Si insiste da più parti
nel collocare il terremoto politico che investe l’Italia nel più generale
scenario della crisi dei sistemi politici tradizionali dell’Occidente, travolti
dal cosiddetto populismo da una parte, dai fenomeni migratori dall’altra e
infine aggrediti dal radicalismo terrorista di matrice islamica. Sono sempre
più convinto invece che assistiamo ad una importantissima fase di trasformazioni
radicali in atto nel nostro paese del tutto diversa dal resto dell’Occidente,
che apre scenari nuovi, utili anche al di fuori delle nostre frontiere, che
andrebbe attentamente interpretata, prudentemente sostenuta o criticamente
giudicata, liberandosi da schemi mentali suggeritici o ereditati dal passato,
del tutto inutili e addirittura pericolosamente autolesionisti.
Le caratteristiche di
quanto avviene nel nostro paese sono talmente insolite e impreviste che
continuando ad utilizzare gli schemi culturali e le classificazioni politiche tradizionali
( la destra e la sinistra, o il cdx e il csx ,
i fascisti e i democratici, razzismo
e antirazzismo, populismo e ideologie liberali, nazionalismo o globalizzazione
) la rappresentazione dei fatti e dei soggetti politici e sociali come sono rappresentati
mediaticamente diventa poco comprensibile e facilmente mistificabile.
La crisi del sistema
sociale e politico è talmente profonda che il segnale più evidente è la crisi se non la scomparsa degli intellettuali, intendo
di quelli onesti o almeno capaci di analisi, previsioni e magari proposte attendibili.
Economisti, sociologi, filosofi, antropologi, comunicatori, sondaggisti,
educatori, religiosi. Nella maggior parte degli eventi italiani e non solo degli
ultimi 10-15 anni raramente ne hanno azzeccata una. Malgrado un eccesso di
media ci sommerga e a parte i mentitori per vocazione, con difficoltà e raramente
si leggono analisi (e proposte) utili per interpretare e gestire in positivo la
rottura sociale in atto. Il caso della attribuzione ai 5Stelle della categoria
del populismo, che vorrebbe essere un insulto dispregiativo, è da manuale. In quale altro paese forze
classificate come populisti parlano di vitalizi, di pensioni d’oro, di reddito
di cittadinanza, di energie rinnovabili, di grandi opere inutili, di difesa
della Costituzione, etc.. ? Anzi , se ne guardano bene. Neppure quelli di Podemos, anche
loro classificati come populisti di sinistra ( secondo l'analisi di Laclau) hanno tutte le
caratteristiche del movimento italiano. Tant’è: per la maggior parte dei nostri
intellettuali, quelli di sinistra per primi, si tratta di populismo e così se la cavano
a non capire nulla di quanto succede candidandosi a restarne perennemente ai
margini.
Osservo che i risultati sorprendenti
delle elezioni politiche del 2013 e del 2018 non sono però per niente
congruenti con le elezioni amministrative e locali. In 22 regioni, 8000 comuni
e quanto rimasto delle 110 province non abbiamo affatto la stessa composizione
del Parlamento e le spiegazioni, che qui non riprendo, mi sembrano troppo banali. Il segnale della rottura sociale si
era già espresso con i referendum del 2011 su nucleare e acqua pubblica, ma è emerso in
modo dirompente con il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. In realtà
quando una alleanza sociale alternativa per motivi quasi casuali ha l'occasione di aggregarsi
emerge la vera maggioranza senza padri disponibile ad un cambiamento riformatore anche radicale.
Il referendum è stato provocato
da un partito che aveva in mano gran parte dell’Italia da anni, che ancora
oggi controlla con propri fedeli tutta
la televisione pubblica ( fino ai cameramen e gli usceri), sostenuto da confindustria, vertici
delle banche, della finanza, della burocrazia europea, da una parte prevalente degli altri media
televisivi privati e praticamente dalla quasi totalità dei media di carta; aveva
decine di migliaia di eletti che disponevano di risorse economiche rilevanti (
altro che casse vuote), che aveva dalla sua reti di clientela decennali e
episodi non rari di contiguità con gruppi di malaffare. Malgrado tutto questo
perde il referendum in modo clamoroso, con
una partecipazione consistente e il rifiuto del 60 % degli elettori. Un
referendum che si pone l’obiettivo di profonde e gravi modifiche istituzionali,
elettorali, costituzionali viene sconfitto e i suoi promotori praticamente cacciati ai margini della scena.
E, attenzione, il risultato da nessun punto di vista è espressione di un
partito mentre è invece apertamente in difesa della Costituzione.
E’ mia opinione che
nell’arco di questi pochi anni si è disgregata quell’alleanza sociale (che ho
chiamato la palude di centro) in cui
convivevano diversi gruppi di interesse, nella finzione del bipolarismo fra
centrodestra e centrosinistra ritenuto eterno dall’imposizione di sistemi
elettorali maggioritari. Alleanza composta da gruppi diversi ma nella sostanza solidali
nell’impedire qualunque possibilità di cambiamento riformatore.
Un'unica palude di
centro, con al centro PD e Forza Italia e numerosi satelliti e gregari
a destra e sinistra, tutti incapaci di una propria consistenza o progettualità autonoma,
che vedeva in Parlamento un continuo transito da un gruppo all’altro (i
cosiddetti “ cambi di casacca”) senza che
nessuno ponesse problemi di sorta. I casi Migliore e Verdini sono esemplari. Un
fenomeno tollerato quando non favorito che non ha omologhi nel resto
dell’Europa, neppure nei paesi asiatici o latino-americani, né nel continente
africano o in Medioriente. Un caso unico al mondo.
Va di moda fra i disorientati
intellettuali della sinistra boccheggiante che la negazione del binomio destra-sinistra come unica chiave valida di lettura del presente sarebbe una lettura
di destra. Non riescono più a capire la realtà, soprattutto non hanno più
legami con la loro origine storica e genetica, e quindi sostengono una
scemenza. Così come quelli morenti di destra, orfani di una DC che con la sua
componente conservatrice teneva comunque sempre il pallino del potere, che
sostengono invece che i nuovi populisti sono in realtà comunisti mascherati.
Per
correttezza bisogna riconoscere che il cervello di un europeo quarantenne-ottantenne
di oggi, cioè del secolo scorso, fa fatica a evitare lo schema di riferimento
destra-sinistra per interpretare i fatti politici, forse proprio come un
musulmano classifica il vicino solo come sciita o sunnita, o un arabo della
Cisgiordania vede solo israeliani o palestinesi. O come molti catalani di oggi
vedono solo unionisti o indipendentisti.
La nascita del governo
promosso dall’iniziativa del M5Stelle non corrisponde affatto allo slogan “lo
stato siamo noi “. Lo Stato non è un’aula del Parlamento e per adesso lo hanno
ancora altri. E comunque il M5Stelle non governa nessuna delle 22 Regioni, né
il 99% dei Comuni. Il 99,9% delle nomine espresse da migliaia di enti pubblici,
comprese quelle della Lega, non hanno nulla a che fare con il M5Stelle.
Neppure è vero che la
stesura del contratto con la Lega corrisponde ad una “grande comunanza di
obiettivi “fra i due protagonisti. Non raccontiamoci favolette. In sé il metodo
del contratto come impegno di legislatura è correttissimo ed esemplare di
quanto si dovrebbe fare sempre una volta che gli elettori si sono espressi
senza trucchi elettorali tipo porcellum o coalizioni prevoto che sbeffeggiano
poi la scelta dei votanti. Fino a ieri le coalizioni nascevano dopo un intenso
confronto.. sulla suddivisione delle poltrone.
Semplicemente in assenza
di altri interlocutori ( per numeri e/o per lungimiranza) il M5Stelle ha fatto il meglio possibile per
allontanare dal centro vitale della società il vecchio sistema di alleanze
sociali che con la unione di destra e sinistra aveva formato da anni una palude
irrespirabile. Il patto del nazareno ne è stato solo l’ultima, più penosa,
versione semipubblica. Inevitabilmente il contratto si porta dietro un
interlocutore come la Lega con tutte le sue connotazioni interne destrorse e xenofobe.
Ma i problemi che porta la Lega sono altri.
Soprattutto il retaggio
del sostegno alle grandi opere inutili (
ma redditizie per i gestori) e la indifferenza
alle tutele ambientali e alla crisi
climatica ( una miniera d’oro permanente per i trasgressori ) che nella
Lega si è consolidato nella frequentazione istituzionale del centrodestra degli
ultimi anni. La Lega è un pezzo del vecchio sistema di alleanze, legata alle vecchie idee sullo sviluppo ma ostile alla austerità europea, che tenta di
uscire dal disastro agitando vecchie formule destrorse e la nuova paura antiimmigrati. Temi che per qualche anno abbaglieranno alla grande una parte di elettori. Non è molto probabile che il
rapporto con i 5Stelle ne favorisca una evoluzione virtuosa anche se sarebbe auspicabile. I due nodi citati
sono pesanti e insieme agli altri rendono dura la tenuta del governo per 5 anni
e potrebbero già diventare dirompenti fra pochi mesi con il voto delle elezioni
europee. E' probabile che il vero confronto-scontro elettorale sarà proprio
fra M5Stelle e Lega.
Non dimentichiamo che nel 2019 si vota anche in
Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna, Abruzzo, Calabria, e nel 2020 in Toscana,
Marche, Umbria, Puglia, Veneto, Campania, Liguria. Dodici regioni dove, non
essendoci doppio turno, la tentazione della Lega di correre da sola o imponendo la piena egemonia nel cdx sarà fortissima. Con PD
e altri astiosamente ai margini e inutili, con una sinistra e gli ambientalisti
inesistenti, di fatto lo scontro sarà fra i due comprimari di governo. E’ dallo
scontro fra loro che alla fine si misurerà in che paese vivremo.
Non so quanto consapevolmente,
il M5Stelle sta tentando la costruzione di quanto esattamente serve per avviare
il cambiamento riformatore del paese e, si spera, dell’Europa: un grande Centro politico radicalmente riformatore,
radicale, non moderato, che metta al centro una visione strategica di tipo
ecologista sviluppando davvero azioni di conversione ecologica che danno un
futuro sostenibile al paese. Ma anche in grado di raccogliere in sé o accanto a sé
quanto di utile e condivisibile è stato espresso in passato e poi abbandonato
dalla sinistra politica a riguardo della dignità del lavoro, dei diritti di
cittadinanza e della riduzione della precarietà sociale.
Bisogna far risalire
almeno 10 milioni di italiani che stanno al di sotto o al limite della
sopravvivenza ad un livello di dignità accettabile. Questo è il prerequisito
per affrontare il tema dei migranti e insieme riconoscere la richiesta di
sicurezza e di tutela della convivenza delle famiglie.
Trovare una soluzione
“europea” ai flussi migratori che li riduca, li regolarizzi, li tolga dalle
mani di aguzzini, schiavisti, gruppi mafiosi. Che elimini il percorso della
clandestinità che è inaccettabile. Che apra le porte dove possibile alla emigrazione controllata nei paesi di
origine. Che renda sostenibile convivenza e tolleranza. In alternativa c’è lo
scontro sociale.
La divisione dell’Italia
in razzisti e antirazzisti, molto alimentata dai padroni dei media, è una
pericolosa sciocchezza che tenta di ripolarizzare in modo improprio la società
italiana. E’ una operazione culturale contro la novità rappresentata dal
M5Stelle nelle Istituzioni per riportarle al controllo della vecchia alleanza
sociale. Salvini e soci, a cui si fa impropriamente gratuita e voluta propaganda, non fanno paura a nessuno fra quelli
che amministrano tutti i “poteri forti” della società italiana, anzi. Mentre qualche
ingenuo spadaccino su Facebook o qualche incallito lettore di Repubblica si cimentano
nello scambio degli insulti confuso con la politica attiva, si rischia che lo
scontro che conta sul futuro del paese avvenga solo nelle stanze chiuse del
governo.
A quando scendere in
piazza per contrapporre alle grandi opere inutili da abbandonare come la TAV le nostre grandi opere utili ? Ad
esempio l’urgenza di 1000 km di reti metropolitane per cambiare la mobilità
urbana ridimensionando l’automobile o
risolvere le bonifiche e le manutenzioni dimenticate del territorio che frana e
che crolla o approntare una soluzione definitiva del problema amianto ?
Se dovessimo gestire il problema
epocale delle migrazioni con i toni gridati e i contenuti labili di vari antirazzisti militanti
(a volte persone che apprezzo personalmente ma non vorrei come possibili
comandanti della mia nave nella tempesta ) magari promuovendoli per un momento
ministri, ci metteremmo la coscienza in pace ma nel giro di sei mesi ci
troveremmo in Italia un partito fascista e xenofobo con il 60% degli elettori. Non
mi sembra il caso. Dobbiamo uscire da questa spirale perversa.
Se vogliamo “aprire le
porte” a tutti i migranti che lo chiedono (quelli che abbiamo alle porte sono
solo una piccola parte di quei 70 milioni in marcia nel pianeta, in rapido
aumento causa la crisi climatica ) dobbiamo essere in grado di farli entrare in
una casa vivibile, dove possano davvero cambiare vita, di cui conoscano e
rispettino le regole. E per farlo ci vuole chiarezza politica ma anche intransigenza, risorse ingenti,
solidarietà sociale diffusa.
Il destino
predeterminato e scontato non può essere l’avvio alla prostituzione per le
donne ( che si fa finta di non vedere), il neoschiavismo nell’agricoltura in
mano ai caporali ( di cui da 10 anni ogni tanto riscopriamo l’esistenza ), la rete capillare dello spaccio di droghe in
tutte le città del paese ( con la sua scia di degrado e di morte). Dei circa 600mila “irregolari” entrati nel
paese negli ultimi anni meno di un terzo è rintracciabile in una struttura di
accoglienza, gli altri sono da considerare “clandestini”. Non possiamo
considerare accettabile la “scomparsa” di decine di migliaia di persone finite
in totale clandestinità. Per non parlare dei 10mila bambini , maschi e femmine,
di cui non si hanno più tracce ).
Non ho una chiara idea
dei tempi, dei modi, delle risorse necessarie con cui ridare ordine ad una
drammatica questione che ha un impatto planetario. Ma di una cosa sono certo: che
non si possa dividere il paese di oggi fra razzisti ed antirazzisti: chiunque proponga
soluzioni semplici a problemi così complessi - dal « porte aperte per tutti
perché non c’è problema » al « ributtiamoli tutti a mare perché ci sono prima
gli italiani » - vi sta ingannando di sicuro. Oppure è un pericoloso
irresponsabile.
Mi sembra che il
M5Stelle, che ha in realtà sulle spalle la gran parte dei settori e dei
ministeri che toccano le principali emergenze del paese, stia tentando di
lavorare seriamente anche in questo settore, che è solo uno dei tanti su cui
urge ricostruire dalle macerie con la massima radicalità e intransigenza. Il
contratto impone compromessi e mediazioni che però hanno un limite, oltre il
quale il rischio di annebbiare la propria identità deve prevedere anche lo
scenario della rottura. Che personalmente non mi auguro affatto ma che è uno
scenario fra quelli assolutamente possibili.
Sarebbe bello e utile che altre componenti, nel mondo della
sinistra, dell’ambientalismo, del civismo, avessero peso e ruolo in questo
percorso di cambiamento. Che si sfilassero dal rischio di essere utili idioti di una polarizzazione imposta per
diventare protagonisti veri. E che anche parti rilevanti del paese, impaurite o orientate in
modo conservatore, venissero sottratte alle tentazioni xenofobe che si
diffondono in giro per l’Europa. Per il momento questi protagonisti non
emergono. Ma almeno non facciamoci male da soli. Un paese dei diritti e dei doveri,
della convivenza, della dignità e della sicurezza per tutti è possibile. E in
tantissimi lo auspicano.
29 agosto 2018
leggi anche : La terza Repubblica dei Cittadini ? di Massimo Marino - giugno 2018)