29 settembre 2013

Referendum ad Amburgo su ri-pubblicizzare l'energia


di Guiomar Parada *

In contemporanea con le elezioni politiche i cittadini di Amburgo hanno votato sulla proposta di ritornare alla proprietà pubblica dell'energia locale, tema quanto mai centrale anche nel dibattito nazionale in vista della formazione del nuovo governo. 
Anche se con poco più di un punto percentuale, Amburgo ha detto “Sì” a un ritorno totale delle reti elettriche a gestione pubblica, con una diretta partecipazione dei cittadini.

I favorevoli alla pubblicizzazione, ovvero i promotori del referendum, hanno vinto per un pelo, 50,9% contro 49,1 %, e hanno vinto soprattutto nei quartieri più centrali. Pensavano forse di vincere con uno scarto maggiore, comunque il Sì ha prevalso e questo è un mandato vincolante per il governo della città. Fuori i privati dunque – la tedesca E.on e la svedese Vattenfall – e dentro un’azienda cittadina che deve ancora essere creata. Il passaggio sarà in ogni caso lungo. Innanzitutto, la città di Amburgo deve rilanciare una gara d’appalto, poi deve fondare l’azienda che gestirà l’energia elettrica e il gas, infine presentarsi alla gara d’appalto e vincerla. È presumibile che le società private estromesse si ripresenteranno alla gara e, nel caso in cui vincesse la città, potrebbero presentare appello. Tuttavia, l’esperienza in Germania in comuni più piccoli indica che l’amministrazione cittadina non si lascerebbe sottrarre l’incarico di gestire l’energia consumata dai cittadini e dalle industrie di Amburgo.

L’idea che sta dietro l’iniziativa che ha portato al referendum del 22 settembre, contestuale alle elezioni per il Parlamento Federale, è che l’elettricità è un bene vitale per la sopravvivenza e non può quindi essere un bene rispetto al quale i privati possono mirare a massimizzare i profitti. I cardini attorno ai quali è cresciuto il progetto sono, primo, fornire alla città energia pulita da un approvvigionamento decentralizzato e contribuire così alla lotta al cambiamento climatico, secondo, arrivare a una fornitura “sociale” del bene energia che tenga presente la condizione sociale dei fruitori, e, terzo, che approvvigionamento e fornitura siano resi più “democratici”, leggasi trasparenti.

La forza del NO si basava principalmente sul fatto che i principali partiti Cdu, Spd e Liberali fossero contrari alla ri-pubblicizzazione, sostenendo che costerebbe molto ai contribuenti. Inoltre la campagna per il NO è stata finanziata dall'azienda dell'energia, che poteva contare su fondi nettamente maggiori rispetto a quelli dei promotori della campagna referendaria.
Nonostante la sconfitta tuttavia, il fronte del che si oppone alla ri-pubblicizzazione non si dà per vinto. La Confindustria di Amburgo ha già protestato, appoggiata dai conservatori della CDU di Angela Merkel e dal sindaco socialdemocratico Olaf Scholz. “Tuttavia”, ha dichiarato il sindaco la sera delle elezioni, “questo voto è per noi vincolante e il Senato [del Land] si atterà ai suoi obblighi”.

La svolta tracciata dal referendum s’inserisce con prepotenza nel grande dibattito nazionale – e anche tema elettorale – della “svolta energetica” avviata dalla decisione di Angela Merkel post-Fukushima di dismettere il nucleare. Quello che è certo è che il partito pro-imprenditori della Cancelliera tutto poteva aspettarsi tranne la clamorosa richiesta dei cittadini di “ri-comunalizzare” le reti e l’azienda elettrica. La “svolta energetica” prende così una direzione totalmente nuova e inaspettata.


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