31 marzo 2014

Francia: crolla il Partito socialista, ma a Grenoble c’è speranza



vittoria della coalizione no-Tav (ma che ha anche dei pro altrettanto importanti) della nuova sinistra


di Umberto Mazzantini * 

Come scrive le Monde «Per una crudele ironia della storia, François Hollande è divenuto l’affossatore di quel che aveva costruito: una potente rete di eletti locali». Se con il secondo turno delle elezioni amministrative francesi a Parigi vince per la prima volta una donna, la ex vicesindaca socialista Anne Hidalgo, se Avignon e Douai passano a sinistra, nel resto del Paese è una vera e propria disfatta per i sindaci socialisti, la destra conquista di Tolosa, Pau, Reims, Saint-Etienne, Limoges, Quimper… solo per parlare delle città più grandi, ma l’ondata di destra ha però il colore blu dell’Ump il partito dell’ex Presidente Nicolas Sarkozy, mentre il Front Nationale non sfonda, anche se conquista 14 sindaci, un paio dei quali non espressione diretta del FN ma appoggiati dai neofascisti, come ex sindacalista della comunista Cgt, Fabien Engelmann che ha conquistato Hayange e Robert Mainars, e l’ex presidente di Reporters sans frontières, Robert Menard che è diventato sindaco di Béziers. Ma sono proprio casi come questi che dovrebbero far preoccupare la sinistra perché se Engelmann è il simbolo del Lepenismo che sfonda in ambienti borghesi che difendono le libertà di stampa e di espressione dall’integralismo islamico (abbracciandone un altro speculare…) Mainars rappresenta qualcosa di ancora più preoccupante e visibile, che è già capitato a Taranto con la destra fasci-populista di Cito e che potrebbe capitare in altre città operaie in crisi: ad Hayange dove la lista legata al FN al secondo turno ha preso il 34,7 %, l’Ump-destra il 28,32%, i socialisti il 27,23% ed un indipendente il 9,74%, ci sono gli ultimi due altoforni dell’ ArcelorMittal di Florange, il cui arresto era stato sospeso dopo una lunga battaglia alla quale François Hollande aveva dato il suo sostegno ma che dopo le elezioni presidenziali è rimasta senza sbocco.

E’ indubbio che la Waterloo socialista si è trasformata nel secondo turno in un crollo dell’intera sinistra francese e che l’aumento dell’astensionismo ha colpito soprattutto li, punendo come sanno fare i francesi, chi comanda se non mantiene le promesse di cambiamento.

Eppure queste disastrose elezioni hanno aperto un altro fronte al quale il Partito socialista dovrebbe guardare con preoccupazione e l’intera sinistra come una possibile speranza: a Grenoble la lista guidata da Eric Piolle, “Grenoble Une ville pour tous” che metteva insieme Front de gauche ed Europe Écologie-Les Verts (Eelv), Adese ed Alternatifs, ha vinto le elezioni con il 40,8%, nonostante il candidato socialista, Jérôme Safar, non si sia ritirato al secondo turno, prendendo il 27,6% dei voti ed arrivando secondo. La destra si divide tra l’Ump (22,8%) ed il Front national (8,8%).
A dividere socialisti e “verdi” (ma anche i comunisti non guardavano di buon occhio l’esperimento di Grenoble) è soprattutto l’idea di “sviluppo” della città e della regione alpina e tra questo c’è anche la TAV Lione-Torino, che Piolle e compagni considerano un’opera costosa, superata ed inutile, proprio, come nel versante italiano fanno diversi amministratori della Valsusa.
Secondo l’articolo “À Grenoble, on réinvente la gauche”, pubblicato su Politis, l’unione civica di sinistra ed ecologisti di “Grenoble, une ville pour tous”, potrebbe davvero essere la genesi di un’altra politica di sinistra che potrebbe essere la vera alternativa allo stanco Partito socialista che oscilla tra le promesse di giustizia elettorali ed una prudentissima gestione del potere che non rimette in discussione gli equilibri consolidati.

Oltre il no alla Tav le proposte di Eelv e Front de Gauche prevedono: Misure per ridurre l’inquinamento, compresi i trasporti pubblici gratuiti e informazioni in tempo reale per evitare i picchi di inquinamento; avvio del progetto tram-treno nelle tre valli intorno a Grenoble per offrire una soluzione alternativa all’utilizzo dell’auto che provoca continui ingorghi; evitare l’allargamento dell’A480 e dell’A51 per non aumentare il numero di camion e spostamento di passeggeri e merci d sul tram-treno; Prolungamento delle linee A ed E del tram, realizzazione di una linea di tramvia “Rocade Sud”; triplicare l’utilizzo della bicicletta; Marchio di qualità per il riscaldamento a legna; limite di velocità a 70 km/h sui grandi assi viari ed a 30km/h nel centro cittadino, come già succede nell’Ile de France.
A questo si aggiunge un programma economico per la città e per i dintorni molto innovativo, che punta sulla ricerca scientifica e tecnologica, sulla rivitalizzazione del commercio, sull’utilizzo delle risorse locali. Un progetto nato da un incontro sociale ed ecologico tra i cittadini che, in un contesto politico nazionale difficile, è riuscito a costruire a Grenoble qualcosa di straordinario e che potrebbe essere una speranza per la sinistra francese (e non solo). Qualcosa che i socialisti francesi hanno dimostrato di non saper comprendere, così come non hanno saputo comprendere il disagio e la rabbia del ceto medio e della povera gente delle periferie delle grandi città e delle piccole e medie città in crisi ed impoverite. E’ purtroppo questa incomprensione che ha portato il candidato socialista a non ritirarsi a Grenoble al secondo turno: è la paura del vecchio mondo di confrontarsi con un nuovo modo di stare a sinistra e di fare la sinistra, che incroci l’ambiente con il lavoro, l’innovazione e la ricerca con i nuovi bisogni, che contrasti l’arretramento populista prospettando un futuro diverso, più pulito ma anche più giusto e dove sacrifici (come la rinuncia all’auto che i Lepenisti vedono come una cosa diabolica) si fanno in nome al diritto di vivere meglio e in un posto più pulito e sicuro.
 
Il nuovo sindaco di Grenoble ha tutte le carte in regola per chiedere ai suoi concittadini di appoggiarlo in questo ambizioso progetto: Piolle era un alto dirigente della Hewlett Packard che lo ha licenziato nel febbraio 2011 perché si era rifiutato di mettere in atto un piano di delocalizzazioni e Myriam Martinet, il delegato Cgt che ha guidato la lotta dei lavoratori della Hewlett Packard, ha appoggiato la sua lista, spostando molto dell’elettorato operaio che fa di Grenoble una città di sinistra. .
Erwan Lecœur, un sociologo vicino all’Eelvi, spiega il miracolo di Grenoble: «Gli ecologisti hanno una forte tendenza a giustificare il fatto stesso di essere quel che sono senza parlare alla gente al di là dell’ambiente dove vivono. Grazie al suo percorso, Eric Piolle non ha questa difficoltà. Un’immagine forte che serve a rassicurare quando i suoi alleati politici sono il Parti de gauche e l’Ades, un’associazione ecologista locale veramente di sinistra».
La campagna elettorale del Partito socialista è stata fatta esattamente su questo e l’ex sindaco Michel Destot e il suo candidato Jérôme Safar si sono sgolati fino all’ultimo contro la coalizione no-Tav Eelv-sinistra dicendo che Piolle «Ha un aspetto piuttosto presentabile ma è prigioniero di questi due gruppi che menano le danze, c’è confusione».

Ma alla sinistra “presentabile” del PS i cittadini di Grenoble hanno preferito l’altra sinistra: quella che promette una tariffazione progressiva dell’acqua, la ri-municipalizzazione del riscaldamento urbano, i trasporti pubblici gratuiti iniziando dai giovani tra i 2 18 e i 25 anni; hanno preferito un sindaco che si dimetterà dal suo posto di consigliere regionale (cosa clamorosa in Francia dove i ministri sono Sindaci di piccoli e grandi comuni) per occuparsi solo della Métro, la comunità di enti locali di cui fa parte Grenoble. Forse anche i socialisti farebbero bene a convincersi che Eric Piolle e la sinistra ambientalista sono meglio di Marine Le Pen.
da   greenreport.it    31 marzo 2014


Grenoble è una città di 158.221 abitanti della Francia sud-orientale. È capoluogo del dipartimento dell'Isère e dell'omonimo arrondissement, nella regione Rodano-Alpi (Rhône-Alpes). E’ la più grande città dell'arco alpino, ragion per la quale viene considerata la "capitale" delle Alpi francesi. Grenoble è attrezzata di una stazione TGV, 4 linee tranviarie, 25 linee d'autobus e 4 linee d'autobus notturne. La qualità dei trasporti urbani è esemplare, in termini di rispetto degli orari, età del materiale rotabile e pulizia dei convogli. 

 La città è sede di uno dei grandi centri di studi superiori di Francia (oltre 60 mila studenti), soprattutto nell'ambito scientifico. Vi si trova un importante polo di ricerca fisica comprendente lo European Synchrotron Radiation Facility (ESRF), l'Institut Laue-Langevin (ILL) e una delle sedi dello European Molecular Biology Laboratory (EMBL). Le industrie high tech partecipano anche alla rinomanza della città: Grenoble è il secondo centro scientifico francese (con ventimila scienziati) ed il maggior polo europeo nell'ambito delle nanotecnologie. Tra le altre discipline studiate si distingue per originalità una riguardante la produzione e la stampa della carta, facoltà che non si trova in nessun'altra parte della Francia.

 

28 marzo 2014

Cavoli, gli orti sono mezzo milione


Ammontano a 500.000 metri quadrati gli orti urbani diffusi in Italia che oggi consentono ai cittadini che decidono di cimentarsi con zappa e vanga di produrre fino a 50 kg/mq di prodotti freschi all’anno. Una rivoluzione verde delle città che parte dal basso, sì, ma anche grazie al coinvolgimento dei Comuni: in base a dati Istat il 38% delle amministrazioni comunali capoluogo di provincia ha dedicato spazi urbani da adibire ad orti con un elevato risvolto sociale. Il Comune fornisce terreno e acqua con un canone minimo che arriva fino ai 200 euro annui per gli orti urbani e tra i 25 e i 100 euro l’anno per gli orti urbani sociali. Le città più toccate dal fenomeno degli orti ubani? Torino, Padova e Genova, ma si stanno facendo strada anche nei piccoli centri. In media la dimensione media degli appezzamenti è tra i 30 e i 50 mq.
Sono alcuni dei dati emersi in occasione del convegno ”Gli orti comunali: un fenomeno sociale in continua espansione”, che si è svolto durante la Fiera di Vita in Campagna. Tra le funzioni più rilevanti quella sociale, perché lavorare ad un orto urbano (i più diffusi sono quelli di quartiere) favorisce il dialogo tra culture e fasce della popolazione di età e tradizioni diverse.

Nati alla metà dell’800 in Germania, gli orti urbani si sono rapidamente diffusi in tutta Europa e oggi consentono di produrre fino a 50 kg/mq di prodotti freschi all’anno. E se i più diffusi sono quelli di quartiere, negli ultimi anni sono diventati sempre più tematici: orti per donne, per scolari, per disabili con valenza di ”giardino interculturale” per facilitare l’interscambio e ”fattorie urbane” volte ad alimentare chi ci lavora.
All’inizio degli anni 2000 questi spazi recuperati da aree degradate venivano soprattutto concesse ad anziani per favorire la socializzazione, ma oggi vengono assegnati anche a scuole (leggi La scuola della terra), a persone con disagio sociale e di tutte le età. E così succede anche che numerosi parchi urbani un tempo lasciati a se stessi, tornano a essere popolati e vissuti.

Un caso emblematico è quello del Comune di Livorno. ”Ottenuta la copertura finanziaria di circa il 50% dalla Regione Toscana e aggiudicati i lavori, tra l’ottobre del 2004 e il maggio del 2005 sono stati realizzati 227 orti di cui 10 riservati per casi sociali rilevanti, 7 alle scuole e 210 assegnati in base al solo criterio dell’età anagrafica – spiega Mirco Branchetti, responsabile Ufficio Gestione Verde Urbano, Agricoltura e Foreste del Comune di Livorno – In media ogni orto è costato sui 1.000 euro all’anno con una produzione di 120-140 kg per una produzione totale tra i 25 e i 30.000 kg. Il pomodoro è stato l’ortaggio più coltivato in primavera-estate, mentre insalata, cavoli e cipolle hanno registrato una produzione costante”.
da   www.comune-info.net       fonte:  Adnkronos                   28 marzo 2014 

da leggere:

La capitale europea degli orti urbani   Conversione ecologica dei quartieri e orti comunitari hanno trasformato Berlino

Gli orti di tutto il mondo    Mariella Bussolati – «Ho viaggiato per visitare gli orti-comunitari – scrive l’autrice di Orto diffuso -, per capire perché gli abitanti delle città europee animano un movimento sempre più grande, che rivendica gli spazi abbandonati non per fare parchi ma per nutrire la terra, i quartieri, la gente»