27 ottobre 2017

Se i grilli diventassero davvero verdi



di Massimo Marino

Distratti dalla Catalogna, dai due incredibili personaggi che duellano da settimane a nome degli Stati Uniti e della Corea del Nord, poi dai successi elettorali delle variegate destre-populiste in vari paesi, infine dalla più creativa legge elettorale in Europa inventata dal trio Renzi-Berlusconi-Salvini, sono state immediatamente  archiviate due notiziole per nulla insignificanti con protagonisti Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA e Chiara Appendino, sindaca grillina di Torino.

Il primo ( Marchionne), rivolto direttamente agli studenti in occasione della laurea ad honorem in Ingegneria industriale tributatagli dall'università di Trento, ha dichiarato a proposito del futuro delle auto elettriche «Questo è un progetto su cui FCA lavora, ma non è la soluzione per il futuro..  Stiamo lavorando su tutte le forme di auto elettrica ma - portando ad esempio la Fiat 500 elettrica - l'abbiamo lanciata cinque anni fa e per ogni 500 elettrica venduta negli Usa perdiamo 20mila dollari ", ha spiegato. Definendo un lancio su larga scala delle elettriche un “atto di masochismo”. “La questione chiave - ha continuato - è come viene prodotta l'energia di queste vetture; infatti le emissioni di un'auto elettrica, quando l'energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelle di ogni altro tipo di auto “. Valutazioni isolate rispetto al resto del mondo dell’automotive.
Valutazioni sorprendentemente coincidenti con quanto ho in più occasioni affermato sostenendo che allo stato attuale e per i futuri decenni le elettriche andrebbero a carbone o al meglio a petrolio e derivati, con vantaggi minimi e costi notevoli. Sviando l’attenzione dal problema di fondo che è il carattere sempre più insostenibile dell’auto in se’ come principale e dilagante strumento della mobilità per i prossimi anni su tutto il pianeta ( vedi: La “generazione 100” e la crisi ambientale ). 

Le dichiarazioni di Marchionne venivano immediatamente sommerse da una valanga di critiche dal mondo cosiddetto ambientalista che ne denunciavano l’irresponsabile indifferenza al tema dell’inquinamento che, si deduce, le elettriche contribuirebbero a risolvere.  Tutti uniti in una sconfortante superficialità, da Legambiente ai Verdi e vari altri. Compresi anche Greenpeace e qualche grillino che però accennavano quantomeno al problema della necessità di avere la ricarica da rinnovabili . 

Nel mio intervento sostenevo invece che quel 10% di mercato al massimo ( 100-150 milioni di auto) che entro 15-20 anni  potrebbe essere occupato dalle elettriche richiederebbe il rilancio di petrolio e carbone, a meno di clamorosi successi delle batterie a carica solare, al momento lontanissime dal traguardo della commercializzazione. 

Per il resto e in ogni caso, senza una moltiplicazione delle reti metropolitane nel mondo dagli attuali 15 mila km ad almeno 100 mila la situazione è destinata a degenerare per le generazioni che si affacciano alla vita in questo nuovo secolo. Detto in altre parole: dobbiamo dichiarare obsoleta l’auto, almeno come mezzo prevalente e di uso quotidiano e porci l’obiettivo di far diminuire e non aumentare le auto circolanti nelle città di grande e media dimensione. E spostare su reti collettive, pubbliche e dedicate, almeno la metà dei loro quotidiani utilizzatori: dall’Italia agli USA fino alla Cina e all’India.

La seconda ( Appendino), in qualità di sindaco di Torino, ha affrontato con una grinta inaspettata il tema del prolungato superamento dei parametri dell’aria cittadina più insidiosi ( PM10 e polveri sottili) arrivando, in totale solitudine rispetto alla Regione e agli altri Comuni di rilievo, a dichiarare per la prima volta in Italia anche se per un solo giorno, il blocco anche degli Euro 5 diesel,  scatenando una valanga di attacchi. Non solo dei soliti settori estremisti del Commercio del centro cittadino ma al loro fianco dello stesso presidente della giunta regionale Chiamparino il quale, dichiarando “eccessive” le preoccupazioni, ha sottolineato che lui dorme con le finestre aperte e consigliato salutari giri in bicicletta per la città. Una nuova versione senile dell’ambientalista democratico e con vocazione al suicidio. 

La Appendino si guadagnava così un‘altra croce al merito dagli ambientalisti (perfino qualche lode da Paolo Hutter ) che si aggiungeva all’iniziativa recente di far votare in Consiglio Comunale l’avvio del percorso di ri-pubblicizzazione dell’azienda dell’acqua metropolitana ( naturalmente contrari PD, FI e LN). Unico virtuoso caso nazionale dopo quello di Napoli con De Magistris.

Fra l’altro pochi hanno notato che concretamente la scelta della Appendino risultava perfettamente in linea con le decisioni di COP 21 e con le dichiarazioni di molti paesi di mettere fuori legge i fossili nel settore della mobilità entro il 2025-2030, in particolare i motori diesel e quindi il gasolio. Un impegno tanto lontano nel tempo quanto irrealizzabile viste le politiche e i leader filo-fossili di quasi tutti i più importanti paesi responsabili della situazione attuale. Basti pensare che al di là di speranze, proposte e suggerimenti, tutte le stime sui consumi reali elaborate dai principali Centri-studi sul mercato, indicano che la produzione di derivati del petrolio e il carbone sono in aumento e destinati a mantenere questo trend in aumento per i prossimi 20 anni.

Viva Marchionne e l’Appendino dunque ?
Due oracoli della verità in un mare di irresponsabili bugiardi?
Andiamoci piano , non è esattamente così.

Da Marchionne non possiamo aspettarci altro che la difesa del proprio settore industriale che al momento, per dirla chiara, non vede nelle elettriche, credo a ragione, il business del futuro. E si tiene quello attuale delle utilitarie a benzina e diesel, delle sportive da competizione e dei Suv . Ne possiamo pretendere purtroppo che si candidi alla disoccupazione né a dichiarare la conversione di FCA ad azienda leader della costruzione di reti metropolitane e neppure a tentare di scalzare Elon Musk , l’unico che con la sua Gigafactory 1  perlomeno dichiara di voler rendere commerciabili e redditizie batterie di ricarica completamente basate su sole e rinnovabili. 

Dalla Appendino, esponente di punta, e fra le più valide, del grillismo di governo possiamo e dobbiamo sperare qualcosa di più. I grillini, seppure in mezzo a strafalcioni, difficoltà, attacchi e calunnie da tutte le parti, con un po’ di cultura politica aquisita ed un po’ di istinto che fornisce Grillo nei momenti di emergenza, cercano di mantenere una qualche coerenza fra le dichiarazioni d’intenti su cui sono nati (le 5 stelle da non dimenticare) e la dura pratica nelle istituzioni. 

Di fronte agli attacchi ad esempio l’Appendino, difendendo le proprie scelte del tutto condivisibili,  avrebbe potuto richiedere che di fronte all’ emergenza ambientale delle metropoli ed in generale delle tre regioni che all'arrivo di ogni autunno affogano sempre più in una nuvola di smog micidiale (Piemonte, Lombardia, Veneto) si arrivasse a fermare definitivamente quello spreco di risorse pubbliche che è il progetto TAV in Val di Susa ( alcune decine di miliardi di sicuro nei prossimi 10-15 anni ) e dirottare tutte le risorse risultanti per progettare con procedure di emergenza la costruzione ed il potenziamento delle reti metropolitane delle principali città della pianura padana che sarà il punto di crisi della catastrofe ambientale dei prossimi decenni. 
Sarebbe un esempio virtuoso del “ partito di lotta e di governo” che tanto ci servirebbe. Abbiamo in Italia non più di 230 km di reti metropolitane e ce ne servirebbero con urgenza almeno un migliaio. Non sarebbe il caso di farlo diventare un obiettivo serio ?

Della Val di Susa in questi giorni se ne parla e come ma per altre ragioni: perché stà bruciando. Causa la siccità, le temperature inaspettatamente elevate, i soliti piromani interessati o fuori di testa. Singolare e simbolico aspetto locale del territorio e del clima che va a rotoli mentre ci si occupa d’altro. 

Mentre non si parla per nulla della metropolitana: la famosa Linea due, che neanche nella versione strampalata e sbagliata proposta dalle precedenti giunte piddine e dai comitati di affari del settore urbanistico, dopo almeno 10 anni che se ne discute è di fatto ferma: Se va bene il prossimo anno avremo un progetto preliminare ( 3-4 milioni di euro ) probabilmente da buttare al macero appena possibile.  Ma di farla davvero se ne parlerà chissà quando. Meglio la TAV... evidentemente. 

Insomma i grillini, che hanno genericamente sposato tutte le tesi della conversione ecologica fin dall’inizio, comprese le molte ambiguità e superficialità del fallimentare ambientalismo italiano, potrebbero porsi l’obiettivo di diventare ecologisti seriamente facendo diventare quello della conversione ecologica e in particolare la conversione della mobilità un vero terreno di scontro politico. Lasciando perdere gli entusiasmi sulle auto elettriche delle multinazionali dell’auto che devono ridarsi una verginità dopo lo scandalo del dieselgate, garantirsi uno spazio di mercato nelle nazioni emergenti nella richiesta di mobilità come Cina e India, accaparrarsi incentivi e nuove risorse pubbliche in nome della lotta al climate change.

23 ottobre 2017

Torino - Crisi idrica: abbiamo un acquedotto Romano indegno dei nostri avi



 di: Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua - Comitato Acqua Pubblica Torino *


Fin dalla redazione del nuovo Piano d’AMBITO 2017-2033 il Comitato Acqua Pubblica Torino ha sempre richiamato l’attenzione sull’enormità dello spreco idrico dell’  acquedotto SMAT. 


Ato3 Torinese, tutti i Comuni membri dell’ATO e la stessa SMAT hanno a lungo ignorato le nostre denunce arrivando addirittura a vantarsi del fatto che le perdite di SMAT fossero comunque inferiori a quelle della maggior parte degli acquedotti italiani.

In occasione della redazione del  Piano d’Ambito abbiamo resi pubblici i seguenti dati



Anno di riferimento
Acqua prelevata
Acqua fatturata
% spreco idrico
Anno 2009
m³ 300.000.000
m³ 225.000.000
25%
Anno 2013
m³ 337.330.336
m³ 175.380.000[1]
48%
Anno 2015
m³ 350.000.000[2]
m³ 182.580.000[3]
47,83%



Smat ha contestato questi dati, ma alla fine ha dovuto ammettere per iscritto perdite ingenti:


*   ha fatto dire all’ATO3, in risposta a una precisa domanda del Comune di Carmagnola, che le perdite idriche erano superiori ai 92 milioni di metri cubi/anno, equivalenti a 6 laghi di Avigliana


*   ha fatto dire all’Assessore Unia in Consiglio comunale,   nella sua risposta a un’interpellanza in merito della consigliera Artesio, che le perdite si aggirano sugli 89 milioni di metri cubi/anno e che -  pur migliorando con interventi mirati -  si potrà raggiungere un ordine di dispersione intorno al 18-20% che comporterà in ogni caso perdite fisiologiche (sic!) di oltre 70 milioni di mc.


Come spiegano i tecnici SMAT che  i tubi degli oleodotti non perdono neanche una goccia di petrolio????

Il fatto è che i 12 000 km di tubature del nostro acquedotto sono quasi tutti vecchissimi e circa 500 km sono ancora in cemento-amianto.  Purtroppo nessuno finora ha voluto prendere in considerazione un grande piano di ammodernamento della rete. Si è invece tentato più volte di spacciare come soluzione alla crisi idrica la costruzione di nuove dighe (es la ricorrente proposta della diga di Combanera per garantire l’approvvigionamento idrico di Torino), senza preoccuparsi di porre fine allo spreco idrico



Non si invochi a giustificazione la difficoltà di reperire risorse per gli investimenti

 Negli ultimi 10 anni SMAT SpA ha realizzato utili per 296 milioni di euro, ma invece di investirli nell’ammodernamento dell’acquedotto, li ha distribuiti come dividendi ai Comuni soci e per finanziare gli investimenti ha dovuto indebitarsi con  le banche per ben 295 milioni di euro.



Ecco perché la società per azioni finalizzata al profitto, va trasformata in Azienda speciale senza scopo di lucro


 Chiediamo che il Consiglio comunale, in attuazione dell’Art. 42 del TUEL, approvi al più presto un atto di indirizzo al nuovo Consiglio di Amministrazione SMAT affinché non gestisca più la nostra acqua come una merce da cui trarre profitti, ma come il più essenziale dei Beni Comuni dando priorità alla salvaguardia della risorsa e all’eliminazione dello spreco idrico, prelevando solo l’acqua che ci serve e attuando un grande piano di sostituzione delle condotte idriche ormai troppo vecchie.


 Torino, 23 ottobre 2017 
* Via Mantova 34 -10153 Torino - www.acquapubblicatorino.org -Cell. 388 8597492



[1] v. Bilancio  SMAT 2013

[2] dato estratto dal Catasto delle derivazioni della Città metropolitana di Torino in data 31/01/2016

[3] v. Bilancio  SMAT 2015