Cardinali,
Patriarchi e Vescovi di tutto il mondo, rappresentanti le istanze continentali
delle Conferenze episcopali nazionali, riuniti il 26 ottobre, in conferenza
stampa presso la Sala Stampa Vaticana, hanno siglato un appello rivolto a
quanti negoziano la COP 21 a Parigi, invitandoli a lavorare per l'approvazione
di un accordo sul clima. Ecco le conclusioni:
In
rappresentanza della Chiesa cattolica dei cinque continenti, noi Cardinali,
Patriarchi e Vescovi ci siamo riuniti per volere del segretario di Stato della
Santa Sede per esprimere, da parte nostra e per conto delle persone che abbiamo
a cuore, la speranza diffusa che dai negoziati della COP 21 di Parigi
emerga un accordo sul clima giusto e giuridicamente vincolante. Avanziamo una
proposta politica su dieci punti, formulata sulla base dell’esperienza concreta
delle persone attraverso i vari continenti e associando i cambiamenti climatici all’ingiustizia e all’esclusione
sociale dei più poveri e dei più vulnerabili dei nostri cittadini.
Cambiamenti
climatici: sfide ed opportunità
Nella sua
lettera enciclica, Laudato Si’ (LS), rivolta ad “ogni persona
che abita questo pianeta” (LS 3), Papa Francesco afferma che “i cambiamenti
climatici costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità”
(LS 25). Il clima è un bene comune, condiviso, che appartiene a tutti e
destinato a tutti (LS 23). L’ambiente naturale è un bene collettivo, patrimonio
di tutta l’umanità e responsabilità di tutti (LS 95).
Credenti o
non, siamo d’accordo oggi che la terra è essenzialmente un’eredità comune, i
cui frutti sono destinati a beneficio di tutti. Per i credenti, questa diventa
una questione di fedeltà al Creatore, in quanto Dio ha creato il mondo per
tutti. Quindi ogni approccio ecologico deve incorporare una prospettiva sociale
che tenga conto dei diritti fondamentali dei poveri e dei diseredati (LS 93).
Il danno al
clima e all’ambiente ha enormi ripercussioni. Il problema sorto a seguito della
vertiginosa accelerazione del cambiamento climatico è globale nei suoi effetti
e ci sfida a ridefinire le nostre nozioni di crescita e progresso.
Rappresenta una questione di stile di vita. A causa delle sue
dimensioni e della sua natura globale, l’impatto del clima ci obbliga a trovare
una soluzione che sia consensuale e ci invita ad una solidarietà universale,
“intergenerazionale” ed “intragenerazionale” (LS 13, 14, 162).
Il Papa
definisce il mondo come “la nostra casa comune”. Pertanto, nell’amministrarla,
dobbiamo tener presente il degrado umano e sociale, che è conseguenza di un
ambiente danneggiato. Chiediamo un approccio ecologico integrale, chiediamo giustizia sociale da porre al centro
dell’attenzione “per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido
dei poveri“ (LS 49).
Lo sviluppo
sostenibile deve includere i poveri
Mentre si
lamenta il forte impatto del rapido cambiamento climatico sui livelli del mare,
sui fenomeni atmosferici estremi, sul deterioramento degli ecosistemi e sulla
perdita della biodiversità, la Chiesa è anche testimone di come il cambiamento
climatico stia avendo effetti sulle comunità ed i popoli più vulnerabili,
soprattutto a loro svantaggio. Papa Francesco richiama la nostra attenzione
sulle conseguenze irreparabili di cambiamenti climatici incontrollati in molti
paesi in via di sviluppo in tutto il mondo. Inoltre, nel suo discorso alle Nazioni Unite Papa ha detto che l’abuso e la distruzione dell’ambiente sono accompagnati
anche da un processo inarrestabile di esclusione.
Leader
coraggiosi alla ricerca di accordi vincolanti
Costruire e
mantenere una casa comune sostenibile richiede una leadership politica
coraggiosa e creativa. Si rende indispensabile creare un sistema normativo che
includa limiti e assicuri la protezione degli ecosistemi (LS 53).
Prove
scientifiche attendibili rivelano che l’accelerazione del cambiamento climatico
è in gran parte dovuta all’attività umana sfrenata, che lavora su un modello
particolare di progresso e di sviluppo. L’eccessiva dipendenza dai combustibili
fossili è la prima responsabile. Il Papa ed altri leader religiosi, sensibili
al danno causato, fanno appello ad una drastica riduzione delle emissioni di biossido di carbonio e di altri gas tossici.
Ci uniamo al
Santo Padre nell’implorare un grande passo avanti a Parigi, per un accordo
globale e generatore di un vero cambiamento sostenuto da tutti, basati su
principi di solidarietà, di giustizia e di partecipazione. Questo accordo deve
porre il bene comune innanzi agli interessi nazionali. È essenziale anche che i
negoziati si concludano con un accordo vincolante che protegga la nostra casa
comune e tutti i suoi abitanti.
Noi,
Cardinali, Patriarchi e Vescovi, lanciamo un invito generale e avanziamo dieci
proposte politiche specifiche. Chiediamo alla COP 21 di stringere un accordo
internazionale per limitare l’aumento della temperatura globale entro i
parametri attualmente proposti all’interno della comunità scientifica mondiale
al fine di evitare impatti climatici catastrofici, soprattutto sulle comunità
più povere e vulnerabili. Siamo d’accordo sul fatto che esiste una
responsabilità comune, ma anche differenziata di tutte le nazioni. Vari paesi hanno raggiunto
differenti stadi in materia di sviluppo. La necessità di lavorare insieme per
uno sforzo comune è imperativa.
Le nostre 10
proposte:
1.
tenere a
mente non solo le dimensioni tecniche, ma soprattutto quelle etiche e morali
dei cambiamenti climatici, di cui all’articolo 3 della convenzione quadro delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
2.
accettare
che il clima e l’atmosfera sono beni comuni globali appartenenti a tutti e
destinati a tutti.
3.
adottare un
accordo globale equo, generatore di un vero cambiamento e giuridicamente
vincolante sulla base della nostra visione del mondo che riconosce la necessità
di vivere in armonia con la natura e di garantire il rispetto dei diritti umani
per tutti, compresi quelli dei popoli indigeni, delle donne, dei giovani e dei
lavoratori.
4.
mantenere
l’aumento della temperatura globale e di fissare un obiettivo per la completa
decarbonizzazione entro la metà del secolo, al fine di proteggere le comunità
che in prima linea soffrono gli impatti dei cambiamenti climatici, come quelle
nelle isole del Pacifico e nelle regioni costiere.
- garantendo che la soglia della temperatura sia sancita in un accordo globale giuridicamente vincolante, con impegni ambiziosi di attenuazione ed azioni da parte di tutti i paesi che tengano pienamente conto delle loro responsabilità comuni ma differenziate e delle loro rispettive capacità (CBDRRC), sulla base di principi di equità, responsabilità storiche e sul diritto allo sviluppo sostenibile.
- per assicurare che le riduzioni delle emissioni dei governi siano in linea con l’obiettivo della decarbonizzazione, i governi devono svolgere dei riesami periodici degli impegni presi e dell’ambizione Affinché questi controlli vadano a buon fine, devono avere basi scientifiche, devono seguire il principio dell’equità e devono essere obbligatori.
1.
generare
nuovi modelli di sviluppo e stili di vita che siano compatibili con il clima,
affrontare la disuguaglianza e portare le persone ad uscire dalla povertà.
Fondamentale per questo è porre fine all’era dei combustibili fossili,
eliminandone gradualmente le emissioni, comprese le emissioni provenienti da
militari, aerei e marittimi, e fornendo a tutti l’accesso affidabile e sicuro
alle energie rinnovabili, a prezzi accessibili.
2.
garantire
l’accesso delle persone all’acqua e alla terra per sistemi alimentari
sostenibili e resistenti al clima, che privilegino le soluzioni in favore delle
persone piuttosto che dei profitti.
3.
garantire, a
tutti i livelli del processo decisionale, l’inclusione e la partecipazione dei più
poveri, dei più vulnerabili e dei più fortemente influenzati.
4.
garantire
che l’accordo 2015 offra un approccio di adattamento che risponda adeguatamente
ai bisogni immediati delle comunità più vulnerabili e che si basi sulle
alternative locali.
5.
riconoscere
che le esigenze di adattamento sono condizionate dal successo delle misure di
attenuazione adottate. I responsabili del cambiamento climatico hanno l’onere
di assistere i più vulnerabili nell’adattarsi e nel gestire le perdite e i
danni e nel condividere la tecnologia e il know-how necessari.
6.
fornire
roadmap chiare su come i paesi faranno fronte alla fornitura di impegni
finanziari prevedibili, coerenti ed aggiuntivi, garantendo un finanziamento
equilibrato delle azioni di attenuazione e delle esigenze di adattamento.
Tutto questo
richiederebbe una seria consapevolezza e educazione ecologica (LS 202-215).
Preghiera
per la Terra
Dio
dell’amore, insegnaci a prenderci cura di questo mondo, che è la nostra casa
comune. Ispira i leader di governo quando si riuniranno a Parigi per ascoltare
con attenzione il grido della terra e il grido dei poveri ad essere uniti nel
cuore e nella mente nel rispondere con coraggio alla ricerca del bene comune e
alla protezione del bellissimo giardino terrestre che hai creato per noi, per
tutti i nostri fratelli e sorelle, per tutte le generazioni a venire. Amen
da unimondo.org - fonte: Focsiv.it – 27 ottobre 2015