23 marzo 2015

Regione che vai, «Porcellinum» che trovi - La babele delle riforme alla vigilia del voto



di Gianni Trovati *
Per eleggere il presidente degli Stati Uniti si usano le stesse regole da 211 anni, ma tanta leggerezza non può certo essere applicata quando bisogna scegliere i consiglieri regionali dell'Umbria. Da noi, il voto amministrativo in programma fra poco più di due mesi, oltre al balletto sulle date ha scatenato in questi mesi la creatività locale in fatto di leggi elettorali. Chi resisterà alle sirene dell'astensionismo andrà a votare in base a regole fresche di stampa, con la sola eccezione della Liguria: ma non perché a Genova abbiano pensato che cambiare la legge elettorale mentre si formano coalizioni e candidature non è il massimo, ed espone al sospetto di ritocchi a uso e consumo di questa o quella maggioranza. Più semplicemente, liti e veti incrociati hanno fatto cadere venti giorni fa il progetto di riforma, che prevedeva l'abolizione del "listino" e un nuovo premio di maggioranza. 

La girandola delle riforme
Altrove, invece, nulla ha frenato il desiderio invincibile di novità. In Toscana debutta il ballottaggio se nessuno supererà il 40%, in Umbria arriva il super-premio di maggioranza, che diventa modulare in Puglia, dove non ci sono le norme pro-parità di genere che invece si incontrano in Veneto: Veneto e Toscana condividono la chance del voto disgiunto, che per esempio permette di votare un presidente di centrosinistra e una lista di centrodestra, ipotesi esclusa nelle Marche e in altre regioni. Agli appassionati di meccanismi elettorali, gruppo non troppo numeroso in verità, le prossime regionali offrono insomma un sontuoso menu degustazione, anche senza addentrarsi nelle regole su collegi, circoscrizioni, resti, clausole per il «miglior perdente» e così via. Lo stesso, del resto, era accaduto a novembre, quando in Emilia Romagna i pochi cittadini andati alle urne hanno votato con una legge vecchia di soli quattro mesi, mentre in Calabria le regole sono state cambiate due volte in poche settimane e hanno trovato pace solo due mesi prima del voto: una prima ipotesi era stata abbattuta dall'impugnativa del Governo contro la maxi-soglia di sbarramento (al 15%) e il premio di maggioranza che avrebbe al vincitore il 60% dei seggi (come accade in Umbria), ed è quindi stata corretta limando un po' soglia (al 10%) e premio (55% dei seggi). 

Il «precedente»
Questa abitudine alla riforma della vigilia poggia però su un illustre precedente nazionale, rappresentato dal Porcellum approvato a Natale 2005 e utilizzato per la prima volta quattro mesi dopo: sappiamo com'è finita. La giustificazione ufficiale è rappresentata dall'esigenza di adeguare il numero di consiglieri comunali ai nuovi limiti imposti dalle leggi nazionali sui «costi della politica»: la legge che ha tagliato la politica regionale, però, è dell'agosto 2011, e le riforme elettorali locali fiorite in questi mesi colgono lo spunto per occuparsi di tutt'altro. Accanto al problema rappresentato dalle "riforme della vigilia" che producono un caleidoscopio di regole incomprensibile all'elettore medio, c'è il fatto che molte di queste norme sollevano oggi più di un dubbio sulla loro tenuta costituzionale. A partire dalla legge madre, il Tatarellum (la 43 del 1995), da cui nascono tutte le norme regionali. 

I dubbi di costituzionalità
A ricordarlo nei giorni scorsi è intervenuto anche il presidente della bicamerale per le Questioni regionali, l'ex ministro della Pa Gianpiero D'Alia (Udc), che i
n un'interpellanza al Governo ha sottolineato una verità abbastanza semplice: la Corte costituzionale l'anno scorso ha affondato il Porcellum a causa del premio di maggioranza senza soglia minima, che permette di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi anche a partiti che raccolgono «ridotte percentuali di suffragi» (come accaduto al Pd nel 2013), e delle liste bloccate, che violano il diritto di voto scritto nell'articolo 48 della Costituzione. Le liste bloccate e i premi di maggioranza senza soglia minima, che secondo i giudici delle leggi determinano «un'alterazione profonda nella composizione della rappresentanza democratica», si trovano anche in parecchie leggi regionali, e nella stessa legge quadro nazionale: come mai, ha chiesto D'Alia, quello che è incostituzionale a Roma diventa legittimo a Perugia, Genova o Bari? Il problema riguarda prima di tutto la nuova legge dell'Umbria, del 23 febbraio scorso, che riconosce 12 seggi su 20 alla lista o alla coalizione vincente, a prescindere dai voti effettivamente raccolti. Lo stesso però succede con la legge approvata qualche settimana fa in Puglia, dove chi vince otterrà almeno 27 posti su 50 (28 se raggiunge almeno il 35% dei voti, 29 se supera il 40%): a Bari, però, la battaglia dialettica è esplosa sulla mancata introduzione delle soglie di genere, bocciate secondo il presidente uscente Nichi Vendola da una «retromarcia cavernicola» mentre per Forza Italia avrebbero «consegnato la politica nelle mani dei poteri forti di tipo economico e criminale». Il premio "automatico" al vincente si incontra anche in Campania (dove è appena tramontata l'ipotesi di estendere alle liste la soglia di sbarramento al 10% prevista per le coalizioni), ma ancor più paradossale è trovare una situazione analoga in Liguria, che in modo fedele alle regole nazionali assegna 16 seggi su 30 al primo arrivato, prevedendo premi ulteriori per chi supera il 40% (17 seggi) o il 50% (18 seggi). Come mai, per risolvere un quadro così contraddittorio, non si mette mano a una regola nazionale coerente, come si è fatto con successo per i Comuni che seguono felicemente la stessa legge elettorale da 22 anni? Misteri del federalismo.

* da ilsole24ore – 23 marzo 2015

21 marzo 2015

Myanmar: La vendetta del Buddha



di Ilaria Benini * 

Un tri­bu­nale bir­mano ha con­dan­nato a due anni e mezzo di pri­gione e lavori for­zati i tre gestori di un bar di Yan­gon, la più grande città del paese. Phil Blac­k­wood, bari­sta neo­ze­lan­dese, e due suoi col­le­ghi bir­mani, Htut Ko Ko Lwin e Tun Thu­rein, sono stati con­dan­nati per vili­pen­dio alla reli­gione, a causa di un volan­tino pub­bli­cato su Face­book per pro­muo­vere una serata del loro locale, il VGa­stro Bar. Il volan­tino raf­fi­gu­rava una testa di Bud­dha con cuf­fie da dj in colori psi­che­de­lici. L’immagine ha sca­te­nato l’ira di molti com­men­ta­tori su Face­book, il social media che per molti bir­mani è sino­nimo di Inter­net tout court; i gestori l’hanno quindi rimossa, chie­dendo scusa pub­bli­ca­mente sulla loro pagina. Ma di fronte al locale si era già for­mato un assem­bra­mento di per­sone, tra cui alcuni monaci dell’Associazione per la pro­te­zione della razza e della reli­gione, o ma-ba-tha.

Inte­gra­li­smo bud­di­sta e nazio­na­li­smo sono movi­menti in forte cre­scita in rea­zione alla recente aper­tura poli­tica ed eco­no­mica del Myan­mar, paese su cui il mondo ha pun­tato gli occhi da quando, nel 2010, i mili­tari — al potere in forma diretta o indi­retta dal 1962 — hanno con­cesso ele­zioni e in seguito appro­vato la for­ma­zione di un governo semi-civile che si è dimo­strato rifor­ma­tore in più momenti, ad esem­pio libe­rando cen­ti­naia di pri­gio­nieri poli­tici, oltre che ridu­cendo il con­trollo della cen­sura e con­ce­dendo più libertà d’espressione. L’ondata di otti­mi­smo inter­na­zio­nale, san­cita dal ritiro delle san­zioni da parte dell’Unione euro­pea e degli Stati uniti nel 2013, si sta però esau­rendo, men­tre tra la popo­la­zione locale cre­scono pre­oc­cu­pa­zioni e ten­sioni in vista delle pros­sime ele­zioni poli­ti­che pre­vi­ste per novembre. Ben set­tan­tuno par­titi si sono già regi­strati per con­cor­rere alle ele­zioni, anche se la grande sfida sarà gio­cata tra l’Usdp, il par­tito che rap­pre­senta il volere dei mili­tari, e l’Nld, o Lega Nazio­nale per la Demo­cra­zia, il prin­ci­pale par­tito di oppo­si­zione sim­bo­li­ca­mente rap­pre­sen­tato dall’icona del movi­mento demo­cra­tico Aung San Suu Kyi. Sim­bo­li­ca­mente, per­ché la costi­tu­zione non le per­mette di can­di­darsi alla pre­si­denza del paese, a causa dei pro­pri legami fami­liari con per­sone di nazio­na­lità stra­niera (i suoi figli hanno nazio­na­lità britannica).

Il Myan­mar sta affron­tando nume­rose sfide nel suo cam­mino verso la demo­cra­zia, cui la popo­la­zione inneg­gia a gran forza nelle mani­fe­sta­zioni che in que­sti anni ven­gono final­mente auto­riz­zate. Il paese è tut­tora attra­ver­sato da vio­lenti con­flitti tra l’esercito cen­trale bir­mano e alcune mino­ranze etni­che, tra la mag­gio­ranza bud­di­sta e la mino­ranza musul­mana, oltre che dall’impresa di assor­bire l’investimento stra­niero che sta pro­vo­cando pro­blemi legati all’esproprio di terre, ai diritti dei lavo­ra­tori, ai rischi per l’ambiente. Stra­te­gi­ca­mente loca­liz­zato tra Cina e India, il Myan­mar offre sbocco sul mare, ampie risorse natu­rali, mano­do­pera a basso costo e quasi ses­santa milioni di poten­ziali con­su­ma­tori. Le imprese ita­liane sono ancora poco pre­senti nel paese, ma dal 2014 è arri­vata Eni con due pozzi esplo­ra­tivi on-shore e in gara per l’esplorazione di pozzi off-shore.

L’arrivo del capi­ta­li­smo sta ine­vi­ta­bil­mente inne­scando una serie di shock cul­tu­rali e pro­ces­suali in un paese che è stato iso­lato dal resto del mondo per quasi cinquant’anni, con­trol­lato da un regime socia­li­sta autar­chico per ven­ti­sei anni, e in seguito, sul punto del tra­collo eco­no­mico, aper­tosi all’investimento stra­niero (in par­ti­co­lare cinese, ma anche thai­lan­dese, indiano, sud-coreano e di Sin­ga­pore) per poter con­ti­nuare a forag­giare la costosa mac­china mili­tare. Di fronte alla cre­scente sfi­du­cia popo­lare, secondo molti osser­va­tori e cit­ta­dini comuni il governo sta facendo passi indie­tro e lo dimo­stre­reb­bero nume­rosi avve­ni­menti recenti. Nono­stante si sia giunti al set­timo turno di dibat­ti­menti per il rag­giun­gi­mento della pace tra­mite un ces­sate il fuoco nazio­nale, nel nord del paese la guerra civile con­ti­nua. Nello stato Kachin, l’esercito bir­mano ha rotto il ces­sate il fuoco per ripren­dere il con­trollo dei ter­ri­tori ric­chi di risorse ener­ge­ti­che gestiti dall’esercito indi­pen­dente Kachin e, dal 2011, non si è ancora tro­vato un accordo. Nel con­fi­nante stato Shan, da poco più di un mese l’esercito bir­mano è impe­gnato in un’offensiva con­tro i ribelli Kokang, che com­bat­tono per man­te­nere la loro indi­pen­denza come mili­zia e il con­trollo su un ter­ri­to­rio molto lucra­tivo per il traf­fico di oppio e metan­fe­ta­mine. All’interno di que­ste ope­ra­zioni, un aereo bir­mano ha sgan­ciato delle bombe in ter­ri­to­rio cinese ucci­dendo quat­tro per­sone. La Cina ha con­dan­nato l’azione, ma per via del forte legame eco­no­mico tra i due paesi non si è spinta oltre, con grande disap­punto della sua cittadinanza. Nella parte di paese che vive in con­di­zioni di pace, la società civile e i par­titi poli­tici sono impe­gnati nel com­plesso per­corso di costru­zione e nego­zia­zione del pro­cesso demo­cra­tico. 

Dallo scorso novem­bre un movi­mento stu­den­te­sco di pro­te­sta ha attra­ver­sato il paese in una lunga mar­cia non auto­riz­zata che si è arre­stata alle porte di Yan­gon per lasciare spa­zio alle trat­ta­tive cl par­la­mento. Gli stu­denti con­te­stano la Legge Nazio­nale per l’Educazione, che limi­te­rebbe la libertà accademica. La pro­te­sta è stata repressa con la vio­lenza dalla poli­zia, ricor­dando a molti gli avve­ni­menti del 1988, quando migliaia di stu­denti e mani­fe­stanti ven­nero uccisi dall’esercito in uno dei momenti più tra­gici della sto­ria bir­mana con­tem­po­ra­nea. La poli­zia impie­gata nell’operazione è stata adde­strata dall’Unione Euro­pea, che in seguito all’episodio ha dichia­rato la neces­sità di ulte­riori inter­venti col­la­bo­ra­tivi. Circa cen­to­venti per­sone sono state arre­state, tra stu­denti e gior­na­li­sti.
È sulla paura che punta la ma-ba-tha, pro­ta­go­ni­sta della cam­pa­gna con­tro i tre gestori del bar con­dan­nati. L’associazione è vicina a U Wira­thu, lea­der molto popo­lare del movi­mento nazio­na­li­sta 969, salito alla ribalta delle cro­na­che per esser stato defi­nito dal Time «il volto del ter­rore bud­di­sta» e più recen­te­mente per aver chia­mato «put­tana» Yan­ghee Lee, l’inviata spe­ciale dell’Onu per i diritti umani in Myanmar. L’antagonista prin­ci­pale del movi­mento nazio­na­li­sta è la comu­nità musul­mana, sti­mata al 5 per cento della popo­la­zione, con­tro il 90 per cento bud­di­sta. A mag­gio l’Onu pub­bli­cherà i risul­tati del primo cen­si­mento nazio­nale svolto in trent’anni, pronto a infiam­mare ulte­rior­mente lo sce­na­rio già fragile. Più di 240 per­sone sono morte in con­flitti tra bud­di­sti e musul­mani, e a cen­ti­naia di migliaia sono rima­sti senza abi­ta­zione e lavoro.

Un pro­cesso di seco­la­riz­za­zione è ini­ziato, ma la reli­gione bud­di­sta man­tiene una grande influenza poli­tica in Myan­mar, in par­ti­co­lare per il suo ascen­dente sulla popo­la­zione, spe­cial­mente impor­tante in vista del voto di quest’anno. I gene­rali si sono ser­viti a lungo degli appa­rati reli­giosi per man­te­nere il con­trollo sul paese e, seb­bene molti monaci siano atti­va­mente impe­gnati nel pro­cesso di demo­cra­tiz­za­zione, gli ultimi eventi sem­brano indi­care che è la fazione fon­da­men­ta­li­sta ad avere la mag­giore influenza sul paese.

nella foto: Phil Blac­k­wood in tri­bu­nale con la locan­dina incriminata

*  da il manifesto – 20 marzo 2015

18 marzo 2015

ECOLETTERA 60 del Gruppo Cinque Terre



costruire la transizione: un nuovo ecologismo - democrazia - giustizia - nuovi lavori

editoriale 1: La truffa delle leggi regionali

Le norme elettorali per il voto regionale del 10 maggio finiranno alla Consulta ( la Corte Costituzionale ) ad aprile. Super premi e regole su misura. Si rischia il copione del Porcellum: che a elezioni fatte siano dichiarate illegittime. Le leggi elet­to­rali regio­nali sono tutte nuove, e non c’è ne è una che non venga sospet­tata di inco­sti­tu­zio­na­lità. Colpa dei super premi di mag­gio­ranza. In Veneto, Toscana, Mar­che, Umbria, Cam­pa­nia, Puglia e Ligu­ria, quasi ovun­que le mino­ranze dei con­si­gli regio­nali che non hanno par­te­ci­pato alla scrit­tura delle nuove regole accu­sano le mag­gio­ranze di aver pro­dotto tanti Por­cel­lum regio­nali. Ma il para­gone più giu­sto è con l’Italicum, la “riforma” made in “patto del Naza­reno” che il governo vuole appro­vare entro l’estate. ( Andrea Fabozzi su il manifesto ) leggi

editoriale 2 : Spagna: è iniziato l’anno del cambiamento

Questo 2015 è un anno chiave per il futuro della Spagna. Gli appuntamenti elettorali si susseguono l’uno all’altro. Non ci sarà mai sosta: il 22 marzo si vota in Andalusia, il 24 maggio si terranno le comunali e le regionali (in 13 regioni su 17), il 27 settembre si vota in Catalogna e, infine, a novembre presumibilmente (ma Rajoy potrebbe cercare di guadagnare qualche mese e convocare le elezioni a gennaio) ci saranno le politiche generali. Il panorama, molto incerto fino a poche settimane fa, sta poco a poco prendendo forma. Vediamo più nel dettaglio che cosa è successo negli ultimi mesi. ( di Steven Forti  su aldogiannuli.it ) leggi
 
Un premier che marcia spedito verso l’800

È evi­dente che, con i decreti attua­tivi della fami­ge­rata carta di espro­pria­zione dei diritti deno­mi­nato Jobs Act, la Costi­tu­zione non è più la stessa. La prima parte, quella dei valori fon­da­men­tali, anche se non ancora toc­cata in modo espli­cito, è inde­bo­lita dalla legi­sla­zione più recente, vera pistola pun­tata con­tro il resi­duale diritto del lavoro. Frutto della seconda costi­tu­zio­na­liz­za­zione, lo Sta­tuto del 1970 era il com­pen­dio di una con­giun­tura sto­rica irri­pe­ti­bile che pre­sen­tava con­di­zioni poli­ti­che più favo­re­voli al mondo del lavoro. L’articolo 18 era in fondo il sim­bolo della rela­tiva potenza accu­mu­lata dal lavoro.. Ad essere col­pito dalla furia restau­ra­trice del governo Renzi è anzi­tutto il potere del lavoro e di con­se­guenza i diritti dei sin­goli dipen­denti si spen­gono come degli astratti postu­lati morali. (  Michele Prospero da Il Manifesto ) leggi

Quando le lobby scrivono le leggi

Il governo si appresta a mettere mano all’articolo 14 della delega fiscale ( legge con cui il parlamento aveva rimandato al governo il compito di intervenire sul sistema fiscale, ndr), che dovrebbe portare a un riordino del settore dell’azzardo. Il sottosegretario con la delega ai giochi Pier Paolo Baretta ha incontrato in prima battuta i rappresentanti dell’industria (per gli amici Lobby). Fino a qua tutto bene, nel senso che sono una delle parti direttamente interessate e quindi ha senso incontrarli… il problema è che oltre a essere un primo incontro, sembrava avere anche l’aria di essere l’unica consultazione nei piani del governo, perché né i parlamentari dell’intergruppo contro il gioco d’azzardo, né i movimenti che rappresentano la società civile sono mai stati convocati e non hanno avuto modo di visionare la bozza dell’articolo 14. (Gabriele Mandolesi da  comune-info.net ) leggi
 
Rai, scontro tra Tg R e Maggioni 

Questa volta pare che la direttora di Rainews24, Monica Maggioni l'abbia fatta grossa: ha cercato di "sfilare" due redattori della Tg R senza avvisarne il direttore, Vincenzo Morgante. Va bene decine e decine di assunzioni, promozioni a grappolo, contratti esterni in ogni dove, finanziamenti per studi televisivi, sigle, regie, web, ecc...ecc...ma pestare i piedi di altri direttori... E Morgante ha in più che è vicino al Presidente della Repubblica Mattarella... Basta questo per capire come mai, questa volta, la direttora sia stata costretta a battere in ritirata. Retromarcia, anche perché dovrebbero bastarle 200 giornalisti, e 40 promozioni in tempi che dovrebbero consigliare parsimonia, inclusi doppi e tripli salti di carriera per fidati beneficiari.. Una cosa è certa: si è freschi dal registrare, lo scorso 8 marzo, il minimo storico di Rainews24: lo 0,33% di share con un misero numero di spettatori, 42.000. Un risultato che lascia perplessi guardando al maxi investimento annuale deciso per il canale, mentre agli altri si lesina il centesimo. ( da globalist.ch ) leggi

 Una Costituzione di minoranza

Un brutto giorno per la Repub­blica. Come era nelle pre­vi­sioni, la Camera ha approvato la riforma costi­tu­zio­nale Boschi-Renzi, già votata in Senato. 357 sì, 125 no, 7 aste­nuti, che alla Camera non con­tano. Movi­mento 5 Stelle fuori dall’Aula. Numeri certo favo­re­voli a Renzi. Ma è facile vedere, richia­mando il con­senso ai sog­getti poli­tici real­mente espresso nel voto del 2013, che una Camera depu­rata dalla droga del pre­mio di mag­gio­ranza dichia­rato ille­git­timo con la sen­tenza 1/2014 della Corte costi­tu­zio­nale oggi avrebbe boc­ciato la pro­po­sta. Non è la Costi­tu­zione della Repub­blica. È la costi­tu­zione del PD con escre­scenze. Una costi­tu­zione di minoranza. Que­sto con­ferma tutte le cri­ti­che sulla man­canza di legit­ti­ma­zione a rifor­mare la Costi­tu­zione di un par­la­mento ful­mi­nato nel suo fon­da­mento elet­to­rale. E dun­que non abbiamo affatto un paese più sem­plice e giu­sto, come esulta Mat­teo Renzi. Invece, abbiamo in pro­spet­tiva una Costi­tu­zione che non riflette la realtà del paese. ( Massimo Villone su il manifesto ) leggi

Rifiuti: il sacchetto della spazzatura 2.0: adesso ha anche il microchip

La sperimentazione in un quartiere di Seveso. In poche settimane dimezzati i rifiuti da spedire all’inceneritore e quasi raddoppiata la raccolta differenziata. È bastato aggiungere un chip personalizzato Rfid ai sacchi per la raccolta del «secco» abbinato a ogni utente. E i risultati, in poche settimane di sperimentazione in un quartiere di Seveso (in provincia di Monza Brianza), hanno fatto il boom toccando l’asticella dell’80% di quota riciclabile. Un risultato che porterà a un alleggerimento della tariffa. ( Roldano Radaelli  su Corriere della Sera ) leggi
 
Rifiuti: a Ponte nelle Alpi più lavoro con pratiche virtuose e senza cassonetti

Il Comune in provincia di Belluno è primo in Italia per la gestione della raccolta differenziata ( 91%). Tra le iniziative, il recupero dell'olio vegetale e il riciclo dei pannolini. E i risparmi che ne derivano "sono stati reinvestiti in un incremento occupazionale". L’amministrazione in otto mesi ha smantellato il servizio di cassonetti stradale e lo ha sostituito con quello selettivo porta a porta,ha creato una società con capitale interamente pubblico, la Ponte servizi srl. Ha stabilito una tariffa puntuale, distinta cioè tra una parte fissa, determinata dai costi del servizio, e una parte variabile, proporzionale alla quantità di rifiuti accumulati. (Chiara Daina da ilfattoquotidiano ) leggi
Napul’è…. acqua pubblica

Il 9 marzo 2015 è una data storica per il movimento Acqua di Napoli perché il Consiglio Comunale di Napoli ha finalmente votato lo Statuto di ABC –Napoli (Acqua Bene Comune) ed ha affidato, con una Convenzione, l’acqua di Napoli ad ABC, Azienda Speciale, che non può lucrare sull’acqua. Per sei lunghe ore in piedi, con i rappresentanti del movimento acqua di Napoli, ho potuto seguire il dibattito delle forze politiche, che per la prima volta hanno votato compatte per la gestione pubblica dell’acqua, incluso il Pd. Astenuti, invece,i Fratelli d’Italia, Nuovo Centro Destra e Forza Italia. Quando il presidente del Consiglio Comunale ha annunciato l’esito del voto, l’assemblea lo ha accolto con un scrosciante applauso. Consiglia Salvio, la coordinatrice del movimento acqua in Campania ha alzato un cartellone con la scritta “Napul’è ….ABC”. Euforia per una vittoria quasi insperata: abbracci, strette di mano, foto e sventolii di bandiere. ( Alex Zanotelli su comune-info.net ) leggi

Amburgo: sconfitta la CDU

Nella seconda città tedesca per abitanti, e la più ricca in assoluto, si sono svolte le elezioni regionali il 15 febbraio. Nella città-stato di Amburgo appare grave e netta la nuova sconfitta del partito della Merkel che è ancora sceso, al 15,9%, dal 21,4% del 2011 mentre era addirittura al 42,6 % nel 2008. Risultato lontano anche da quel 40% ottenuto a livello nazionale nelle politiche dello scorso anno.  Si riconferma il governo del socialdemocratico  Olaf Scholz, leader locale cresciuto politicamente nell'era del governo (1998-2005) del cancelliere socialdemocratico riformista Gerhard Schroeder e del suo vice, l'allora leader verde Joschka Fischer. Per quanto la SPD abbia ottenuto il 45,7% e 58 seggi su 121,  per governare ( qui non ci sono i sistemi truccati all’italiana ed al solito funziona bene il proporzionale con quorum al 5% ) si dovrà formare una coalizione, probabilmente con i Grunen che sono il terzo partito con 12 seggi. ( mm ) leggi

Lo Yemen nel caos

Da gennaio, quando i ribelli del movimento Houthi hanno attaccato il palazzo di governo e hanno sciolto il Parlamento, nello Yemen regna il caos. Durante le ultime settimane la situazione è precipitata: i ribelli, storicamente collegati al Al Qaeda, hanno preso il controllo delle principali città del Paese. All’origine del conflitto ci sono storiche divisioni confessionali, rivendicazioni indipendentiste e attentati compiuti da gruppi considerati dagli Stati Uniti tra i più sanguinari e pericolosi al mondo. Il 15 febbraio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità una risoluzione in cui si esortano i ribelli Houti a cedere immediatamente il potere conquistato in maniera “illegittima”. ( Lorenzo Piccoli da unimondo.org ) leggi

Traffico d’armi, la Cina diventa il terzo esportatore mondiale

La Cina è diventata il terzo esportatore di armi al mondo, il Medio Oriente continua a importare senza freni. È questo il dato più sorprendente del nuovo bilancio relativo al quinquennio 2010-2014 dei paesi che esportano e importano più armi al mondo, realizzato dallo Stockholm international peace research institute (Sipri), l’istituto che dal 1950 tiene traccia di tutti i trasferimenti di armi convenzionali tra stati, organizzazioni internazionali e attori armati non statali. Gli Stati Uniti rimangono il paese che esporta di più. Tra il 2010 e il 2014, Washington ha aumentato il volume di armi esportate del 23 % rispetto ai cinque anni precedenti (2004-2009). Al secondo posto la Russia con un aumento del 37 %, al terzo la Cina che ha visto crescere le esportazioni del 143 %. ( Tommaso Perrone su  www.lifegate.it ) leggi

La foto del giorno: Il 9 marzo 2015 è una data storica per Napoli perché il Consiglio Comunale ha finalmente votato lo Statuto di ABC-Napoli (Acqua Bene Comune), Azienda Speciale, che non può lucrare sull’acqua, e gli ha affidato, con una Convenzione, l’acqua di Napoli. 


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Il punto di vista  del Gruppo Cinque Terre


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ECOLETTERA del Gruppo Cinque Terre vi segnala ogni 15 giorni interventi, documenti, appuntamenti, rimandando ai siti del gruppo o ad altri link

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