30 maggio 2011

Un evento storico: come la Germania ha deciso di uscire dal nucleare...

Berlino, 30 mag. (Adnkronos/Dpa) - La Germania abbandona il nucleare: la decisione - anticipata nelle settimane scorse - è stata formalizzata nel corso di un vertice della coalizione di governo che si è svolto la notte scorsa. Tutti gli impianti verranno chiusi entro il 2022 e molti - tranne tre, che resteranno in funzione per eventuali crisi energetiche - verranno disattivati nel 2021.

I leader dei partiti si sono riuniti nell'ufficio del cancelliere Angela Merkel a Berlino per mettere a punto l'accordo sulla chiusura degli impianti e l'intesa è arrivata al termine di una sessione fiume durata 12 ore che ha visto la partecipazione dei leader dei partiti della coalizione - Cdu, Csu e Fdp - ma in cui sono stati coinvolti anche quelli dei Socialdemocratici e dei Verdi.

Oggi verrà divulgato il contenuto del rapporto consegnato sabato dalla Commissione etica al governo, in cui si raccomanda la chiusura degli impianti entro dieci anni, con la sospensione immediata del funzionamento di otto impianti e progressiva degli altri nove.

27 maggio 2011

Incognita nucleare

Perché dopo il decreto Omnibus il referendum è a rischio

di Fabio Chiusi *

A poco più di due settimane dalla consultazione referendaria del 12 e 13 giugno il destino del quesito sul nucleare è ancora incerto. Alla sentenza di ammissibilità della Corte Costituzionale, infatti, ha fatto seguito da parte del parlamento il 24 maggio l'approvazione del decreto Omnibus, al cui interno l'articolo 5 riguarda l'«abrogazione di disposizione relativa alla realizzazione di nuovi impianti nucleari». Proprio l'obiettivo che si proponeva il referendum, sostiene il governo. Che mira in questo modo a sottrarre il quesito dal giudizio popolare.

La parola alla Cassazione

Si voterà, dunque, su acqua e legittimo impedimento. E sul ritorno all'atomo? La questione è complessa, e prevede una precisa serie di passaggi. La premessa indispensabile è che l'abrogazione (ma sarebbe più corretto dire moratoria) delle norme contenute nel decreto legge 112 del 2008 non comporta automaticamente l'eliminazione del quesito. Lo ha stabilito un precedente: la sentenza 68 del 1978 della Cassazione. Altrimenti, è scritto, la «sovranità del popolo» potrebbe essere «ridotta a mera apparenza» a piacimento. «Un pericoloso precedente», secondo i promotori.
Parte dunque l'iter. Ammesso che il presidente della Repubblica promulghi il decreto Omnibus, dopo aver verificato che non sussista incostituzionalità, e avvenuta la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, il governo dovrà infatti chiedere all'ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione di proclamare che la nuova normativa soddisfi appieno le richieste dei promotori.
LE DUE OPZIONI DELLA CORTE. La Corte ha di fronte a sé due opzioni. La prima è accogliere, con sentenza motivata, l'istanza dell'esecutivo e dichiarare superato il referendum sul nucleare, che verrebbe così eliminato. La seconda è opporsi, sostenendo che l'articolo 5 del decreto contenga delle previsioni non perfettamente conformi alla volontà del comitato referendario.
Il quesito in questo modo sarebbe sottoposto ai cittadini, ma modificato per non chiamarli a esprimersi su norme già abrogate, proprio come avvenuto nel 1978. La decisione sarà presa in tempi molto brevi, vista l'imminenza della consultazione popolare. Secondo le fonti interpellate da Lettera43.it, già nel fine settimana.

Ricorso e conflitto di attribuzione: l'ipotesi rinvio

Tuttavia nel caso in cui la Cassazione dovesse dichiarare superato il referendum nucleare la partita non sarebbe immediatamente chiusa. I promotori, infatti, potrebbero presentare ricorso dinnanzi alla Corte Costituzionale, contestando le motivazioni addotte dalla Cassazione. Il che significherebbe un ulteriore dispendio di tempo, naturalmente. E se il ricorso fosse presentato e accolto, c'è il rischio che il referendum sia rimandato di 12 mesi.
PROBABILE RINVIO PER RISTAMPARE LE SCHEDE. Un'eventualità che prende corpo anche nel secondo scenario, quello cioè in cui la Cassazione dovesse decidere di mantenere valido il quesito, ma dopo averlo aggiornato alla normativa vigente.
Come spiega il responsabile ambiente Idv, Paolo Brutti, «il poligrafico dello Stato dovrebbe procedere alla ristampa di 39 milioni di schede elettorali». E di nuovo, si profilerebbe un rinvio.
C'è poi un'ultima arma in mano ai promotori: sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, sostenendo che il parlamento abbia ecceduto nelle sue funzioni rispetto a quelle garantite al comitato referendario. Dopo essersi espressa con urgenza, la Corte Costituzionale dovrebbe passare la palla alla Cassazione. Un'altra strada non proprio spedita e priva di ostacoli.

La paura dell'influenza del disastro di Fukushima

Il repentino dietrofront del governo sull'atomo, prima considerato una priorità e poi accantonato in attesa di tempi migliori, sembra dunque essere riuscito nell'intento di disorientare i cittadini.
La finalità politica è chiara: evitare un referendum scomodo. Tutti i sondaggi indicano che gli elettori voteranno in massa per il «sì», ma sarà necessario raggiungere il quorum perché il referendum sia considerato valido.
Per il governo, però, si tratterebbe di preferenze drogate dalle reazioni emotive scatenate dal disastro della centrale nucleare di Fukushima in Giappone. E i comitati per il «no» concordano: sarebbe sbagliato decidere su un asset strategico, come l'energia, sull'onda della paura. Proprio come avvenuto nel 1987, quando il nucleare fu sonoramente bocciato quando la catastrofe si chiamava Chernobyl.
Meglio rimandare il tutto al prossimo piano energetico. Che, dice chiaramente il comma 8 dell'articolo 5 del decreto Omnibus, sarà adottato «entro 12 mesi» dal consiglio dei ministri, dopo aver sentito il parere del parlamento. In sostanza, non servirà nemmeno una legge: basta un atto amministrativo.
CHIUDERE LO SPIRAGLIO AL NUCLEARE. Ma, come sottolineano i promotori del referendum, il comma non esclude esplicitamente la riproposizione del nucleare. Una omissione che, dicono, lascia inalterata la validità del quesito di giugno. Soprattutto perché non è l'unica. Sono altri due, infatti, i punti di criticità ravvisati all'interno del decreto: i commi 1 e 5.
Del primo non piace che lo stop sia finalizzato ad «acquisire ulteriori evidenze scientifiche […] sui profili relativi alla sicurezza nucleare». Una prova che l'abrogazione sarebbe in realtà un semplice rinvio. Come ha candidamente ammesso, del resto, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Del secondo non soddisfa che rimanga in vita la possibilità di ricorrere a espropri per realizzare centrali nucleari anche da parte di privati. Possibilità che il quesito, invece, chiede di eliminare.
Alla luce di queste considerazioni, la Corte di Cassazione potrebbe decidere tempestivamente di chiamare i cittadini a esprimersi sull'abrogazione dei soli commi 1, 5 e 8 del testo del decreto Omnibus. Cioè della parte della normativa che lascia uno spiraglio al ritorno dell'atomo.
TRIBUNE IN CONFUSIONE. Nell'attesa della decisione della Corte, sono iniziate le tribune elettorali che, in Rai, spiegano il quesito. Le prime, secondo il palinsesto del servizio pubblico, sono state trasmesse il 25 aprile su RaiDue e RadioUno, in ritardo rispetto alla tabella di marcia stabilita dalla commissione di vigilanza. E, forse, per una domanda a cui i cittadini non potranno rispondere.

* da www.lettera43.it giovedì 26 Maggio 2011

25 maggio 2011

Il manifesto politico di ¡Democracia Real YA! *


Eliminazione dei privilegi della classe politica:
  • Stretto controllo sull’assenteismo. Istituzioni di sanzioni specifiche per chi non onori le proprie funzioni pubbliche.
  • Eliminazione dei privilegi nel pagamento delle tasse, nel conteggio dei contributi lavorativi e nel calcolo degli anni per ottenere la pensione. Equiparazione dello stipendio degli eletti al salario medio spagnolo con la sola aggiunta dei rimborsi indispensabili all’esercizio delle funzioni pubbliche.
  • Eliminazione dell’immunità associata all’incarico. I delitti di corruzione non prescrivono.
  • Pubblicazione obbligatoria del patrimonio di chiunque ricopra incarichi pubblici.
  • Riduzione degli incarichi “a chiamata diretta”.

Contro la disoccupazione:

  • Ridistribuzione del lavoro stimolando la riduzione della giornata lavorativa e la contrattazione fino ad abbattere la disoccupazione strutturale (sarebbe a dire raggiungere un tasso di disoccupazione inferiore al 5%)
  • In pensione ai 65 anni e nessun aumento dell’età pensionabile fino all’eliminazione della disoccupazione giovanile.
  • Vantaggi per le imprese con meno del 10% di contratti a tempo.
  • Sicurezza nel lavoro: divieto del licenziamento collettivi o per cause oggettive nelle grandi imprese che non siano in deficit, controlli fiscali alle grandi imprese per evitare il lavoro a tempo determinato quando invece potrebbero assumere a tempo indeterminato.
  • Reintroduzione dell’aiuto di 426 euro a persona/mese per i disoccupati storici.

Diritto alla casa:

  • Esproprio statale delle case costruite in forma massiva e che non siano state vendute: diventeranno case popolari.
  • Aiuti per l’affitto ai giovani e a chiunque si incontri in condizioni di bassa disponibilità economica.
  • Si permetta, in caso di impossibilità nel pagare l’ipoteca, la sola riconsegna della casa.

Servizi pubblici di qualità:

  • Eliminazione delle spese inutili delle amministrazioni pubbliche e creazione di un organo indipendente di controllo dei bilanci e delle spese.
  • Assunzione di tutto il personale sanitario in attesa di assunzione.
  • Assunzione del personale in attesa nel settore dell’educazione per garantire un giusto rapporto alunni/insegnanti, e per assicurare i docenti per i gruppi di sdoppiamento delle classi e i docenti per i gruppi di appoggio (le classi con oltre 20 alunni devono essere sdoppiate)
  • Riduzione delle tasse universitarie ed equiparazione dei prezzi dei master a quelli della normale carriera universitaria.
  • Finanziamento pubblico alla ricerca per garantirne l’indipendenza
  • Trasporto pubblico poco costoso, di qualità ed eco-sostenibile: reintroduzione dei treni che ora vengono eliminati per far spazio all’alta velocità ed quindi dei relativi prezzi originari. Riduzione dei prezzi degli abbonamenti al trasporto pubblico, riduzione del traffico su gomma all’interno dei centri urbani, costruzione di piste ciclabili.
  • Servizi sociali locali: applicazione definitiva della Ley de Dependencia (assistenza alle persone dipendenti, per malattia o vecchiaia), istituzioni delle reti di assistenza locali e municipali e dei servizi locali di mediazione e tutela.

Controllo delle banche:

  • Divieto di qualsiasi tipo di salvataggio o iniezione di capitale pubblico. Le banche in difficoltà dovranno fallire o essere nazionalizzate per tramutarsi in banche pubbliche sotto controllo sociale.
  • Aumento della tassazione alle banche in forma proporzionale alla spesa sociale provocata a conseguenza della cattiva gestione finanziaria.
  • Restituzione alle finanze pubbliche dei prestiti statali concessi nel tempo.
  • Le banche spagnole non possono investire nei paradisi fiscali.
  • Sanzioni nei casi di cattiva prassi bancaria e di speculazione.

Fisco:

  • Aumento delle imposte sui grandi capitali e le entità bancarie.
  • Eliminazione del Sicav (società d’investimento a capitale variabile)
  • Reintroduzione della tassa sul patrimonio.
  • Controllo reale ed effettivo sulle frodi fiscali e sulla fuga di patrimoni verso i paradisi fiscali.
  • Proporre la “Tobin Tax” a livello internazionale.

Libertà civili e democrazia partecipativa:

  • No al controllo di Internet. Abolizione della legge Sinde (che disciplina diversi aspetti del diritto d’autore in Rete e del peer to peer)
  • Protezione della libertà d’informazione e del giornalismo d’investigazione.
  • Istituzione di referendum obbligatori e vincolanti per questioni di grande importanza e che modificano le condizioni generali di vita dei cittadini.
  • Istituzione di referendum obbligatori prima dell’introduzione e l’applicazione delle norme europee.
  • Modifica della legge elettorale per garantire un sistema veramente rappresentativo e proporzionale e che non discrimini nessunn partito politico nè volontà popolare, una nuova legge elettorale che veda rappresentati anche i voti in bianco o quelli nulli.
  • Indipendenza del Potere Giudiziario: riforma del Ministero della Giustizia per garantirne l’indipendenza, il Potere Esecutivo non potrà nominare membri del Tribunale Costituzionale o del Consiglio Generale del Potere Giuridico (il CSM italiano).
  • Presenza di meccanismi effettivi che garantiscano democrazia interna ai partiti politici.

Riduzione delle spese militari.

* traduzione di Lucio Colavero ( www.luciocolavero.com) da Madrid

Cosa sta succedendo in Spagna: similitudini e differenze


di Giovanni Chiambretto *

I fatti: ¡Democracia Real YA!

No somos mercancía en manos de políticos y banqueros

È stato dato poco risalto sulla stampa ed in televisione ai movimenti in corso in Spagna. Peccato perché potrebbero rappresentare un segnale interessante per interpretare l’evoluzione sociale ed economica in corso in Europa. Ma veniamo ai fatti.

Il 15 di Maggio si sono autoconvocati nella piazza principale di numerose città spagnole (sembra 56) gli “indignados”.Il tutto preparato da informative su internet. Chi volesse documentarsi (è interessante) può guardare questi link:

http://www.democraciarealya.es/ http://www.democraciarealya.es/?page_id=88

Dove si trovano anche gustosi rinvii a Youtube. Ma è anche interessante cercare su Youtube direttamente perché sono molti i gruppi auto organizzati e non tutti fanno riferimento ai siti che stanno centralizzando le informazioni. Consiglio di cercare DEMOCRACIA REAL, M-15 (che sta per 15 Maggio) oppure scaricare la piattaforma programmatica in italiano qui:

http://lombardia.indymedia.org/node/38815/pdf E’ una lettura istruttiva (2 pagine e mezzo)

Il tutto alla vigilia delle elezioni amministrative spagnole che si sono tenute il 22 Maggio dove sembra che i non votanti ( astenuti, nulle, bianche) abbiano superato il 40%.

Il momento di massima tensione è stato raggiunto a Madrid la notte fra Venerdì 20 e Sabato 21 quando alla mezzanotte scattava la giornata di riflessione che precedeva le votazioni. Anche in Spagna in quel giorno sono proibite tutte le manifestazioni e la Corte Costituzionale, richiesta di un parere, ha dichiarato che l’assembramento in Plaza do Sol era illegale. Nonostante ciò più di 50.000 persone hanno continuato a manifestare anche dopo la mezzanotte davanti alle telecamere delle televisioni spagnole, della BBC, di Al Jazira etc. La polizia non è intervenuta; segno questo della delicatezza del momento politico ed economico spagnolo.

Parte dell’apparato mediatico mondiale era già pronto a riprendere l’ennesima riedizione di Tunisi e del Cairo in formato europeo, questa volta. Sono poi continuati gli accampamenti nelle piazze (vedi: Acampadas) in 140 località diverse dove si svolgono presidi, assemblee, forme di organizzazione varie. Sembra un’esplosione di creatività e di partecipazione come non se ne vedevano da tempo. (gare a chi inventa lo slogan più efficace, pareri legali di avvocati sulla legittimità di queste forme di manifestazioni, poesie, in certi casi feste, etc.)

Ripeto che Youtube riesce a dare l’idea dell’atmosfera. Andate a vedere. El pueblo unido jamas serà vencido…. Varrebbe la pena che in Italia, dove germogliano decine di iniziative organizzative minoritarie ed autoreferenziantesi, si riflettesse un po’ sul caso Spagna

Il Programma:

Si tratta di un’elencazione di cose che non vanno bene con una serie di proposte (a volte scoordinate) secche e semplici. Strabiliante la rassomiglianza con le problematiche italiane (se togliamo Berlusconi). Al momento sembra essere una piattaforma idonea ad aprire un dibattito su basi diverse da quelle della politica ufficiale e quindi idonea ad aggregare la grande massa degli esclusi. Non sembra, peraltro, riuscire a costituire un progetto politico compiuto ed alternativo. E neppure la variopinta spontaneità sembra riuscire ad aggregarsi in forme organizzative all’altezza degli obiettivi che si pone. Ma tant’è: si comincia sempre così, poi si vedrà come andranno le cose. Le forme di questo movimento si prestano però ad una analisi più accurata delle ragioni che stanno dietro.Se la politica ufficiale spagnola oggi è impegnata nelle valutazioni degli equilibri istituzionali che si sono determinati dopo le amministrative, una gran massa di gente comune potrebbe mettersi in moto fra non molto e su di una strada diversa.

In Italia la politica, l’informazione, i dibattiti sono quasi esclusivamente incentrati su Berlusconi sì, Berlusconi no e sulle gags sue, dei suoi supporters e dei suoi oppositori. In realtà grandi processi si stanno consolidando nel mondo produttivo ed in quello economico che stanno cambiando non solo gli assetti cui siamo abituati, ma la stessa mentalità della gente. Forse sarebbe il momento che anche qui leggessimo il Programma degli spagnoli e ne traessimo qualche insegnamento.

La situazione economico-sociale

La Spagna è un paese di 45 milioni di persone, tutt’altra dimensione dalla Grecia che ne ha 9. Lo sviluppo economico di questi anni si è basato in piccola parte sullo sviluppo industriale propriamente detto, ma in gran parte sull’edilizia, il turismo ed attività varie di piccolo artigianato, piccolo commercio etc. Il boom economico del dopo Franco ha approfittato di favorevoli condizioni economiche generali, di normative sul precariato da fare invidia a quelle italiane, dell’espansione del debito e dello slancio proprio di un paese che voleva uscire dalla povertà.

Una buona parte del sistema bancario è nelle mani di aderenti all’Opus Dei e segue sue proprie logiche di lungo periodo, mentre buona parte della filiera edilizia è nelle mani della criminalità organizzata (prevalentemente italiana, ma anche russa, locale ed altre). Per cui è facile immaginare che tipo di gestione del credito e del territorio si sia avuta.

E’ in corso infine la trasformazione della classe politica in casta anche in Spagna. Può essere interpretato come un segnale (che ben conosciamo) il fatto che di fronte al fiasco elettorale il Partito Socialista si trovi di fronte alla necessità di operare una riqualificazione del proprio progetto. Alcuni settori hanno proposto un congresso straordinario, altri di organizzare le primarie per trovare un candidato condiviso in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. L’alternativa è significativa: un congresso significa ridiscutere un progetto di sviluppo sociale ed economico, al contrario le primarie significano rilanciare sull’immagine di una persona. Sembra che decideranno per le primarie. Cose che noi abbiamo già visto.

L’impatto della recente crisi finanziaria è stato devastante sulla società spagnola. Al momento la disoccupazione dichiarata supera il 21% della forza lavoro con punte di più del 45% nelle classi di età più giovani. La fragilità del sistema produttivo non lascia prevedere una ripresa di alcun genere e le classi dirigenti (politiche ed imprenditoriali) non sembrano riuscire nemmeno ad immaginare un diverso modello di sviluppo. Per cui la linea governativa negli ultimi due anni è consistita nel tirare a campare tagliando progressivamente welfare, servizi, assistenza, ma senza apprezzabili risultati in termini di riequilibrio.

E’ facile immaginare che questo percorso proseguirà fino a che la gente non si stufa o fino a che non precipitino i delicati equilibri economico finanziari che regolano i rapporti fra gli stati dell’Europa. In ambedue i casi un’eventuale implosione della società spagnola avrebbe conseguenze rilevanti su tutti i paesi del sud Europa.

Commento:

Il relativo silenzio dell’informazione italiana testimonia di disattenzione o di preoccupazione. La radicalità e la chiarezza (pur nell’ingenuità) delle parole d’ordine forse può aiutare a cogliere in quale fase politica tra poco potremmo entrare anche noi.

* GCT-Lombardia

Nucleare, fiducia al decreto omnibus: anche la Camera "blocca" il referendum

L'ultima parola passa alla Corte di Cassazione

Come previsto la Camera dei deputati, con 313 voti a favore, 291 contrari e 2 astenuti, ha votato la fiducia posta dal Governo sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante "Disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo".

Questi i molti temi del ddl, ma a tenere banco è la questione nucleare. Dopo il voto di oggi il referendum si allontana. Ora dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale l'ultima parola passerà alla Corte di Cassazione sulla quale si ripiegano le speranze (ormai poche) per far esprimere i cittadini su un tema, quello del futuro energetico del paese, di massima importanza.

Intanto mentre si blocca il referendum sul nucleare oltre quattro milioni di italiani residenti all'estero hanno iniziato a ricevere dal Ministero dell'Interno le schede elettorali per il Referendum. Un italiano residente a Madrid- informano da Greenpeace- ha ricevuto ieri sera una lettera dall'Ambasciata d'Italia con la dicitura "Urgente", contenente la scheda per votare lo stesso Referendum sul nucleare che è stato bloccato pochi minuti fa alla Camera. «È ormai chiaro che sul nucleare il Governo ha perso il controllo- hanno dichiarato da Greenpeace- chiedere la fiducia sul decreto Omnibus è stato un vero e proprio ricatto per evitare qualsiasi discussione democratica alla Camera su un tema come quello del nucleare che merita invece un'ampia e seria discussione sia in Parlamento che in tutto il Paese»

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23 maggio 2011

Milano: Incontro su partecipazione civica: digitale attiva e informata


mercoledì 25 maggio - ore 18 (puntuali)

Sala Lauree del Dip. di Informatica e Comunicazione

dell'Università Statale di Milano via Comelico 39


A quattro giorni dal ballottaggio per l'elezione del Sindaco di Milano

incontro su

LA PARTECIPAZIONE CIVICA: ATTIVA, DIGITALE E INFORMATA

  • entrambe le coalizioni, nelle valutazioni seguite al primo turno elettorale, hanno evidenziato l'esigenza emersa da parte dei cittadini elettori di essere informati, ascoltati e coinvolti attivamente nelle scelte che li riguardano nella amministrazione della città;
  • la comunicazione e partecipazione via rete è una componente ineludibile della pratica politica odierna;
  • la piattaforma www.comunalimilano2011.it predisposta da Fondazione RCM e Laboratorio di Informatica Civica in occasione delle elezioni ha suscitato largo interesse e la proposta di mantenerla attiva anche dopo le elezioni come base per promuovere la cittadinanza digitale attiva e informata ha raccolto il sostegno di numerosi candidati di tutti gli schieramenti.

L’incontro vuole favorire il confronto su questi temi per far emergere, nel merito, affinità e divergenze tra i programmi dei due candidati sindaco attraverso la voce di esponenti e consiglieri eletti nella loro coalizione, e il confronto con consiglieri eletti ed esponenti degli altri due schieramenti che siederanno in consiglio comunale: Terzo Polo e Movimento Cinque Stelle.

Abbiamo invitato:

Anna SCAVUZZO (Milano Civica per Pisapia) e Paola BOCCI (Partito Democratico) coalizione per Pisapia Sindaco (hanno confermato)

Carlo MASSEROLI (Assessore allo Sviluppo del Territorio) e Paolo BASSI (Lega Nord), coalizione per Letizia Moratti Sindaco (non hanno confermato)

Carlo MONTALBETTI (consigliere comunale in carica, confermato) e Manfredi PALMERI (Presidente del Consiglio Comunale) del Terzo Polo (non confermato)

Mattia CALISE (eletto): e Renato PLATI del Movimento 5 Stelle (hanno confermato).

Partecipano inoltre:

  • Roberto BRAMBILLA, promotore della "Settimana nazionale della democrazia diretta"
  • Fiorello CORTIANA, delegato del Parlamento Italiano al WSIS-World Summit on the Information Society, 2003-2005
  • Eugenio GALLI, presidente Fiab Ciclobby
  • Valerio ONIDA, già Presidente della Corte Costituzionale, professore di Diritto Costituzionale presso l'Università degli Studi di Milano

www.comunalimilano2011.it

17 maggio 2011

Referendum Nucleare in Sardegna: quorum ok

Quorum raggiunto nel silenzio informativo, bocciate le centrali con oltre il 97% di voti contrari in Sardegna.

I cittadini della Sardegna hanno bocciato con un referendum l’idea di ospitare centrali nucleari. Il quorum (fissato al 33%) è stato raggiunto e superato, con oltre il 60% degli elettori che hanno espresso con un plebiscito di voti contrari, prossimi al 98% il rifiuto del nucleare. Il quesito posto agli elettori sardi era: «Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?». Nonostante il silenzio quasi totale della grande informazione i risultati hanno superato anche le più rosee aspettative del Comitato del sì: sono andati a votare il 59,3% degli aventi diritto, 877.982 elettori. Il SI’ ha stravinto: 98,1% meno del 2% i favorevoli al nucleare. In queste ore la Camera dovrebbe votare l’emendamento al decreto legge omnibus, già approvato dal Senato, che sopprime tutte le norme sulla costruzione di nuove centrali e che, se avallato dalla Cassazione, fermerebbe il referendum nazionale. Atto però inteso come una “moratoria” momentanea.

Il quorum sardo è stato calcolato sul totale degli aventi diritto al voto, circa 1.480.000 persone delle quali solo il 25% era coinvolto negli stessi giorni dalle amministrative (93 comuni su 377). Va precisato che anche il centro-destra si è formalmente espresso per il SI’ ed il Presidente della Regione Cappellacci dopo i risultati ha dichiarato:”Ora dobbiamo dimostrare quella capacitá d'intenti da mettere in campo per costruire l'alternativa con la green economy”. Come ha ribadito pochi giorni fa la Consulta, senza il parere positivo delle singole Regioni non si potranno imporre impianti nucleari in nessun territorio italiano.

Si è subito aperto un dibattito su quali fonti energetiche potranno alimentare i consumi elettrici dei sardi nei prossimi decenni. La logica e la meteorologia suggeriscono che una buona fetta dei consumi vengano soddisfatti da due fonti rinnovabili: eolico e fotovoltaico. Sole e vento, in Sardegna, non mancano. L’eolico è stato al centro della bufera giudiziaria dell’estate scorsa e c’è chi storce il naso pensando al malaffare. Il fotovoltaico, è stato attaccato politicamente dal decreto “ammazza rinnovabili” del ministro Paolo Romani, autore del contestatissimo Quarto Conto Energia.

C’è chi ricorda l’elettrodotto, il Sapei recentemente inaugurato, che collega l’isola al continente che con i suoi 1.000 MW non è sufficiente a sostituire le centrali esistenti più inquinanti. Che sono centrali a carbone ed a olio combustibile, cioè petrolio, come quella E.ON di Fiumesanto, all’attenzione della cronaca per uno sciopero seguito ad una grossa fuoriuscita di petrolio. I sindacati chiedono la totale conversione a carbone, una scelta molto discutibile. L’altra opzione, meno inquinante ma sempre nell’area del fossile, è il Galsi, gasdotto che porta il gas naturale algerino in Sardegna e poi in Toscana (dal 2014) Ma è meglio il turbogas di una pessima centrale a carbone ?

Dopo carceri speciali, servitù militari , in particolare i poligoni militari e industrie inquinanti, l’unica soluzione per difendere territorio, turismo ecocompatibile, agricoltura e popolazione è quello di avviare una conversione ecologica dell’isola, che non può non partire da uso razionale e risparmio, eolico e fotovoltaico nel settore energetico e insieme da un rinnovamento della società e della politica sarda che combatta clientelismo, corruzione e sfruttamento urbanistico delle coste dell’isola. Servono nuovi protagonisti e nuove alleanze per riprendere un percorso in parte avviato timidamente da Soru e bloccato dall’interno del suo stesso partito, il PD, il cui rappresentante Cabras è stato però sorprendentemente battuto dal giovane Zedda ( SeL) nelle primarie per il comune di Cagliari, che va praticamente alla pari al ballottaggio (circa 45% ) contro l'esponente del centro-destra, con buone possibilità.

( mm )

16 maggio 2011

Il vero problema della medicina

La società civile e l’individuo hanno attese “mitiche” di efficacia dei servizi sanitari, attese che dovrebbero essere piuttosto ricondotte alla realtà dell’evidenza. Si tratta di alfabetizzare gli individui nei confronti della salute, e questo è tanto più necessario quanto più le risorse disponibili costringeranno ad operare scelte in cui si scontreranno le attese di benessere indotte dall’esplosiva realtà della medicina del XXI secolo con le priorità dei problemi sanitari prevalenti a livello sociale... Non saranno scelte facili perchè implicano valutazioni etiche e dovranno essere fatte in un contesto drogato da una visione della salute e da aspettative fuori dalla realtà. Ciò che appare più urgente e indispensabile è quindi un cambiamento culturale, innanzitutto della medicina. E questo è probabilmente il vero problema.

Si potrebbe dire che la medicina ha da sempre rivolto il suo interesse a problemi “strutturali”, ovvero di organizzazione, finanziamento e gestione dei servizi, tralasciando l’altro asse prioritario della politica della salute, quello “culturale” La “cultura” è quella che la società civile e l’individuo hanno verso le attese “mitiche” di efficacia dei servizi sanitari, attese che dovrebbero essere piuttosto ricondotte alla realtà dell’evidenza. Sitratta di alfabetizzare gli individui nei confronti della salute , e questo è tanto più necessario quanto più le risorse disponibili costringeranno ad operare scelte in cui si scontreranno le attese di benessere indotte dall’esplosiva realtà della medicina del 21esimo secolo con le priorità dei problemisanitari prevalenti a livello sociale.

A tirare una coperta sempre più corta da un lato vedremo schierati l’industria ed i centri di ricercache produrranno nuove tecnologie da immettere sul mercato medico-sanitario, dall’altro avremo la politica che dovrà decidere quali innovazioni, quante, a che prezzo, ma soprattutto a scapito di quali altre prestazioni e tecnologie, potranno essere incluse nel “pacchetto universale” di prestazioni sanitarie a cui tutti avranno accesso .

Le discussioni sui criteri e sui fondamenti etici che presiederanno a queste scelte saranno probabilmente laceranti e la politica dovrà ancor più fare i conti con le attese “mitiche” promosse da un’imbricazione di conflitti di interessi.

Già nel 1999 Richard Smith, che per anni ha diretto il British Medical Journal, ricordava che l’azione probabilmente più urgente e utile da intraprendere è quella di agire sulle attese che la società ha verso l’efficacia della medicina , dicendo finalmente all’opinione pubblica che:

1. la morte è inevitabile

2. la maggior parte delle malattie gravi non può essere guarita

3. gli antibiotici non servono per curare l'influenza

4. le protesi artificiali ogni tanto si rompono

5. gli ospedali sono luoghi pericolosi

6. ogni medicamento ha anche degli effetti secondari

7. la maggioranza degli interventi medici danno solo benefici marginali e molti non funzionano affatto

8. gli screening producono anche risultati falsi negativi e falsi positivi

9. ci sono modi migliori di spendere i soldi che utilizzarli per acquistare tecnologia medico-sanitaria

Un cambiamento di cultura sembra quindi più che mai urgente e indispensabile. Ma perché i messaggi siano credibili presso l’opinione pubblica, essi devono essere emessi dalla razionalità medica e non da quella economica o da quella politica. E questo è probabilmente il vero problema.

Luca Iaboli ( Medico di Emergenza-Urgenza )

da www.nograziepagoio.it

info: Luisella Grandori (luisegra@nograziepagoio.it), pediatra di Modena e coordinatrice del gruppo.

Nograziepagoio è un gruppo spontaneo di operatori che lavorano in diversi ambiti della Sanità (Regioni, Distretti, Aziende Sanitarie Locali, Università, Centri di ricerca, reparti ospedalieri, ambulatori, consultori, ecc.);pediatri e medici di famiglia, specialisti in varie discipline, studenti di medicina e specializzandi, infermieri, ostetriche, farmacisti, farmacologi, direttori di distretto, direttori di ASL, ricercatori, psicologi, giornalisti del settore ...

Il gruppo è nato nel marzo del 2004. Da allora ha prodotto documenti e progetti per proporre modalità di rapporto diverse dall'attuale, tra il mondo della sanità e l'industria del farmaco. Inoltre produce e diffonde costantemente informazioni su quanto accade se gli interessi commerciali o personali (denaro, fama, carriera), di gruppi, di politici o di istituzioni, entrano in conflitto con la difesa della salute. Così come sulle proposte e le esperienze attuate in tutto il mondo per superare questo tipo di conflitto di interessi.

15 maggio 2011

Gli Ecologisti, le elezioni e la vecchia Italia


di Massimo Marino *

Quasi 13 milioni di elettori, un quarto del totale, vanno al voto domenica 15 e lunedì 16 maggio. In 5 capoluoghi di regione (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Cagliari), 31 su 107 capoluoghi di provincia, 1344 degli 8100 comuni italiani. Un test elettorale significativo che segue quello di 13 Regioni del maggio 2010, delle elezioni europee del giugno 2009 e delle elezioni politiche anticipate dell’aprile 2008 che videro la sconfitta di Prodi ed il successo della coalizione di Berlusconi.

Sono 131 i comuni sopra i 15.000 abitanti coinvolti (che hanno quindi un doppio turno di ballottaggio se nessun candidato supera il 50% al primo turno), dei quali, pochi ne sono al corrente, 30 sono commissariati prevalentemente per problemi di mafia, corruzione o infortuni vari degli amministratori.
Vanno al voto anche 11 Provincie fra le quali Mantova e Pavia (Lombardia), Vercelli (Piemonte), Gorizia e Trieste (Friuli), Ravenna (ER ), Macerata (Marche) Reggio Calabria. In 27 comuni siciliani, fra i quali Ragusa, le elezioni in realtà si svolgono il 29 -30 maggio, con eventuale ballottaggio (per i comuni sopra i 10.000 abitanti) il 12- 13 giugno.


Prescindendo dalla rituale lettura della scadenza elettorale, che secondo l’interpretazione rituale dei media constata quanti comuni passerebbero da un campo all’altro delle cosiddette coalizioni di centro-destra e centro-sinistra, vale la pena di tentare una analisi per punti un po’ più approfondita di come stia evolvendo la situazione politica e sociale del paese a ridosso di questa scadenza elettorale.
1) Tutti i sondaggi, sospesi 2 settimane fa, indicano una contrazione elettorale dei 2 principali partiti, soprattutto il PDL ma anche il PD; una tendenza all’aumento dell’astensionismo, l’ esistenza di “ un‘ area di centro” agguerrita ma un po’ inventata dai media ( esisterebbe se ci fosse una convergenza stabile fra FLI e UDC ma al momento non c’è). Infine un‘area alleata e di fatto dipendente dal PD che oltre a IdV comprende ormai anche SeL e mette nell’angolo la sinistra estrema; infine una tendenza ad una maggiore autonomia della Lega Nord insieme a qualche sprazzo di moderatismo, una significativa espansione, ancora con difficoltà nel Sud continentale del paese, del Movimento 5 Stelle che si colloca a distanza da tutti gli altri competitor elettorali ed è in parte ignorato e sottostimato dai media tradizionali.

2) Gli otto partiti citati rappresentano “ l’offerta” della politica italiana e nello stesso tempo il segno della sua storica anomalia in quanto con l’attuale sistema elettorale sono gli unici che hanno delle possibilità concrete di una qualche rappresentanza nel futuro Parlamento ( per la quale è necessario il 4% su base nazionale alla Camera e l’ 8 % su base regionale al Senato). Nel 2013, o più probabilmente nel 2012, la scadenza elettorale nazionale dovrebbe o potrebbe portarci ad un nuovo scenario che può essere chiamato terza Repubblica, migliore o peggiore delle precedenti lo si vedrà.

Sebbene gli otto rappresentino meno di due terzi del corpo elettorale, cioè dei 50 milioni di cittadini italiani sopra i 18 anni, sono gli unici ad avere la possibilità di concorrere ad ottenere un numero significativo di eletti, almeno in una delle due Camere. Per numero “ significativo” si intende tale da permettere la costituzione di un Gruppo parlamentare ed operare in autonomia nella azione legislativa.
Alla Camera soltanto tre di questi partiti da soli reggono con tranquillità il quorum: PDL, PD e Lega Nord; gli altri cinque hanno qualche chance ma nessuna sicurezza di farcela.
Al Senato oltre alle tradizionali possibili coalizioni anche su base regionale (PDL-Lega e qualche nuova formula ulivista) di un qualche rilievo sarebbe un cartello elettorale fra UDC e FLI ( forse decisivo per determinare chi governerà il paese); poche possibilità correndo da soli per SeL (tranne la Puglia), IdV , il Movimento di Grillo.

Nessuno ad oggi, tranne il piccolo Gruppo delle Cinque Terre, ipotizza una aggregazione così ampia nell’area ecologista e civica tale da essere in grado di ottenere un risultato o anche solo di concorrere alle elezioni politiche nazionali. Restano nell'ambito dei perditempo le ipotesi di liste civiche o ecologiste nazionali senza radicali scelte di solvi et coagula dei gruppi principali esistenti, a cominciare dai verdi che sono il principale ostacolo a questo processo, ma anche degli altri gruppi e gruppetti principali fino ad arrivare al movimento di Grillo.

3) Attorno o accanto agli otto partiti citati ad oggi ruotano un variegato gruppo di partitini “ di secondo livello” (radicali, verdi, socialisti, 2-3 di estrema sinistra, 1-2 di estrema destra, a parte alcuni di connotazione geografica circoscritta, dalla Sicilia alla Val d’Aosta ) privi di chance e quindi di vera autonomia. Prevalgono quelli orientati in un area di sinistra critica, verde ed ecologista, civica e anticasta, con venature più o meno radicali; disponibili in molti casi a forme di compromesso per tentare di sopravvivere alle difficoltà del sistema elettorale italiano ben congegnato e concordato fra i principali partiti per renderli eterni. Partitini che sono poco in grado di influenzare il quadro politico e le scelte legislative anche se in qualche occasione esercitano una contingente influenza, sui costumi , sulla cultura, sui temi prevalenti nel campo dell’informazione; influenza spesso positiva come per verdi e radicali, a volte meno come per alcuni gruppi autonomisti del sud o di alcune regioni autonome. In genere, proprio perché piccoli e autocentrati su se stessi e la propria sopravvivenza, questi gruppi hanno anche un ruolo limitato rispetto ai “movimenti “ sociali o monotematici i quali sono ancora un'altra cosa e, per quanto frammentati anche loro, rappresentano una ricchezza del paese in grado a volte di esprimere posizioni incisive (ad esempio i comitati su acqua pubblica e beni comuni) o di collegarsi recentemente a nuovi segmenti o filiere economiche emergenti, ad esempio quella del settore delle Rinnovabili.

4) A seguire, in particolare nell’area che un po’ superficialmente potremmo chiamare ecologista, civica, alternativa, anticasta, un'altra decina di “movimenti” ( in realtà piccoli gruppi che esercitano una funzione di cerniera) più o meno organizzati o con la vocazione a organizzarsi prevalentemente nell’area ecologista ( parola malamente intesa come equivalente a verde o ambientalista ) e civica ( nella quale sono compresi parti interessanti dei movimenti sociali che si esprimono a livello locale ma anche gruppi sostenuti o inventati dai partiti tradizionali per recuperare parte del credito perduto, o una via di mezzo fra le due cose).

5) E’ un fatto che negli ultimi tempi, per ragioni contingenti ( il tracollo del nucleare in Giappone, i successi ecologisti in tante parti del mondo, i referendum di chiara impronta ecologista ) e per ragioni strutturali più di fondo ( la crisi del modello della crescita senza limite, la saturazione del settore auto, l’insostenibile peso economico e ambientale dei combustibili fossili ) i temi generali dell’ ecologia e di una conversione ecologica dell’economia, l’avvio di una transizione di città e forme di residenza verso un modello diverso ed ecocompatibile, coniugati con la necessità di ridimensionare corruzione, mafie, costi e ruoli della politica non più sostenibili, sono più che mai attuali. In aggiunta a queste ragioni emerge la piena attualità di una cultura ed una strategia che garantisca convivenza, sicurezza ed equilibrio nell’ esplosivo dilagare delle crisi nei paesi africani, mediorientali, asiatici e del conseguente flusso migratorio verso “ le zone ricche” del pianeta e in particolare verso l’Italia che è la principale “porta di ingresso” per chi transita verso l’Europa continentale.

6) Il paradosso italiano, che non ha paragoni in altri paesi europei , è che mentre ci sono le condizioni e ci sarebbero i protagonisti per la nascita di una grande aggregazione alternativa, ecologista e civica ( un terzo polo ), come avviene in molti altri paesi europei, non succede nulla di nuovo e logiche da piccoli gruppi, piccoli leader, progetti di basso profilo, continuano a tenere banco; alcuni fatti degli ultimi mesi hanno ulteriormente congelato qualunque possibilità, nell’immediato, di cambiamento.
Il movimento di Grillo, che è oggettivamente parte di quest'area, per quanto sia di gran lunga il più vivace, il più interessante, il meno compromesso, ha assunto il dogma, imposto dal capo, di non procedere ad alleanze con nessuno (in realtà neanche con movimenti o comitati locali checché ne dica Grillo). In molti dei 75 comuni dove il movimento si presenta alle elezioni, a causa del quorum elevato (a seguito della recente riduzione del 20% dei consiglieri deciso con la Finanziaria 2010 ) Grillo otterrà un buon risultato e nessun eletto. Il probabile risultato rilevante in 2-3 grandi città (Bologna, Torino, Milano ) farà scalpore per qualche giorno ma non risolverà il problema di Grillo: l’impossibilità da solo di essere presente nel 2013 o più probabilmente nel 2012 alle elezioni politiche.
Sinistra e Libertà, cresciuta attorno all’immagine di Vendola e delle primarie con i successi di Pisapia a Milano e Zedda a Cagliari, sovrastimata nei sondaggi nazionali che puntualmente si dimezzano in quelli comunali, stà dando un immagine opaca dentro le grandi amministrazioni locali, dove emergono continuamente posizioni differenziate e vaghe, quasi sempre subordinate al PD, ad esempio sulle scelte cruciali dello sviluppo urbanistico, degli inceneritori, con una posizione altalenante sulla TAV che è problema nazionale rilevante e non questione della Val di Susa.
I Verdi hanno scelto di preservare il proprio gruppo per quanto ridotto ai minimi termini, ( e ulteriormente decimato da abbandoni in tutte le direzioni in questa scadenza elettorale) fino alla rottura provocata all’ecoconclave di Bologna, un appuntamento che, per quanto piccolo, ha dato il pessimo segnale anche ad altri frammenti della galassia ecologista e civica che ognuno può pensare alla propria sopravvivenza, fra generici appelli da sognatori, reti di limitata estensione , seminari e convention all’infinito, invece di porre a tutti i potenziali protagonisti di una grande aggregazione la necessità per tutti di superare se stessi per un movimento nuovo. Gli avvenimenti del Giappone, i successi degli ecologisti in varie parti dell' Europa, i referendum “ambientalisti “ in arrivo, per quanto abbiano riaperto spazi sui media non sembrano avere ricadute elettorali significative e mantengono i Verdi quasi immobili nei sondaggi attorno all’1%.
Nell’Italia dei Valori c’è un pò di tutto e sebbene Di Pietro stia consolidando una maggiore attenzione e conoscenza di alcune problematiche ambientali e sociali, promuovendo il referendum contro il nucleare e rimescolando la composizione dei quadri del partito, prevalgono ad oggi le pessime figure di personaggi che sembrano disponibili con facilità al trasformismo.

Gli effetti di questa situazione paradossale che continuiamo a chiamare “l’anomalia italiana” si sentono e si sentiranno con chiarezza alla lettura dei risultati elettorali. Alcuni esempi di come si possano buttare via potenzialità preziose possono dare l’idea che non c’è mai limite al peggio. A Milano, a parte il proliferare di liste civiche varie, tipico delle medie e grandi città e e a parte la lista dei 5 Stelle del ventenne Mattia Calise, si è riusciti a presentare due diverse liste “ecologiste”, quella dei Verdi-Ecologisti e quella dell’ Arancia, con il bel risultato di avere un elevatissimo rischio di elisione reciproca che, essendo percepita, farà perdere voti potenziali ad entrambe.
A Napoli le quattro liste di De Magistris ( sopra il 20%% nei sondaggi) e quella di Grillo marciano separate e per non essere da meno alcuni Verdi sopravvissuti si collocano, nella solita coalizione ulivista del PD, con una vera novità: una lista civica SocialistiLaiciEcologistiVerdi. Tutte insieme unite queste tre diverse aggregazioni avrebbero potuto tentare una svolta in una città davvero simbolo di questa Italia malata o almeno tentare di andare al ballottaggio, che sembra escluso al solo De Magistris; invece sembra che trionferanno gli stessi di prima. Anche parte dei media segnalano, con qualche sintomo di nausea, che l’80% del pessimo, vecchio consiglio comunale, si è ricandidato in massa e magari verrà pure rieletto in gran parte.
A Torino l’area ecologista-civica è letteralmente esplosa in mille pezzi e in mille direzioni; la nascita degli Ecologisti del Piemonte un anno fa aveva messo insieme molti frammenti dispersi dopo la scomparsa dei verdi, insieme ad altri di diversa provenienza, con il tentativo, sostenuto anche dal Gruppo delle Cinque Terre, di essere da stimolo per un processo di aggregazione dal basso anche in altre regioni. Osteggiati dai Verdi nazionali, che non amano le aggregazioni vere, delusi dai risultati del conclave di Bologna, gli ecologisti e civici a Torino si sono dispersi in ben sette diverse liste e gli ultimi verdi rimasti in varie realtà comunali della regione sono approdati alle liste di SeL o IdV in posizioni del tutto marginali. E' caduito nel vuoto, anche perchè ormai espresso a tempo scaduto, un disperato appello di vari docenti del Politecnico ed altri impegnati nei diversi movimenti che chiedeva ad ecologisti, civici e grillini di modificare questa allucinante situazione e unirsi insieme, in nome delle emergenze incombenti sulla città. Molto scarse per tutti le possibilità di elezione.
A Bologna, sede di innumerevoli incontri nazionali ecologisti, gli ecologisti nelle urne non si vedono proprio, tranne alcuni candidati nella lista di SeL ( per Amelia-per Vendola ) mentre sembra probabile in questa città il più consistente successo di Grillo.

In sintesi si può azzardare la previsione che con questa tornata elettorale si completa il processo di espulsione dei rappresentanti del vecchio ambientalismo italiano, dei verdi, ma anche di movimenti civici più recenti, dalle sedi istituzionali del paese; processo iniziato con le elezioni politiche del 2008, con la dottrina Veltroni sulle alleanze, con la modifica dei quorum alle elezioni europee, con la scissione dei Verdi al congresso di Fiuggi ed il loro mancato scioglimento per avviare un percorso nuovo. A parte le ambigue e frammentarie connotazioni ecologiste nei partiti di Vendola e Di Pietro e qualche esperienza virtuosa di vera presenza ecologista-civica in poche realtà locali circoscritte, che piaccia o no, nelle nuove amministrazioni locali troveremo per un po’ di anni qualche decina di eletti del Movimento 5 Stelle a tenere fronte all’assalto al territorio, alle grandi opere inutili, ai processi corruttivi, agli sprechi clientelari delle risorse. Che piaccia o no c’è da sperare che siano in tanti e che siano all’altezza…
E magari capire come fare per girare pagina e non regalare interamente il nuovo Parlamento ai vecchi partiti della vecchia Italia.

* del Gruppo delle Cinque Terre

14 maggio 2011

appuntamenti ecologisti e civici


22-23 maggio Si svolge a Roma la Convention “per un nuovo soggetto ecologista e civico “ promossa da Verdi e Costituente Ecologista con la partecipazione di esponenti promotori dell’appello Abbiamo un Sogno e dei Comuni Virtuosi

Il sabato l’incontro si svolge diviso in gruppi di lavoro dalle ore 14 allo STARHOTELS METROPOLE Via Principe Amedeo 3

La domenica dalle ore 10 al TEATRO AMBRA IOVINELLI Via Guglielmo Pepe 43 – Roma

Info : www.costituentecologista.it

22 maggio A Firenze alle ore 15 alla Fortezza da Basso (sala Spadolini al 1°piano) presentazione del 10° volume della collana de L'Ecologist italiano ricordando la scomparsa di Teddy Goldsmith con un suo messaggio (Per un cambiamento di paradigma).

Il volume, a quasi due anni dalla morte, riunisce le testimonianze di alcuni fra i principali pensatori e attivisti del movimento ecologista internazionale sul senso dell’impegno di Edward Goldsmith e su quanto la sua riflessione sia stata decisiva per la loro formazione e continui a rappresentare la filosofia strategica della rivoluzione ecologista.

Intervengono: Vandana Shiva (Navdania International), Giannozzo Pucci (Ecologist italiano), Maurizio Pallante (Movimento per la Decrescita Felice). Sarà presente Kathy Goldsmith, moglie di Teddy.

15 maggio A Bologna nello Spazio Verde – Parco della Montagnola (a 4 min dalla stazione di Bologna) incontro nazionale tra diverse reti regionali, associazioni e comitati di orientamento civico e ed ecologista, “per dare alla luce un nuovo progetto politico per l’Italia”. Il nuovo soggetto politico non prevede l’istituzione di un leader ma portavoce turnativi eletti di volte in volta direttamente dalle assemblee. Partecipano fra gli altri Michele Boato e Francuccio Gesualdi. Nella mattinata interventi di Guido Viale ed Elio veltri. L’incontro è aperto a tutti.

Info: http://www.movimentocivico.it/

14 maggio A Bologna all’Albergo Pallone in via del Pallone 4 incontro per preparare la settimana della Democrazia diretta (23 maggio-2 giugno ) promosso dalla Rete Civica Italiana (RCI) e altri 8 gruppi. Info: http://retecivicaitaliana.it/le-iniziative/democrazia-diretta/

Rete dei Cittadini La Rete dei cittadini del Lazio ha deciso di diventare una Rete nazionale proponendo il metodo della Democrazia diretta e la costruzione di una “Lista Partecipata” .Porterà queste proposte in tutti gli incontri previsti prossimamente con l’obiettivo di presentare una lista alle prossime elezioni nazionali. Info: http://retedeicittadini.it/?p=11998

14 maggio a Milano dalle ore 12 alle 18 terzo incontro nazionale della neonata Rete Italiana dell’ Ecologia Profonda per definire documento generale e attività.

Info: https://sites.google.com/site/reteitalianaecologiaprofonda/