di Massimo Marino
La crisi sociale e
ambientale richiede un movimento radicale che occupi il centro e offra alla
maggioranza della società un programma riformatore che non hanno né destra né
sinistra.
Le elezioni politiche e
quanto ne seguirà nei cinque anni successivi dipendono da molti fattori, ma
soprattutto da tre che hanno grande influenza sugli elettori:
* Il programma
elettorale di chi si presenta. Anche se si spinge alla personalizzazione
della politica forse aspirando al modello miss Italia, un modo per portare alla
distrazione di massa sulle scelte che contano, il programma annunciato ha
ancora un peso. Conta quanto è credibile rispetto al comportamento precedente del
partito o coalizione di partiti che lo diffondono. I partiti italiani specie
in questa fase presentano programmi elettorali fasulli, praticamente
inattendibili. Se davvero si provasse ad attuarli in molti casi le
conseguenze sarebbero disastrose.
La scarsa credibilità e
fiducia è una delle cause principali dell’astensionismo.
Anche le stesse coalizioni
pre-voto, inventate con il rosatellum sulla scia dei sistemi maggioritari dagli
anni ‘90, sono volatili. Una presa in giro degli elettori. Il mattino dopo il
voto risulteranno in gran parte archiviate.
I contaballe però, se non sono
particolarmente abili tendono ad essere duramente puniti dagli elettori più
arrabbiati. Che non sempre si fanno male da soli con l’astensionismo.
Mi sono convinto con il
tempo che l’idea stessa delle coalizioni pre-voto in presenza di maggioritari e
uninominali soprattutto, sono veri e propri raggiri consapevoli degli elettori.
Di fatto non c’è un programma comune davvero definito: quello che si concorda
sono i posti nel governo (che sono almeno un centinaio solo al vertice) e la
salvaguardia di qualche parola d’ordine. Quindi il primo problema è quello di
esprimere programmi credibili che provochino un consenso largo e coesione
sociale e vengano poi attuati o almeno si provi a farlo con impegno.
In Germania le coalizioni di
governo sono di tutti i colori, come è giusto che possa essere, ma nascono dopo
il voto ricercando le convergenze su un programma comune di
mediazione a volte approvato dopo mesi di cucitura e con il voto di
approvazione degli iscritti. I Grünen, ad esempio, partecipano alle più diverse
coalizioni, esclusa solo quelle con l’estrema destra, e senza accordi
abbastanza chiari sul programma a volte decidono di restare all’opposizione.
** Il sistema
elettorale. Ha spesso aspetti nascosti in genere non compresi da molti
elettori ma rilevanti per influenzare il voto e determinare i vincitori. Si
misura la sotterranea ma decisiva alternativa fra proporzionale (che tende a
tutelare il voto espresso) e maggioritario (che a diversi gradi tende a
condizionare o cancellare parte dei voti). L’imposizione forzosa del
bipolarismo nasce dal tacito accordo fra i primi (presunti) due che tendono a
cancellare il voto di tutti gli altri. È un raggiro degli elettori che però non
sempre riesce e qualche volta può volgersi al suo contrario (in Italia è
avvenuto nel 2018).
*** Il sistema dei
media che contano. Oggi sono carta, tv e radio (e la loro proiezione sui
social). Da anni in Italia sono pressoché totalmente in mano a ristrettissimi
gruppi di potere, chiamati “editori impuri”. Nel nostro paese il ruolo dei
media è particolarmente strabordante e arrogante ma in realtà del tutto
subalterno. Arroccati su uno schema bipolare, che non esiste nella società reale,
non tollerano novità e cambiamenti e quindi nessun progetto che si ponga in
alternativa all’esistente. Non per nulla ci sono almeno un centinaio di
esponenti dei media (quelli della prima linea del fronte) che per il ruolo di
fiancheggiamento che svolgono vengono pagati quanto o più (a volte molto di
più) di un parlamentare o di un ministro della Repubblica. Che siano orientati
verso il CENTRO-sinistra o il CENTRO-destra ha poco rilievo. Di fatto sono i
primi garanti della stabilità sostanziale del sistema e dei suoi centri di
potere economico e finanziario. Naturalmente i redattori dei media sono liberi nelle
loro opinioni rispetto agli editori compreso quello pubblico. Opinioni che però
devono restare nel perimetro della libertà vigilata: se ne esci semplicemente
ti trovi disoccupato.
Dalle nostre parti la
chiamano democrazia e libertà dell’informazione.
*
Nell’appuntamento
elettorale di questi giorni questi tre aspetti (i programmi, le regole del
voto, il ruolo dei media) rispetto agli ultimi decenni risultano
particolarmente degradati. Non sono le nostre sventure, in parte comuni ad
altri paesi, che rendono questo clima elettorale così “insano” (nel senso di
Marlon Brando in Apocalipse now )
È che i diversi attori
principali della saga della politica italiana, quelli che assumono il ruolo di
governanti e quelli che assumono il ruolo di oppositori del momento non
tollerano la possibilità che si ripresenti la situazione del marzo 2018 (e
i suoi preannunci nel voto di Roma e Torino del giugno 2016). Cioè che un
attore non previsto, relativamente estraneo a tutti i centri di potere (nell’economia,
nelle istituzioni, nei media) occupi come primo attore la scena con la
presunzione (senza averne probabilmente le forze, la cultura, l’organizzazione
idonee) di modificare il canovaccio della storia che viene messo in scena da
alcuni decenni, piegandolo a favore di quelli che normalmente sono le comparse
di contorno ai primi attori. Le comparse si raccolgono nei poveri, nei precari,
nei ceti medi declassati, ma anche in una parte della élite culturale
preoccupata per il declino sociale, ambientale, corruttivo, clientelare,
mafioso. Probabilmente sono più della metà della società italiana che a gradi
diversi anela ad una alternativa ma non trova alcun soggetto stabilmente credibile,
né nei partiti né nei movimenti organizzati della società e si disgrega quindi
in mille rivoli compreso l’astensionismo elettorale. Così si diventa marginali
fino a ridursi con l’astensionismo sociale ad una inconsapevole quinta colonna
del conservatorismo.
La fatwa all’italiana
contro i grillini è stata lanciata almeno cinque anni fa da destra e da
sinistra e la condanna a morte del movimento per blasfemia sembra aver
raggiunto gran parte dell’obiettivo (vedremo fino a che punto nelle settimane
dopo il 25 settembre). I 5stelle sopravvissuti difficilmente saranno il partito
più votato e con l’imbroglio del rosatellum ed il conseguente ricatto del voto
utile saranno comunque sottorappresentati. Con questo obiettivo d'altronde avevano
inventato il rosatellum.
Già cinque anni fa, nel
2017, scrivevo che non avrebbero mai permesso ai grillini di governare
davvero, usando tutti i mezzi possibili.
Da parte loro questi hanno aggiunto davvero un eccesso di ingenuità e di
fragilità culturale e organizzativa che hanno favorito l’autodistruzione.
Il tentativo di Conte ed
un manipolo di altri, liberatisi di veleni e trasformismi, avrà più chance
di ripresa tanto quanto più si accentuerà la totale autonomia dal tradizionale
sistema di partiti e quanto più si avrà il coraggio di riordinare in
forma meno precaria le connotazioni genetiche di nascita del Movimento e definirne
una collocazione estranea agli schemi destra-sinistra. Una scelta chiara,
che fino a ieri Conte e gli altri non hanno fatto. A destra e a sinistra un
terzo polo al centro davvero riformatore, radicale e autonomo è uno scenario
che terrorizza tutti.
Specie nella palude della
politica italiana definire la propria collocazione diventa un fattore
decisivo di chiarezza. Un movimento di alternativa non può che collocarsi al
centro della società e delle istituzioni con un progetto di trasformazione
che dia soluzione a disagi profondi che vengono da tutti i lati del sistema
sociale indirizzandoli verso un futuro di convivenza solidale e di tutela e
conversione ecologica. Non c’è praticamente quasi nulla di utile in quanto
offrono le destre e le sinistre all’italiana per avviare davvero un percorso
riformatore e di aggregazione popolare.
Un progetto di alternativa
potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile da una grande
maggioranza della società.
Non c’è alcun motivo di
confondersi con le discutibili e confuse collocazioni a destra o a sinistra nella
palude del frammentato panorama politico italiano compreso il modesto moderatismo
di centro, malato di trasformismo da decenni, che di un centro radicale è
geometricamente all’opposto. Attenzione: a destra, al centro, a sinistra,
come oggi mediaticamente si rappresentano, si esprimono certo problemi reali che
emergono dalla società, a cui di solito si dà risposte sbagliate o pericolose o
nessuna risposta. A questi si affiancano problemi inesistenti o
sovradimensionati utilizzati come armi di distrazione di massa. Di tutti però
va tenuto conto, offrendo soluzioni più convincenti e adeguate a mantenere la
coesione e la solidarietà sociale.
In più occasioni ho
sottolineato che una maggioranza disponibile al cambiamento si è manifestata
come tale in varie occasioni, seppure in momenti circoscritti e in modo quasi
casuale: i referendum del 2011 su acqua pubblica ed il secondo sul nucleare, il
NO al referendum anti-Costituzione di Renzi del 2016, il sorprendente voto al
M5S del 2018. Sono convinto che questa maggioranza riemergerebbe in modo
prepotente se si tentasse davvero di demolire la carta costituzionale, ad
esempio con l’aprire varchi al presidenzialismo che nel nostro paese è il modo
surrettizio per demolire i fondamenti della Costituzione come è avvenuto in
altri paesi europei. Se questa
maggioranza non si manifesta in modo stabile è per l’assenza di progetti e di
soggetti credibili in grado di offrirne una rappresentanza istituzionale, una
presenza territoriale virtuosa, una espressione programmatica e culturale
capace di sintesi e di semplificazione che li renda comprensibili a tutti.
*
Comunque vadano le elezioni
del 25 settembre alla distanza si presenteranno due alternative che vanno in
direzioni contrapposte. La prima, quella permessa dal possibile astensionismo
sociale, ha caratteristiche elitarie, autoritarie, di erosione sostanziale dei
principi costituzionali che in Italia fino ad oggi sono particolarmente
avanzati. Che abbia caratteristiche “di destra o di sinistra” come si sul dire,
è relativamente di poco peso se ci si mette nella prospettiva della crisi
ambientale galoppante e delle difficoltà dello sviluppo democratico e dei
diritti sociali in varie parti del mondo. (Sono consapevole che molti non
condividono questa valutazione).
Si aprirà il varco a presidenzialismi
magari inizialmente nella forma di un draghismo permanente, con la disgregazione
del paese attraverso malintese autonomie locali differenziate, ulteriori privatizzazioni
e marginalizzazione dello Stato in tutti i settori che producono reddito e
ricchezza, subalternità ad attori esterni al paese, con il diffondersi di un ineluttabile
fatalismo e indifferenza sulla crisi ambientale immaginando che le élite potranno
sopravvivere e i deboli crolleranno. Tutti fenomeni disgregativi in realtà già
presenti in altre aree del pianeta.
L’altra alternativa è
quella che porta a maturazione progetti di alternativa che poco hanno a che
fare con gli attuali schieramenti, coalizioni, programmini elettorali che io
presumo vengano cancellati il giorno dopo il voto ritornando alla palude
precedente. Non ho dubbi che si proverà prima di tutto a tornare al draghismo
con Draghi in uno dei due palazzi istituzionalmente più significativi del paese
oppure con una controfigura di rincalzo a garantire, se ci riesce, una
apparente continuità. L’alternativa invece
ha bisogno prima di tutto di costruire le proprie basi in modo chiaro,
semplice, comprensibile e realisticamente perseguibile nel tempo aggregando attori
nuovi o con alleanze di programma senza legami indissolubili che non hanno
alcuna ragione di essere stabiliti.
Accenno qui a una decina
di punti, alcuni non sviluppati, che mi sembrano quelli essenziali su cui fare
una riflessione, consapevole che in alcuni casi non sono presenti nella comune
discussione ma possono essere invece utili a risolvere alcune delle più
difficili fratture presenti nella società italiana.
1)
Serve un sistema elettorale rinnovato basato su uno schema proporzionale
limitato da un quorum adeguato (5% almeno) utile a consolidare un sistema
di partiti stabile, che elimini sia la finzione delle coalizioni che durano un
mese, sia l’invenzione di partitini inesistenti in funzione di acchiappa voti. È
la prima cosa da fare, estendendolo anche alle Regioni, contrastando anche le
ipotesi di finto proporzionale con premio, con la balla della stabilità, che è
il modo per ritornare daccapo alle alleanze di affari, non di programmi
comuni). Il proporzionale limitato, nei suoi effetti concreti, è un
sistema praticamente opposto al sistema proporzionale cosiddetto puro, con
quorum zero o basso, dove proliferano micropartiti gregari o inventati che non
hanno in realtà alcun peso se non quello di raccogliere qualche voto in più e soddisfare
una patologica vocazione narcisistica di leader modesti. Il proporzionale con
quorum restituirebbe dignità alla rappresentanza (tanti voti, tanti eletti). Produrrebbe
fra l’altro in poco tempo un solido partito di sinistra vero e un significativo
movimento politico di stampo ecologista oggi assenti.
L’annosa questione delle
preferenze o delle liste bloccate, fra le quali è arduo definire quale ha i
peggiori difetti, è un aspetto di scarso peso, agitato per nascondere il vero
imbroglio del rosatellum che sono gli
uninominali. La questione può essere risolta con il compromesso
dell’indicazione dal partito dei primi due nomi e del lasciare a due preferenze
la scelta degli altri possibili eletti. Anche la dimensione di collegi o
circoscrizioni (conseguente al numero totale di seggi prefissati) ha scarso peso.
Tranne che per gli aspetti clientelari o mafiosi gli eletti in parlamento si
occupano del paese intero, dei rapporti con l’Europa e delle questioni internazionali
e del pianeta. Per il resto esistono come tramite sui temi locali gli eletti in
comuni, provincie e regioni.
2)
La Conversione ecologica dell’intero sistema sociale e produttivo sembra ormai essere la
strada obbligata per permettere la sopravvivenza delle generazioni future,
tutte quelle che vivranno nell’arco di questo secolo che io chiamo generazione
100. La crisi climatica porta molte istituzioni internazionali a definire
obiettivi al 2030 o al 2050. Alcuni vorrebbero far finta di niente immaginando
di poter rimandare le scelte oltre la metà del secolo. Ho l’impressione come
altri che invece in realtà la crisi ambientale proceda ad una velocità maggiore
di quella che anche i meno ottimisti immaginavano. Comunque ciò sembra avvenire
nell’area del Mediterraneo. La transizione ecologica è terreno di confronto e
scontro già oggi specie per i paesi che più contribuiscono all’inquinamento del
pianeta (l’occidente americano e quello europeo) anche se gli effetti nefasti
colpiscono per primi i paesi meno sviluppati (gran parte dell’Africa e alcune
zone dell’Asia). È passata quasi inosservata nelle settimane scorse la notizia
che la concentrazione di CO2 in atmosfera, arrivata attorno ai 420 ppm nella
prima metà dell’anno abbia toccato di recente punte superiori a 440 ppm. Venti
anni fa si dava come limite di sicurezza 350 ppm ma si dà ormai per scontato
che anche con grandi interventi ci vorrebbero decenni per ridiscendere sotto i
400 ppm.
3) La lotta alla povertà e alla precarietà
è l’azione principale utile per riformare e risanare la società italiana. Non
siamo di fronte a malattie endemiche o effetti di un destino sfortunato. La
disuguaglianza sociale che si accentua è la condizione per produrre una
minoranza che si arricchisce a sfavore di una consistente maggioranza che,
a differenza di qualche decennio fa, tende a impoverirsi. Ribadisco: la
condizione dell’arricchimento di una minoranza è che ci sia un impoverimento di
una significativa maggioranza. Quale esempio migliore del prezzo del gas che
esattamente un anno fa ha iniziato a salire?
Non è una novità
ovviamente ma è patologico il grado di diffusione di questo dualismo nel nostro
paese negli ultimi decenni.
- Siamo l’unico paese dell’Europa
dove i salari si sono fermati negli ultimi 30 anni. L’unico in cui sono
addirittura scesi (circa 3%) negli ultimi dieci anni: anche sotto alla Grecia e
a tutti i paesi dell’est europeo.
- Fra i maggiori paesi
siamo l’unico a non avere un salario orario minimo. La proposta 5stelle
già presentata da sei anni è sempre stata boicottata da tutti. Incredibilmente
anche dai sindacati principali che con strampalate obiezioni ritengono di
perdere ruolo. Con una certa faccia tosta PD e altri, dopo averlo boicottato
fino a ieri, hanno inserito il salario minimo nel programma elettorale. Sono
favorevoli in tv e contrari nelle aule delle Commissioni parlamentari. Come per
il rosatellum (al rovescio ovviamente). Altro che destra e sinistra ...
- La guerra contro il reddito
di cittadinanza è cosa nota. Il RDC non coinvolge comunque, per il
boicottaggio della Lega, decine di migliaia di rom e di immigrati regolari e
stabilizzati. Serve la residenza da almeno dieci anni, il permesso di soggiorno
di lungo termine. Sono quindi di nazionalità italiana almeno l’86% dei
percettori e gli altri ricevono in media non più di 500 euro al mese. Invece
di correggerne i difetti, azzerarne gli abusi o trovare altre soluzioni minime
per gli esclusi, si punta a cancellare il RDC. In Germania la crisi ha portato
a estendere il sussidio in questi giorni. Dopo 17 anni Hartz-IV dal gennaio
2023 sarà sostituito dal “Bürgergeld“ un vero reddito di base, che si avvicina
a quello italiano, con prestazioni aumentate, minori sanzioni e meno severe,
ritenendo le attuali non conformi alla loro Costituzione. I beneficiari
verranno trattati con maggior "rispetto" e "dignità".
È evidente che è
necessario ridurre a non più di tre i contratti di lavoro:
indeterminato, determinato, occasionale. Tutti comprendenti le tutele
pensionistiche e sanitarie E’ anche necessaria una legge che regoli e riduca la
formazione di sigle sindacali che oggi sono più di novecento. Utili solo per
abbassare e indebolire il livello della contrattazione.
3)
I migranti e l’assenza di idee. In più occasioni, in particolare qui
due anni fa, ho espresso l’opinione che non c’è alcuna destra né alcuna
sinistra che abbia un progetto per affrontare in qualche modo il complicato
problema delle migrazioni ed in particolare l’immigrazione di irregolari e di
clandestini che è la forma prevalente di entrata nel nostro paese.
Qui faccio solo una
sintesi di quanto penso. La destra sarebbe quella che risolverebbe il problema
(!) chiudendo i porti e le porte e aggiungendo venature di xenofobia e
antirazzismo che diventano esplicite in una parte dei loro sostenitori. La
sinistra sarebbe quella che risolverebbe il problema (!!) aprendo porte e porti
agli immigrati di qualunque tipo e provenienza, ritenendo irrilevante che
centinaia di migliaia di irregolari (almeno 700 mila dal 2015 ad oggi) entrino
e si disperdano nel paese, con scarsa attenzione al loro destino prima e dopo
il loro tragitto di clandestini. Le ONG che intervengono in mare per salvare
barconi e persone in difficoltà confondono una azione di volontariato
umanitario con un progetto, ad oggi del tutto inesistente, di soluzione a lungo
termine del problema. Contribuendo forse alla fine a peggiorare la situazione.
Il risultato è l’assenza
di idee. Al massimo si è arrivati a finanziamenti ambigui con l’obiettivo di
ridurre l’attività degli scafisti.
Sono sempre più convinto
che l’unico tentativo che valga la pena di percorrere è quello di sostituire
lo Stato e l’Europa agli scafisti, aprire qualche decina di strutture a
fianco di ambasciate e consolati nell’Est Europa, in Africa e in alcune zone
dell’Asia, attraverso le quali organizzare corridoi umanitari e
strutture di ricezione e integrazione di alcune decine di migliaia di persone, che
possiamo accogliere ogni anno e addirittura ci sono necessarie, garantendo
un reddito minimo provvisorio di sopravvivenza, assistenza sanitaria,
istruzione e formazione di base, avvio al lavoro in tutti i settori nei quali
annualmente viene richiesta questa manodopera. Si stroncherebbero così tutti i
canali dei percorsi irregolari che sono oggi molto diffusi. Il più noto è quello
degli stagionali clandestini, arruolati in nero dai caporali e super sfruttati,
ormai dilaganti dal sud al nord in tutto il paese. Per non parlare dei percorsi
organizzati verso spaccio e prostituzione.
I corridoi umanitari potrebbero
dare priorità ai più disagiati (in fuga da guerre e crisi ambientali)
privilegiando nuclei famigliari (che invece lo scafismo distrugge),
contrastando duramente gli ingressi irregolari, la clandestinità, il super
sfruttamento. Riducendo i migranti economici ed esaurendo il ruolo dello scafismo
attraverso il quale non si entrerebbe nel circuito di assistenza, tutela e
integrazione. Simbolicamente il primo intervento potrebbe essere lo svuotamento
dei centri di detenzione libici.
I corridoi umanitari esistono
già da alcuni anni, non solo in Italia, praticati solo da alcune associazioni
cattoliche (Sant'Egidio, Evangelici, Valdesi) con la collaborazione del
Ministero dell’interno. Fra gli ultimi interventi, che hanno già coinvolto
parecchie migliaia di persone, Libano, Siria e di recente Afghanistan. L’azione
diretta dello Stato svuoterebbe le vie illegali e renderebbe più realistica la
possibilità di una azione di tipo europeo che coinvolga tutti i paesi
disponibili della UE.
4)
- La conversione ecologica dell’intera società ed economia (punto 2) resta
una dichiarazione di principio se non avvia una fase di transizione che
modifica ed in alcuni casi rovescia l’attuale modello sociale, formatosi nel
secolo scorso ed oggi da superare al più presto. Si tratta di un percorso
probabilmente inevitabile e più lo si rallenta più le difficoltà e i costi
potranno diventare pesanti. Rimandando a interventi specifici i temi dell’Istruzione
per tutti e della Sanità decentrata cito in sintesi tre aree che mi
sembrano le più importanti:
a) - Abitare - Le
abitazioni devono diventare autosufficienti con le rinnovabili dal punto di
vista dei consumi energetici (illuminazione, servizi, riscaldamento) consumando
energia dalla rete solo per una piccola parte e solo in alcuni momenti del
giorno. Riversando nella rete l’eventuale surplus semplificando le procedure
che hanno solo la funzione di boicottaggio dell’autogestione. Le nuove
costruzioni e le ristrutturazioni devono prevedere forme di recupero delle
acque piovane e l’ombreggiamento estivo diffuso al fine di azzerare l’uso di
condizionatori energivori estivi. Tutti gli appartamenti devono prevedere terrazzi
e/o aree esterne per piccole autoproduzioni alimentari. Tutti questi
accorgimenti esistono già, seppure in zone limitate, in diverse parti del
pianeta.
b) - Muoversi -
Bisogna superare l’idea che il vettore più naturale e principale per muoversi
sia l’auto. Ciò a prescindere se abbia motore endotermico, batterie elettriche,
od altri futuri improbabili sistemi di alimentazione. L’auto è un retaggio del
secolo scorso che non possiamo più permetterci se non nei momenti e per gli usi
per i quali è indispensabile. Dobbiamo stravolgere completamente la mobilità
singola e privata con la diffusione di reti metropolitane in tutte le grandi
e medie città (sopra i 100mila abitanti). Le auto elettriche sono solo un
diversivo e una fonte di finanziamento statale delle multinazionali del settore
attraverso gli incentivi. Anche parecchi ambientalisti son plagiati dalla
singolare idea che le elettriche e l’elettrico in sé siano sostenibili. Le
elettriche attuali, il cui mercato italiano negli ultimi mesi è addirittura in
flessione, vanno per lo più a petrolio, gas e carbone sebbene con emissioni
differite alla fonte nelle centrali. Nei prossimi dieci anni servirebbe la
costruzione di un migliaio di km di rete metro in una quindicina di grandi città
italiane. Ho stimato un costo di 10 mld all’anno ma i risparmi degli utenti oltre
ai vantaggi ambientali, di tempo e di stress sarebbero maggiori anche pagando
una tassa annuale per la libera circolazione sulla rete. Inevitabilmente alcune
multinazionali distribuirebbero dividendi un po’ minori ai propri azionisti.
c) - Mangiare - Sebbene
sembri singolare il primo obiettivo da raggiungere nel campo della
alimentazione è quella di riequilibrare le diete degli italiani per combattere
l’obesità. Il secondo obiettivo è quello di garantire una alimentazione
sufficiente per tutti. Il terzo obiettivo è quello di ridurre alla metà il
consumo di carni (specie quelle rosse) e ridurre, diradare, e migliorare le
condizioni degli allevamenti intensivi. Nell’insieme si dovrebbe spostare la
produzione di cereali di vario tipo dal consumo animale al consumo umano e
avvicinare il più possibile i luoghi della produzione e quelli del consumo (io
la chiamo autarchia ecologista, di solito si chiama km zero).
*
La disgregazione del M5S
che è iniziata già 5 anni fa ci insegna che non basta avere un progetto
generico ed alcuni obiettivi del tutto condivisibili di tipo solidale orientati
ad un cambiamento della società e auspicare un percorso di conversione
ecologica. Sono state sottovalutate le
reazioni di chi è ostile e la necessità di avere un gruppo dirigente in grado
di rispondere alle aggressioni dei media in modo organizzato e con propri strumenti
mediatici all’altezza dello scontro. Ci si è affidati alle efficaci battute di
Grillo, finché ha retto, o all’idea che con Roussou si potesse sostituire un
dibattito interno meticoloso con periodiche consultazioni on line preparate
da.. nulla.
E’ stato un grave errore (credo
di Di Maio) cadere ingenuamente in trappole come quella di ottenere la
riduzione dei parlamentari ( invece di ridurre l’indennità e contenere la
riduzione del numero) senza contemporaneamente depotenziare il rosatellum. Senza
l’eliminazione dei collegi uninominali, delle coalizioni prevoto e senza l’imposizione
di un quorum adeguato a evitare i partitini veri o finti aggregati ai due poli,
era scontato lo scenario presente: il ricatto del voto utile, il bipolarismo
forzoso, la proliferazione delle piccole sigle. La scelta del “soli contro
tutti” non deve essere scontata.
La frammentazione politica
non può essere trascurata come fosse irrilevante: è un segnale seppure distorto
della frammentazione sociale. In assenza di un forte protagonista
dell’alternativa si producono aggregati numerosi, di poco peso, fallimentari,
che segnalano l’insufficienza di progetti convincenti. Si ripresenta il
trasformismo senza pudori, la proliferazione dei cosiddetti “cambia casacca”,
il prevalere di un eccessivo personalismo e narcisismo di piccoli leader di
scarso peso.
Qualche mese fa indicando
la frammentazione in corso ho contato circa 30 sigle che in modi diversi si
dichiarano, pur con grande confusione “alternativi”. Qualche giorno dopo è
comparso un intervento che allargando il campo comprendendo l’intero
centrosinistra in senso lato arrivava a contare 50 sigle. Conteremo nei
prossimi giorni quante centinaia di migliaia di voti verranno dispersi da liste
che non eleggeranno nessuno, o magari pochi miracolati che in Parlamento non
avranno, ne potrebbero avere, alcun peso se non quello del proprio stipendio.
Voti dispersi che vanno aggiunti ai 10-12 milioni di voti che negli uninominali
verranno cancellati totalmente dal rosatellum. Pochi se ne rendono conto ma
praticamente è come se non si avesse votato e si fosse regalato il proprio voto
ad altri.
24 settembre 2022