22 marzo 2014

Francia: partiti allo sbando alle municipali



di Massimo Marino


La Francia va al voto in  questo week end per il primo turno delle municipali nei 36mila comuni del paese.  Sono ben 930mila i candidati per quasi 45 milioni di elettori. E’ la prima volta che i francesi tornano a votare dopo l’arrivo all’Eliseo del socialista Francois Hollande due anni fa, oggi e da tempo ormai di fronte ad una forte impopolarità. La campagna elettorale è stata dominata da questioni nazionali e secondo i sondaggi c’è il rischio di una forte astensione; dal 20% del 1983, al 34% del 2008 si stima arrivi anche al 40%.


Il sistema elettorale è orribilmente simile a quello per le presidenziali e per le politiche: collegi uninominali con il doppio turno al quale vanno le liste che superano il 12,5% se nessuna arriva al 51% al primo turno ( caso rarissimo) . Il sistema, adottato con la cosiddetta quinta repubblica a fine anni '50,  è ovviamente difeso dai due principali partiti ( socialisti e conservatori ) come efficace per la stabilità. Per il resto è demenziale per i suoi effetti ormai noti: in un paese dove ci sono di fatto altri tre poli consistenti ( gli ecologisti di EELV, la estrema destra del Front National della Le Pen e la Gauche di Melenchon) succede di frequente che nelle zone dove l’ estrema destra è forte perdono i conservatori e vincono i socialisti e viceversa  dove la Gauche è forte perdono i socialisti e vincono i conservatori ( le chiamano triangolazioni e a lungo andare, specie in periodo di crisi economica e sociale molti elettori, specie al secondo turno,  mandano tutti a stendere e se ne stanno a casa ).  


Per peggiorare le cose quasi tutti i partiti sono in guai seri. La destra UMP è impelagata in una serie di scandali, specie legati alla vecchia  presidenza Sarkozy. Nel luglio scorso Sarkozy è finito ancora nei guai: il Consiglio Costituzionale, del quale lui stesso era membro in qualità di ex-Presidente, ha deciso di invalidare le sue spese elettorali del 2012 dove avrebbe mescolato le missioni in qualità di Capo dello Stato e quelle in qualità di candidato. L’UMP si ritrova così a dover rimborsare allo Stato 11 milioni di euro; una cifra enorme, che mette in grave difficoltà un partito già pieno di  debiti. In aggiunta intercettazioni indicherebbero suoi  tentativi di corruzione di un magistrato che seguiva le sue vicende; come minimo risulterà difficile un ritorno di Sarkozy per il 2017 malgrado che la lotta per la presidenza del partito tra François Fillon e Jean-François Copé gli darebbe spazio. Per l’UMP altri guai per la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde che verra’ ascoltata nuovamente dai giudici nell’ambito di un’inchiesta per corruzione in corso in Francia. La numero uno del FMI risponderà ad  un tribunale speciale che indaga sulla condotta del governo nel prestito di 400 milioni di euro concesso nel 2008 all’imprenditore in disgrazia Bernard Tapie, che nel 2007 aveva sostenuto la campagna elettorale di Nicolas Sarkozy. Secondo i magistrati la Lagarde, che all’epoca era Ministro delle Finanze e che e’ gia’ stata interrogata lo scorso 1 gennaio, sarebbe parzialmente responsabile di “numerose anomalie e irregolarita’”, che potrebbero costarle un’incriminazione per complicita’ in frode e malversazione di fondi pubblici.


I socialisti di Hollande sono ai minimi di popolarità: disoccupazione crescente anche se Hollande aveva scommesso che a fine anno sarebbe risalita (dal 2012 i disoccupati sono cresciuti di 177mila unità, mentre gli ultimi numeri fissano la percentuale al 10,9% della popolazione) , fiscalità eccessiva che scontenta tutti. Nelle scorse settimane il presidente ha promesso 30 miliardi di euro di sgravi fiscali per le aziende, a patto che queste si impegnino ad assumere un determinato numero di persone.


Alle ultime legislative, nel 2012, il Partito socialista con appena il 29,35% dei consensi si era portato a casa 280 deputati sui 577 totali, arrivando alla maggioranza assoluta con i parlamentari di altri piccoli partiti di centro-sinistra alleati nelle loro liste. Questa  maggioranza, vero miracolo del maggioritario che li ha premiati mentre prendevano il voto più basso dal dopoguerra, si è però assottigliata perché  nell’ultimo anno  il PS è uscito sconfitto da 8 legislative parziali. Il risultato è che il partito si ritrova oggi con 292 seggi, giusto al di sopra della maggioranza assoluta (289 seggi), appena sufficiente per governare e più esposto alle dissidenze delle formazioni alleate o contigue , come gli ecologisti e la sinistra radicale. 


Con gli alleati ecologisti i rapporti sono pessimi; l’alleanza alle politiche con i socialisti, che ha fatto vincere Hollande e ha fatto diventare ministro a non si sa cosa la segretaria dei verdi Cecile Duflot si è rapidamente mostrata un bel tranello. A parte lo scherzetto dei socialisti dissidenti presentati in vari collegi che erano stati dati ai verdi, è tutto l’accordo preelettorale che si è mostrato inattendibile: pressoché irrilevante il cambiamento di politica sul nucleare come il mancato ridimensionamento della iniziativa militare francese in vari paesi, posizioni conflittuali su vari temi ambientali locali dove di fatto EELV partecipa a mobilitazioni contro il governo stesso di cui fa parte, nessuna apertura a parziali cambiamenti del sistema elettorale in senso proporzionale che pure era argomento presente nell’accordo pre-voto (anche Melenchon parlava di passaggio alla sesta repubblica). Nessuna distanza di Hollande dall’insieme delle cosiddette politiche dell’austerità, bollato dall’economista Paul Krugman ( “ è sconvolgente  l’adesione di Hollande alle più screditate dottrine economiche della destra...” ).


Significativo il caso di  giugno scorso quando  Bernard Barral, candidato del PS, è stato eliminato al primo turno delle legislative parziali di Villeneuve-sur-Lot, nel Sud-Ovest della Francia, con il 23,7% dei voti. A passare al secondo turno, in una  terra da sempre  a sinistra, sono stati i due candidati di destra, Jean-Louis Costes, dell’UMP ( 28,7% ) ed Etienne Bousquet-Cassagne del Front National (26%) poi perdente. Le elezioni erano state organizzate per rimpiazzare il socialista Jérôme Cahuzac, costretto a dimettersi dopo lo scandalo legato ai suoi conti non dichiarati. il PS ha cercato di chiamare in causa I Verdi di EELV che  non avevano voluto ritirare il loro candidato, Lionel Feuillas ( 2,8%), a vantaggio di quello del PS. Ma poi di seguito per sette volte la sconfitta si è ripetuta, con qualche commento sarcastico di Pascal Durand, segretario nazionale di EELV, nei confronti dei socialisti. In ottobre veniva espugnato dall’estrema destra francese un altro avamposto: Brignoles, piccolo comune a ovest di Marsiglia, è passato al Fronte nazionale con la netta sconfitta dell’alleanza tra centro-destra e socialisti ( viene chiamata alleanza repubblicana )  battuti con il 54%, una svolta evidente per una città a lungo amministrata dal Partito comunista. 


I Verdi stanno pagando duramente la strategia sbagliata seguita al trionfo delle europee del 2009 dove con più del 16% erano arrivati alla pari del PS. Hanno perso gran parte degli iscritti e dei voti , sono meno credibili e con evidenti difficoltà a comprendere le ragioni di una crisi che per la verità  riguarda l’intero ecologismo europeo. Difficile prevedere se la connotazione locale del voto li salverà ma le previsioni per le imminenti europee sono pessime. Cohn Bendit non si presenterà, di fatto si è messo fuori dal partito francese ma, a parte gli appelli per una nuova Europa che lasciano un po’ il tempo che trovano, sembra aver perso quel ruolo di leader positivamente visionario dell’epoca della nascita di Europe Ecologie.


Le cose non è che vanno meglio per la estrema sinistra di Melenchon; mentre si afferma  una possibile successo alle europee delle varie formazioni della sinistra radicale che potrebbero passare da 35 a 50 o più eletti a Strasburgo ( sostanzialmente a discapito degli ecologisti che dagli attuali 55 seggi  potrebbero scendere di almeno 10 secondo i sondaggi ) contando soprattutto sui francesi e sulla linke tedesca, in Francia c’è grande tensione: Mélen­chon ha sospeso la par­te­ci­pa­zione del Parti de Gau­che al Front de Gau­che, per con­te­stare il PCF che in alcune grandi città (a comin­ciare da Parigi che non è poco ) ha stretto un’alleanza fin dal primo turno con il PS, di cui fino al giorno prima ha con­te­stato nelle piazze i comportamenti. Insomma il rischio è ognuno di nuovo per conto suo.. mentre si aspira ad un ruolo significativo della cosiddetta  lista Tsipras nei giochi per l’elezione del presidente della Commissione europea.


Qualcuno si stupisce se in un quadro di questo tipo avanza la signora Le Pen ? 
Sondaggi ripetuti danno in Francia il Front National primo partito almeno  al 20% , di qualche punto sopra sia al PS che all’UMP e addirittura un terzo dei francesi condividerebbe le sue posizioni: antieuropeismo, antimmigrazione, netta priorità del lavoro ai francesi, antiaborto, etc… . Ma nello stesso tempo la Le Pen tenta di discostarsi dall’etichetta paterna fino al punto di minacciare di denuncia chi le affibbia l’etichetta di estrema destra. In realtà nei 4-5 piccoli comuni dove governa e con meno di 100 consiglieri in totale,  il Front Nazional ha clamorosamente fallito, fra incapacità e corruzione. Tant’è che i 600 candidati principali delle liste presentate ( solo in una parte minoritaria di comuni ) sono stati mandati a scuola per evitare clamorose débâcle nella campagna elettorale. E’ possibile che qualche nuovo comune venga conquistato ma i partiti confidano nella esperienza degli amministratori uscenti ( il mandato è di 6 anni ) in confronto ai nuovi venuti della estrema destra; è quanto spera in particolare il PS dove un possibile disastro elettorale, che influenzerebbe poi il risultato alle europee, metterebbe in forse anche i numeri per l’elezione di Schulz alla Commissione europea.


Ma nelle ultime settimane, specie a Parigi, l’ambiente delle città e l’inquinamento hanno occupato il campo del dibattito. 


Parigi, grazie anche al bel tempo, è immersa in una nube di smog dove le particelle sottili sono diventate argomento del giorno. Dopo sei giorni consecutivi sopra gli 80 microgrammi  di Pm10 il sindaco uscente  ha riscoperto le targhe alterne  dopo 17 anni e limitazioni al traffico, anche se sono le Prefetture ad avere un ruolo rilevante. I parigini sono insieme sorpresi, preoccupati e per nulla contenti. 


A Parigi si contendono il voto per il Municipio due donne:  la candidata socialista Anne Hidalgo e  Nathalie Koshiusko Morizet per i conservatori dell’UMP. Alla vigilia delle elezioni comunali parigine gli elettori stanno assistendo ad un interessante scambio di accuse fra le due candidate a sindaco che si rimpallano accuse di “falso ambientalismo”. La candidata socialista accusa l’UMP di essere responsabile dello sviluppo del diesel nel periodo in cui governavano i conservatori mentre la Koshiusco, grafici alla mano, mostra sui media esattamente il contrario.  La polemica innescata coinvolge anche gli alleati Verdi, messi di brutto in mezzo facendo anche un po’ la figura dei fessi, perché  sarebbero rei di avere approvato l'acquisto di autobus diesel, meno costosi e più adatti a favorire politiche di contenimento del prezzo del biglietto. 

Quindi secondo la Koshiusko (detta Nkm) il picco di vendite dei diesel, considerati in modo unanime una delle principali cause dell'inquinamento parigino, è avvenuto nel 2008 ed è calato drasticamente durante il suo ministero in epoca Sarkozy, come si evince dal grafico riportato sul sito della candidata. 
Ne fa le spese anche Christophe Najdovski, il terzo candidato sindaco per conto dei Verdi di EELV il quale per la verità ha proposto invece nel suo programma un Central Park nel cuore di Parigi.  Il polmone verde della capitale dovrebbe sorgere, secondo Najdovski, lungo la Senna, su cinque ettari tra il Pont des Arts e il Porto dell'Arsenale e tra il Porto della Rapée e il Porto di Bercy con un mercato galleggiante, piste ciclabili, parchi giochi. Il candidato intende poi rendere pedonali, con linee tram, le arterie superiori del lungosenna. Bellissimo e importante progetto, peccato che per questa volta almeno, non ha grandi possibilità di vincere.
Resta il fatto che le tematiche ambientali  hanno ripreso grande spazio nei dibattiti e nei programmi, forse in uno dei momenti in cui le difficoltà interne degli ecologisti sono davvero pesanti.

 Il 30 marzo si svolgerà, praticamente nella gran parte dei Comuni , il secondo turno di ballottaggio; a due mesi esatti dalle elezioni europee.

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