24 febbraio 2010

Magistrati: In Italia sono di meno e lavorano di più

Rapporto 2008 stilato dalla Commissione europea per il funzionamento della Giustizia in Europa (Cepej )

C'è una e-mail che gira in questi giorni fra i magistrati. A spedirla è stata Mario Morra, 36anni, giudice in servizio al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Procura di trincea, dove si è svolto il mega processo «Spartacus»,dopo sei anni di dibattimento, nei confronti del più potente cartello camorristico: quello dei Casalesi.


Ha iniziato a spedirla a pochi colleghi, che poi l'hanno girata ad altri colleghi, è rimbalzata sui blog ed è arrivata all'Associazione nazionale magistrati. Contiene un riassunto del Rapporto 2008 stilato dalla Cepej, che non è una banda di giustizialisti, ma la Commissione europea per il funzionamento della Giustizia in Europa. L'ha fatto dopo aver ascoltato l'ultima requisitoria di Maurizio Belpietro in televisione contro i magistrati:«Ho provatoun profondo senso di frustrazione sentendo che l'intera categoria veniva accusata di essere l'origine di tutti i mali delle lungaggini della giustizia», racconta Morra. Anche perché a leggere quel Rapporto, steso sui dati relativi al 2006, viene fuori tutta un'altra storia che il giudice ha raccolto in una sorta di «strumento di autodifesa», come lui stesso lo definisce. Intanto partiamo dal numero dei magistrati italiani: sono 14,8 ogni centomila abitanti. Tanti o pochi? Dite voi: in Austria il rapporto è di 22,8 ogni 100mila abitanti; in Germania di 30,7, mentre in Portogallo di 29,9, in Spagna praticamente equivalente al nostro, in Svezia di 23,8. Soltanto il Regno Unito ne conta 11,6. Di fatto il numero dei magistrati rispetto alla popolazione è inferiore a quello di quasi tutti gli altri principali paesi europei.


Morra analizza il carico medio di lavoro di ogni magistrato giudicante, partendo dal presupposto che non essendo distinto nel Rapporto il dato sul numero dei giudici penali da quelli civili, il totale delle cause viene spalmato su tutta la magistratura giudicante. In Italia ogni giudice si ritrova come «patrimonio» professionale un carico di ben 438,06 cause civili, contro le 67,96 dell'Austria, le 202,48 del Belgio; le 54,8 della Germania le 153,58 del Portogallo.È superato soltanto dai colleghi olandesi che ne hanno 458,71(ma su questo dato la Commissione ha espresso qualche perplessità). Beati gli svedesi con un popolo che risolve in altro modo i suoi problemi di giustizia civile o forse non ce li ha: 25,6 cause per ogni giudice. Le«sopravvenienze»,come vengono definite tecnicamente, in Italia sono otto volte superiori a quelle di Germania e Austria, 17 rispetto a quelle dei paesi scandinavi. Idem per i reati penali gravi, come le rapine, le estorsioni, quelli a sfondo sessuali, gli omicidi e così via. Ogni giudice in Italia ne ha 190,71, contro gli 80,92 di Francia, i 42,41 della Germania e i 103,94 del Regno Unito. Le toghe italiane ricevono procedimenti pari al doppio di quelli dei colleghi francesi e inglesi, il quadruplo rispetto ai tedeschi, 12 volte di più rispetto agli austriaci. «Già solo questo dato - dice Morra - spiega il motivo per cui da noi ci sono pendenze impressionanti, dal momento che ogni anno, per ragioni diverse, nel nostro paese c'è un numero di cause civili e di processi penali di gran lunga maggiore rispetto a quello degli altri paesi europei».


Anche scorrendo la tabella pubblicata sul numero di processi civili e penali di primo grado smaltiti in un anno dai magistrati risulta che «ogni giudice in Italia, in media, definisce un numero di procedimenti civili e penali pari al doppio dei colleghi francesi, spagnoli e portoghesi, e 5 volte superiore al numero di processi smaltiti in Germania». E se sono quelli che lavorano di più, stando al rapporto del Cepej, sono anche quelli che si beccano un discreto numero di «sanzioni disciplinari »: 7,5 ogni 1000 magistrati vengono bacchettati dal loro organo di controllo. In Francia 0,5; in Germania 1 su mille. «Forse ci vorrebbe maggiore cautela nel dire che c'è scarso controllo sul nostro operato», suggerisce Morra. Nessuno nega la lentezza della giustizia, ma secondo il giudice napoletano che ha lavorato a questo manuale di autodifesa, non è scaricando la responsabilità sui magistrati che se ne viene fuori. Né«possiamo assistere senza far nulla al messaggio distorto che arriva all'opinione pubblica». Tra i molti problemi c'è anche questo: la «drammatica e preoccupante desertificazione delle procure», come ha denunciato Luca Palamara, presidente del sindacato delle toghe (l'Anm). Un'emergenza che viene fuori anche dal rapporto della Cepej.

22 febbraio 2010

da www.eco-animali@blogspot.com

Idv risponde a Wwf e Verdi: «Siamo contrari: iniziativa personale di alcuni deputati»

Alcuni giorni fa Wwf e Verdi hanno criticato l'Italia dei Valori con duri comunicati sulla proposta di legge dell'onorevole Cimadoro (IdV) che punta ad eliminare i reati di caccia per l'uccisione di animali appartenenti alle specie protette più rare e minacciate in Italia e in Europa, come la lontra, la lince, il cervo sardo, il camoscio d'Abruzzo, la cicogna, il fenicottero, tutte le specie di rapaci, il cavaliere d'Italia e molte altre. Una proposta incredibile lanciata nell'anno della biodiversità ed in un momento in cui lo scontro tra sostenitori dei cacciatori e ambientalisti si sta inasprendo a causa di altre proposte di legge che farebbero tornare l'Italia al medioevo venatorio. Sorprendente che la proposta di eliminare le sanzioni penali per i reati di bracconaggio (ancora numerosi e gravissimi in Italia) venga proprio da Italia dei Valori “ un partito scatolone” che contiene un po’ di tutto alla rinfusa ma che ha fatto della legalità la propria bandiera.
Il Wwf chiedeva quindi ai parlamentari di Italia dei Valori che hanno presentato la proposta l'immediato ritiro. Anche da altre associazioni ambientaliste partivano bordate contro Cimadoro (cognato di Di Pietro) e l'intera Idv.
Oggi ha risposto Antonio Borghesi, il vicecapogruppo alla Camera dell'Idv: «Smentisco nel modo più assoluto che Italia dei Valori abbia presentato una proposta di legge per la depenalizzazione dei reati di caccia. L'iniziativa di cui parla il Wwf è una trovata assolutamente personale di un deputato Idv, che il gruppo parlamentare non appoggia e contro la quale voterà, qualora dovesse arrivare alla discussione in commissione o in aula. Aggiungo che proprio nelle prossime settimane sarà discussa alla Camera la Legge Comunitaria che contiene norme più favorevoli ai cacciatori. Italia dei Valori la osteggerà anche con vari emendamenti, che abbiamo già depositato».

Cimadoro l'ha comunque fatta grossa se deve intervenire anche il capogruppo dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi, che in un comunicato di risposta ai Verdi ribadisce che la proposta di legge è stata presentata a titolo personale da alcuni parlamentari e scrive: «L'Italia dei Valori è contraria ad una diminuzione delle sanzioni penali nei confronti dei bracconieri, anzi, ritiene positivo un inasprimento delle sanzioni amministrative. Il bracconaggio è un reato grave contro la natura e va perseguito con severità, per questo siamo contrari all'abrogazione di norme che prevedono l'arresto». Amen.

Tav Torino-Lione: vale la spesa?

da www.eco-ecoblog.blogspot.com

La domanda ("vale la spesa?") se la pone il sito www.lavoce.info che affida la questione a nove studiosi e trova risposte importanti.


Meritano una lettura attenta. Il confronto sulla Tav Torino-Lione si concentra sulla contrapposizione tra un disegno ambizioso di sviluppo e una resistenza locale. Il vero problema sono i costi esorbitanti dell'opera: tra i 15 e i 20 miliardi pari a tre volte il Ponte di Messina. E i benefici? Pochi. Sia in termini di risparmio di tempo (circa un'ora), sia a livello ambientale dati gli alti consumi energetici che la costruzione dell'infrastruttura richiederebbe.

17 febbraio 2010

VENDOLA E CICLO DEI RIFIUTI IN PUGLIA

da www.gruppocinqueterre.it

Sulla Rete si trova di tutto ma questo video poco noto, diffuso da un ecologista che non conosciamo, al grido di: NON FIDARTI DEI FALSI ECOLOGISTI ci ha raggelato; si tratta di un intervista del febbraio 2008 al Governatore Vendola, che è anche leader di Sinistra ”Ecologia” e Libertà, al termine di un incontro con la Commissione Parlamentare sul ciclo dei rifiuti e le attività illecite.

Nel corso dell’intervista Vendola, governatore della Puglia dall’aprile 2005, prima dichiara che garantisce che il ciclo rifiuti in Puglia “non è nelle mani dell’ecomafia”, poi ostentando saggezza e soddisfazione dichiara che in Puglia si sta costruendo un “ciclo moderno dello smaltimento..” e che “per la parte privata fra termovalorizzatori autorizzati e in via di autorizzazione” un totale di 5 inceneritori “ci fanno guardare con tranquillità al futuro” …

Per curiosità abbiamo cercato i dati ufficiali sulla Raccolta Differenziata in Puglia al termine dei 5 anni trascorsi che è stazionaria al 14%.
( http://www.rifiutiebonifica.puglia.it/rsu_puglia.php )

Ci ha raggelato ancora di più la riflessione che, dopo che il fondatore della nuova forza (SEeL) nata per unire la sinistra e gli ecologisti attraverso la scissione di Rifondazione e dei Verdi , che alle elezioni europee ha determinato il mancato raggiungimento del quorum degli uni e degli altri e 3-4 eletti in più a PD e PDL, il trionfatore delle primarie dalemiane potrebbe perdere le elezioni. In questo caso i vincitori, PDL e loro “amici”, non dovrebbero neanche fare la fatica di proporre l’incenerimento come soluzione al problema rifiuti … ha già fatto tutto Vendola.. Non c’è mai limite al peggio…

GRUPPO DELLE CINQUE TERRE:CHI SIAMO

da: wwwgruppocinqueterre.it
GRUPPO DELLE CINQUE TERRE:CHI SIAMO

Il Gruppo delle Cinque Terre si è costituito nell’agosto 2009 ponendosi tre obiettivi:
*la riunificazione dei vari gruppi e movimenti dell’area ecologista
*contribuire alla realizzazione del nuovo programma ecologista
*promuovere nuovi strumenti di comunicazione del movimento ecologista
Con il termine ECOLOGISTA non intendiamo ambientalista o semplicemente "verde", intendiamo una area culturale e sociale più vasta, trasversale ad ogni schieramento politico e che rivendica il diritto-dovere ad una relazione armonica tra uomo e natura, tra esseri umani, tra uomo e donna, e all’interno dell’uomo tra vita e coscienza. E' una cultura che sta prendendo gradualmente coscienza di se stessa: in essa si esprimono i movimenti ambientalisti, i movimenti dei diritti civili, i movimenti di solidarietà e giustizia sociale, i movimenti di trasformazione della coscienza sino ai movimenti in difesa delle comunità e culture native. Il nostro obiettivo è contribuire per l'affermazione in Italia di una grande forza ecologista, intesa come espressione politica, culturale, sociale ed economica dell'insieme dei movimenti, delle culture e delle pratiche volte ad una trasformazione armoniosa ed ecosostenibile della realtà attuale.
Come è affermato dal documento del Gruppo delle Cinque Terre intitolato IL CORAGGIO DI CAMBIARE:
"Vi è una benedetta irrequietezza che spinge un numero progressivamente crescente di uomini e donne del pianeta ad una condivisione ed alleanza di valori, pratiche e attività per l’affermazione di ciò che si riconosce come valido e irrinunciabile. Un movimento della vita e dell’evoluzione umana che non riconosce facilmente ideologie e capi, si nutre di ogni cosa ritenga valido e si diffonde dappertutto. Esso è la forza determinante che può portarci alla scoperta del tempo presente e delle sue soluzioni. I movimenti ambientalisti, i movimenti dei diritti civili, i movimenti di giustizia sociale, i movimenti di autonomia culturale si stanno intrecciando e tendono a diventare UNO superando i continenti, sia pure con forme e tempi differenti. Il termine “ecologisti” è al momento il più idoneo a rappresentare questa varietà di esperienze, che vanno ben al di là del semplice ambientalismo e che hanno però un minimo comune denominatore.Esso è dietro la vittoria di Obama negli USA, spinge ed alimenta la rivoluzione della Green Economy, è alla base della grande e nuova affermazione di formazioni tendenzialmente trasversali come Europe Ecologie in Francia, anima la moltitudine di movimenti culturali sociali e politici attivi su temi specifici e vive nello sforzo quotidiano di ognuno per una vita felice. E’ l’antidoto, unico oggi, all’intossicazione della politica e all’avvelenamento della società e delle coscienze. Noi proponiamo la pratica di non essere per nessuno ma di essere con tutti. La volontà di una condivisa solidarietà attiva che è l'antidoto all'illusione del "credere di fare" e l'anteprima "per fare veramente qualcosa".Sosteniamo la proposta e la necessità di una nuova formula:la federazione delle persone, dei progetti culturali, delle attività produttive ed insieme delle capacità, delle qualità, delle speranze, dei sogni e delle visioni, degli uomini e delle donne di buona volontà per costruire una società più armonica ed eco-orientata. Come Cittadini del Pianeta abbiamo urgente necessità di affrontare l’emergenza ecologica e climatica, di superare un sistema economico basato sulla crescita infinita, di riformare le organizzazioni e le istituzioni sociali liberi dai condizionamenti culturali delle ideologie del secolo scorso, di sconfiggere ogni pregiudizio culturale e sociale e di affrancarci da ogni cultura basata sull’egocentrismo. Siamo consapevoli che la vita è nelle nostre mani e andrà bene se sapremo con coraggio essere noi stessi e se nei nostri comportamenti saremo degni dei nostri sogni.
Intendiamo affermare una ecologia ambientale, una ecologia sociale e politica ed una ecologia etica.Solo attraverso una pratica dell’integrità e della giusta relazione potremo preservare e difendere l’autenticità di ogni cosa ed ogni essere vivente.
Il XX secolo, sanguinoso e rovinoso più di ogni altro, ci ha dato in lascito una tecnologia potentissima ed uno smarrimento generale.Ma anche il senso di inadeguatezza di ogni teoria razionale o metafisica non sostenuta dalle ragioni del cuore e non supportata dalla naturale saggezza della vita e della natura. Intendiamo quindi l’ecologismo non come una nuova ideologia ma come un insieme di tendenze, pratiche, sentimenti, insegnamenti e visioni che possono sostenere e guidare verso la soluzione dei tanti problemi attuali.Esso può realizzarsi se saprà essere trasversale anche a se stesso, progredire dall’ambientalismo che pure tanti meriti ha ed ha avuto, in un movimento della giusta relazione che riformi la politica e l’economia e che liberi le potenzialità sane di espressione dell’uomo e della società. In Italia nello specifico vi è urgenza di una rottura con tutto ciò che è definito Casta, Corruzione, Mafie ed insieme anche una rottura con tutto il vecchio bagaglio culturale delle ideologie del '900, privo di innocenza perchè anche corresponsabile della progressiva degenerazione ecologica, economica e sociale. Nello stesso tempo occorrerà ampliare, mantenere e difendere i contenuti essenziali ed irrinunciabili della nostra Costituzione dalle degenerazioni del sistema partitico e dalle culture moderne dell'illusione."

15 febbraio 2010

Vincere (e Vinceremo?)

di doxaliber

Vincere. Governare. Queste le parole d’ordine del PD, da qualche giorno fatte proprie anche dall’Italia dei Valori che, in nome della vittoria e del governo nel 2013, ha accettato la candidatura di De Luca a Presidente della Regione Campania. D’Alema sogna(va) alleanze con l’UDC costi quel che costi, a discapito di tutto il resto. Tra i lettori di Mentecritica non mancano coloro che, in un modo o nell’altro sembrano voler abbracciare questa tesi basata sul pragmatismo.Io, tuttavia, vedendo certe manovre, ascoltando certe dichiarazioni, leggendo certi commenti, non posso far altro che pensare all’inno d’Italia: “dov’è la vittoria?!”.Cosa significa vincere? Significa semplicemente mandare al governo qualcuno che non è Berlusconi? Fare D’Alema Presidente della Repubblica, Bersani Primo Ministro, Casini Ministro degli Interni e Di Pietro Ministro della Giustizia? Potremmo considerare questo singolo evento una vittoria per l’Italia e per gli italiani? Gli italiani, quelli che non votano Berlusconi, alla luce dei fatti possono oggi considerare i precedenti governi di centro-sinistra come una vittoria? Se è vero che la Lex Gabinia fu una sconfitta per la democrazia dell’antica Roma perché alla fine portò al potere Cesare, è altrettanto vero che la fine di Cesare non portò a Roma la democrazia ma sancì invece l’inizio ufficiale dell’Impero Romano. Dove fu la vittoria per la Repubblica Romana?


Quindi no, amici miei, non parlatemi di vittorie che non mi apparterrebbero e che, se ci pensate bene, non apparterrebbero neanche a voi. Perché io invece sentirò di aver vinto quando potrò vivere in un paese dove ben pochi sono oppressi dal potere mafioso, mi sentirò vincitore quando i giovani saranno affrancati dalla schiavitù della precarietà perenne e coloro che vorranno potranno serenamente crearsi una famiglia a prescindere dalle proprie preferenze sessuali. Mi sentirò vincitore quando mi sarà restituita la possibilità di scegliere i miei rappresentanti in Parlamento e quando tra i miei rappresentanti in Parlamento gli italiani non voteranno mafiosi, corrotti, pregiudicati. Ma non basterà perché per sentirmi vincente dovrò vivere in un paese in cui i genitori potranno passare più tempo con i loro figli e non saranno costretti a fare tre lavori per pagare affitti esosi causati dalla mancanza di edilizia popolare e dalle speculazioni edilizie. Sarò felice, festeggerò, quando vedrò intorno a me persone serene, felici, a cui è stata data la possibilità di costruirsi un futuro, che non saranno costrette ad emigrare ed ad abbandonare gli affetti per poter mandare uno stipendio a casa. Sarò io il vincitore quando sarò valutato in base alle mie capacità e non in base alle mie amicizie, quando i mezzi di comunicazione saranno liberi da vincoli di partito ed al Governo ci sarà qualcuno che pensi a costruire il futuro del paese e non a spartirsi il potere. Sosterrò qualunque governo che mi saprà consegnare una nazione dove non esiste l’evasione fiscale e la corruzione è ridotta al minimo, dove le tasse vengono ripartite equamente tra ricchi e poveri, dove se sei malato vieni curato degnamente a prescindere dal tuo reddito e dove i figli dei più poveri hanno pari diritto ad una scuola di qualità rispetto ai ricchi, un paese dove i servizi pubblici funzionano ed esistono strutture in grado di accogliere degnamente anziani e bambini. Ed infine, quando giungerà la mia ora, sarò triste di dover abbandonare questo mondo, ma morirò sereno sapendo che nessuno pretenderà di decidere per me come e quando devo morire.


So che molti di voi giudicheranno questi miei desideri come pie illusioni di un sognatore. Normale, siete nati in Italia, un paese che abbiamo definito democrazia anche se per 50 anni è stato governato sempre dallo stesso partito (con la connivenza di altri 3-4 che si spartivano le briciole) e negli ultimi 15 anni è tenuto sotto scacco e sotto ricatto da Berlusconi. Normale che in un paese così vi possa sembrare del tutto naturale allearsi con chiunque pur di racimolare voti, ovvio che siate pronti per questo a sacrificare, in nome del Governo, molte delle libertà e dei diritti che desiderate e di cui gli italiani hanno bisogno. Lapalissiano che riteniate legittimo assecondare le pulsioni più bieche della massa su alcune tematiche pur di guadagnare consenso e di “governare”.
Io no, grazie, preferisco continuare a perdere ma non sono disposto a rinunciare alla speranza di mantenere viva l’idea, forse il sogno, di un paese diverso, un paese in cui tutti, finalmente tutti, si sentiranno italiani, figli della stessa patria a prescindere da dove sono nati, dal loro orientamento sessuale o religioso, dal loro reddito. Forse morirò senza che questo sogno si realizzi, di certo morirò felice di aver trasmesso i miei sogni a qualcun altro e di non aver mai abbandonato la speranza che un’Italia migliore è possibile. Voi, in nome del pragmatismo e dell’anti berlusconismo, fate pure quello che volete, io no, grazie, mi tiro fuori. Datemi una forza politica che abbia il coraggio di affrontare certi temi, oppure andatevene a quel paese, non avrete mai più il mio voto. ( da
www.mentecritica.net )

11 febbraio 2010

La Tribù dei Dongria Kondh contro una multinazionale dell'Alluminio

Survival International, l’organizzazione che difende i diritti dei popoli indigeni, ha rivolto un appello al regista del film Avatar, James Cameron, a nome della tribù dei Dongria Kondh dell’India. Lo ha fatto con un annuncio pubblicato oggi, 8 febbraio, su Variety, la rivista dell’industria cinematografica.

Nell’appello, Survival chiede a Cameron di aiutare la tribù dei Dongria Kondh dello stato di Orissa (India), la cui
storia è incredibilmente simile a quella dei Na’vi di Avatar.

Ecco il testo dell’annuncio:
Appello a James CameronAvatar non è solo fantasia… è anche realtà. La tribù dei Dongria Kondh, in India, sta combattendo per difendere la sua terra da una compagnia mineraria determinata a distruggere la sua montagna sacra.La prego, aiuti i Dongria.

Noi abbiamo visto il suo film – ora lei guardi il nostro:
http://www.survival.it/film/mine

Il filmato di Survival dura 10 minuti e si intitola “Mine: storia di una montagna sacra”. La voce narrante dell’edizione italiana è quella di Claudio Santamaria, testimonial dell’associazione, e illustra la difficile situazione dei Dongria.