La Francia va al voto in questo week end per
il primo turno delle municipali nei 36mila comuni del paese. Sono ben 930mila i candidati per quasi 45
milioni di elettori. E’ la prima volta che i francesi tornano a votare dopo
l’arrivo all’Eliseo del socialista Francois Hollande due anni fa, oggi e da
tempo ormai di fronte ad una forte impopolarità. La campagna elettorale è stata dominata da questioni
nazionali e secondo i sondaggi c’è il rischio di una forte astensione; dal 20%
del 1983, al 34% del 2008 si stima arrivi anche al 40%.
Il sistema
elettorale è orribilmente simile a quello per le presidenziali e per le
politiche: collegi uninominali con il doppio turno al quale vanno le liste che
superano il 12,5% se nessuna arriva al 51% al primo turno ( caso rarissimo) .
Il sistema, adottato con la cosiddetta quinta repubblica a fine anni '50, è ovviamente difeso dai due principali
partiti ( socialisti e conservatori ) come efficace per la stabilità. Per il
resto è demenziale per i suoi effetti ormai noti: in un paese dove ci sono di
fatto altri tre poli consistenti ( gli ecologisti di EELV, la estrema destra
del Front National della Le Pen e la Gauche di Melenchon) succede di frequente
che nelle zone dove l’ estrema destra è forte perdono i conservatori e vincono
i socialisti e viceversa dove la Gauche
è forte perdono i socialisti e vincono i conservatori ( le chiamano
triangolazioni e a lungo andare, specie in periodo di crisi economica e sociale
molti elettori, specie al secondo turno,
mandano tutti a stendere e se ne stanno a casa ).
Per peggiorare le cose quasi tutti i partiti sono in
guai seri. La destra UMP è impelagata in una serie di scandali, specie legati
alla vecchia presidenza Sarkozy. Nel luglio scorso Sarkozy è finito
ancora nei guai: il Consiglio Costituzionale, del quale lui stesso era membro
in qualità di ex-Presidente, ha deciso di invalidare le sue spese elettorali
del 2012 dove avrebbe mescolato le missioni in qualità di Capo dello Stato e
quelle in qualità di candidato. L’UMP si ritrova così a dover rimborsare allo
Stato 11 milioni di euro; una cifra enorme, che mette in grave difficoltà un
partito già pieno di debiti. In aggiunta
intercettazioni indicherebbero suoi
tentativi di corruzione di un magistrato che seguiva le sue vicende;
come minimo risulterà difficile un ritorno di Sarkozy per il 2017 malgrado che la
lotta per la presidenza del partito tra
François Fillon e Jean-François
Copé gli darebbe spazio. Per l’UMP altri guai per la direttrice generale
del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde che verra’ ascoltata
nuovamente dai giudici nell’ambito di un’inchiesta per corruzione in corso in
Francia. La numero uno del FMI risponderà ad un tribunale speciale che indaga sulla
condotta del governo nel prestito di 400 milioni di euro concesso nel 2008
all’imprenditore in disgrazia Bernard Tapie, che nel 2007 aveva sostenuto la
campagna elettorale di Nicolas Sarkozy. Secondo i magistrati la Lagarde, che
all’epoca era Ministro delle Finanze e che e’ gia’ stata interrogata lo scorso
1 gennaio, sarebbe parzialmente responsabile di “numerose anomalie e
irregolarita’”, che potrebbero costarle un’incriminazione per complicita’ in
frode e malversazione di fondi pubblici.
I socialisti di Hollande
sono ai minimi di popolarità: disoccupazione crescente anche se Hollande aveva
scommesso che a fine anno sarebbe risalita (dal 2012 i disoccupati sono
cresciuti di 177mila unità, mentre gli ultimi numeri fissano la percentuale al
10,9% della popolazione) , fiscalità eccessiva che scontenta tutti. Nelle
scorse settimane il presidente ha promesso 30 miliardi di euro di sgravi
fiscali per le aziende, a patto che queste si impegnino ad assumere un
determinato numero di persone.
Alle ultime legislative, nel
2012, il Partito socialista con appena il 29,35% dei consensi si era portato a
casa 280 deputati sui 577 totali, arrivando alla maggioranza assoluta con i
parlamentari di altri piccoli partiti di centro-sinistra alleati nelle loro liste.
Questa maggioranza, vero miracolo del
maggioritario che li ha premiati mentre prendevano il voto più basso dal
dopoguerra, si è però assottigliata perché
nell’ultimo anno il PS è uscito
sconfitto da 8 legislative parziali. Il risultato
è che il partito si ritrova oggi con 292 seggi, giusto al di sopra della
maggioranza assoluta (289 seggi), appena sufficiente per governare e più esposto
alle dissidenze delle formazioni alleate o contigue , come gli ecologisti e la
sinistra radicale.
Con gli alleati ecologisti i rapporti sono pessimi;
l’alleanza alle politiche con i socialisti, che ha fatto vincere Hollande e ha
fatto diventare ministro a non si sa cosa la segretaria dei verdi Cecile Duflot
si è rapidamente mostrata un bel tranello. A parte lo scherzetto dei socialisti
dissidenti presentati in vari collegi che erano stati dati ai verdi, è tutto
l’accordo preelettorale che si è mostrato inattendibile: pressoché irrilevante
il cambiamento di politica sul nucleare come il mancato ridimensionamento della
iniziativa militare francese in vari paesi, posizioni conflittuali su vari temi
ambientali locali dove di fatto EELV partecipa a mobilitazioni contro il
governo stesso di cui fa parte, nessuna apertura a parziali cambiamenti del
sistema elettorale in senso proporzionale che pure era argomento presente
nell’accordo pre-voto (anche Melenchon parlava di passaggio alla sesta
repubblica). Nessuna distanza di Hollande dall’insieme delle cosiddette
politiche dell’austerità, bollato dall’economista Paul Krugman ( “ è
sconvolgente l’adesione di Hollande alle
più screditate dottrine economiche della destra...” ).
Significativo
il caso di giugno scorso quando Bernard Barral, candidato del PS, è stato
eliminato al primo turno delle legislative parziali di Villeneuve-sur-Lot,
nel Sud-Ovest della Francia, con il 23,7% dei voti. A passare al secondo
turno, in una terra da sempre a sinistra, sono stati i due candidati di
destra, Jean-Louis Costes, dell’UMP ( 28,7% ) ed Etienne Bousquet-Cassagne del
Front National (26%) poi perdente. Le elezioni erano state organizzate per
rimpiazzare il socialista Jérôme
Cahuzac, costretto a dimettersi dopo lo scandalo legato ai suoi conti
non dichiarati.
il PS ha cercato
di chiamare in causa I Verdi di EELV che non avevano voluto ritirare il loro candidato,
Lionel Feuillas ( 2,8%), a vantaggio di quello del PS. Ma poi di seguito per
sette volte la sconfitta si è ripetuta, con qualche commento sarcastico di
Pascal Durand, segretario nazionale di EELV, nei confronti dei socialisti. In ottobre
veniva espugnato dall’estrema destra francese un altro avamposto: Brignoles,
piccolo comune a ovest di Marsiglia, è passato al Fronte nazionale con la netta
sconfitta dell’alleanza tra centro-destra e socialisti ( viene chiamata alleanza
repubblicana ) battuti con il 54%, una
svolta evidente per una città a lungo amministrata dal Partito comunista.
I Verdi stanno pagando duramente la strategia
sbagliata seguita al trionfo delle europee del 2009 dove con più del 16% erano
arrivati alla pari del PS. Hanno perso gran parte degli iscritti e dei voti , sono
meno credibili e con evidenti difficoltà a comprendere le ragioni di una crisi
che per la verità riguarda l’intero ecologismo
europeo. Difficile prevedere se la connotazione locale del voto li salverà ma
le previsioni per le imminenti europee sono pessime. Cohn Bendit non si
presenterà, di fatto si è messo fuori dal partito francese ma, a parte gli
appelli per una nuova Europa che lasciano un po’ il tempo che trovano, sembra
aver perso quel ruolo di leader positivamente visionario dell’epoca della
nascita di Europe Ecologie.
Le cose non è che vanno meglio per la estrema sinistra
di Melenchon; mentre si afferma una
possibile successo alle europee delle varie formazioni della sinistra radicale
che potrebbero passare da 35 a 50 o più eletti a Strasburgo ( sostanzialmente a
discapito degli ecologisti che dagli attuali 55 seggi potrebbero scendere di almeno 10 secondo i
sondaggi ) contando soprattutto sui francesi e sulla linke tedesca, in Francia c’è
grande tensione: Mélenchon ha sospeso la partecipazione del Parti de Gauche
al Front de Gauche, per contestare il PCF che in alcune grandi città (a
cominciare da Parigi che non è poco ) ha stretto un’alleanza fin dal primo
turno con il PS, di cui fino al giorno prima ha contestato nelle piazze i comportamenti. Insomma il rischio è ognuno di nuovo per conto suo.. mentre si aspira ad un ruolo significativo
della cosiddetta lista Tsipras nei giochi
per l’elezione del presidente della Commissione europea.
Qualcuno si stupisce se in un quadro di questo tipo
avanza la signora Le Pen ?
Sondaggi ripetuti danno in Francia il Front National
primo partito almeno al 20% , di qualche
punto sopra sia al PS che all’UMP e addirittura un terzo dei francesi condividerebbe
le sue posizioni: antieuropeismo, antimmigrazione, netta priorità del lavoro ai
francesi, antiaborto, etc… . Ma nello stesso tempo la Le Pen tenta di
discostarsi dall’etichetta paterna fino al punto di minacciare di denuncia chi
le affibbia l’etichetta di estrema destra. In realtà nei 4-5 piccoli comuni
dove governa e con meno di 100 consiglieri in totale, il Front Nazional ha clamorosamente fallito,
fra incapacità e corruzione. Tant’è che i 600 candidati principali delle liste
presentate ( solo in una parte minoritaria di comuni ) sono stati mandati a
scuola per evitare clamorose débâcle nella campagna elettorale. E’ possibile
che qualche nuovo comune venga conquistato ma i partiti confidano nella
esperienza degli amministratori uscenti ( il mandato è di 6 anni ) in confronto
ai nuovi venuti della estrema destra; è quanto spera in particolare il PS dove
un possibile disastro elettorale, che influenzerebbe poi il risultato alle
europee, metterebbe in forse anche i numeri per l’elezione di Schulz alla
Commissione europea.
Ma nelle ultime settimane, specie a Parigi, l’ambiente
delle città e l’inquinamento hanno occupato il campo del dibattito.
Parigi, grazie anche al bel tempo, è immersa in una
nube di smog dove le particelle sottili sono diventate argomento del giorno. Dopo sei giorni consecutivi sopra
gli 80 microgrammi di Pm10 il sindaco
uscente ha riscoperto le targhe alterne dopo 17 anni e limitazioni al traffico, anche
se sono le Prefetture ad avere un ruolo rilevante. I parigini sono insieme
sorpresi, preoccupati e per nulla contenti.
A Parigi si contendono il voto per il Municipio due
donne: la candidata socialista Anne
Hidalgo e Nathalie Koshiusko Morizet per
i conservatori dell’UMP. Alla vigilia delle elezioni comunali parigine gli
elettori stanno assistendo ad un interessante scambio di accuse fra le due candidate
a sindaco che si rimpallano accuse di “falso ambientalismo”. La candidata
socialista accusa l’UMP di essere responsabile dello sviluppo del diesel nel
periodo in cui governavano i conservatori mentre la Koshiusco, grafici alla
mano, mostra sui media esattamente il contrario. La polemica innescata coinvolge anche gli
alleati Verdi, messi di brutto in mezzo facendo anche un po’ la figura dei
fessi, perché sarebbero rei di avere
approvato l'acquisto di autobus diesel, meno costosi e più adatti a favorire
politiche di contenimento del prezzo del biglietto.
Quindi secondo la Koshiusko
(detta Nkm) il picco di vendite dei diesel, considerati in modo unanime una
delle principali cause dell'inquinamento parigino, è avvenuto nel 2008 ed è
calato drasticamente durante il suo ministero in epoca Sarkozy, come si evince
dal grafico riportato sul sito della candidata.
Ne fa le spese anche Christophe
Najdovski, il terzo candidato sindaco per conto dei Verdi di EELV il quale per
la verità ha proposto invece nel suo programma un Central Park nel cuore di Parigi. Il polmone verde della capitale dovrebbe
sorgere, secondo Najdovski, lungo la Senna, su cinque ettari tra il Pont des
Arts e il Porto dell'Arsenale e tra il Porto della Rapée e il Porto di Bercy
con un mercato galleggiante, piste ciclabili, parchi giochi. Il candidato
intende poi rendere pedonali, con linee tram, le arterie superiori del
lungosenna. Bellissimo e importante progetto, peccato che per questa volta
almeno, non ha grandi possibilità di vincere.
Resta il fatto che le tematiche
ambientali hanno ripreso grande spazio
nei dibattiti e nei programmi, forse in uno dei momenti in cui le difficoltà interne
degli ecologisti sono davvero pesanti.
Il 30 marzo si svolgerà, praticamente
nella gran parte dei Comuni , il secondo turno di ballottaggio; a due mesi
esatti dalle elezioni europee.
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