22 marzo 2011

Sul fronte delle biotecnologie e degli Ogm

da Equivita

Un caso importante, sollevato da EQUIVITA, ha acceso forti polemiche in Italia sin dal’inizio dell’anno 2010. Il 17 gennaio un articolo de “la Stampa” faceva sapere che, in base ad un accordo già raggiunto in Italia tra Stato e Regioni, si sarebbero presentate il 28 dello stesso mese, in una conferenza Stato-Regioni, le nuove linee guida per la coesistenza degli Ogm (con altre colture). Va ricordato che la non-pubblicazione di tali linee guida aveva fino a quel momento impedito la diffusione degli Ogm, in Italia come in altri Stati Europei. Questa situazione non aveva recato di certo alcun problema all’Italia, data l’opposizione agli Ogm non solo della grande maggioranza dei cittadini, ma anche di 16 Regioni su 20, del Ministro dell’Agricoltura Zaia, della Coldiretti, della Coop, di quasi tutte le maggiori marche alimentari italiane, del sindaco di Roma, di numerosi gruppi parlamentari, delle associazioni ambientaliste … e perfino del Vaticano! (leggasi l’Osservatore Romano del 1/05/09).


“II governo in sordina sdogana gli Ogm” fu il titolo del comunicato diffuso tempestivamente da Equivita, mentre le altre associazioni, da noi interpellate, non si univano al nostro allarme, non sembravano avere capito (ma lo capirono dopo) che con quella iniziativa della conferenza Stato-Regioni venivano spalancate in Italia le porte alle colture transgeniche e decretata la fine del biologico, come quella della nostra agricoltura di qualità.
Con il nostro comunicato, che sollevò l’attenzione di tutta la nazione, invocavamo, oltre alla tutela della nostra agricoltura e del nostro ambiente, il rispetto della Convenzione di Aarhus: questa impone che le parti interessate dei cittadini vengano interpellate nei processi decisionali che riguardano l’ambiente. Con l’aiuto dell’assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Tiberio Rabboni, riuscimmo a far ritirare il provvedimento “in vista di una consultazione più vasta sugli Ogm”. La vicenda ebbe ancora un lungo seguito, poiché l’azienda agricola Futuragra del Friuli-Venezia Giulia, responsabile della richiesta di “stesura delle line guida” per seminare il mais MON 810, ottenne dal TAR, con stupore generale, una sentenza favorevole che stravolgeva il percorso istituzionale delle autorizzazioni agli Ogm, normato dal decreto 212 del 2000. Non fu difficile più tardi per il Ministro Zaia (al quale va tuttavia reso grande merito per avere assunto con determinazione una posizione del tutto contro corrente nell’ambito del suo governo), negare l’autorizzazione al MON 810, applicando il suddetto decreto 212. Ebbe in ciò il sostegno anche degli altri ministri coinvolti (Ambiente e Salute) e quello delle Regioni Basilicata, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Veneto.Fu una grande vittoria e una grande soddisfazione per tutti noi, in particolare per il Comitato Scientifico EQUIVITA.

Moltissime le altre occasioni in cui siamo intervenuti, nel 2010, riguardo agli Ogm. Numerosi sono stati i nostri appelli, la maggioranza dei quali hanno messo in evidenza come la politica della Commissione Europea si sia distanziata via via sempre più dal parere espresso dai cittadini (contrario agli Ogm) e da quello che dovrebbe essere il suo obbligo istituzionale: tutelare i nostri diritti e con essi i nostri beni più preziosi: la salute e l’ambiente…..
Nonostante il Consiglio dei Ministri europei avesse richiesto alla Commissione, con un documento storico del 4.12.08, che nell’iter di approvazione degli Ogm:

* si rivedessero le procedure dell’EFSA in modo da renderle molto più severe riguardo ad impatto ambientale e tossicità per l’uomo (soprattutto per gli erbicidi abbinati a certi Ogm e per quegli Ogm, che, trasformati in pesticidi, devono essere regolamentati come pesticidi chimici);
* fossero fatte le valutazioni di tossicità anche da scienziati indipendenti e dalle Ong;
* si avviasse una seria valutazione dell’impatto socio-economico delle colture Ogm;
* fosse comunque sempre rispettato il principio di precauzione;

la Commissione Europea non solo non ha tenuto conto di queste indicazioni, ma è andata molto oltre nella direzione opposta. Nel 2010 essa ha messo a punto una strategia (vedi comunicato Equivita 28.6.10) che cerca in tutti i modi di imporre agli Stati membri. Si tratta del baratto di un’autorizzazione molto snella e accelerata a livello europeo (16 Ogm essendo già in lista d’attesa) con la (presunta) facoltà degli Stati membri di emanare divieti sul loro territorio nazionale. Molte sono le ragioni per opporre un netto rifiuto a simile proposta, che favorisce le aziende biotech, ma non i cittadini:
1) Un’armonizzazione delle leggi all’interno della UE sarebbe a nostro parere più che necessaria per le colture Ogm, sia per i notevoli problemi che derivano dalla loro coesistenza con altre colture, sia per l’impossibilità di effettuare controlli alle frontiere, che sono ormai aperte.
2) Le motivazioni ufficialmente accettate per consentire ad uno Stato membro della UE di vietare l’introduzione di un Ogm non coprono i settori più importanti e più comuni: rischi ambientali, sanitari, socio-economici. Verrebbero consentite soltanto le motivazioni essenzialmente etiche, prive di basi giuridiche adeguate e praticamente inutilizzabili per questo fine. Ciò espone gli Stati che desiderano vietare o strettamente regolamentare gli Ogm a rovinose sanzioni penali del WTO, da parte di quelle nazioni che invece hanno basato su di essi la loro politica agricola. Negli Stati Uniti ad esempio, il desiderio di promuovere gli Ogm è talmente forte che una relazione dal titolo “Come influenzare l’opinione pubblica sulle biotecnologie agricole” è stato redatto dall’addetta all’agricoltura statunitense in Italia.
Del resto, le informazioni recentemente rivelate da Wikileaks (vedi “L’Espresso”) con le registrazioni delle conversazioni tra ambasciatori e capi di stato, la dicono lunga sulle strategie internazionali e le segrete guerre economiche che sono dietro all’acronimo “Ogm”, strategie che abbiamo sempre denunciato, con tutti gli strumenti a nostra disposizione (vedi “Ogm: le verità sconosciute di una strategia di conquista”, Editori Riuniti, 2004).

In conclusione si può dire che la guerra contro gli Ogm sta volgendo a nostro favore. Lo testimoniano:
- i numerosi insuccessi di queste colture, quali in modo particolare: diffusione di infestanti resistenti al glifosate; rendimenti inferiori alle colture tradizionali; uso quadruplicato di pesticidi.
- il fatto che in Europa gli Ogm stanno rapidamente diminuendo, mentre cresce velocemente il biologico;
- il nuovo protocollo di Nagoya Lampur, che a febbraio si è aggiunto a quello di Cartagena sulla Biosicurezza, per proteggere la biodiversità dai rischi degli Ogm (tutti gli operatori saranno resi civilmente responsabili di eventuali danni). Il nostro compito di informatori è stato molto utile e continua ad essere più che mai importante.

1 commento:

  1. senza offesa, ma io il vostro ruolo lo chiamerei di disinformazione. inizialmente volevo analizzare punto per punto tutte le "stramberie" scritte sopra ma sono troppe anche per me.

    Solo una cosa su wikileaks: ma voi il decreto Alemanno l'avete letto? perchè non esiste una legge più oscurantista di quella, ha bloccato perfino la ricerca scientifica!

    Perchè, se siete veramente convinti di ciò che scrivete, non chiedete il bando di tutti i mangimi contenenti ogm? Forse quando il formaggio diventerà un alimento per ricchi forse inizierete a capire

    Saluti

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