di
Elisa Tasca (FQ 29
Maggio 2023 )
L’espressione più indicata
per descrivere il risultato delle elezioni amministrative spagnole l’ha
utilizzata il presidente socialista uscente della comunità di Aragón, Javier
Lambán, che ha definito l’avanzata dei popolari nei governi locali e regionali
come uno “tsunami”. Questa domenica, infatti, la Spagna si è colorata di azzurro,
dopo la vittoria dei indiscussa del Pp con più di 7 milioni di voti, contro i 6,3
dei socialisti. Gli spagnoli sono stati chiamati alle urne per scegliere i
rappresentanti di 12 comunità autonome e 8.087 comuni, nella prima grande
giornata elettorale dopo la pandemia. In molte località il margine di vittoria
è stato di poche migliaia di voti e sarà necessario aspettare gli accordi post
elettorali. Tuttavia, le tendenze di queste elezioni sono chiare: Ciudadanos
sparisce dalla mappa politica e i suoi voti vengono assorbiti, quasi
totalmente, dai popolari. Vox migliora in molte località e assume un ruolo
chiave per permettere a popolari di governare in diversi municipi e comunità.
Il Psoe peggiora le sue aspettative a sei mesi dalle elezioni generali, e Podemos
riduce radicalmente la sua rappresentanza in diversi municipi e comunità.
I risultati principali
Il risultato più atteso di
queste elezioni era quello della Comunità Valenciana, un bastione socialista
che è passato nelle mani del Pp (40 seggi) che avrà però bisogno di Vox per
poter governare. Lo stesso è accaduto in Extremadura, dove il Psoe è stato il
partito più votato ma non ha raggiunto la maggioranza assoluta, che invece
raggiungono i popolari insieme a Vox (28+5), Aragón (28 seggi del PP e 7 di
Vox), Baleari (25 PP, 8 Vox) e Cantabria (15 PP e 4 Vox). Ne La Rioja e nella
comunità di Madrid, invece, il Pp ha ottenuto la maggioranza assoluta (con 17 e
71 seggi rispettivamente) e la governatrice riconfermata Isabel Dìaz Ayuso
potrà governare in autonomia, così come nel governo municipale della capitale
spagnola (con 29 seggi) che ha ribadito il consenso per il sindaco José Luis
Martínez-Almeida. Il Psoe ha mantenuto il governo della comunità di Castiglia
La Mancha con un solo seggio di differenza (17) rispetto alla somma di Pp e Vox
(16).
Tra le città più importanti
in cui si è votato, il Pp recupera Siviglia e Valencia, dove però avrà bisogno
di Vox. A Barcellona si dovrà aspettare il post elezioni per sapere chi
governerà la città. Xavier Trias, candidato di Junts per Catalunya
(indipendentisti di centrodestra, 11 seggi), è stato il più votato. Dopo di lui
il socialista Jaume Collboni (10 seggi) e Ada Colau (9 seggi). La sindaca uscente,
portabandiera di Barcelona en Comù (area Podemos), non potrà ripetere il
mandato ma sarà fondamentale per scegliere chi sosterrà tra i due candidati a
sindaco.
Verso le elezioni politiche
di fine anno
La campagna elettorale per le
elezioni di questa domenica è stata atipica. I temi di dibattito su cui i
candidati si preparavano a discutere – salute, istruzione, mobilità tra gli
altri – sono stati completamente offuscati dalle polemiche sulle liste del
partito regionale basco Bildu e da diversi casi di brogli elettorali. La
campagna, fin dall’inizio, si è giocata non a livello locale ma nazionale, con
il leader popolare Alberto Nuñez Feijóo deciso sul condannare gli accordi tra
il governo e la formazione basca e Pedro Sánchez che approfittava degli incontri
elettorali per annunciare una raffica di nuove misure sociali (come il cinema a
due euro per gli over 65).
Tuttavia i risultati di
questa tornata elettorale suggeriscono alcune tendenze con le elezioni generali
alle porte. Ai comizi municipali del 2019, in un momento di profonda crisi, il Partito
Popolare aveva ottenuto 1,6 milioni di voti in meno rispetto ai socialisti. In
quel momento, però, nello spazio politico della destra c’era una terza
formazione, Ciudadanos, i cui voti, come previsto, sono stati assorbiti quasi
totalmente dai popolari in questa tornata elettorale. Ciudadanos, che era
arrivato nel 2019 a essere la terza forza nel Congresso dei Deputati, solo
dopo Psoe e Pp, ha decretato questa domenica la sua morte politica, che verrà
verosimilmente certificata dalle elezioni generali di fine anno.
L’ultradestra di Vox migliora
i suoi risultati e si converte in una forza politica determinante per i popolari
per poter governare diversi municipi e comunità autonome. Si consolida nelle
istituzioni municipali e regionali e l’interrogativo ora è se questo scenario
si possa verificare fra sei mesi alle elezioni politiche, nel caso di una
vittoria del Pp senza maggioranza assoluta. Feijóo ha ripetuto in diverse
occasioni che non permetterà a Vox di entrare nei governi guidati dal PP ma il
partito di estrema destra, con i risultati di questa domenica, alzerà la voce
per ottenere rappresentanza istituzionale. Questo scenario ricorda quando
Feijóo arrivò a presiedere il partito dopo la defenestrazione del precedente
leader, Pablo Casado. Si erano appena celebrate le elezioni anticipate in Castilla
e Leon, dove Vox è entrato nel governo regionale guidato dai popolari. In quel
momento il leader gallego prese le distanze da questa scelta, scaricando la
responsabilità politica dell’accordo sul presidente regionale, Alfonso
Fernández Mañueco. Ora però i territori in gioco sono molti e lo scenario più
probabile è che il centrodestra a guida “moderata” dovrà cedere alle richieste
di Vox per poter governare.
Oltre a Ciudadanos, anche Podemos
ha subito una forte debacle e ha perso rappresentazione in diversi governi
municipali e regionali: a Madrid, per esempio, non ha superato la soglia di
sbarramento né nel municipio, né nella comunità. I pessimi risultati di Unidas
Podemos si spiegano in parte anche per la frammentazione dello spazio politico
a sinistra del Psoe. Il lancio della formazione della vicepresidente del
governo e ministra del Lavoro, Yolanda Diaz, ha provocato una certa tensione
tra le formazioni che non hanno ancora deciso se si presenteranno insieme alle
elezioni generali (Diaz non si è candidata alle regionali). Un problema che gli
analisti avvertono da tempo e che si riflette nei sondaggi. L’ultimo di 40dB,
pubblicato a inizio maggio e realizzato per El Paìs e la Cadena SER,
include anche Sumar, la nuova formazione lanciata da Yolanda Diaz. Quest’ultima
non ha partecipato a queste elezioni ma si candiderà alle Politiche. Secondo le
stime, potrebbe arrivare a essere la quarta forza politica. Tuttavia, la
divisione tra Podemos e Sumar – anche per i meccanismi della legge elettorale
che premia i partiti più grandi – provocherebbe una perdita importante di seggi
per la sinistra.
Inizia una nuova campagna
elettorale, tra delusione ed euforia
Le reazioni ai risultati di queste elezioni riflettono la situazione della
politica spagnola attuale. Da un lato il Psoe ha riconosciuto la sconfitta,
affermando che da domani “si metteranno al lavoro da subito” per analizzare
cosa è andato storto e cambiare strategia. Nella sede di Ciudadanos non hanno
potuto far altro che constatare la quasi estinzione del partito che sicuramente
non sopravviverà alle generali, e in Unidas Podemos hanno riconosciuto il fallimento
di queste elezioni, andate forse peggio di come credevano, in cui hanno perso
parte della loro rappresentanza.
Nella sede di Vox invece
regnava la soddisfazione, coscienti di essere diventati decisivi per il Pp. La
festa più grande, però, l’hanno vissuta i popolari davanti alla loro sede con centinaia
di elettori che hanno atteso l’uscita del sindaco di Madrid, José Luis Martinez
Almeida, della presidenta della comunità, Isabel Diaz Ayuso, e del
leader del partito Feijóo. In un clima di euforia, in cui tutti gridavano
all’unisono “presidente, presidente”, il leader gallego ha affermato che questa
giornata segna “l’inizio di un nuovo ciclo” che terminerà con le elezioni di
fine anno. In queste settimane si conosceranno gli accordi politici che
governeranno comuni e regioni. Quel che è certo, però, è che nei prossimi sei
mesi il Paese vivrà in un costante clima elettorale. Da oggi, infatti, inizia
la campagna per le elezioni generali di fine anno, durante la quale tutti gli
occhi saranno puntati sulla Spagna, che dovrà anche presiedere il semestre europeo.
Voto di scambio, decine di
inchieste e pioggia di arresti in Spagna per le Comunali: scandalo bipartisan,
coinvolti socialisti e popolari
di
Elisa Tasca ( FQ del 26 Maggio 2023 )
Nelle due settimane di campagna
elettorale per le elezioni comunali e regionali del 28 maggio i temi di
dibattito su cui si sarebbero dovuti confrontare i candidati, come la salute,
la questione abitativa e la mobilità sostenibile, sono passati in secondo
piano. Se nella prima settimana Eta è stata la protagonista, in questi ultimi
sette giorni non si parla d’altro che dei numerosi casi di brogli elettorali
nel voto via posta, che si sono moltiplicati in diversi comuni spagnoli chiamati
alle urne. Fino a ora, sono una decina le inchieste aperte in diversi
territori: Melilla, Zamora, Huelva, Almería, Murcia, Alicante e Santa Cruz de
Tenerife. Lo scandalo implica soprattutto due partiti, il Partito socialista e
il Partito Popolare, con arresti tra le fila dei candidati.
Il voto via posta
In Spagna, a differenza che in Italia, il voto
per corrispondenza è possibile. Dal 4 aprile al 18 maggio era possibile infatti
richiedere di votare via posta per le elezioni municipali e regionali del 28
maggio. Come funziona? Una volta ricevute le schede elettorali corrispondenti a
ogni partito, l’elettore deve inserire nella busta inviatagli la scheda del
partito che vuole votare (nel caso in cui si decida di votare in bianco, non
deve inserire nessuna scheda). Una volta terminato questo procedimento, la
busta deve essere consegnata presso un ufficio postale o inviata via posta
certificata almeno tre giorni prima della giornata elettorale. Il giorno delle
elezioni, Correos (le poste spagnole) invia ai seggi elettorali corrispondenti
le buste elettorali, che vengono inserite nelle urne al termine delle votazioni
e prima degli scrutini. Per votare via posta viene richiesto il documento
d’identità. Tuttavia, quando si depositano le schede elettorali all’ufficio
postale o quando si inviano non viene richiesta nessuna identificazione, e
chiunque può depositare il voto di un altro elettore. Questo è uno dei
principali problemi che aumenta il rischio di possibili brogli elettorali.
Decine di inchieste aperte e
molti arresti
Lo scandalo dei presunti
brogli elettorali è iniziato a Melilla, quando l’8 maggio sono state rubate decine
di schede elettorali che i postini stavano consegnando agli elettori e che sono
state successivamente annullate. Dopo il furto, i sospetti sono cresciuti dato
che si è notato un aumento anomalo delle richieste di voto via posta. Grazie a
un’inchiesta della Polizia Nazionale, si è scoperta una trama mafiosa che ha
portato all’arresto di una decina di persone – ora poste in libertà vigilata –
tra cui un consigliere del governo della città autonoma del partito Coalizione
per Mellilla. Come spiega El País, a cittadini “vulnerabili” venivano
offerti tra i 50 e i 200 euro. Gli elettori avrebbero dovuto richiedere il voto
via posta, presentando il loro documento d’identità, e una volta ricevuta la
documentazione l’avrebbero girata al gruppetto in cambio di denaro. Con le
schede elettorali in mano, poi, gli arrestati avrebbero dato il voto al miglior
offerente tra i partiti. In seguito a questi scandali, la Junta Electoral
Central ha comunicato che gli uffici postali di Melilla avrebbero richiesto il
documento d’identità anche per depositare il voto.
Vicenda simile è stata
scoperta a Mojácar (Almería) e ha portato all’arresto di 7 persone, tra cui due
candidati del Psoe. In questo caso, agli elettori veniva richiesto di
depositare personalmente il voto all’ufficio postale, dopo aver controllato che
la scheda elettorale inserita fosse dei socialisti. A Huelva – racconta ElDiario.es
– è stato invece proprio il Partito socialista a denunciare il Partito popolare
e il comune di Villalba del Alcor, guidato dai popolari, che avrebbero gestito
direttamente la richiesta di voto via posta di vari elettori.
A Zamora il Psoe ha
denunciato il candidato sindaco di Zamora Sí del comune Moraleja de Sayago per
aver presumibilmente manipolato il voto via posta di circa 50 anziani di una
residenza. Ad Albudeite (Murcia) sono scattati 13 arresti, tra i quali figura
la candidata sindaca del Psoe, e un’altra candidata dello stesso partito. Altre
inchieste sono in corso a Mazarrón (Murcia) e a Bigastro (Alicante): in questi
casi sono stati coinvolti esponenti del Partito Popolare.
Spagna, ex terroristi
dell’Eta candidati alle amministrative. L’azzardo basco monopolizza il
dibattito, Sánchez: “Legale ma indecente”
di
Elisa Tasca ( FQ 21 Maggio 2023 )
Nessuno si sarebbe aspettato
che la prima settimana di campagna elettorale per le elezioni amministrative
in Spagna si sarebbe conclusa con un solo tema al centro del dibattito, l’ETA.
Da giorni non si parla d’altro. L’organizzazione terrorista dei Paesi Baschi,
che 12 anni fa annunciò la fine della lotta armata e cinque anni fa la sua
dissoluzione, è diventata la protagonista dei dibattiti dopo che il partito
basco EH Bildu aveva presentato una lista di candidati municipali che
includevano 44 ex membri di ETA, compresi sette condannati per delitti
di sangue. Bildu è una coalizione di partiti indipendentisti baschi fondata nel
2012, che comprende Eusko Alkartasuna, Aralar, Alternatiba e Sortu, successore
di Batasuna, il braccio politico di ETA. È un partito legale, nel cui statuto
rifiuta qualsiasi forma di violenza, anche quella terrorista. Di fronte alle
durissime critiche del governo, dei collettivi di vittime del terrorismo e
dell’opposizione, i sette candidati hanno annunciato che in caso di elezione rinunceranno
all’incarico. Tuttavia, il Partito Popolare (PP) ha approfittato
della situazione, in particolare la candidata alla Presidenza della Comunità di
Madrid, Isabel Díaz Ayuso, che ha portato la polemica all’estremo. “ETA
è viva”, ha detto lo scorso giovedì, inorridendo i familiari delle vittime.
La presenza di ex membri di
ETA nelle liste elettorali di Bildu nei Paesi Baschi e in Navarra, denunciata
dal Collettivo di Vittime del Terrorismo (Covite), ha colto di sorpresa il
presidente del Governo, Pedro Sánchez, che si trovava in viaggio negli
Stati Uniti per un incontro con Joe Biden. Dalla Casa Bianca ha
affermato: “Esistono cose che possono essere legali, ma che non sono decenti,
e questa è una di quelle (…) l’unica cosa che possono apportare queste persone
alla vita pubblica è un messaggio di perdono, di riparazione e di pentimento”.
Il collettivo Covite ha denunciato subito in un comunicato la gravità della
decisione del partito definendola “un pericolo per la democrazia”. Con le
dichiarazioni di Sánchez, il governo sperava di chiudere la questione il prima
possibile e di ritornare alle promesse elettorali. Al contrario, era solo
l’inizio di una polemica che ha assunto fin da subito scopi elettorali. Il
Partito Popolare, attraverso il suo dirigente Alberto Nuñez Feijoó, non
ha tardato a ricordare pubblicamente gli accordi del governo con Bildu che
durante la legislatura hanno permesso di adottare leggi importanti: l’ultima
fra tutte, quella sulla casa. Il partito ultra Vox, invece, per l’ennesima
volta ha chiesto a gran voce di rendere illegale il partito basco.
Di fronte alle critiche,
Bildu ha fatto marcia indietro. In una lettera pubblicata nel giornale Naiz,
i sette ex membri di ETA condannati per delitti di sangue e presenti nelle
liste elettorali hanno annunciato che rinunceranno all’incarico nel caso
venissero eletti. Alla decisione dei membri di Bildu, è seguita la risposta
della giustizia, interpellata dall’associazione di vittime Dignità e Giustizia
sull’inclusione di ex terroristi nelle liste, che ha confermato l’eleggibilità
dei candidati dato che avevano già scontato la loro pena e gli anni di
inabilitazione. Di nuovo, quando si credeva possibile voltare pagina e abbandonare
la polemica, i toni si sono inaspriti, soprattutto con l’insistenza di Isabel
Díaz Ayuso che reclama la messa al bando di Bildu, esattamente come fa Vox.
Tuttavia gli stessi popolari escludono questa possibilità dato che la giustizia
si è già pronunciata al riguardo, stabilendo che il partito basco è una formazione
democratica. In un incontro con i giornalisti, Ayuso ha difeso così la sua
posizione: “Bildu non sono gli eredi di ETA; è ETA (…) ETA è viva, è nel
potere, vive dei nostri soldi, minaccia le nostre istituzioni, vuole
distruggere la Spagna, e privare a milioni di spagnoli dei loro diritti
costituzionali”.
Le dichiarazioni della
presidenta hanno inorridito le vittime del terrorismo che non sono rimaste in
silenzio. Pablo Romero, giornalista, figlio del tenente colonello Juan
Romero Álvarez assassinato da ETA nel 1993 a Madrid, ha scritto in un tweet,
rivolgendosi ad Ayuso: “La smetta di dire queste atrocità. Mi risparmi
il dolore di sentire che ETA continua a vivere. Glielo chiedo per favore, se
davvero vuole rispettare le vittime del terrorismo che lottano per la memoria e
per la giustizia”. Anche Consuelo Ordoñez, presidente di Covite e
sorella di Gregorio Ordoñez, deputato popolare del parlamento basco assassinato
da ETA a San Sebastian nel 1995, ha risposto alla candidata del PP. “È la banalizzazione
allo stato puro, non rispettano i morti, non rispetteranno i loro familiari”.
Alle critiche si è unita anche Maria Jauregui, figlia di Juan Maria
Jauregui, politico socialista assassinato da ETA nel 2000 a Tolosa, che ha
criticato Ayuso per la mancanza di rispetto verso le vittime: “Non vale tutto
in politica. È indecente”, ha dichiarato.