Precedute questa domenica dal voto regionale in Baviera le elezioni
federali tedesche per il rinnovo del 18° Bundestag, il parlamento federale
della Germania e determinarne i circa 600 rappresentanti, si terranno il 22 settembre 2013. Il 6 agosto è
stato pubblicato l’elenco dei partiti ammessi alle elezioni; la
lista comprende 34 diversi partiti ma in realtà il sistema elettorale, di fatto
proporzionale con un quorum al 5% (una soglia che la Corte federale
Costituzionale tedesca ha recentemente sanzionato come inaccettabile) , funziona
egregiamente ed il confronto vero avverrà fra 7 partiti, dei quali
probabilmente da 3 a 5 otterranno dei seggi. A differenza del 2009, quando si
formò la coalizione conservatori-liberali, CDU/CSU ( 33,8%) + FLP ( 14,6%) ) e
restarono all’opposizione 3 partiti, SPD (23%), Linke ( 11,9%) e Grünen ( 10,7%) le possibili alleanze, che
in Germania sono determinate dai risultati del voto e da accordi di compromesso
sui programmi, sono più che mai aperte.
I sondaggi periodicamente resi noti, da
molti mesi indicano un confronto di
fatto tripolare fra CDU/CSU ( 38-42%) , SPD (22-26%), GRUNEN (12-14%). Anche la
estrema sinistra di LINKE ( 6-7%) è
sopra il quorum ma senza possibilità di fare alleanze, mentre i liberali della FLP sono sulla soglia del 5% ( il loro
tonfo renderebbe pressoché certa una nuova Große
Koalition CDU-SPD , la terza dopo
quella di fine anni ‘60 e quella del 2005-2009) . I Piraten, entrati in piena
crisi dopo lo straordinario successo a Berlino e in alcuni Lander nel 2011
vengono dati sotto il quorum come anche il nuovo partito “antieuro” AfD ( Alternative für Deutschland ), nato in
aprile ma risultato poco allettante per la gran parte degli elettori tedeschi
che pure problemi con l’Europa dell’euro ne hanno un po’. L’eccessiva debolezza
dei liberali da una parte e quella dei socialdemocratici dall’altra potrebbero rendere
difficile sia riproporre la coalizione CDU-FDP che tornare a quella del 2001 SPD-GRUNEN;
l’accordo fra CDU e SPD inevitabilmente dovrebbe quindi comportare la
riconferma a Cancelliere della Merkel, di gran lunga il politico di maggiore
fiducia in Germania ( e l’unico non silurato dopo un giro in tutta Europa ), stante anche la cordiale antipatia diffusa,
anche in casa propria, nei confronti di Peer
Steinbrück, il candidato della destra socialdemocratica che è già stato
ministro delle Finanze della Merkel nella penultima legislatura.
Il programma della
Merkel resta austero ma..
“ L’austerità espansiva” con la quale si può sintetizzare le rigidezza con
cui la Germania della Merkel ha tenuto il campo nella politica europea degli
ultimi 8 anni ha avuto molti interessati sostenitori e molti superficiali
detrattori. Senza addentrarsi qui nella complessa valutazione delle politiche
“antikeinesiane” è sorprendente che il programma elettorale puntualmente
anticipato dalla Cancelliera da settimane, apre varchi all’austerità interna
indicando una serie di misure di spesa che i quotidiani economici hanno
valutato intorno ai 28 miliardi , simili quindi a quelle dei socialdemocratici, almeno sul lato delle
uscite: introduzione del salario minimo per legge, freno all'aumento
indiscriminato degli affitti, aumento del contributo per l'educazione a casa
dei figli, pensione per le mamme, finanziamenti per la costruzione di nuove
strade e scuole. In campo energetico la confermata fuoriuscita dal nucleare ha
sempre meno contestatori fra gli industriali, molti dei quali, a differenza dei
nostri, ha compreso che le energie
rinnovabili fanno bene all’ ambiente ma possono anche diventare convenienti: magari
solo per evitarne una eccessiva espansione
elettorale, le tesi dei Grünen sono
seriamente prese in considerazione; il basso livello di disoccupazione è al
momento stabile, non più di 2- 4 su 100 abitanti sono senza lavoro, ( da noi
sono fra i 10 e i 15, in Grecia fra i 25 e i 30 almeno ) e numerose tutele sono
operanti per chi non ha reddito; la Germania riesce da anni a gestire l’impatto
di una forte immigrazione resa addirittura utile per l’equilibrio del mercato
del lavoro interno; nel 2012 si è avuto un nuovo record di 1,1 milioni di
immigrati, dai pesi dell’est e del mediterraneo oltre a turchi e greci ( da noi
sono stati circa 30.000, meno degli
emigrati ); tutti giovanissimi ( 10 anni in meno dei tedeschi in media ), fra questi
più di 40.000 italiani, ovviamente giovani, per più di un terzo laureati, il
flusso maggiore dalla Lombardia. Per quanto piena di basi Nato e Usa nei
conflitti e tensioni dell’area del Mediterraneo e del Medioriente il paese
cerca di mantenere da tempo un basso profilo ( vedi Libia, Egitto e Siria) e si defila per quanto possibile dalle avventure militari che affascinano i piccoli
colonnelli di turno inglesi, francesi e italiani. Evasione fiscale e presenza
di gruppi mafiosi e criminali sono ridotti ai minimi termini. I costi della
politica sono come è noto contenuti almeno alla metà dei nostri , l’informazione
non è tutta ridotta ad una superpagata e intruppata appendice diffusa di questo
o quel partito.
Se si confrontano con serietà tutti i parametri economici, politici,
culturali del paese con quelli di Italia , Grecia o Spagna, ed anche della
stessa Gran Bretagna, ci si rende conto che vanno aggiornati i nostri schemi di valutazione
, che urge una grande riflessione collettiva politicamente adeguata ed autonoma
dalle fesserie che ci propinano gli spin-doctor
dell’ informazione nostrana. Fra i tanti detrattori, molto diffusi nel
nostro paese sia a destra che a sinistra, si percepisce della Germania,
attraverso la lente deformata dei nostri media, solo gli stereotipi negativi . Rispondendo ad un’interpellanza del
deputato socialdemocratico Joachim Poss, il ministro delle Finanze, Wolfgang
Schaeuble, ha affermato di recente che dal 2010 al 2014, la Germania ha
risparmiato 40,9 miliardi di euro in interessi sulle nuove emissioni di debito
pubblico, grazie alla discesa dei rendimenti, mediamente dell’1% su tutta la
curva delle scadenze. E grazie anche alle robuste entrate, nello stesso arco di
tempo, Berlino ha potuto ridurre di 73 miliardi di euro il suo indebitamento
pubblico, rispetto al previsto. A nostre spese… risponderebbe ovviamente qualche
nostro amico ecologista o di sinistra certificata. Probabilmente vero … ma se
le nostre mafie, i nostri evasori, i nostri partiti riuscissimo a metterli da
parte e mandarli al diavolo dove saremmo invece ?
Non è che non ci siano
domande da farsi sulla Germania, sono le risposte che sono diverse.
Pochi sanno che il Fiscal Compact, di cui parecchio si è detto in Italia, che in Parlamento PD e PDL hanno approvato senza alcun dibattito, in Germania dopo un lunghissimo
confronto è stato infine bloccato senza
traumi nel Bundesrat, la Camera dei Lander dove Verdi e SPD hanno da un anno la maggioranza
e non è quindi in vigore.
Günter Wallraff, l’inventore del giornalismo d’inchiesta sotto copertura ha
raccontato in un suo recente libro che non in tutta la Germania le condizioni
dei lavoratori sono idilliache. Travestito da operaio ha reso note le schifose
condizioni di lavoro nel panificio della LIDL, il colosso tedesco dei discount molto diffusi anche
in Italia, a 6 euro l'ora, ustionato da padelle roventi; o i turni da 14 ore dei baristas negli
Starbucks, o le 15 ore al volante dei corrieri GLS. Denunce di situazioni al
limite della tolleranza che però da noi, con i nostri quotidiani morti sul
lavoro, non fanno neanche più notizia.
Nel maggio scorso il dibattito politico si è concentrato su uno scandalo
che ha coinvolto la CSU della Baviera ( dove si vota questa domenica, una
settimana prima delle politiche). Si è scoperto che 79 membri del Parlamento locale,
la maggior parte dei quali, ma non solo, della CSU, hanno assunto come
assistenti figli, nipoti e coniugi. Tutti ben pagati, anche da molti anni. A
rivelare il fatto è stato Georg Schmid, importante esponente locale della
stessa CSU, addirittura Presidente del
Parlamento bavarese, che aveva assunto anche sua moglie pagandola
per anni 5.500 euro al mese. Scandalo centrato anche sul fatto che i due insieme guadagnavano più
di Angela Merkel. Come da noi, si dirà…. Non proprio: in realtà una clausola
del regolamento regionale del 2000 rendeva transitoriamente legali le
assunzioni già in corso ma Schmid, a poche
settimane dalle elezioni del Land, si è
comunque immediatamente dimesso e
Barbara Stamm, suo successore alla presidenza del Land, ha reso pubblico l’elenco di tutti i 79 membri
del parlamento locale e si sta discutendo di come rimborsare allo Stato
Bavarese tutti i soldi percepiti anche se formalmente in modo legale. Da noi è
di queste ore l’incredibile ennesimo rinvio da parte dei partiti delle “larghe
intese”, dell’iter in aula del disegno di legge, peraltro di grande ipocrisia
nei contenuti, sul finanziamento
pubblico ai partiti.
Il ministro della Difesa Thomas de Maizière, uno degli uomini chiave del
gabinetto di Angela Merkel, da tempo considerato il suo probabile successore, è
stato molto criticato sui media per i 500 milioni impegnati nel progetto militare Euro-Hawk, versione
tedesca dei droni americani Global Hawk, il cui acquisto è stato bloccato recentemente
perché una apposita commissione ha valutato che difficilmente avrebbero
superato le norme di sicurezza europee per il volo. Il progetto dei droni,
enormi aerei che volerebbero ad alta quota, di cui la Germania pagherebbe un
quarto della spesa ( un ventesimo comunque dei nostri costi per gli F35), sarebbe
alla base della nuova strategia Nato per la sorveglianza, del Programma Ags
(Air Ground Surveillance), da attuare però in una base militare italiana (Sicilia
?) con il compito di monitorare la situazione nelle regioni di crisi. I Grünen
sono stati particolarmente critici malgrado che all’origine il progetto sia
nato durante il governo SPD- Grünen , poi avviato durante quello
successivo CDU-SPD del 2005. Del Ministro sono state chieste le dimissioni ed
il progetto è stato fermato.
Anche i capi dei servizi segreti tedeschi esterni (BND) e interni (BFV),
Gerhard Schindler, dell'FPD, e Hans-Georg Maaßen, sono stati invitati a
dimettersi per aver conosciuto, e non rivelato, il programma di spionaggio PRISM, aver trasmesso
dati agli americani dell' NSA, almeno secondo i dossier rivelati dalla talpa
del Datagate Edward Snowden. L’opposizione ha messo sotto tiro anche il capo di
Gabinetto Edward Pofalla, figura chiave dell'esecutivo Merkel, responsabile del
coordinamento dei servizi d'intelligence tedeschi. Secondo le carte segrete di
Snowden, grazie all'intelligence tedesca, l' NSA avrebbe infatti tenuto sotto
parziale controllo elettronico anche le comunicazioni da e per il governo di
Berlino: circostanze categoricamente smentite dalla Cancelliera ma ampiamente
diffuse e discusse nell’opinione
pubblica, che ha però di fatto imposto una maggiore attenzione alla tutela
della privacy individuale ed anche dell’autonomia del paese. Da noi dopo anni
di chiacchiere e sotterfugi, poi di finti ripensamenti del PD sugli F35, si è
recentemente scoperto che un altro progetto per gli Eurofighter probabilmente
ci costerà forse più degli F35. Tutte cose che procedono nell’ombra da molti
anni.
Malgrado problemi e scandali di
questo tipo la gestione Merkel tiene, le posizioni oltranziste dei Liberali sono
rigettate anche dai loro elettori che sembrano essersi ridotti ad un terzo in 4
anni. Il candidato della SPD, noto per la sua supponenza ( ha avuto un unico
momento di notorietà in Italia quando ha affermato che avevano vinto le nostre
elezioni di febbraio due clown,
Berlusconi e Grillo ) non ha molto
fascino ne particolari idee innovative.
L' SPD sostiene posizioni espansive apparentemente orientate
al progetto di "Stati Uniti d'Europa", tra cui su tutte l'adozione di
Eurobond, bond garantiti da riserve auree da utilizzare per infrastrutture in
Europa che rilancerebbero l'occupazione gettando le basi per una maggiore
integrazione e una ripresa economica nel medio-lungo periodo. Steinbruck però comprende
poco le potenzialità della conversione ecologica, in qualche modo più attuale
in Germania rispetto a qualunque altro paese del pianeta. Invece ha collezionato
per mesi una spettacolare serie di gaffe
e dichiarazioni sballate, si dice frutto
anche del suo carattere avventato: nel dicembre 2012 ha dichiarato che trovava
lo stipendio di cancelliere troppo basso, una posizione non esattamente
popolare; è noto come pagatissimo conferenziere e per i suoi rapporti stretti con alcune grandi
industrie tedesche (è stato nel consiglio di amministrazione della Thyssenkrupp,
gettone di 300.000 euro nel solo 2010 ) ; argomenti a favore di chi lo indicava
come una scelta sbagliata, anche nel suo
stesso partito. Grandi e dispendiose manifestazioni sono state organizzate
nella campagna elettorale per salvare il salvabile, ma stante le poche differenze fra la SPD del moderato
Steinbruck e la CDU della smaliziata Merkel non sarà facile recuperare ne elettori
moderati ne quelli in fuga verso Grünen o altri minori, anche se l’unico duello
elettorale in TV di fine agosto ha visto un buon risultato sul piano mediatico
di Steinbruck. Un altro guaio ha infine visto vittima il leader dell’SPD: la
moglie ha ricevuto una lettera da uno sconosciuto in cui lo si indica colpevole
di aver impiegato presso la famiglia, 14 anni fa, una cittadina filippina in
situazione irregolare.
I Verdi scavalcheranno quasi certamente Linke e Liberali andando al di
sopra dei 4,6 milioni di voti del 2009 ma lontani dai sondaggi di 2 anni fa
quando, come in altri paesi europei, sembravano in grande avanzata arrivando al
livello dell’ SPD.
Il successo della Merkel è certo; si dice che molti ritengono che c’è comunque qualcuno affidabile e non
corruttibile nella cabina di comando, che lascia relativamente tranquilli i suoi sudditi e non fa morire di
fame quelli che non possono permettersi di pagarsi la cena. Gira la battuta che
suo marito si lamenta quando non mette abbastanza streusel ( piccole briciole impastate
di zucchero) sullo streuselkuchen
(una specie di strudel con poco ripieno e
lievitato ) ma che questo è l’unico rimprovero che la Cancelliera è disponibile
ad accettare.
Difficile che la vera novità del voto siano le due novità annunciate fino a
qualche tempo fa: i Pirati e gli anti-euro dell’ AfD , entrambi stimati al di
sotto del 5%.
La tormentata vicenda dei Pirati sembra per il momento finita nell’angolo.
Comparsi qualche anno fa specie nel nord-europa hanno avuto un trionfale botto
nelle elezioni di Berlino del 2011 ( 15,6%) e in alcuni Lander. Nel 2011 a
Praga hanno tentato di darsi una più solida strutturazione di partito europeo
eleggendo una donna , Lola Voronina dal Partito Pirata Russo come presidente e allontanando i tentativi di
infiltrazione da destra. Dei pirati si è parlato un po’ anche da noi per la
centralità data alla democrazia diretta
ed alla piattaforma Liquid Feedback, ( indicando
presunte affinità ai grillini ) e per il
loro rifiuto di indicare stabilmente dei capi preferendo l’orizzontalità delle
strutture ( il contrario dei grillini si è detto ). Le solite banalità che casomai,
visto come è andata, darebbero pienamente ragione a Grillo. Secondo i
commentatori tedeschi più attenti invece la crisi dei Piraten ( che avrebbero recentemente ridimensionato le
potenzialità taumaturgiche degli strumenti di democrazia diretta in rete ), il
vero problema emerso, oltre ad una plateale rissosità interna assente ad
esempio nei Grünen, è la indeterminatezza di posizioni su molti temi di
politica interna ed estera dove nulla si aggiungeva a quanto presente o nei Grünen
o nella Linke o nell’SPD. In Italia un partitino di pirati è comparso nelle
recenti elezioni amministrative in vari comuni , contribuendo, in alleanza con
Rifondazione, a sprecare qualche
migliaio di voti. Resta il fatto che quell’area , in gran parte giovanile ma
non solo, poco attratta e annoiata dai partiti tradizionali compresi i Grünen, sicuramente
in espansione con l’evoluzione generazionale, che attraverso il fascino della rete aveva
intravisto forme e strumenti per dire la propria in modo originale e farsi
sentire nella società tedesca, pone domande ed esigenze nuove e particolari e
non è chiaro chi sarà in grado di indicare delle risposte.
Ad aprile si è formato in Germania un nuovo partito: si chiama Alternativa
per la Germania (Alternative für Deutschland, AfD) e ha un programma centrato
su un punto: l’uscita della Germania dalla moneta unica, o meglio ancora la
dissoluzione pilotata dell’euro. Il suo capo si chiama Bernd Lucke, ha 50 anni
ed è un professore di economia dell’università di Amburgo. L’opposizione alla
moneta unica dell’AfD ha connotazioni originarie di destra: fa leva sul
principio che i soldi dei contribuenti tedeschi non siano usati per salvare le
economie in difficoltà di altri paesi europei.
Lucke sembra favorevole
all’uscita dall'eurozona di Grecia, Cipro, Portogallo, Spagna, Italia e
"probabilmente" anche della Francia con una fase transitoria di 4-5
anni con l'euro in parallelo alle monete nazionali, poi il ritorno al marco per la Germania entro il
2020 magari in unione monetaria con la Finlandia, l'Austria e l'Olanda. Gli
euroscettici di AFD, gettonati dai media italiani come affini a Grillo per
sputtanarlo, sembrano per alcuni già irrilevanti prima di nascere ( sotto il 2%) ed ormai ignorati da alcune case di
sondaggi e riemergeranno forse alle europee del 2014. Per altri invece la
possibilità di superare il 5%, sottraendo voti alla Merkel, è del tutto
realistica. Aiuterebbe , si dice, il recente successo dell'UKIP (United Kingdom
Independence Party), il partito anti-euro della Gran Bretagna, definito dal premier conservatore David Cameron il "partito dei
clown" che ha ottenuto un quarto
dei voti nelle recenti elezioni amministrative, guadagnando 140 seggi comunali
e non facendo ridere per nulla i Tories
che invece ne hanno persi 335. Un improbabile lancio in Italia si svolgerà a
Roma il 23 settembre ( dopo il voto tedesco ) con ancora più improbabili
“lanciatori” fra i quali, oltre ad
Alberto Bagnai e vari altri economisti, si annovera ad esempio Giorgio LaMalfa.
Ma anche la Linke è divisa sulla domanda: bisogna farla finita con l'euro?
Lanciata da Oskar Lafontaine in previsione del Congresso, la tesi è stata sostenuta
anche da Winfried Wolf, uno dei
responsabili del comitato scientifico di Attac Germania, , che vede nella
moneta unica nient'altro che “il coronamento del progetto dell'Unione europea
come progetto delle grandi imprese e delle banche, finalizzato allo
strangolamento delle economie europee più deboli e all'affermazione completa
degli interessi del capitale tedesco”. La maggioranza del partito non vuole confondersi con i nemici della moneta
unica ma il dibattito sull'euro lanciato da Oskar Lafontaine ha creato un bel
problemino interno al partito in vista delle elezioni.
Più articolata invece la posizione
da tempo assunta da Cohn Bendit che fino a qualche tempo fa avremmo indicato
come il principale leader dei verdi in Europa, per metà francese e per metà
tedesco. Cohn Bendit ha preso le distanze da Europe Ecologie, del cui clamoroso
successo nelle europee del 2009 e nelle successive regionali era stato forse il
principale attore pubblico, con un duro attacco alla gestione di Cecilie Duflot,
ma anche sulla visione dell’Europa. Non più iscritto ai verdi ha annunciato che
non si candiderà più al Parlamento europeo nel 2014 , nel quale è oggi il
capogruppo dei Verdi eletti in tutta Europa. Contemporaneamente ha lanciato “Per l’Europa! Manifesto per una rivoluzione
unitaria” con Guy Verhofstadt, capogruppo dei liberali al Parlamento
europeo ed ex premier belga, per il rilancio dell’integrazione europea; e recentemente
l’appello con Ulrich Beck, noto intellettuale tedesco, affermando che l'Europa è un laboratorio di idee
politiche e sociali senza equivalenti in nessun'altra parte del mondo;
indicandone la sede nel dialogo fra le molte culture politiche diverse che la
compongono. We Are Europe è la
sintesi dell’appello che propone “un anno di volontariato” nell’impegno per
l’Europa per tutti: lavoratori e
disoccupati, manager e musicisti, insegnanti e allievi, scultori e sottocuochi,
giudici della corte suprema e cittadini anziani, uomini e donne, come risposta
alla crisi dell'euro. Riempire quindi l'Europa di vita e contenuti dei cittadini
comuni europei che agiscono insieme, spontaneamente. Limitato l’impatto
dell’appello ( almeno da noi, con la diffusione da parte di MicroMega ), con il
quale l’ultimo leader del ’68 e insieme a Joschka Fischer ed al troppo presto
scomparso Alex Langer, uno dei tre principali esponenti del vecchio ecologismo
degli anni ’80, sembra prepararsi ad uscire di scena, e non nel modo migliore,
stante anche i suoi problemini di salute ed i 68 anni compiuti qualche mese fa.
Ci salveranno i Grünen
tedeschi… o forse no ?
E’ stata una sorpresa per molti il
risultato delle primarie che per la prima volta i Grünen hanno svolto nel
novembre scorso per scegliere i propri candidati di testa ( un uomo ed una
donna ) per le elezioni federali del 22 settembre. A sorpresa, accanto al nome di Jürgen
Trittin, dato da tutti come candidato sicuro sia nel partito sia nei sondaggi,
dalle urne delle primarie dei verdi di Germania è uscito vincente il nome di
Katrin Göring-Eckardt. Alle prime primarie nella storia dei Verdi tedeschi ha
partecipato il 62 % dei circa 60.000 iscritti
al partito. Quindici i candidati. Oltre a Jürgen Trittin, Renate Künast,
entrambi capigruppo dei Grünen in Parlamento,
Claudia Roth presidente del partito e
Katrin Göring-Eckardt vicepresidente del Parlamento, più altri meno
conosciuti. Trittin, esponente della “sinistra interna” che è stato Ministro
dell’Ambiente nel governo rosso-verde dell’era Schröder all’inizio del 2000 ha confermato le attese ottenendo il 71,9 %
dei voti validi, la Göring-Eckardt una moderata dei realos ha conquistato il
47,3 %, superando la favorita Renate Künast
( 38,6 % ) e la Roth ( 26,2 %). Gli iscritti potevano esprimere due
preferenze. Obbligatoria per statuto la nomina di una donna. Nata in Turingia
nell’Est del paese nel 1966 Katrin Göring-Eckardt è una teologa, dal 2009
esponente di punta del Sinodo della Chiesa evangelica tedesca (EKD) ed eletta per la prima volta al parlamento
nel 1998, impegnata nelle politiche
sociali e della famiglia. Una scelta di equilibrio tra le due ali del partito e
di equilibrio tra continuità e rinnovamento, vedremo presto se azzeccata.
Per i
Grünen si prevede un successo, diventare stabilmente il terzo partito, ma non
un trionfo; fra il 2009 ed il 2011 come in altri paesi dell’Europa post-crisi
mondiale del 2008 gli ecologisti sembravano rappresentare la nuova possibilità,
specie in Europa, alternativi sia ai conservatori che ai socialdemocratici,
entrambi palesemente incapaci di
indicare una nuova strada e sostanzialmente subalterni o compromessi con il gioco al massacro di banchieri e gruppi
finanziari . Europe Ecologie trionfava in Francia, i Grunen tedeschi
raggiungevano e superavano in alcuni sondaggi la SPD, ottimi risultati si
manifestavano anche in paesi non europei.
Un ruolo “a tutto campo” probabilmente non adatto, non previsto,
comunque non compreso dai verdi del centro-nord europa da sempre la punta
avanzata dell’ ormai “vecchio” ecologismo degli anni ’80. Un vero “partito
europeo” dell’ecologismo non è mai nato, e i Grünen hanno di fatto rinunciato
alla possibilità di avere una presenza di rilievo nell’europa del sud, con gli
evidenti fallimenti in Spagna, Italia, Grecia; e si vedrà come evolverà la
crisi di Europe Ecologie in Francia.
I Grünen vanno al voto chiedendo fra
l’altro una più rapida uscita dal nucleare (entro il 2017 non il 2020 ), la
nascita del reddito minimo su tutto il territorio federale, l’allentamento dell’austerity interna, più disponibilità a farsi carico della crisi
del resto dell’ Europa , più autonomia del paese dalle alleanze militari,
maggiore tutela della privacy. I Grünen tedeschi, e di altri paesi limitrofi
del centro-nord europa, sono una
garanzia e in parte una speranza per il futuro dell’intera Europa, stante la
inettitudine dei partiti conservatori-democristiani e di quelli
socialisti-socialdemocratici che si alternano di volta in volta con una
evidente incapacità di essere all’altezza del ruolo che solo l’Europa può
svolgere nei dissestati equilibri internazionali. Al momento però non è detto
che questo ruolo strategico sia all’altezza delle loro capacità e forse prima
della loro consapevolezza; ne che siano in grado di confrontarsi con tutte le
richieste di cambiamento che percorrono l’ Europa e che possono prendere le più
diverse direzioni. Le elezioni tedesche di settembre e quelle europee del
maggio successivo daranno molte indicazioni su dove andremo a parare.
nelle
foto:
1 l’andamento
dei sondaggi sul voto in Germania negli ultimi 4 anni
2 lo Streuselkuchen , un dolce che per la verità non ha molto a
che fare con lo Strudel
3 Und Du? campagna elettorale dei Grunen
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