25 maggio 2011

Cosa sta succedendo in Spagna: similitudini e differenze


di Giovanni Chiambretto *

I fatti: ¡Democracia Real YA!

No somos mercancía en manos de políticos y banqueros

È stato dato poco risalto sulla stampa ed in televisione ai movimenti in corso in Spagna. Peccato perché potrebbero rappresentare un segnale interessante per interpretare l’evoluzione sociale ed economica in corso in Europa. Ma veniamo ai fatti.

Il 15 di Maggio si sono autoconvocati nella piazza principale di numerose città spagnole (sembra 56) gli “indignados”.Il tutto preparato da informative su internet. Chi volesse documentarsi (è interessante) può guardare questi link:

http://www.democraciarealya.es/ http://www.democraciarealya.es/?page_id=88

Dove si trovano anche gustosi rinvii a Youtube. Ma è anche interessante cercare su Youtube direttamente perché sono molti i gruppi auto organizzati e non tutti fanno riferimento ai siti che stanno centralizzando le informazioni. Consiglio di cercare DEMOCRACIA REAL, M-15 (che sta per 15 Maggio) oppure scaricare la piattaforma programmatica in italiano qui:

http://lombardia.indymedia.org/node/38815/pdf E’ una lettura istruttiva (2 pagine e mezzo)

Il tutto alla vigilia delle elezioni amministrative spagnole che si sono tenute il 22 Maggio dove sembra che i non votanti ( astenuti, nulle, bianche) abbiano superato il 40%.

Il momento di massima tensione è stato raggiunto a Madrid la notte fra Venerdì 20 e Sabato 21 quando alla mezzanotte scattava la giornata di riflessione che precedeva le votazioni. Anche in Spagna in quel giorno sono proibite tutte le manifestazioni e la Corte Costituzionale, richiesta di un parere, ha dichiarato che l’assembramento in Plaza do Sol era illegale. Nonostante ciò più di 50.000 persone hanno continuato a manifestare anche dopo la mezzanotte davanti alle telecamere delle televisioni spagnole, della BBC, di Al Jazira etc. La polizia non è intervenuta; segno questo della delicatezza del momento politico ed economico spagnolo.

Parte dell’apparato mediatico mondiale era già pronto a riprendere l’ennesima riedizione di Tunisi e del Cairo in formato europeo, questa volta. Sono poi continuati gli accampamenti nelle piazze (vedi: Acampadas) in 140 località diverse dove si svolgono presidi, assemblee, forme di organizzazione varie. Sembra un’esplosione di creatività e di partecipazione come non se ne vedevano da tempo. (gare a chi inventa lo slogan più efficace, pareri legali di avvocati sulla legittimità di queste forme di manifestazioni, poesie, in certi casi feste, etc.)

Ripeto che Youtube riesce a dare l’idea dell’atmosfera. Andate a vedere. El pueblo unido jamas serà vencido…. Varrebbe la pena che in Italia, dove germogliano decine di iniziative organizzative minoritarie ed autoreferenziantesi, si riflettesse un po’ sul caso Spagna

Il Programma:

Si tratta di un’elencazione di cose che non vanno bene con una serie di proposte (a volte scoordinate) secche e semplici. Strabiliante la rassomiglianza con le problematiche italiane (se togliamo Berlusconi). Al momento sembra essere una piattaforma idonea ad aprire un dibattito su basi diverse da quelle della politica ufficiale e quindi idonea ad aggregare la grande massa degli esclusi. Non sembra, peraltro, riuscire a costituire un progetto politico compiuto ed alternativo. E neppure la variopinta spontaneità sembra riuscire ad aggregarsi in forme organizzative all’altezza degli obiettivi che si pone. Ma tant’è: si comincia sempre così, poi si vedrà come andranno le cose. Le forme di questo movimento si prestano però ad una analisi più accurata delle ragioni che stanno dietro.Se la politica ufficiale spagnola oggi è impegnata nelle valutazioni degli equilibri istituzionali che si sono determinati dopo le amministrative, una gran massa di gente comune potrebbe mettersi in moto fra non molto e su di una strada diversa.

In Italia la politica, l’informazione, i dibattiti sono quasi esclusivamente incentrati su Berlusconi sì, Berlusconi no e sulle gags sue, dei suoi supporters e dei suoi oppositori. In realtà grandi processi si stanno consolidando nel mondo produttivo ed in quello economico che stanno cambiando non solo gli assetti cui siamo abituati, ma la stessa mentalità della gente. Forse sarebbe il momento che anche qui leggessimo il Programma degli spagnoli e ne traessimo qualche insegnamento.

La situazione economico-sociale

La Spagna è un paese di 45 milioni di persone, tutt’altra dimensione dalla Grecia che ne ha 9. Lo sviluppo economico di questi anni si è basato in piccola parte sullo sviluppo industriale propriamente detto, ma in gran parte sull’edilizia, il turismo ed attività varie di piccolo artigianato, piccolo commercio etc. Il boom economico del dopo Franco ha approfittato di favorevoli condizioni economiche generali, di normative sul precariato da fare invidia a quelle italiane, dell’espansione del debito e dello slancio proprio di un paese che voleva uscire dalla povertà.

Una buona parte del sistema bancario è nelle mani di aderenti all’Opus Dei e segue sue proprie logiche di lungo periodo, mentre buona parte della filiera edilizia è nelle mani della criminalità organizzata (prevalentemente italiana, ma anche russa, locale ed altre). Per cui è facile immaginare che tipo di gestione del credito e del territorio si sia avuta.

E’ in corso infine la trasformazione della classe politica in casta anche in Spagna. Può essere interpretato come un segnale (che ben conosciamo) il fatto che di fronte al fiasco elettorale il Partito Socialista si trovi di fronte alla necessità di operare una riqualificazione del proprio progetto. Alcuni settori hanno proposto un congresso straordinario, altri di organizzare le primarie per trovare un candidato condiviso in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. L’alternativa è significativa: un congresso significa ridiscutere un progetto di sviluppo sociale ed economico, al contrario le primarie significano rilanciare sull’immagine di una persona. Sembra che decideranno per le primarie. Cose che noi abbiamo già visto.

L’impatto della recente crisi finanziaria è stato devastante sulla società spagnola. Al momento la disoccupazione dichiarata supera il 21% della forza lavoro con punte di più del 45% nelle classi di età più giovani. La fragilità del sistema produttivo non lascia prevedere una ripresa di alcun genere e le classi dirigenti (politiche ed imprenditoriali) non sembrano riuscire nemmeno ad immaginare un diverso modello di sviluppo. Per cui la linea governativa negli ultimi due anni è consistita nel tirare a campare tagliando progressivamente welfare, servizi, assistenza, ma senza apprezzabili risultati in termini di riequilibrio.

E’ facile immaginare che questo percorso proseguirà fino a che la gente non si stufa o fino a che non precipitino i delicati equilibri economico finanziari che regolano i rapporti fra gli stati dell’Europa. In ambedue i casi un’eventuale implosione della società spagnola avrebbe conseguenze rilevanti su tutti i paesi del sud Europa.

Commento:

Il relativo silenzio dell’informazione italiana testimonia di disattenzione o di preoccupazione. La radicalità e la chiarezza (pur nell’ingenuità) delle parole d’ordine forse può aiutare a cogliere in quale fase politica tra poco potremmo entrare anche noi.

* GCT-Lombardia

Nessun commento:

Posta un commento