30 marzo 2011

Nube radioattiva e Iodio: la situazione ad oggi


di Massimo Marino

La nube radioattiva spostandosi dagli impianti nucleari di Fukushima in Giappone, ha impiegato più di due settimane per fare il giro completo del mondo ed ha raggiunto nei giorni scorsi l’Europa e quindi l’Italia ed ha prodotto livelli minimi di iodio 131 rilevati dalla rete di sorveglianza dislocata su tutto il territorio nazionale smentendo qualche affrettata dichiarazione del Ministro cosiddetto competente, quello della Salute.
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) li ha comunicati acquisendoli dalle apparecchiature posizionate in Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte, Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Umbria valutando che i valori di iodio 131 sono infinitesimali, quindi «non significativi come rischio per la salute e non rilevanti dal punto di vista radiologico». Secondo il ministero della Salute con la pioggia le sostanze tossiche dell’aria si depositano su vegetali ed entrano nel ciclo del latte senza però costituire un rischio per il nostro Paese.

Lo iodio-131 noto in medicina nucleare come radioiodio (anche se si conoscono molti altri isotopi radioattivi di questo elemento), è un radioisotopo importante dello iodio. La sua emivita di decadimento radioattivo è di circa 8 giorni…..

continua su: http://www.gruppocinqueterre.it/node/764

26 marzo 2011

Libia e Giappone: digiuno per opporsi alla guerra e al nucleare

da Mao Valpiana (Movimento Nonviolento )

Il Movimento Nonviolento attua e propone un'azione nonviolenta per opporsi alla guerra e al nucleare. Un digiuno del cibo e della parola.UN'AZIONE NONVIOLENTA PER OPPORSI ALLA GUERRA E AL NUCLEARE

Libia e Giappone, militare e nucleare, sono due facce della stessa moneta. Si fa la guerra, contro l'umanità e contro la natura, per il potere energetico, per lo sviluppo infinito dei consumi. Quello che sta accadendo, in Giappone come in Libia, è un segnale di allarme che dobbiamo cogliere. Tutti dicono che le cose vanno sempre peggio, che così non si può andare avanti. Ci vuole un cambiamento.Pace tra le persone e con la natura, di questo ha bisogno il mondo.

Noi del Movimento Nonviolento vogliamo iniziare con un'assunzione di responsabilità. Mettiamo in campo un'iniziativa simbolica, ma concreta. Un digiuno del cibo e della parola, un'azione semplice ma incisiva – se non altro su noi stessi - per riflettere sulla necessità di rifiutare la violenza per scegliere la strada della nonviolenza. Rinunciare a mangiare è anche un modo per condividere le tante sofferenza e la fame che porta la guerra. Rimanere in silenzio è anche un modo per evidenziare quanta violenza c'è nella parole di menzogna (la prima vittima della guerra è la verità): "operazione umanitaria" per nascondere che è una guerra; "nucleare sicuro e pulito" per nascondere i rischi e i costi dell'energia atomica.

Iniziamo con un digiuno collettivo di 48 ore, sapendo che la nonviolenza è contagiosa e altre azioni nonviolente seguiranno nei giorni successivi. Vogliamo con questo dare l'avvio ad un modo nuovo di "stare in piazza" e di concepire la politica. Sappiamo bene che la guerra non si ferma con i digiuni. Vogliamo però richiamare l'attenzione sulla necessità di prevenire la prossima, contrastando eserciti e armi che la renderanno possibile, e lavorando per costruire gli strumenti utili per veri interventi umanitari di pace.

Domenica e lunedì 27 e 28 marzo, in molte città d'Italia (Verona, Trento, Venezia, Ferrara, Livorno, Genova, Brescia, Torino, ecc.) gli amici e le amiche della nonviolenza staranno senza cibo e senza parole per:

- opporsi alla guerra (e alla sua preparazione)

- opporsi al nucleare (votare SI' al referendum)

- sostenere i Corpi Civili di Pace (veri strumenti di intervento umanitario)

- sostenere le energie rinnovabili (sole, vento, acqua sono doni gratuiti della natura)

- proporre una seria riflessione sulla nonviolenza, che è la forza della verità.

Chi desidera partecipare e proseguire questa azione nonviolenta, singolarmente o in gruppo, nei modi e nei tempi che vorrà, lo può comunicare a: azionenonviolenta@sis.it

I nominativi e il calendario saranno diffusi tramite il nostro sito www.nonviolenti.org e nella pagina facebook del Movimento Nonviolento. A chi pensa invece che questa proposta sia un'ingenuità, o che non serva a niente, proponiamo di provare, per un giorno solo, e capirà quanto costa fatica e quanto fa bene la nonviolenza.

Movimento Nonviolento via Spagna 8 – 37123 Verona

tel. 045 8009803 Fax 045 8009212 www.nonviolenti.org

Libia: Gino Strada “ Sarkozy il Bombardiere "

Sugli avvenimenti libici pubblichiamo l’ intervista a Gino Strada, le cui opinioni appaiono praticamente opposte a quelle di Cohn Bendit pubblicate nel post precedente di ECO. Interverremo sullo stesso tema nei prossimi giorni (mm)

Intervista a Gino Strada di Emergency *

"Sono Gino Strada di Emergency. Era necessario attaccare la Libia? Io credo proprio di no, io credo che la scelta della guerra avvenga casualmente e non credo che la guerra sia una necessità, non lo è mai, è sempre una scelta per tanti ragioni che possono essere anche diverse."

La guerra è sempre una scelta
"La guerra è sempre una scelta, questa in particolare, bastava avere voglia di evitarla, ma insomma c’era già chi si era abbondantemente preparato. Il triste è che si continua a pensare a questo strumento come risoluzione dei problemi e questo è tipico di cervelli meno che mediocri tra i politici e i militari governanti.I danni dell’intervento saranno dei danni umani e dei danni politici. Il danno umano sarà un carico presumibilmente ancora una volta enorme di sofferenze per una popolazione, al di là di quale sia l’appartenenza tribale o le connessioni politiche, le preferenze, sarà il popolo della Libia che pagherà un carico di sofferenze disastroso. Sul piano politico, io qui non sono un esperto, però mi pare che questa esportazione continua e riproposizione della guerra come strumento unico e lecito ormai, insomma se poi non è lecito non fa niente la si fa lo stesso, sia politicamente pericoloso perché riesce ad innescare poi dei rischi a catena. La risoluzione del 1973 che, se non sbaglio è del 18 febbraio, dice una cosa estremamente interessante proprio all’inizio: che il Consiglio di sicurezza sottolinea la necessità di fare tutti gli sforzi per arrivare a una soluzione della crisi che non comprenda l’uso della forza. Non gli si è neanche dato il tempo di finire di scriverla questa risoluzione che già questi hanno detto “Allora attacchiamo, siamo pronti”. Ma quelli parlavano di No-fly zone parlavano nel contempo di fare sforzi, cosa vuole dire fare sforzi? Voleva dire per esempio mandare ispettori, ispettori dell’O.N.U., ispettori della Lega Araba, gente che andasse là con lo scopo di dire "Ragazzi giù le mani dai grilletti, è il momento di parlare, di dialogare". Nulla è stato fatto: nulla. Dentro tutti e ovviamente il nostro Paese siccome è retto da una classe politica che non sono solo dei delinquenti politici perché delinquono contro la Costituzione, che è anche nostra di cittadini non è solo loro, sono anche dei cervelli molto molto mediocri. E la mescolanza di questi due elementi dei delinquenti politici e dei cervelli mediocri è insomma potenzialmente esplosiva.

Il balletto italiano

Ma questo non lo so perché il governo italiano continui a cambiare posizione, non lo so. A leggere le dichiarazioni mi viene più spesso da ridere per la drammatica stupidità e quindi cambia poi di giorno in giorno no. Il ministro degli Esteri dichiara “Il colonnello non si può cacciare”, ma cosa vuole dire?Che non è possibile cacciarlo o che non si deve cacciare? Quelli che tornavano dall’Unione Sovietica molti anni fa, molti decenni fa quando gli chiedevano “Allora come si sta in Russia? - perché la gente la chiamava la Russia – e la risposta era “non ci si può lamentare”, quindi non si capiva se non ce n’era motivo o se fosse vietato. Ecco mi sembrano risposte analoghe.
La Francia è stata sorprendentemente, per alcuni aspetti e poi magari a qualche analista politico la cosa non sorprende, la prima che ha dichiarato noi siamo pronti a bombardare, questo una settimana prima addirittura della risoluzione del Consiglio di Sicurezza, queste cose Sarkozy le dice il giorno 10, lui è un precursore e la Francia avrà i suoi interessi o Sarkozy avrà anche i suoi interessi personali politici di immagine, che ne so avranno ovviamente ambizioni su contratti petroliferi etc. etc.. Queste sono cose che ovviamente io non posso sapere, noi cittadini direi non possiamo sapere, possiamo soltanto presumere, però da notarsi questo atteggiamento che è esattamente nello spirito della collaborazione e della fratellanza tra i popoli, cioè ancora prima che il Consiglio di Sicurezza si sia riunito questo ha già deciso "Io bombardo”. Eh va beh fa parte anche lui della grande bassezza di questa classe politica europea."

* dal blog di Beppe Grillo

25 marzo 2011

Libia: Cohn-Bendit: “Chi scende in piazza sta col dittatore"


intervista a Daniel Cohn-Bendit

di Andrea Tarquini *

Vendola si ricordi della Spagna del ´36. «Attenti, ragazzi, chi scende in piazza contro la missione internazionale cerca magari una terza via ma di fatto non è neutrale, bensì con Gheddafi. Perché niente cortei quando Gheddafi massacrava il suo popolo? Ricordate Francia e Gran Bretagna del ‘36, che lasciarono sola la Repubblica spagnola contro Franco, Hitler e Mussolini». Daniel Cohn-Bendit, leader verde europeo, è durissimo.

In piazza per la pace: solo in Italia o anche altrove?
«In Germania si va in piazza contro l'atomo. Vedo appelli anti-raid aerei solo in Italia, o in Grecia dai neostalinisti. Finiscono per schierarsi con la Cina, Putin e Chavez. Sono prigionieri delle categorie degli anni ‘50».

Insomma, la ricerca di una "terza via" non la convince?
«In Italia vedo appelli a protestare mossi dall'ossessione assoluta e accecante della mitica lotta contro l'imperialismo americano. Come fa Vendola a dire né con Gheddafi né con le bombe? Non faccio paragoni col triste slogan "né con lo Stato né con le Br", ma mi ricordo del 1936. Madrid democratica fu lasciata sola contro Franco, la Legion Condor di Hitler e i reparti di Mussolini. Risultato: stragi, 50 anni di franchismo, e nel ‘39 la seconda guerra mondiale».

Scusi, ma la voglia di pace, di un'altra via tra la guerra e il tiranno, non è importante?
«Arriva il momento in cui bisogna fare scelte. La Resistenza italiana, francese o jugoslava fu giusta, ma sanguinosa. Gli Alleati non la lasciarono sola. Che lo voglia o no, chi vuol lasciare soli i rivoluzionari libici è con Gheddafi, non è neutrale. E schiavo di miti come l'ossessione della pace a ogni costo che a Monaco 1938 portò Londra e Parigi a cedere a Hitler. O il mito del patto Molotov-Ribbentrop, giustificato dall'Urss perché anti-imperialista».

E la nonviolenza alla Gandhi?
«Gandhi vinse contro un imperialismo democratico, non contro un tiranno sanguinario pronto a sterminare il suo popolo. Gandhi poté trovare una terza via, per i rivoluzionari libici la terza via non esiste sul campo. È triste che non lo si capisca. Agire è giusto, come lo fu contro Milosevic e i suoi massacri in Bosnia e in Kosovo. La guerra è sanguinosa, lo fu anche la Resistenza nell'Europa occupata dall'Asse. Ma allora gli italiani dovrebbero rinnegare la Resistenza? I jet occidentali hanno fermato i Panzer di Gheddafi che puntavano su Bengasi per un bagno di sangue. E in Tunisia ed Egitto la rivoluzione ha vinto perché gli Usa, influenti sulle forze armate locali, le hanno convinte a non fare stragi. In Libia è diverso».

La voglia della "terza via" però è forte in una parte dell'opinione pubblica? Perché, secondo lei?
«Per i precedenti della guerra in Iraq, dove non c'era un movimento rivoluzionario da appoggiare, e perché in Afghanistan la situazione è difficile. Ma ricordiamo che dopo la prima guerra alleata in Iraq (contro l'occupazione irachena del Kuwait-ndr), prima ci fu la no-fly zone, poi Saddam massacrò 500mila sciiti e sterminò col gas un'intera città curda. Spesso chi protesta nel mondo del benessere non s'immagina cosa sia vivere sotto dittatori come Gheddafi. Ciò ha a che fare con ideologie marxiste-leniniste: il mondo diviso in cattivi e buoni, l'imperialismo cattivo e tutti i suoi nemici buoni».

Come giudica la non partecipazione della Germania alla coalizione anti-Gheddafi?
«Merkel e Westerwelle sono opportunisti, fiutano aria di pacifismo e temono per le elezioni di domenica. Potrei capirli solo se criticassero l'amicizia passata di Berlusconi e Sarkozy con Gheddafi, ma non lo fanno. In troppi amano solo le rivolte che vengono sconfitte, facile poi chiudere gli occhi davanti alla repressione, come con la Spagna lasciata a Franco».

* la Repubblica, 22 marzo 2011 ( da MicroMega )

Trento, appuntamenti della Costituente Ecologista


Sabato 26 marzo:

ore 15 -18,30 - Incontro con Monica Frassoni, co-portavoce del partito verde europeo alla Scuola Langer a Trento (Sala Rosa del Palazzo della Regione)

Sabato 9 aprile:

ore 14,30 – 19,30 - Convention per la Costituente ecologista, al Centro S.Chiara ( Via Santa Croce 67)

23 marzo 2011

Germania: elezioni in Sassonia-Anhalt - La Merkel arretra, i Grünen raddoppiano

Dopo la disfatta ad Amburgo la CDU perde il 3,7% nel voto regionale

di Massimo Marino

La CDU della cancelliera Angela Merkel ha perso terreno nella Sassonia-Anhalt (nordest), dove si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento regionale, ma si è comunque confermata il partito più forte della regione dell’ex Germania dell’Est, dove probabilmente si va adesso verso una Grande Coalizione bis con i socialdemocratici della SPD ( "Grosse Koalition").

I conservatori nel Land hanno infatti ottenuto il 32,5% dei voti, pari a 3,7 punti in meno rispetto al 36,2% delle elezioni precedenti, nel marzo 2006. Un risultato, questo, che sommato al 21,5% messo a segno dalla SPD (21,4% nel 2006) dà all’attuale coalizione di governo la maggioranza del 54,4% (57,6% nel 2005). Per il partito della Merkel, tuttavia, si tratta pur sempre di una battuta d’arresto, che segue la pesante sconfitta del 20 febbraio scorso nella città-Land di Amburgo (nord), dove governava insieme ai Verdi e dove è stata spazzata via dopo 10 anni dalla SPD.

Nelle elezioni odierne e di domenica prossima nel Baden-Wuerttemberg, nel sud, dove le previsioni sono nere, e dopo la batosta ricevuta il mese scorso nella città-Land di Amburgo, il cancelliere tedesco e la coalizione di centro-destra a Berlino, sanno di giocarsi il loro futuro politico.

Un momento negativo per i conservatori tedeschi, malgrado la decisione di chiudere 7 dei 17 impianti nucleari del paese di fronte al disastro in Giappone. La Sassonia-Anhalt non ospita alcun reattore, ma sembra che anche in questo Land - oltre ai temi di carattere locale, come l’elevato tasso di disoccupazione - abbia pesato l’acceso dibattito sull’energia atomica in Germania. I Grünen , infatti, sono riusciti a rientrare nel Parlamento regionale dopo 13 anni con il 7,1 % dei voti , il doppio del 3,6% del 2006. La SPD non è riuscita - come sperava - a sorpassare la Linke (sinistra radicale), anche se quest’ultima è passata dal 24,1% del 2006 al 23, 6%.

Gli estremisti di destra (NPD), che avevano condotto con molti soldi un'aggressiva campagna contro gli stranieri e contro l'Unione europea hanno un clamoroso insuccesso restando sotto il quorum come i liberali di Westerwelle (FDP) calati del 2,7 % e quindi usciti dal parlamento regionale.

Il capogruppo dei socialdemocratici al Bundestag, Frank-Walter Steinmeier, ha commentato che « Spd e Verdi hanno una possibilità concreta di andare al governo nel Baden-Wuerttemberg » dopo le elezioni di domenica prossima. Ed è proprio questo l’appuntamento più importante, nel Land dove la CDU è al governo da circa 60 anni ed è attualmente al governo insieme alla FDP (liberali) che oggi hanno subito una dura sconfitta . Qui si trovano due dei sette impianti atomici chiusi temporaneamente.

Per la Merkel, quindi si profila un’altra domenica di fuoco malgrado la posizione defilata sulla Libia con la non partecipazione all'azione dell'Occidente contro Gheddafi, posizione condivisa dall’ SPD, e dalla Linke di Oskar Lafontaine. Due tedeschi su tre (il 65%) approvano infatti la decisione del governo di astenersi in Consiglio di Sicurezza dell’Onu sull'intervento e di non partecipare alle operazioni militari come Russia e Cina.

Quest'anno, definito il super-anno elettorale tedesco, si voterà anche in Renania-Palatinato, a Brema, in Meclemburgo Pomerania Anteriore e a Berlino.

22 marzo 2011

Sul fronte delle biotecnologie e degli Ogm

da Equivita

Un caso importante, sollevato da EQUIVITA, ha acceso forti polemiche in Italia sin dal’inizio dell’anno 2010. Il 17 gennaio un articolo de “la Stampa” faceva sapere che, in base ad un accordo già raggiunto in Italia tra Stato e Regioni, si sarebbero presentate il 28 dello stesso mese, in una conferenza Stato-Regioni, le nuove linee guida per la coesistenza degli Ogm (con altre colture). Va ricordato che la non-pubblicazione di tali linee guida aveva fino a quel momento impedito la diffusione degli Ogm, in Italia come in altri Stati Europei. Questa situazione non aveva recato di certo alcun problema all’Italia, data l’opposizione agli Ogm non solo della grande maggioranza dei cittadini, ma anche di 16 Regioni su 20, del Ministro dell’Agricoltura Zaia, della Coldiretti, della Coop, di quasi tutte le maggiori marche alimentari italiane, del sindaco di Roma, di numerosi gruppi parlamentari, delle associazioni ambientaliste … e perfino del Vaticano! (leggasi l’Osservatore Romano del 1/05/09).


“II governo in sordina sdogana gli Ogm” fu il titolo del comunicato diffuso tempestivamente da Equivita, mentre le altre associazioni, da noi interpellate, non si univano al nostro allarme, non sembravano avere capito (ma lo capirono dopo) che con quella iniziativa della conferenza Stato-Regioni venivano spalancate in Italia le porte alle colture transgeniche e decretata la fine del biologico, come quella della nostra agricoltura di qualità.
Con il nostro comunicato, che sollevò l’attenzione di tutta la nazione, invocavamo, oltre alla tutela della nostra agricoltura e del nostro ambiente, il rispetto della Convenzione di Aarhus: questa impone che le parti interessate dei cittadini vengano interpellate nei processi decisionali che riguardano l’ambiente. Con l’aiuto dell’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni, riuscimmo a far ritirare il provvedimento “in vista di una consultazione più vasta sugli Ogm”. La vicenda ebbe ancora un lungo seguito, poiché l’azienda agricola Futuragra del Friuli-Venezia Giulia, responsabile della richiesta di “stesura delle line guida” per seminare il mais MON 810, ottenne dal TAR, con stupore generale, una sentenza favorevole che stravolgeva il percorso istituzionale delle autorizzazioni agli Ogm, normato dal decreto 212 del 2000. Non fu difficile più tardi per il Ministro Zaia (al quale va tuttavia reso grande merito per avere assunto con determinazione una posizione del tutto contro corrente nell’ambito del suo governo), negare l’autorizzazione al MON 810, applicando il suddetto decreto 212. Ebbe in ciò il sostegno anche degli altri ministri coinvolti (Ambiente e Salute) e quello delle Regioni Basilicata, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Veneto.Fu una grande vittoria e una grande soddisfazione per tutti noi, in particolare per il Comitato Scientifico EQUIVITA.

Moltissime le altre occasioni in cui siamo intervenuti, nel 2010, riguardo agli Ogm. Numerosi sono stati i nostri appelli, la maggioranza dei quali hanno messo in evidenza come la politica della Commissione Europea si sia distanziata via via sempre più dal parere espresso dai cittadini (contrario agli Ogm) e da quello che dovrebbe essere il suo obbligo istituzionale: tutelare i nostri diritti e con essi i nostri beni più preziosi: la salute e l’ambiente…..
Nonostante il Consiglio dei Ministri europei avesse richiesto alla Commissione, con un documento storico del 4.12.08, che nell’iter di approvazione degli Ogm:

* si rivedessero le procedure dell’EFSA in modo da renderle molto più severe riguardo ad impatto ambientale e tossicità per l’uomo (soprattutto per gli erbicidi abbinati a certi Ogm e per quegli Ogm, che, trasformati in pesticidi, devono essere regolamentati come pesticidi chimici);
* fossero fatte le valutazioni di tossicità anche da scienziati indipendenti e dalle Ong;
* si avviasse una seria valutazione dell’impatto socio-economico delle colture Ogm;
* fosse comunque sempre rispettato il principio di precauzione;

la Commissione Europea non solo non ha tenuto conto di queste indicazioni, ma è andata molto oltre nella direzione opposta. Nel 2010 essa ha messo a punto una strategia (vedi comunicato Equivita 28.6.10) che cerca in tutti i modi di imporre agli Stati membri. Si tratta del baratto di un’autorizzazione molto snella e accelerata a livello europeo (16 Ogm essendo già in lista d’attesa) con la (presunta) facoltà degli Stati membri di emanare divieti sul loro territorio nazionale. Molte sono le ragioni per opporre un netto rifiuto a simile proposta, che favorisce le aziende biotech, ma non i cittadini:
1) Un’armonizzazione delle leggi all’interno della UE sarebbe a nostro parere più che necessaria per le colture Ogm, sia per i notevoli problemi che derivano dalla loro coesistenza con altre colture, sia per l’impossibilità di effettuare controlli alle frontiere, che sono ormai aperte.
2) Le motivazioni ufficialmente accettate per consentire ad uno Stato membro della UE di vietare l’introduzione di un Ogm non coprono i settori più importanti e più comuni: rischi ambientali, sanitari, socio-economici. Verrebbero consentite soltanto le motivazioni essenzialmente etiche, prive di basi giuridiche adeguate e praticamente inutilizzabili per questo fine. Ciò espone gli Stati che desiderano vietare o strettamente regolamentare gli Ogm a rovinose sanzioni penali del WTO, da parte di quelle nazioni che invece hanno basato su di essi la loro politica agricola. Negli Stati Uniti ad esempio, il desiderio di promuovere gli Ogm è talmente forte che una relazione dal titolo “Come influenzare l’opinione pubblica sulle biotecnologie agricole” è stato redatto dall’addetta all’agricoltura statunitense in Italia.
Del resto, le informazioni recentemente rivelate da Wikileaks (vedi “L’Espresso”) con le registrazioni delle conversazioni tra ambasciatori e capi di stato, la dicono lunga sulle strategie internazionali e le segrete guerre economiche che sono dietro all’acronimo “Ogm”, strategie che abbiamo sempre denunciato, con tutti gli strumenti a nostra disposizione (vedi “Ogm: le verità sconosciute di una strategia di conquista”, Editori Riuniti, 2004).

In conclusione si può dire che la guerra contro gli Ogm sta volgendo a nostro favore. Lo testimoniano:
- i numerosi insuccessi di queste colture, quali in modo particolare: diffusione di infestanti resistenti al glifosate; rendimenti inferiori alle colture tradizionali; uso quadruplicato di pesticidi.
- il fatto che in Europa gli Ogm stanno rapidamente diminuendo, mentre cresce velocemente il biologico;
- il nuovo protocollo di Nagoya Lampur, che a febbraio si è aggiunto a quello di Cartagena sulla Biosicurezza, per proteggere la biodiversità dai rischi degli Ogm (tutti gli operatori saranno resi civilmente responsabili di eventuali danni). Il nostro compito di informatori è stato molto utile e continua ad essere più che mai importante.

I numeri dell’inefficienza nucleare

di Valerio Gualerzi *

Amory Lovins, uno dei più autorevoli esperti americani di energia e autentico innovatore del pensiero ambientalista, ha pubblicato sul sito della sua organizzazione (Rmi) un lungo post per elencare i tanti motivi che fanno del nucleare una scelta perdente, a cominciare non solo da quello della sicurezza, che pure è saltato così drammaticamente alla ribalta con la tragedia giapponese, ma da quello dei costi. Qui di seguito la traduzione di uno stralcio dei passaggi più significativi dell’articolo.

“Ogni dollaro speso per un nuovo reattore serve a ridurre le emissioni di CO2 da due a dieci volte meno e da 20 a 40 volte più lentamente che se investito (…) in efficienza energetica, cogenerazione, rinnovabili…

Queste ultime due hanno rappresentato il 18% dell’elettricità prodotta nel 2009 (contro il 13% del nucleare) e oltre il 90% della nuova produzione aggiunta nel 2007-2008 globalmente…

Metà della nuova capacità installata nel 2008 e 2009 è rinnovabile. Nel 2010 le rinnovabili, escludendo il grande idroelettrico, ha raccolto 151 miliardi di investimenti privati e ha aggiunto 50 miliardi di watt (70% dell’intera capacità delle 23 centrali Usa simili a quella di Fukushima), mentre il nucleare ha raccolto zero investimenti privati e ha continuato a perdere capacità. La presunta inaffidabile energia del vento ha fatto nel 2010 dal 43 al 52 per cento dell’elettricità di quattro stati tedeschi…

Al contrario, dei 66 impianti nucleari ufficialmente indicati come “in costruzione” nel mondo alla fine del 2010, 12 risultano “in costruzione” da oltre 20 anni; per altri 45 non c’è una data di presunta entrata in funzione; la metà sono in ritardo sui piani di realizzazione; tutti e 66 sono frutto di interventi statali mentre nessuno è stato realizzato attraverso i meccanismi di mercato. Dal 2007 la crescita del nucleare ha contributo a nuova produzione in misura minore del solare, la più cara delle rinnovabili. Mentre i competitori delle intrinsecamente sicure rinnovabili massacrano sul mercato tanto le centrali nucleari quanto quelle a carbone (e continuano a diventare clamorosamente più economiche), i costi dell’energia atomica continuano a lievitare e aumenteranno ancora di più con la richiesta di maggiore sicurezza.

Dal 2005 i nuovi reattori americani (nel caso ce ne fossero stati) sarebbero stati sussidiati al 100%, ma nonostante ciò non hanno raccolto neppure un cent di capitale privato perché non sono un affare. Costano da due a tre volte più dell’eolico e, prima che vengano realizzate finiranno per essere più costose anche del solare. Rinnovabili competitive, efficienza e cogenerazione sono in grado di rimpiazzare più di 23 volte tutta l’energia da carbone degli Stati Uniti e quindi anche quella nucleare, pari a circa la metà di quella del carbone. Eppure l’industria dell’atomo continua a chiedere sussidi ancora più generosi e i suoi lobbisti tengono in ostaggio tutti gli sforzi delle altre energie chiedendo in riscatto decine di miliardi, senza senso del limite . Per questo la prima domanda da porsi non è se i reattori sono sicuri, ma perché mai costruirli e perché mai continuare a tenere accesi quelli che sicuri non sono…

Un mito che fatica a morire sostiene che gli ordini nucleari negli Usa sono stati fermati dall’indicente di Three Mile Island (1979). In realtà si erano già fermati un anno prima, uccisi da un incurabile attacco delle forze del mercato. Allo stesso modo non c’è dubbio che quando il nucleare collasserà definitivamente sui mercati la colpa verrà data a quanto accaduto a Fukushima.

* da “2050 “ blog su Repubblica - 22 marzo 2011

18 marzo 2011

Unione Nazionale Consumatori invia esposto all'Antitrust per spot Coca Cola

E' stata durissima la reazione dell'Unione Nazionale Consumatori allo spot di Coca Cola, che riprende una tradizionale famiglia italiana a mettere in tavola la bevanda, in una scena in bianco e nero.

L'UNC ha inviato un esposto all'Antitrust, elencando una serie di motivi che spingerebbero i consumatori a valutare tale spot come ingannevole e scorretto. Anzitutto, dicono dall'UNC, l'uso di una scena in bianco e nero suggerirebbe che l'uso della Coca Cola sia una tradizione italiana, il che è falso. Poi, non piace che sulla tavola non ci siano altre bevande, nemmeno acqua, mentre si riprendono bambini entusiasti all'arrivo della Cola in tavola, portata dalla mamma.

Secondo l'associazione, inoltre, si farebbe un uso scorretto dello spot, invitando a bere la bibita senza limiti, non sottolineando, ad esempio, che la stessa andrebbe accompagnata all'attività fisica e, comunque, ne andrebbe fatto un uso moderato, a causa della presenza di un alto tasso di zuccheri. Soprattutto per la presenza nello spot di bambini, l'UNC ritiene, quindi, doveroso procedere alla segnalazione di un esposto all'autorità Antitrust, dato che nessuna avvertenza è stata riportata dalla società, nel pubblicizzare il suo prodotto.

17 marzo 2011

Spegni il nucleare

di Beppe Grillo

I nuclearisti

Il giorno 11 marzo 2011 il mondo è cambiato. Nulla sarà più come prima. Siamo entrati nel post nucleare. Una nuova era in cui non ci sarà più spazio per i deliri dell'energia dell'atomo. Il Giappone si è immolato per noi, certo non volontariamente, ma è ciò che è successo. Se l'incubo nucleare che ci accompagna dal dopoguerra, da Chernobyl a Three Mile Island, cesserà (e cesserà) lo dovremo al sacrificio di milioni di persone in fuga dalla nube di Fukushima. Un esodo biblico. Neppure immaginabile. Il Giappone rischia di diventare l'isola che non c'è, un luogo dove non si entra e non si esce. Una trappola nucleare. Se persino la portaerei Reagan ha abbandonato la sua missione umanitaria, quali flotte accorreranno in soccorso delle popolazioni del l'Est del Giappone? Le merci giapponesi contaminate non potranno più uscire dal Paese.


Le nubi non si fermano. Forse arriveranno fino in Europa se il vento soffierà verso Ovest. Il senso di quello che è successo è troppo grande, troppo profondo per poterlo afferrare, ma qualcosa si può intuire. Le persone hanno capito immediatamente che il nucleare è finito per sempre. Alcuni capi di Stato hanno già preso posizione contro le centrali, sanno che continuare sarebbe la loro fine politica. Succede in Germania, in Svizzera, perfino in Australia che possiede il 28% dell'uranio mondiale. L'Italia, in questo scenario, recita la parte del giapponese sperduto in un'isola del Pacifico che continua a combattere dopo dieci anni dalla fine della guerra. Personaggi che finiranno presto nel dimenticatoio del ridicolo con le loro affermazioni nucleariste. La Prestigiacomo è l'unico ministro dell'Ambiente nel mondo che vuole nuove centrali nucleari. Lei, Testa, Veronesi, Berlusconi, Cicchitto, Scaroni, Maroni, Casini, Fini, Frattini e i pennivendoli fusi del nocciolino nucleare sono come i fascisti che giravano in divisa da federale dopo il 25 aprile. Le loro dichiarazioni sono da conservare per il futuro, i loro volti, i video, le argomentazioni sono la testimonianza di un preciso momento, l'ultimo. Domani, tra qualche giorno o qualche mese, non potranno più permettersi di sparare stronzate. L'unico motivo per cui si vuole il nucleare è il debito pubblico di 500 miliardi di euro in mano alla Francia. L'EDF è il mandante, Berlusconi e la Confindustria gli esecutori interessati.
Questa classe politica sarà spazzata via dal referendum del 12 e 13 giugno. Da questa settimana partirà un'iniziativa che durerà fino al referendum: "Spegni il nucleare". Voglio coinvolgere milioni di italiani, non ci sono alibi. Con il quorum Maroni ci potrà fare il bunga bunga solitario. Il 29 aprile ci sarà l'assemblea dell'ENEL delle centrali nucleari, io ci sarò, il blog ci sarà con la diretta streaming.

16 marzo 2011

Bologna 10 aprile: 13 domande e risposte molto personali


1 Cosa nasce il 10 aprile?

Non nasce “un nuovo soggetto politico” ma, se c’è il consenso adeguato, può nascere un “area politica organizzata”, una rete nazionale ecologisti e civici sui contenuti sommariamente indicati dal documento di preadesione (allegato). Un nuovo soggetto politico è 100 volte più grande di quello che può nascere a Bologna.

2 Aderiscono individui o gruppi ?

L’adesione non può che essere individuale perché si rivolge a tutti quelli interessati che possono anche non essere in alcun gruppo esistente e sono probabilmente la grande maggioranza.

E’ utile comunque che gruppi esistenti che condividono il progetto si dichiarino “sostenitori “ mantenendo la loro autonomia ed il loro nome almeno in questa fase.

Se si è d’accordo aggiungendo a lato (su blog, documenti, simboli, etc ) un cognome ( magari attraverso un logo) per indicare l’appartenenza ad una comune famiglia.

Esempio: Ecologisti della Val d’ Aosta ( rete italiana ecologisti e civici )

3 Perché si può chiamarla “quarta area “?

Per fare chiarezza: la galassia ecologista, civica, anticasta, alternativa che alla fine vorremmo unire si sta in parte aggregando ( meglio “polarizzando”, cioè dividendo in modo aggregato) in almeno altre tre diverse aree:

- quella del Movimento 5 Stelle di Grillo (di gran lunga la più grande, fortemente anticasta, basata sul ruolo determinante di Grillo) che non si allea con nessuno per principio; una forma rigida per mantenere il controllo da parte di Grillo sulla struttura ma anche sui contenuti, in parte comprensibile ma per niente condivisibile.

- quella di Uniti e Diversi ( la più piccola, che ripropone al momento una struttura tradizionale a piramide, una rigidità teorica su “la decrescita”, alcuni elementi concettuali ancora “ di sinistra”, non ha riferimenti espliciti agli ecologisti nel mondo, non indica una esplicita volontà di aggregazione più grande in prospettiva, ne l’idea che ci si possa unire anche mantenendo alcune differenze di fondo)

- quella dei Verdi-Costituente ecologista ( che ha ancora riferimenti tradizionali alla logica ulivista, non ha una impostazione federativa malgrado il nome, non è esplicitamente anticasta, non prevede al momento lo scioglimento del partitino dei verdi ma un nuovo gruppo aggiunto di fatto loro emanazione, non ha un vero dibattito al suo interno ne sedi per farlo. Ha però un formale riferimento agli ecologisti nel mondo che altri non hanno.

In aggiunta a questi: la gran parte delle persone coinvolgibili non aderiscono a nessuna di queste tre aree ( in ognuna delle quali c’è qualcosa di condivisibile) ma sono in gruppi locali o tematici o in gran parte “polverizzate e deresponsabilizzate” individualmente nella galassia, nel privato o in iniziative ed impegni occasionali.

4 Perché “ecologista” ?

- Perché in tutto il mondo i temi che sosteniamo ( tutela del pianeta e del territorio , pace e non violenza, giustizia sociale, no corruzione, solidarietà, tutela fasce deboli e solidarietà sociale, biodiversità e tutela specie viventi, nuove pratiche, tutela beni comuni, etc… ) sono rappresentati da forze, movimenti, partiti che si chiamano ecologisti o verdi.

- Perché in Italia la parola Verdi non è più utilizzabile perché è stata bruciata dal loro fallimento.

- Perché la parola “ ecologisti” o simili che non c’entra nulla con “ambientalisti ” ( ha tutt’altro significato ) non è fino ad oggi mai stata usata da nessuno e rappresenta bene una cosa nuova finora mai esistita in Italia.

5 Perché “ civica” ?

Perché diritti, doveri e tutele civiche rappresentano bene gran parte dei nostri obiettivi, perché la difesa del territorio, dei beni comuni, di una conversione economica e degli stili di vita non è di destra ne di sinistra, perché la res civica appartiene ai cittadini non ai partiti esistenti, ne a classi sociali o gruppi economici particolari. Perché, come per ecologisti, bisogna rispettare le culture e le storie originarie di una parte delle persone a cui si chiede di partecipare al progetto.

6 Perché “Rete” ?

- Perché è la forma iniziale per garantire democrazia e partecipazione, approdare con il tempo ad una struttura “federativadove si costruiscono “nodi della rete” a livello comunale, regionale, nazionale che garantiscano organizzazione ed efficacia senza distruggere la partecipazione. Sul territorio i nodi possono anche fisicamente essere identificabili in ecoHub, strutture polivalenti autogestite da diversi soggetti federati insieme.

- Per non costruire organizzazioni piramidali o basate su “leader” invece che su “ progetti di società “ innovativi. Rete a nodi sembra la sintesi più efficace.

7 Quindi nessuna leaderchip ?

E’ inevitabile che si costruiscano leaderchip che devono essere locali, regionali, nazionali ma anche collettive, rinnovabili, aperte; con ruoli e poteri ben definiti, divisi e autonomi.

Che non devono coincidere con persone elette nelle istituzioni le quali devono essere incompatibili con ruoli interni e avere un impegno limitato nel tempo (limiti di mandato, dimezzamento delle indennità per contenere i costi della politica e per evitare il professionismo).

8 A che serve una nuova area politica di questo tipo ?

- A permettere il rafforzamento dei contenuti indicati e stimolare tutti gli altri ad una più grande aggregazione per la quale oggi pochi si impegnano davvero o di cui neppure parlano.

- A costruire una “massa critica iniziale e transitoria “ per procedere a progressive aggregazioni ed a proporne i contenuti fondamentali. Senza questa vocazione di fondo si costruirebbe solo un ennesimo micropartitino irrilevante e isolato.

9 Quindi autonomi e separati dagli altri o no ?

- Al momento SI’ perché se non si esiste un area organizzata non c’è possibilità di esprimere i propri contenuti.

- SI’ perché la gran parte della nostra galassia non condivide o sostiene nessuno dei soggetti esistenti, non ne fa parte, in gran parte neppure li conosce.

- SI’ perché l’obiettivo di unire tutti, che è quello di fondo, non dipende solo da una generica volontà di convincere ma anche dalla capacità di proporre e fare concretamente esercitando una forma di egemonia culturale che non è di per sé un valore negativo ma positivo.

10 Quindi nessun rapporto con i partiti esistenti ?

In questa fase rapporti elettorali generali con i partiti sono sconsigliabili perché sarebbero di fatto subordinati; è impossibile ottenere un impegno anche parziale sul proprio programma se si è irrilevanti sul piano generale (e non può essere barattato con qualche posto secondario, comportamento che ha distrutto con gli anni la credibilità di verdi e di vari partitini di sinistra).

Si devono costruire in prospettiva alleanze da pari a pari ottenendo impegni visibili e rispettati, migliorare aspetti concreti dell’esistente. L’obiettivo di fondo è però quello di sconfiggere, ridimensionare, emarginare i vecchi partiti e rinnovare e ridimensionare la politica stessa che ha assunto un peso anomalo nella società italiana.

Sul piano locale, in particolare comunale, è presumibile maggiore elasticità e comunque autonomia totale, nel rispetto della coerenza di fondo. In generale sono però tempi in cui è necessario stare lontani dai partiti senza eccezioni, la cui crisi, corruzione e perdita di credibilità sono crescenti.

11 Perché a Bologna pagare 10 euro per aderire ?

Pagare almeno 10 euro ha diversi scopi:

- è un modo per contribuire ai costi delle iniziative

- è un modo concreto per dare una adesione attraverso un piccolo gesto concreto di sostegno, per schierarsi in modo chiaro

- ma soprattutto ha una valenza culturale educativa che la politica non si fa attraverso il finanziamento pubblico ma attraverso la solidarietà economica di chi ci crede davvero e si fà protagonista; naturalmente vanno trovate altre forme più redditizie di autofinanziamento.

Dare dei soldi è anche un modo per relativizzare il ruolo del denaro che ha in genere troppa importanza nella nostra vita.

12 Ma come si costruisce questa area politica nuova?

Non si può predefinire tutto ma cominciare a ragionare dei criteri generali sì.

- Ad esempio l’adesione individuale può avvenire su base regionale, non necessariamente ad un gruppo esistente locale o comunale che in futuro potrebbero tendere a limitare invece di espandere le adesioni.

- Quindi servono dei garanti o custodi regionali che assicurino la costante apertura e la possibilità di aderire per tutti e le forme di garanzia e trasparenza necessarie per una vera partecipazione.

Incompatibili per un certo periodo con altri incarichi o candidature di rilievo.

- Ad esempio usando un portale nazionale con porte regionali come forma di organizzazione e iniziativa sul territorio, oltre che come fonte di informazione e discussione generale.

- Ad esempio moltiplicando le occasioni di dibattito ed elaborazione collettiva oggi quasi inesistenti e sostituite dai comizi ( televisivi) dei vari leader o dal chiacchiericcio insignificante su Facebook.

13 Ma non sarebbe più utile parlare di iniziative concrete?

L’incontro di Bologna ha un senso se nelle prossime settimane cresce il numero di persone e gruppi che condividono la necessità di darsi uno strumento organizzativo nuovo e comune ritenendo inadeguati la situazione e gli strumenti attuali; se questo non succede non ha molto senso Bologna.

L’incontro può anche decidere alcuni impegni comuni e coordinati ( ad esempio sui referendum, la scadenza più importante degli ultimi 20 anni di cui molti non sono consapevoli ) come anche 2-3 campagne e organismi da usare per l’intero anno ( ad esempio l’ osservatorio-blog sulla corruzione, una campagna culturale contro il professionismo politico, delle proposte di riforma di informazione, giustizia, mercato del lavoro o altro…?) .

Ci sono già centinaia di organismi dove si possono fare queste cose o altre simili anche se spesso sono frammentati e poco efficaci nei risultati. L’obiettivo prevalente di Bologna può essere quello di cominciare a definire contenuti, regole, forme di organizzazione e iniziative di un ‘area politica unita”; che renderà anche molto più efficaci le iniziative concrete contingenti.

(mm)

14 marzo 2011

Il latte di Chernobyl

di Aslihan Tumer *

KIEV (Ucraina). Da bambina, il latte davvero non mi piaceva, non importa quanto mia madre cercasse di metterci zucchero o cioccolato. Ancora non mi piace molto. Questo è stato un piccolo problema tra mia madre e me quando sono cresciuta. Oggi sono un'attivista di Greenpeace e sono andata in un remoto villaggio dell'Ucraina. La nostra missione era quella di verificare la contaminazione del latte nell'area. Eravamo a circa 4 ore di auto da Chernobyl e anche qui si può vedere la contaminazione, soprattutto nel latte, un alimento che qui è una parte molto importante della dieta quotidiana.

Sapevamo che era contaminato - ciò era stato documentato subito dopo l'incidente di Chernobyl - ma speravamo di non trovarlo. Non volevamo testare il latte di questi agricoltori di sussistenza e dire loro che stanno avvelenando se stessi e i loro figli. L'accumulo a lungo termine della radioattività nei loro corpi è la ragione per cui molti bambini hanno un inusuale mal di testa, perdono la coscienza, hanno malformazioni alla nascita. Come puoi dire questo a delle persone la cui sussistenza dipende (dal latte)?

C'è voluto solo un giorno per trovare campioni di latte che erano da 5 a 16 volte superiori ai limiti ucraini per i bambini, 30 volte superiore rispetto ai campioni di controllo che avevamo preso a Kiev, dove i mercati sono strettamente regolamentati e controllati con assiduità. Mi chiedevo se anche queste madri insistono perché i loro bambini bevano il latte al mattino.

Quando è stato chiesto loro, hanno detto che conoscevano i problemi della contaminazione nel loro cibo. Alcune ricordano l'incidente di Chernobyl e la paura nel momento in cui credevano che avrebbero potuto morire tutti entro un anno. Non si muore entro un anno, ma le conseguenze di Chernobyl continuano e hanno imparato a convivere con esse, come parte della loro vita.

Presso l'ospedale pediatrico locale ci è stato detto che è sempre peggio. Ogni anno ci sono sempre più bambini con problemi, debolezza ossea, anemia, ecc ... Quelli con problemi più gravi vengono inviati all'ospedale regionale e, se ancora più gravi, direttamente a Kiev.

Ho parlato con uno dei locali che mi ha chiesto i nostri risultati. Le donne erano in fila dove abbiamo posto la nostra stazione portatile che misura l'attività nel latte. Ci hanno portato il loro cibo e ci hanno chiesto di far conoscere loro i nostri risultati. Ho spiegato ad una delle donne quale sia la situazione e del necessario sostegno che deve essere dato a queste comunità, che Chernobyl non è solo la zona di esclusione, c'è una zona molto più ampia colpita.

Lei ha riso della mia ignoranza: "nessuno si cura di noi", ha detto. Non potevo risponderle, non potevo dirle di curarsi.

Una signora ci ha fermato davanti all'ospedale con un bambino di quattro anni. Piangeva e ci ha chiesto se eravamo medici, se potevamo aiutarla. Il suo piccolo Ivan sviene molto spesso. Nessuno le ha realmente spiegato qual è il problema. Ivan ci guardava attraverso le sue grandi mani, che gli coprivano il viso, a parte gli occhi, a causa del freddo. Era un po' timido e non voleva parlare con noi. Non potevo fare nulla per Ivan, non ero in grado aiutare nessuno di loro. Mi sentivo così impotente. Siamo andati lì per trovare la contaminazione nel latte e la abbiamo trovata. Al nostro piccolo team è bastato solo un giorno per scoprire la contaminazione. E' noto ai funzionari dell'Ucraina e alle istituzioni internazionali che queste aree sono ancora molto contaminate, ma scelgono ancora di ignorarlo e di non fare nulla. Pensano che se questo resta lontano dagli occhi dell'opinione pubblica, in un remoto villaggio in Ucraina, non è un problema per loro.

Il mese prossimo sarà il venticinquesimo anniversario di Chernobyl. Ci sono già molti scienziati e funzionari che dicono che le sue conseguenze non sono state troppo cattive e che sono già passate. Si parla addirittura di aprire alcune delle aree precedentemente escluse all''agricoltura, per simboleggiare che è finita e che possiamo dimenticare. Vogliono riaprire il territorio all'agricoltura, per pascolare il bestiame. Chi berrà il latte di queste vacche? Le giovani madri chiederanno ai loro bambini di finire tutto quel latte? Molta di questa gente, voi ed io non la vedremo mai in televisione. Non avranno mai un portavoce professionista. Le loro storie non saranno mai raccontate. Il governo sta lavorando ad una nuova legge per rialzare lo status degli invalidi di Chernobyl, in modo che non otterranno più il poco sostegno che avevano fino ad ora. Sembra come se queste persone che hanno vissuto per 25 anni dopo Chernobyl devono essere contente e che questo dovrebbe essere abbastanza per loro.

Non possiamo dimenticare Chernobyl, che cosa ha fatto e quello che continuerà a fare per molte generazioni a venire. L'incidente di Chernobyl è ciò che ogni centrale nucleare nel mondo è in grado di fare. Quando Chernobyl fu costruita era stata progettata per essere la migliore, quella che non avrebbe mai avuto alcun problema. Conoscete il resto della storia. A centinaia di chilometri di distanza dalla zona di esclusione ci sono bambini che perdono coscienza ogni ora e poi, ancora, se cadono quando sono in sella alla bici sono più sottoposti a rompersi le ossa e gli ci vuole più tempo per recuperare.

* nuclear campaigner di Greenpeace International

12 marzo 2011

La disinformazione internazionale della lobby nucleare



Dibattiti televisivi dove ancora stamattina “esperti” rassicurano che tutto è in ordine ed è tutto previsto e di “routine”. Ex legambientini in carriera più bugiardi dei nuclearisti di professione.

Nessuno ha ancora detto che nell’area di Fukushima sono presenti 11 reattori di cui 3 gravemente danneggiati, in uno dei quali, stamattina alle 7 (ora italiana) è esplosa la gabbia (in grigio nella foto ) che circonda il nocciolo e che nel contiguo distretto di Onagawa sono presenti altri 3 reattori di cui uno ha preso fuoco nelle prime ore dell’evento.

Nella capitale Tokyo a 230 km dalla zona interessata, migliaia di persone stanno abbandonando la città per allontanarsi dall’area degli incidenti e dalla possibile contaminazione che può coinvolgere la capitale nel giro di poche ore nel caso che la possibile fusione del nocciolo a causa dell’alta temperatura non venga evitata nelle prossime 24 ore.

La centrale Fukushima I, per la quale é stata dichiarata la prima emergenza nucleare ufficiale in Giappone, è uno dei 25 impianti nucleari più grandi del mondo. Gestita dalla Tokyo Electric Power Company (Tepco), la centrale si trova nella città di Okuma, a circa 200 chilometri da Tokyo, nella prefettura di Fukushima ed è costituita da sei unità separate fra loro, che complessivamente hanno una produzione di 4,7 GW. A circa 11 chilometri dalla centrale di Fukushima I si trova un altro impianto nucleare, quello di Fukushima 2.

Al momento del terremoto erano in funzione tre dei sei reattori, che si sono spenti automaticamente, mentre gli altri tre erano fermi per manutenzione. Si tratta di centrali del tipo BWR (Boiling water reactor), un modello progettato negli Stati Uniti negli anni '50. La costruzione dell'impianto giapponese è cominciata a partire dal 1966 e la centrale è diventata operativa nel 1971. Le centrali del tipo Bwr utilizzano acqua demineralizzata per raffreddare il reattore. Il calore prodotto dal processo di fissione nucleare che avviene all'interno del reattore viene raffreddato dall'acqua che, riscaldandosi, vaporizza. Il vapore così ottenuto viene utilizzato per azionare una turbina e quindi viene fatto condensare e torna ad essere acqua allo stato liquido che rientra in circolo nel reattore.

Power reactors operating in Fukushima* e Onagawa District

Reactor

Type

Net capacity

Utility

Commercial Operation

Fukushima I-1

BWR

439 MWe

TEPCO

March 1971

Fukushima I-2

BWR

760 MWe

TEPCO

July 1974

Fukushima I-3

BWR

760 MWe

TEPCO

March 1976

Fukushima I-4

BWR

760 MWe

TEPCO

October 1978

Fukushima I-5

BWR

760 MWe

TEPCO

April 1978

Fukushima I-6

BWR

1067 MWe

TEPCO

October 1979

Fukushima II-1

BWR

1067 MWe

TEPCO

April 1982

Fukushima II-2

BWR

1067 MWe

TEPCO

February 1984

Fukushima II-3

BWR

1067 MWe

TEPCO

June 1985

Fukushima II-4

BWR

1067 MWe

TEPCO

August 1987

Onagawa-1

BWR

498 MWe

Tohoku

June 1984

Onagawa-2

BWR

796 MWe

Tohoku

July 1995

Onagawa-3

BWR

796 MWe

Tohoku

January 2002

* Fukushima I = Fukushima Daiichi, Fukushima II = Fukushima Daini


( mm)