I cittadini della Sardegna hanno bocciato con un referendum l’idea di ospitare centrali nucleari. Il quorum (fissato al 33%) è stato raggiunto e superato, con oltre il 60% degli elettori che hanno espresso con un plebiscito di voti contrari, prossimi al 98% il rifiuto del nucleare. Il quesito posto agli elettori sardi era: «Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?». Nonostante il silenzio quasi totale della grande informazione i risultati hanno superato anche le più rosee aspettative del Comitato del sì: sono andati a votare il 59,3% degli aventi diritto, 877.982 elettori. Il SI’ ha stravinto: 98,1% meno del 2% i favorevoli al nucleare. In queste ore la Camera dovrebbe votare l’emendamento al decreto legge omnibus, già approvato dal Senato, che sopprime tutte le norme sulla costruzione di nuove centrali e che, se avallato dalla Cassazione, fermerebbe il referendum nazionale. Atto però inteso come una “moratoria” momentanea.
Il quorum sardo è stato calcolato sul totale degli aventi diritto al voto, circa 1.480.000 persone delle quali solo il 25% era coinvolto negli stessi giorni dalle amministrative (93 comuni su 377). Va precisato che anche il centro-destra si è formalmente espresso per il SI’ ed il Presidente della Regione Cappellacci dopo i risultati ha dichiarato:”Ora dobbiamo dimostrare quella capacitá d'intenti da mettere in campo per costruire l'alternativa con la green economy”. Come ha ribadito pochi giorni fa la Consulta, senza il parere positivo delle singole Regioni non si potranno imporre impianti nucleari in nessun territorio italiano.
Si è subito aperto un dibattito su quali fonti energetiche potranno alimentare i consumi elettrici dei sardi nei prossimi decenni. La logica e la meteorologia suggeriscono che una buona fetta dei consumi vengano soddisfatti da due fonti rinnovabili: eolico e fotovoltaico. Sole e vento, in Sardegna, non mancano. L’eolico è stato al centro della bufera giudiziaria dell’estate scorsa e c’è chi storce il naso pensando al malaffare. Il fotovoltaico, è stato attaccato politicamente dal decreto “ammazza rinnovabili” del ministro Paolo Romani, autore del contestatissimo Quarto Conto Energia.
C’è chi ricorda l’elettrodotto, il Sapei recentemente inaugurato, che collega l’isola al continente che con i suoi 1.000 MW non è sufficiente a sostituire le centrali esistenti più inquinanti. Che sono centrali a carbone ed a olio combustibile, cioè petrolio, come quella E.ON di Fiumesanto, all’attenzione della cronaca per uno sciopero seguito ad una grossa fuoriuscita di petrolio. I sindacati chiedono la totale conversione a carbone, una scelta molto discutibile. L’altra opzione, meno inquinante ma sempre nell’area del fossile, è il Galsi, gasdotto che porta il gas naturale algerino in Sardegna e poi in Toscana (dal 2014) Ma è meglio il turbogas di una pessima centrale a carbone ?
Dopo carceri speciali, servitù militari , in particolare i poligoni militari e industrie inquinanti, l’unica soluzione per difendere territorio, turismo ecocompatibile, agricoltura e popolazione è quello di avviare una conversione ecologica dell’isola, che non può non partire da uso razionale e risparmio, eolico e fotovoltaico nel settore energetico e insieme da un rinnovamento della società e della politica sarda che combatta clientelismo, corruzione e sfruttamento urbanistico delle coste dell’isola. Servono nuovi protagonisti e nuove alleanze per riprendere un percorso in parte avviato timidamente da Soru e bloccato dall’interno del suo stesso partito, il PD, il cui rappresentante Cabras è stato però sorprendentemente battuto dal giovane Zedda ( SeL) nelle primarie per il comune di Cagliari, che va praticamente alla pari al ballottaggio (circa 45% ) contro l'esponente del centro-destra, con buone possibilità.
( mm )
Nessun commento:
Posta un commento