8
Partito Comunista lavoratori 0,4
Sinistra Critica 0,3
Per l’Unità ed il divieto di licenziare 0,1
Lista civ 5 stelle (Grillo) 0,6
Lista civ Movim.Dem. (Brescia-Turigliatto) 0,4
Movimento PPA (software libero) 0,1

****Totale (14 liste) ************ 13,7 % !!!!

9 giugno 2009

Interventi:Europe Ecologie: il successo insperato degli Ecologisti alle Elezioni Europee in Francia

dal blog http://sostenibilitaenergetica.wordpress.com
di Giulia Malandrini (dott.ssa Scienze Internaz. e Diplomatiche - Bordeaux /France)

I Verdi Francesi hanno più che raddoppiato i loro seggi al Parlamento di Strasburgo: da 6, quattro anni fa, a 14 oggi. Tanto da imporsi come terzo partito francese, testa a testa con il Partito Socialista per il secondo posto dopo l’UMP di Sarkozy. Spazzato dunque via il MoDem, partito centrista di François Bayrou che alle scorse elezioni politiche aveva riportato saldamente il terzo posto, proponendosi quale alternativa e giocando a lungo, grazie al suo potenziale di alleanza, come ago della bilancia tra l’UMP di Sarkozy e il PS della Royale. Ecco i risultati: (Europe-ecologie 3a da sinistra a pari dei socialisti):
E’ una federazione di partiti quella che ha riportato il successo in Francia: si tratta dei Verdi di Nicolas Hulot, degli Altermondisti di José Bové, di militanti del mondo associativo come Yannick Jadot, ex di Greenpeace, e di personalità come l’ex magistrata Eva Joly, sotto l’abile regia di Danhiel Cohn Bendit, guida storica del ‘68 francese.Una tale avanzata elettorale merita una discussione. Prima di riflettere sulle difficoltà per una tale galassia di rimanere unita, cerchiamo di analizzare le forze insite nel loro Programma.

L’uscita dall’attuale crisi impone la “conversione ecologica e sociale dell’economia”, una “transizione tra due mondi, tra due modelli di sviluppo, tra due civiltà” fondata sul principio di Protezione: protezione dei diritti fondamentali, sociali e ambientali, perché solo se i cittadini percepiranno un reale miglioramento del loro benessere, potranno acconsentire ad una tale transizione. Questo il fulcro del Programma intitolato “
Contratto Ecologista per l’Europa“.
Esso propone 9 pilastri sulla base dei quali articolare tale transizione: Impiego, Agricoltura (tema carissimo alla rurale Francia), Energia, Salute, Biodiversità, Diritti Sociali, Diritti Umani, Conoscenza, Internazionale. E avanza 3 strumenti per realizzare questo cambiamento: un Patto Europeo di Cooperazione Ecologica e Solidale, un Consiglio di Sicurezza Economica, Sociale e Finanziaria europeo, responsabile davanti all’Europarlamento e un nuovo Processo Costituente per rifondare l’Unione Europea. Che dire?


1) si tratta di un Programma estremamente ampio (68 pagine), che si prefigge di rifondare la Visione della convivenza sociale e dell’attività economica. L’intento non sembra quello di stravolgere i rapporti sociali in un’ottica prettamente di sinistra-estrema (per la discussione di questo punto leggete al 4)), quanto piuttosto quello di dar loro un nuovo significato maggiormente “a misura d’Uomo”;

2) è un Programma estremamente minuzioso, che entra molto nel concreto: vengono forniti dati cifrati e molto dettagliati su temi come il numero (e la destinazione) dei nuovi impieghi “verdi”, sulla riconversione ecologica dell’industria automobilistica, etc. (giusto per citare i primi);

3) quello che si propone è, ancora una volta, un New Deal ecologico e sociale che trae la sua forza dalla Crisi, come peraltro è sottolineato in apertura al Contratto stesso: piena convergenza dunque con il clima politico-ideale internazionale di questi ultimi mesi;

4) si tratta di un superamento importante di una visione tradizionalmente solo di sinistra dell’Ecologismo francese (ma propria non solo di quello francese, basti pensare all’odierna Lista Italiana Sinistra e Libertà che ingloba i Verdi): l’obiettivo è quello di assumere un’identità precisa e autonoma rispetto alle posizioni puramente sinistroidi (e in eterno conflitto interno per la gioia dell’esasperato cittadino francese -basti pensare alla batosta che quest’ultimo ha inflitto al Partito Socialista-). Per la trattazione di questo punto rimando ulteriormente all’
articolo di Eco-Ecoblog al quale mi sono largamente ispirata;

5) Europe Ecologie ha fatto caro il tema del Cambiamento sul quale si è fondata nel 2007 la campagna presidenziale di Sarkozy: indubbia la notevole congruenza coi temi del cambiamento di Obama, ma ritengo che il dialogo sia più franco-francese e da questo generi una parte importante del successo riportato.

massimo marino (blog ) ECO
cara Giulia

grazie per la citazione, colgo l’invito e vado al sodo:
del successo dei Verdi francesi e di Europe Ecologie ero cosi sicuro che hanno imperversato sul mio blog e sito FBK (massimo marino) per 2 mesi. Essendo stato uno dei fondatori dei Verdi italiani più di 25 anni fà ricordo bene che nacquero su 3 presupposti:
1) il superamento storico della sinistra nelle sue diverse opzioni (da quella stalinista a quella socialdemocratica a quella “togliattiana etc..)
2) la priorità del nuovo paradigma tutela ambiente, nuove tecnologie sostenibili, pacifismo e convivenza etnica su quelle tradizionali della sinistra e del liberismo..
3) la necessità di superare il professionismo deteriore della politica (poi si chiamò la casta” etc )

Per cambiare le cose serve “anche ” un partito (ahimè) e più ci si avvicina a questi 3 punti più si è compresi da una parte almeno degli elettori.
Per questi semplici motivi mi sono allontanato dai Verdi (non dall’ ecologismo) pronto a ricoinvolgermi come tutti dovremmo fare se si ritrovano protagonisti e opzioni decenti da sostenere.
I Verdi come una componente della estrema sinistra sono una recente fesseria quando le opzioni corrette sono state abbandonate ed è sempre destinata al totale fallimento (con gravi effetti di frustrazione di militanti, di confusione politica, di crescenti trasformismi ).

Tuttavia ..c’è un problema aggiuntivo, in qualche modo estraneo alla responsabilita dei piccoli dirigenti falliti dei Verdi italiani: è l’assoluta mancanza in Italia di una forza moderata riformista orientata a sinistra (quello che il PD non è per nulla) e di una sinistra estrema perlomeno unita in un unico partito e adeguata al cambio di secolo (anzi di millennio).
Gli Ecologisti VERDI, affiancati a forze moderate riformiste e di sinistra saranno il futuro di quell’Europa che in qualche modo è in grado di contrapporsi a quell’area di GRIGI forze conservatrici, xenofobe e postfasciste che emergono nelle fasi di crisi economica, finaziaria ma anche di modelli scientifici e culturali di questo inizio di secolo.D’altra parte se hai occasione di osservare la composizione degli eletti nel nuovo Parlamento Europeo (italiani e non ) la componente dei 51 (per ora) ecologisti si distingue su tutti per onestà, impegno ,competenza, creatività.. ed anche simpatia.. che non ci guasta..
spero di continuare il confronto, intando scambiandoci se vuoi interventi sui nostri blog e se ci sei su FBK..

mm

appello a De Magistris

Marino Massimo

caro De Magistris, sono un ecologista, momentaneamente diventato elettore di IDV alle europee, per votarla dopo aver letto le sue dichiarazioni iniziali di impegno prioritario per la difesa dell'ambiente e della legalità in Europa.Non c'è dubbio che il gruppo migliore per tale impegno a Strasburgo è il gruppo degli ecologisti al quale le propongo di aderire come indipendente,
auguri

massimo marino ( blog ECO www.eco-ecoblog.blogspot.com)


De Magistris 20 marzo 2009
…saprò portare, qualora dovessi essere eletto, .. tutto il mio entusiasmo e tutta la passione su temi che ci vedono molto vicini. Soprattutto mi voglio soffermare su due temi che reputo fondamentali: uno è quello dell'ambiente. Io sono convinto che la ricchezza di un Paese e anche l'impresa, il lavoro e il progresso si fondino su un nuovo modo di fare ambientalismo. Quello soprattutto di puntare sulle energie rinnovabili e soprattutto sul rispetto assoluto della natura, che non è solo un bene dell'Italia, ma un bene di tutto il mondo, il mondo sarà destinato a scomparire se non si ha la capacità di superare questa fase di gravissima crisi economica che si fonda soprattutto su una gestione scellerata delle risorse energetiche e delle risorse naturali.In questo Beppe è stato uno dei primi. Io ricordo quando da ragazzo seguivo i suoi spettacoli, ambiente ed economia viaggiavano strettamente l'uno correlato all'altro.Attraverso l'utilizzo giusto delle risorse naturali e attraverso l'energia alternativa ..sono convinto che non solo vivremo meglio tutti, ci sarà un rispetto della natura una salvaguardia dell'ambiente, ma anche più lavoro per tutti e sopratutto più lavoro per i giovani.

Il secondo punto ..un tema che è centrale in Italia e non solo in Italia: quello della gestione dei finanziamenti pubblici. Il controllo illegale che il sistema castale politico di questo paese, sta facendo e ha fatto sulla gestione del denaro pubblico, a discapito della gran parte dei cittadini e arricchendone solo alcuni, rendendo il nostro paese sempre più vicino a quello di alcune realtà sudamericane e mediorientali e non certo proprie di un paese occidentale.Il tema del finanziamento pubblico è centrale perché è lì che si corrode la democrazia. In Europa io credo che dobbiamo portare persone credibili, non persone che hanno contribuito in questi anni a dissipare, a sperperare e ad arricchire comitati di affari nell'immane flusso di denaro che è giunto in Italia. Portare persone competenti ed oneste in grado non di interrompere il flusso del denaro pubblico che può servire, in qualche modo, ad aiutare le realtà più difficili anche se io sono dell'avviso che non si deve favorire l'assistenzialismo fine a sé stesso, dev'essere un modo proprio per favorire l'impresa diversa come dicevamo prima, ad esempio un nuovo modo di fare ambiente, un nuovo modo di fare economia, soprattutto aiutando i giovani svincolandoli da cappe della casta politica e della criminalità organizzata.Sono convinto, da tempo, soprattutto per il lavoro svolto come magistrato, che proprio attraverso la gestione illegale del denaro pubblico è cresciuta non solo la criminalità mafiosa di tipo tradizionale, ma anche la criminalità dei colletti bianchi.Il denaro pubblico in gran parte viene gestito da comitati d'affari che decidono a chi dare i soldi, a quale società dare i soldi, a chi affidare gli appalti, a chi affidare i progetti, a chi affidare i subappalti, chi assumere in queste società nel fare sia i progetti che i lavori e quindi condizionando il voto. ……. migliorare veramente non solo l'Italia ma l'Europa a vivere nel benessere e nella salvaguardia di tutti, della natura e del nostro paese in particolare…

Verdi, eletti totali nel Parlamento europeo


rispetto al 2004 il gruppo dei Verdi passa ad inizio legislatura da 42 a 51 mebri e scavala il gruppo Comunisti-sinistra diventando il 4° gruppo
dati parziali in attesa della collocazione di 91 eletti da farsi entro il 29 giugno

seggi nel nuovo Parlamento europeo


La consistenza dei vari gruppi è provvisoria in attesa della scelta, entro il 29 giugno di 91 eletti, fra i quali 22 del PD ed altri italiani che devono ancora decidere il gruppo di appartenenza

7 giugno 2009

Olanda: elezioni europee, successo dei Verdi al 8,9%

Scendono i Cristiano-democratici dal 24,4 al 19,9% (da 7 a 5 seggi) ed i Socialdemocratici dal 23,6 al 12,1% (da 7 a 3 seggi)

Forte aumento dell’estrema destra xenofoba:17% e 4 seggi, La Sinistra socialista stabile al 7% e 2 seggi
Ottimo risultato dei Verdi dal 7,4 all’ 8,9% (da 2 a 3 seggi)
I seggi totali erano diminuiti da 27 a 25 . Anche in Olanda è finito il bipolarismo.

6 giugno 2009

Caccia agli ecocriminali

Disastro ambientale? È un crimine contro l'umanità. L'accademia internazionale delle scienze ambientali - Iaes - presieduta dal premio Nobel per la pace 1980, l'argentino Adolfo Perez Esquivel, ha lanciato ieri a Roma la campagna internazionale di raccolta firme «Justice for Planet», a sostegno della creazione di una corte penale europea e internazionale dell'ambiente, con giurisdizione sui disastri ambientali che sarebbero così qualificati come crimini contro l'umanità. L'iniziativa ha preso piede a partire dalla Carta di Venezia 2006, sulla base del principio del «chi inquina paga». I disastri ambientali, denuncia l'associazione sostenuta da numerosi premi Nobel, giuristi, ambientalisti e personalità di spicco del panorama politico mondiale come il Dalai Lama, non interessano solo i confini nazionali in cui avvengono ma inevitabilmente coinvolgono il mondo intero, sia per diretta implicazione negli incidenti, si veda i drammi di Chernobyl, sia per l'impatto climatico che comportano, basti pensare alle miriadi di incidenti di petroliere che nel tempo hanno riversato in mare milioni di galloni di petrolio grezzo.

La campagna punta alla sensibilizzazione della popolazione mondiale, per arrivare a un virtuoso connubio tra la forza dei popoli e quella delle istituzioni che risulti capace di premere affinché, attraverso emendamenti allo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, che devono essere approvati da almeno due terzi dei paesi firmatari, si amplino i confini della giurisdizione della corte dell'Aja per accogliere il disastro ambientale tra i crimini contro l'umanità. Come primo passo, si punta però a un'azione circoscritta all'Ue che, mostrando unione e compattezza sul tema ambientale, potrebbe in tempi più stretti arrivare alla creazione di una Corte penale europea dell'ambiente, servendo da stimolo per un successivo ampliamento del tema a livello globale. …Troppo spesso deforestazioni, inquinamenti fluviali, contaminazioni di meravigliosi paesaggi, animali e uomini a causa dell'utilizzo scriteriato dei più svariati intrugli chimici, hanno visto i responsabili impunti, immacolati davanti alla legge perché non era stata precedentemente fotografata l'area in cui i loro impianti hanno causato tali disastri.Questo, insieme alla mancanza in vari paesi sottosviluppati o in via di sviluppo di una giurisprudenza che preveda reati contro l'ambiente, non permettono a nessuna organizzazione internazionale di inchiodare le aziende alle loro responsabilità.


Al fine di coadiuvare il lavoro del tribunale internazionale, la Iaes ha dunque annunciato l'imminente costituzione in Villa Herion a Venezia, di un Osservatorio giuridico-storico-scientifico con il compito di elaborare una banca dati che comprenda ogni area geografica del globo. L'attività dell'accademia proseguirà con il Venezia World forum 2009. Il 2 e 3 ottobre prossimi una conferenza per l'istituzione della corte penale internazionale dell'ambiente ospiterà capi di stato e di governo, premi Nobel, rappresentanti di istituzioni internazionali ed europee, del mondo accademico e della società civile che avranno l'opportunità di dimostrare insieme il loro impegno per proteggere la Terra. (da Mario Croce su IL MANIFESTO 6-6-09)

4 giugno 2009

Verdi austriaci alle europee: obiettivo 15%


(elezioni politiche anticipate del 2008: risultati sul 2006)
I Verdi sono nati in Austria all’inizio degli anni ’80 dall’unione di due diversi gruppi :i Verdi uniti (più conservatori) e la Lista Alternativa ( più connotata in senso progressista); nelle elezioni politiche dell’84 Die Grunen hanno eletto,con il 4,2%, 8 deputati alla Camera. Spesso presenti con azioni e obiettivi “radicali” le diverse anime hanno arricchito i Verdi con una crescita costante fino al 9,7% delle elezioni del 2002. Mentre in Austria i due principali partiti, i socialdemocratici (SPO) ed i popolari (OVP) perdevano consensi e discutevano di quella “grande coalizione” poi nata anche in Germania, nei Verdi si sviluppava un dibattito sull’ipotesi di prevedere alleanze di governo anche con i conservatori; ipotesi scartata per il dissenso di varie componenti interne; così nel 2002 i conservatori della OVP si alleavano formando il governo con i liberali- nazionalisti (FPO). Le successive elezioni del 2006 vedevano socialdemocratici e conservatori al governo insieme ed i Verdi saliti all’11,1% (21 seggi) restavano all’opposizione.

madaleine petrovic - eva lichtenberger - alexander van der bellen
Con le elezioni anticipate del 2008 la situazione politica in Austria è bruscamente cambiata. Il nuovo partito di estrema destra BZO (Alleanza per il futuro dell’Austria) fondato da Joerg Haider dopo essere stato allontanato dal FPO (liberali nazionalisti) ha ottenuto un clamoroso successo superando il 10% ed insieme i due partiti di destra, FPO e BZO, hanno raggiunto quasi il 30 % sottraendo una trentina di seggi ai due partiti principali alleati nella grosse koalition (SPO e OVP). I Comunisti ed altri partiti minori rimasti sotto il 4% restavano fuori dal parlamento. (La Camera è costituita da 183 membri eletti con il sistema proporzionale e la soglia del 4%, mentre il Bundesrat è costituito da 62 membri eletti dalle nove regioni).
Soltanto i Verdi hanno retto il cambiamento mantenendosi a ridosso del 10% con 19 eletti. Buoni anche i risultati alle elezioni europee dove dal 9,3% del 1999 sono passati al 12,9% del 2004.


Come è noto Haider è morto in un incidente d’auto poche settimane dopo le elezioni ma il suo nuovo partito BZO pochi mesi dopo ha trionfato in Carinzia dove Haiger era Governatore, arrivando al 45% mentre ci si domanda quale sarà la partecipazione al voto alle elezioni europee del 7 giugno vista la recente crescita dell’assenteismo.

I Verdi austriaci, avendo al loro interno sia una componente di sinistra, sia quella libertaria-radicale, sia quella più nettamente ambientalista sono presenti attivamente su molte problematiche: sulle questioni sociali, sui temi delle discriminazioni di razza e di sesso, sugli omosessuali, oltre che sull’insieme dei problemi ambientali a partire dalla crisi per il clima fino alla questione nucleare. Negli ultimi 10 anni, dopo forti resistenze, hanno nominato un segretario, Alexander van Der Bellen; una donna, Madaleine Petrovic è il capogruppo in parlamento. Eva Lichtenberger che parla bene anche l’italiano, è la portavoce dei verdi in Tirolo (ad Innsbruck i verdi hanno superato il 21% nel 2006).


Ma l’ultima novità è la forte candidatura di capolista alle elezioni europee di Ulrike Lunacek una parlamentare omosessuale di 51 anni, che è stata da giovane campionessa di nuoto, poi giornalista ed interprete e da quasi 15 anni è impegnata con gli ecologisti. Scelta come capolista dal 55% degli iscritti, Ulrike Lunacek è esplicitamente impegnata contro le discriminazioni sessuali (omosessuali e lesbiche) come su quelle sociali ed ha dichiarato più volte di sperare e di essere convinta che i Verdi si avvicineranno al 15%, di fatto un possibile record fra i 35 partiti verdi di tutta l’ Europa.
Ulrike Lunacek
http://www.youtube.com/watch?v=qO_T0EqbGtA
http://www.youtube.com/watch?v=ip7tGrEBC1c