29 settembre 2013

Referendum ad Amburgo su ri-pubblicizzare l'energia


di Guiomar Parada *

In contemporanea con le elezioni politiche i cittadini di Amburgo hanno votato sulla proposta di ritornare alla proprietà pubblica dell'energia locale, tema quanto mai centrale anche nel dibattito nazionale in vista della formazione del nuovo governo. 
Anche se con poco più di un punto percentuale, Amburgo ha detto “Sì” a un ritorno totale delle reti elettriche a gestione pubblica, con una diretta partecipazione dei cittadini.

I favorevoli alla pubblicizzazione, ovvero i promotori del referendum, hanno vinto per un pelo, 50,9% contro 49,1 %, e hanno vinto soprattutto nei quartieri più centrali. Pensavano forse di vincere con uno scarto maggiore, comunque il Sì ha prevalso e questo è un mandato vincolante per il governo della città. Fuori i privati dunque – la tedesca E.on e la svedese Vattenfall – e dentro un’azienda cittadina che deve ancora essere creata. Il passaggio sarà in ogni caso lungo. Innanzitutto, la città di Amburgo deve rilanciare una gara d’appalto, poi deve fondare l’azienda che gestirà l’energia elettrica e il gas, infine presentarsi alla gara d’appalto e vincerla. È presumibile che le società private estromesse si ripresenteranno alla gara e, nel caso in cui vincesse la città, potrebbero presentare appello. Tuttavia, l’esperienza in Germania in comuni più piccoli indica che l’amministrazione cittadina non si lascerebbe sottrarre l’incarico di gestire l’energia consumata dai cittadini e dalle industrie di Amburgo.

L’idea che sta dietro l’iniziativa che ha portato al referendum del 22 settembre, contestuale alle elezioni per il Parlamento Federale, è che l’elettricità è un bene vitale per la sopravvivenza e non può quindi essere un bene rispetto al quale i privati possono mirare a massimizzare i profitti. I cardini attorno ai quali è cresciuto il progetto sono, primo, fornire alla città energia pulita da un approvvigionamento decentralizzato e contribuire così alla lotta al cambiamento climatico, secondo, arrivare a una fornitura “sociale” del bene energia che tenga presente la condizione sociale dei fruitori, e, terzo, che approvvigionamento e fornitura siano resi più “democratici”, leggasi trasparenti.

La forza del NO si basava principalmente sul fatto che i principali partiti Cdu, Spd e Liberali fossero contrari alla ri-pubblicizzazione, sostenendo che costerebbe molto ai contribuenti. Inoltre la campagna per il NO è stata finanziata dall'azienda dell'energia, che poteva contare su fondi nettamente maggiori rispetto a quelli dei promotori della campagna referendaria.
Nonostante la sconfitta tuttavia, il fronte del che si oppone alla ri-pubblicizzazione non si dà per vinto. La Confindustria di Amburgo ha già protestato, appoggiata dai conservatori della CDU di Angela Merkel e dal sindaco socialdemocratico Olaf Scholz. “Tuttavia”, ha dichiarato il sindaco la sera delle elezioni, “questo voto è per noi vincolante e il Senato [del Land] si atterà ai suoi obblighi”.

La svolta tracciata dal referendum s’inserisce con prepotenza nel grande dibattito nazionale – e anche tema elettorale – della “svolta energetica” avviata dalla decisione di Angela Merkel post-Fukushima di dismettere il nucleare. Quello che è certo è che il partito pro-imprenditori della Cancelliera tutto poteva aspettarsi tranne la clamorosa richiesta dei cittadini di “ri-comunalizzare” le reti e l’azienda elettrica. La “svolta energetica” prende così una direzione totalmente nuova e inaspettata.


27 settembre 2013

L’azienda Italia va a picco


L’azienda Italia va a picco, oggi in vendita ci sono le telecomunicazioni ed i trasporti aerei. La cosa non mi sorprende, era perfettamente prevedibile ed i mercati lo sapevano tant’è che nessun investitore straniero si è trovato nella pessima posizione di socio di minoranza. All’estero il declino industriale dell’Italia è da almeno tre anni una realtà, in casa sembra ancora un film di Fanta-economia di serie B. Il motivo? Il passatempo nazionale: il gioco delle tre carte. Un imbroglio dietro il quale si nasconde alla popolazione una triste verità: una classe politica di bassissima levatura ha dato in gestione l’economia nazionale a manager ignoranti ed incompetenti.
Quando alcuni anni fa scrivevo che vista dall’estero l’Italia è la classica Repubblica delle Banane, nessuno ci voleva credere perché come affermava Berlusconi “cinema, ristoranti ed aerei sono tutti pieni“; quando nell’autunno del 2011 scrivevo che il Paese era già fallito, le mie parole scatenavano una violenta reazione da parte degli economisti ‘di regime’, quelli che le banane le guardavano dal lettino costantemente parcheggiato in riva al mare. Sostenevano che a differenza di quelle straniere, le nostre banche erano solide e tra queste, naturalmente, c’era anche il Monte dei Paschi di Siena.

E’ andata ancora peggio quando scrivevo che i soldi elargiti al sistema bancario italiano da Draghi con il “Litro” e dalle banche centrali europee con il T2, per evitare che l’Italia implodesse e con essa l’euro, non erano finiti nell’economia reale ma erano transitati per i vasi comunicanti dell’economia monetaria delle banane. Che significa? Che questo denaro ha compensato la fuga dei capitali all’estero e sottoscritto l’aumento del debito pubblico italiano per pagare a mala pena gli interessi su un volume totale ingestibile (ormai ben oltre la soglia del 130 per cento).
Quando poi ho denunciato la speculazione edilizia che i nostri compatrioti hanno condotto e continuano a condurre sia a Londra che in Germania con i capitali in fuga, sono stata accusata di essere un’economista talebana che ce l’aveva con i benestanti. Ed ancora, quando prima, durante e dopo la campagna elettorale ho ripetuto ad infinitum che le due più grosse bufale del secolo sono l’austerità espansiva, di cui parlavano i Montiani ed i vari Giavazzi e Alesina, e la vendita del patrimonio nazionale per pagare il debito auspicata da Zingales e quel signore molto poco educato che si chiama Boldrin, a quel punto sono arrivate le ingiurie e le minacce su Facebook, Twitter ed anche per telefono.
Non potevano mancare le critiche degli economisti ‘contro regime’, quelli provenienti dalla nebulosa della sinistra, un’area ideologica indescrivibile ed incomprensibile, di cui fanno parte economisti come Fassina, militanti arrabbiatissimi seguaci della teoria del giornalista Barnard che vogliono stampare montagne e montagne di moneta, persino alcuni economisti contrari all’euro hanno storto il naso.

Tutti questi signori praticano il gioco delle tre carte, sono illusionisti, non necessariamente delinquenti, si badi bene, e molti lo fanno perché non hanno scelta. Ai tempi del fascismo bisognava avere la tessera per lavorare e far carriera, oggi devi far parte di una squadra che fa il gioco delle tre carte. Se non lo fai sei perduto perché nessuno ti copre le spalle, anzi dai fastidio perché rompi il cerchio; se poi sei una donna indipendente e usi principalmente quella parte del corpo umano che si chiama cervello, allora sei finita! Se non fosse per giornalisti coraggiosi – i capitani in Italia non ci sono – come Paragone, la Merlino o Gomez, Giordano e pochi altri, il vero dialogo e contradditorio economico apparterrebbe alle parole obsolete.
La cosa divertente è che dato che in Italia tutti giocano alle tre carte sono tutti vittime della stessa truffa: la formula per la ripresa non c’è e l’economia del Paese va sempre peggio, la ricetta applicata fino ad oggi è stata disastrosa. Ormai è difficile negare l’evidenza – dal 2009 la nostra economia si è contratta del 9%, la Commissione europea ha detto che siamo l’unico Paese di Eurolandia che si sta de-industrializzando, vendiamo Alitalia e Telecom per un decimo del prezzo che avremmo ottenuto solo pochi anni fa ecc. ecc.. Di fronte al fallimento dell’economia i guardiani delle banane hanno cambiato musica. Dalle pagine del Corriere i paladini dell’austerità espansiva la condannano e su quelle del Financial Times quelli ‘contro regime’ inviano un SOS disperato.

Nell’autunno del 2011 quasi tutti questi signori tacevano ed applaudivano il governo tecnico, se la godevano in riva al mare sotto le banane. La responsabilità del fallimento Italia è anche degli illustri economisti nostrani, che non hanno il coraggio neppure di pensare ‘fuori dal coro’. Fatta eccezione di voci autorevoli come il Prof. Gallino, la maggior parte usa anche armi meschine per far fuori i rivali che sono più bravi, tra le vittime c’è anche Oscar Giannino, che certamente non condivide molte delle mie tesi, ma che da professionista onesta ho sempre rispettato per la lucidezza delle sue analisi.
Vorrei ricordare ai vari cattedratici che oggi abbracciano il movimento anti-austerità che per diventare un buon economista non basta una laurea, una cattedra, né una collezione di libri didattici, ci vuole la passione per la materia, una lunga gavetta e l’umiltà di ascoltare tutte le voci fuori dal coro. 

 *  su ilfattoquotidiano.it,   27 settembre 2013

24 settembre 2013

Perché è strategico riconquistare il diritto all'informazione

di Antonio Cipriani *

Non si lasci nelle mani di chi ha potere economico il campo strategico della comunicazione. Per loro è facile imporre contenuti su tv e media.

Su Globalist, nei giorni scorsi è apparso un illuminante pezzo di Paolo Berdini sugli appetiti delle lobby che guidano, di fatto, le azioni della politica nel Paese. "È la deregulation che ha dominato il paese negli ultimi 20 anni", dice l'urbanista. Nel caso specifico si parla di Tav e della nascita della cultura delle Grandi opere, senza alcuna coerenza tra loro, ma regolate dalla berlusconiana legge Obiettivo (443 - dicembre 2001). Scrive Berdini: "Con la consueta bravura mediatica subito amplificata dalla disinformazione imperante, quella decisione fu descritta come il passaggio da una visione burocratica alla modernità. In realtà era il contrario: si colpiva al cuore la già debole funzione pubblica e ci allontanavamo dai paesi che conservano gli strumenti programmatori".

Questo è un punto: il fatto che per le più discutibili operazioni vengano usati i media, oltre che la politica. Usati, sottolineo, da una lobby che oltre a farsi gli interessi propri, vuole anche far credere che tutto venga fatto a fin di bene comune. Non sempre e non solo perché i padroni dei giornali o delle televisioni sono in genere gli stessi che si avvantaggiano dagli affari. Ma anche per una diffusa, generalizzata vocazione dell'informazione a prendere per buone le verità della televisione, i progetti di plastica, l'effetto trascinante convincente della ricchezza, la retorica che copre il significato vero degli affari in questione. Ed è peggio. Sarebbe addirittura meglio la censura. Ma non ce n'è più bisogno: i grandi affari sono come le guerre: potere economico, politico e mediatico viaggiano a braccetto. 
Andrea De Benedetti, autore di Binario Morto, sul Tav: "Davvero per realizzare i 130 chilometri di Tav Torino-Milano ne hanno costruiti più di 400 di asfalto fra strade d'accesso, cavalcavia e raccordi, alla faccia della retorica finto-ecologista dei promotori dell'opera? Davvero il costo per chilometro del Tav italiano è il quintuplo rispetto a Francia e Spagna? . È che di certe cose non parla quasi nessuno. Non i quotidiani a grande tiratura nazionale e men che meno le televisioni. I treni italiani non sono abbastanza veloci? Può essere. Ma di sicuro non c'è nulla, nel nostro paese, che viaggi più lento delle notizie. Sempre che giungano a destinazione, ovviamente: perché alcune non ci arrivano del tutto, oppure arrivano distorte, oppure ancora arrivano capovolte. .. Alla fine, l'impressione che se ne ricava è che la battaglia più urgente, verrebbe quasi da dire più giusta, non è tanto quella che si combatte da anni intorno ai perimetri di cantieri con affaccio sul nulla, avviati solo per cominciare a smuovere qualche metro cubo di terra e tagliare qualche nastro in favore di telecamera, quanto quella per un'informazione più corretta, puntuale e plurale. Un'informazione in cui, anche le notizie scomode possano godere del privilegio dell'alta velocità e non siano condannate anch'esse ad arenarsi in un binario morto". 

Che aggiungere? Che funziona così. La libertà d'informazione naviga a vista inondata da una moltitudine infinita di notizie e notiziole. Di fonte imprecisata, fesse, distorte, approssimative o perfette nel loro portare l'acqua a logiche che al lettore o al telespettatore sfuggono. Che se poi uno fa il punto si rende conto che alla fine della giornata tremila telegiornali, una valanga di giornali, di carta o online, hanno dipinto una realtà di pochi pochissimi temi, quasi sempre gli stessi, fatti di tante chiacchiere e poca sostanza. Di allarmi, emergenza, paure, semplici posizioni da difendere nel nome di Silvio o contro Silvio. Nette, predisposte, conformiste, da una parte o dall'altra (non importa come la pensiate, l'importante è che la pensiate su quelle cose). Peccato che l'informazione sia una cosa diversa, e che questo blob sommerga il senso critico. E che i temi che dovrebbero stare a cuore ai cittadini, perché riguardano la vita e il futuro di tutti, non i destini dorati di alcuni, restano nell'ombra, dimenticati. 
Umanità infinita. Nella parte finale di un libro fondamentale ed eretico, Fight-Specific Isola, c'è un passaggio scritto da due architetti, Constantin Petcou e Doiba Petrescu che, parlando sulla battaglia di resistenza civile, culturale, politica di Isola Art Center contro le trasformazioni urbanistiche violente a Milano per mano di una multinazionale Hines coglie il tema dell'importanza strategica del controllo dei media: "Bisogna davvero crederci e avere una umanità infinita. È molto importante riuscire a comunicare il progetto. Normalmente si trascura l'aspetto della comunicazione fino a quando non si è coinvolti in progetti molto intensi. Occorre che la gente si possa render conto della forza dei valori sociali contro l'individualismo prodotto dalle regole ultraliberiste. Non si può lasciare alle multinazionali e ai loro collaboratori il campo strategico della comunicazione. Per loro è facile imporre immagini e contenuti su televisioni e media. È molto importante non perdere questa battaglia per la visibilità, sia su scala locale che su grande scala, per preservare e disseminare la solidarietà sociale e la cultura propria dei nostri quartieri e delle nostre città europee". 
*  da  globalist.it , 20 settembre 2013

22 settembre 2013

Gruppo Cinque Terre - ECOLETTERA 30/16 settembre 2013



Editoriale1: Greenpeace e i rapinatori del Pianeta

Si stanno organizzando proteste in tutto il mondo sotto le Ambasciate Russe per chiedere la liberazione dell’equipaggio dell’Arctic Sunrise. Oggi stiamo vivendo momenti drammatici: dopo le minacce e l’arresto di due attivisti, ieri ( 20 settembre)  la Guardia Costiera russa ha continuato la violenta repressione di quella che era una pacifica protesta, abbordando illegalmente l’Arctic Sunrise e arrestando l’intero equipaggio. Greenpeace non ha ricevuto nessuna conferma ufficiale delle possibili accuse e agli attivisti è stata negata sia l’assistenza legale che quella dei propri consolati. Più di 20 uffici di Greenpeace in tutto il mondo stanno organizzando proteste davanti alle ambasciate russe. E’ stata aperta una petizione online (Libera i nostri attivisti ) per chiedere la liberazione degli attivisti, ovvero di coloro che agiscono in prima linea per diffondere un movimento globale a protezione dell’Artico che conta più di 4 milioni di persone, il movimento Save the Arctic. Chiediamo che tutti gli attivisti trattenuti vengano immediatamente rilasciati, che la Guardia Costiera abbandoni l'Arctic Sunrise e che vengano interrotte le trivellazioni petrolifere nell'Artico. La vera minaccia all’Artico non viene da Greenpeace, ma dalle compagnie come Gazprom, determinate a sfruttare le riserve di combustibili fossili già responsabili del riscaldamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci. Le trivellazioni in un ecosistema delicato come quello artico, sarebbero devastanti e produrrebbero danni ambientali irreversibili. Liberate gli attivisti di Greenpeace!

Editoriale 2: Elezioni tedesche, riuscirà Angela a condire lo strudel ?
Il successo della Merkel è certo; si dice che molti ritengono  che c’è comunque qualcuno affidabile e non corruttibile nella cabina di comando,  che lascia relativamente  tranquilli i suoi sudditi e non fa morire di fame quelli che non possono permettersi di pagarsi la cena. Gira la battuta che suo marito si lamenta quando non mette abbastanza streusel  ( piccole briciole impastate di  zucchero)  sullo streuselkuchen  (una specie di strudel con poco ripieno e lievitato ) ma che questo è l’unico rimprovero che la Cancelliera è disponibile ad accettare… Difficile che la vera novità del voto siano le due novità annunciate fino a qualche tempo fa: i Pirati e gli anti-euro dell’ AfD , entrambi stimati al di sotto del 5%.... Fra il 2009 ed il 2011 come in altri paesi dell’Europa post-crisi mondiale del 2008 gli ecologisti sembravano rappresentare la nuova possibilità, specie in Europa; alternativi sia ai conservatori che ai socialdemocratici, entrambi  palesemente incapaci di indicare una nuova strada e sostanzialmente subalterni  o compromessi con  il gioco al massacro di banchieri e gruppi finanziari . Europe Ecologie trionfava in Francia, i Grünen tedeschi raggiungevano e superavano in alcuni sondaggi la SPD, ottimi risultati si manifestavano anche in paesi non europei.  Un ruolo “a tutto campo” probabilmente non adatto, non previsto, comunque non compreso dai verdi del centro-nord europa .. ( continua )
Governo, nuovo decreto sulle missioni di pace: ‘Destinazione nulla’
A fine settembre scadono le autorizzazioni di spesa per le missioni militari che abbiamo in giro per il mondo e bisogna prorogarle. Il decreto è già in bozza e dovrebbe andare a uno dei prossimi Consigli dei ministri. Dalle carte che abbiamo potuto vedere in anteprima il nuovo provvedimento aggiungerà 314 milioni ai 935 già stanziati con il decreto dello scorso dicembre, valido fino alla fine di questo mese. Insomma 1,277 miliardi di euro spesi nel 2013, di cui il grosso va naturalmente all’Afghanistan (570 milioni in tutto, 143 per quest’ultimo trimestre). Abbastanza per evitarci l’aumento dell’Iva. ( Toni De Marchi su ilfattoquotidiano.it ) leggi

Caro energia: tagliare oneri sullo smantellamento nucleare
L'attività di messa in sicurezza della SOGIN è passata dal 4% di avanzamento delle attività di smantellamento a fine 2007, al 12% a fine 2011, con una media di circa il 2% annuo, disattendendo pienamente i cronoprogrammi proposti: il termine dei lavori era previsto per il 2020 e il costo dell'operazione intorno ai 3,5 miliardi di euro. Nel bilancio 2012, il termine dei lavori di decommissioning arriva al 2029 e il costo delle operazioni è preventivato in 5.9 miliardi di euro. I ritardi dell'attività e l'incremento dei costi pesano sia per i rischi sulla sicurezza e la salute dei cittadini che sull'incremento della bolletta energetica. Per questo, abbiamo chiesto al Vice Ministro di intervenire con urgenza proponendogli di rivedere il sistema di finanziamento passando dall'attuale sistema di prelievo sulle bollette dell'energia elettrica ad un sistema che consenta di controllare meglio l'effettivo avanzamento dei lavori e la congruità delle spese e di vigilare affinché la prossima nomina della governance SOGIN avvenga nel pieno rispetto delle competenza ed in discontinuità con la gestione passata. ( Gianni Girotto , M5S Senato) leggi

Centrale a carbone nel Sulcis? Italia contromano
Nel decreto del fare 2 si toglie alle rinnovabili per dare al carbone ed ai fossili. Lo sostengono Greenpeace, Legambiente e Wwf. Gli ambientalisti sono convinti che «realizzando un impianto a carbone in quell’area si riuscirebbe, in un sol colpo, a coniugare la fonte più inquinante e maggiormente responsabile dei cambiamenti climatici, la miniera più antieconomica d’Europa, il sistema di sussidio ai fossili meno trasparente, nonché il più iniquo per i consumatori. Invece di puntare le poche risorse economiche disponibili sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica, il decreto toglierebbe parte delle risorse previste in bolletta per le tecnologie pulite per darle a quelle sporche». Per questo le tre associazioni  chiedono al Governo di « non approvare una tale assurdità ambientale ed economica» ed ai parlamentari « di essere vigili»  e annunciano che  nel caso in cui la norma circolata fosse effettivamente varata, avanzerebbero  immediato ricorso alla Commissione Europea (da greenreport.it ) leggi

La brillante idea del Ministro renziano Delrio: triplicare i direttori generali
Triplicare i direttori generali nei Comuni. Comuni che spesso non hanno più risorse da investire per servizi sociali, istruzione, cultura, manutenzione stradale. Sarebbe questa la brillante idea del ministro renziano Graziano Delrio contenuta all'interno di un emendamento al decreto legge sul pubblico impiego. Se passerà la proposta del Ministro per gli Affari Regionali anche i Comuni tra i 100.000 e i 50.000 abitanti potranno assumere un "city manager" dallo stipendio d'oro. (da M5S Senato News ) leggi
 
  Letta ha annunciato che il prossimo impegno del governo, se resterà in piedi, sarà un grande programma di privatizzazioni, cioè di svendita di quote di aziende statali e di misure per costringere i Comuni a disfarsi del loro residuo controllo sui beni comuni e sui servizi pubblici locali. Il tutto, naturalmente, per far quadrare i bilanci, abbattere il debito pubblico e riportare il deficit (che ormai viaggia verso il 3,5% del Pil) entro il margine "prescritto". Tutti obiettivi impossibili: ai prezzi odierni, la svendita anche di tutti i beni pubblici vendibili (un grande affare per chi compra) non porterebbe nelle casse statali che un centinaio di miliardi o poco più; cioè meno di quanto lo Stato pagherà in un anno tra interessi e rateo di rimborso del debito imposto dal fiscal compact. E l'anno dopo ci si ritroverà al punto di prima, ma senza più beni comuni e aziende pubbliche. ( Guido Viale su ilmanifesto.it ) leggi
 
Siamo in guerra
Chi è nel Sistema deve far parte del Sistema, sia questi un politico, un cantante, un industriale. L'occupazione degli spazi della scacchiera è continuo, incessante, a colpi di leggi, di disinformazione, dell'utilizzo di ogni regola fatta su misura. Ogni casella disponibile va presidiata. Parafrasando Karl von Clausewitz "La politica non è che la continuazione della guerra con altri mezzi". Il MoVimento 5 Stelle non è violento, ma è rivoluzionario. Vuol cambiare la società, restituire ai veri giocatori, i cittadini, la scacchiera, il gioco. Cambiare in senso democratico la Costituzione e lo Stato. Il M5S è una variabile che il Sistema, non solo quello nazionale, non aveva previsto e ha quindi reagito con ogni mezzo possibile per escluderlo dal gioco. Il M5S è condannato dalla sua stessa natura a vincere la partita o a perderla irrimediabilmente. I pezzi bianchi non possono allearsi con quelli neri. A differenza degli scacchi in questa partita non è previsto il pari, ma solo lo scacco matto. ( dal blog di Beppe Grillo ) leggi
 
Il walkie talkie di Londra e la stupidità dell'architettura che ignora l'ambiente
Il nuovo grattacielo riflette e concentra la luce solare, generando un "raggio della morte" che raggiunge i 72°C. L'architetto non ha mai sentito parlare di specchi ustori? Il grattacielo al numero 20 di Fenchurch street è noto come Walkie Talkie per la sua forma caratteristica. La sua superficie concava esposta a sud riflette e concentra i raggi solari sulle strade sottostanti dando vita ad un vero e proprio “raggio della morte”, con temperature che raggiungono i 72 gradi e riescono a bruciare i tappeti, fondere i cruscotti delle auto e creare bolle sulle verniciature. Ora l’architetto ammette di aver fatto un sacco di errori e di avere sottostimato la temperatura della luce riflessa (da ecoblog.it ) leggi

Louisiana, l’80% della costa è dell’industria del petrolio e del gas
La Louisiana ( USA) è a tutti gli effetti un petrolstato dove i soldi per tutto, dalle campagne elettorali fino alle Università, sono in qualche modo collegati all’industria del petrolio e ovviamente non è bello che un ente semi-governativo porti in causa 97 ditte del petrolio, fra cui i giganti della Shell, Chevron e Exxon Mobil. Invece è successo che il 24 Luglio 2013 la Southeast Louisiana Flood Protection Authority, creata dopo l’uragano Katrina per evitare altri disastri, ha deciso di aprire una causa contro ben 97 ditte petrolifere che controllano la maggior parte della laguna di Louisiana. Il compito della SLFPA è quello di proteggere la costa. Devono monitorarla e  provvedere al funzionamento di tutti gli argini costruiti in anni recenti per evitare una seconda Katrina.( Maria Rita D'Orsogna su ilfattoquotidiano.it ) leggi
 
Minerali e Petrolio in Alaska
Anglo American abbandona le estrazioni in Alaska. Il colosso minerario Anglo American abbandona il progetto di estrazione di rame e oro dal giacimento di Pebble, in Alaska. L’annuncio, riportato dal quotidiano Guardian, è stato diffuso nella giornata di ieri...
Shell, sanzioni per l'inquinamento nell'Artico. Il colosso petrolifero Shell ha accettato di pagare 1,1 milioni di dollari a titolo di risarcimento per aver violato la regolamentazione sull’inquinamento atmosferico nel corso delle sue esplorazioni dell’Artico condotte lo scorso anno... (Valentina Neri su valori.it  ) leggi
 
                                                                VIDEO ARCHIVIO
 La protesta di Greenpeace e l’aggressione della Marina russa nell’Artico che ha arrestato 25 attivisti e sequestrato la nave Arctic Sunrise   vedi qui

La Grecia intera è in fiamme dopo il brutale omicidio del rapper e militante antifascista Killah P, pugnalato a morte da un militante di Alba Dorata. Nelle immagini alcuni poliziotti in borghese ( ma secondo altri sono esponenti del gruppo nazifascista di Alba Dorata ) lanciano sassi contro un corteo di manifestanti. I poliziotti in tenuta anti-sommossa, a pochi passi, non hanno comunque fermato le violenze dei neonazisti. vedi qui

 “BASTA CON L’AUSTERITY”. Nel 2011, quando è cominciata la cura Monti, il debito pubblico era il 120,8 % del PIL e c'erano 2 milioni e 108mila disoccupati. Alla fine di quest’anno il debito pubblico e’ schizzato al 131,4 % del PIL e i disoccupati sono 3 milioni e passa. Basterebbero già questi due numeri per certificare che le politiche di Austerity che sono state imposte all’Italia dall’Europa sono fallite. PRESADIRETTA ha  raccontato  il prezzo altissimo che stiamo pagando. vedi qui

ECOLETTERA del Gruppo delle Cinque Terre vi segnala ogni 15 giorni interventi, documenti, appuntamenti, rimandando ai siti del gruppo o ad altri link

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