Militanti, delusi dalla sinistra, pro Pal e No war: a Berlino la manifestazione di Bsw contro l’escalation bellica. La star è Sahra, sul palco un po’ di Linke e Spd. Prova di campo largo?
di Sebastiano Canetta *
La Riunificazione di Sahra
Wagenknecht. Piccolo report senza grandangolo del “campo-largo” di Berlino nel
giorno della festa nazionale, provando a mettere a fuoco l’indefinito popolo
della “pace, lavoro e welfare sociale” tornato a muoversi in movimento coordinato.
Dal punto di vista politico rappresenta la massa critica della sinistra tedesca
per la prima volta di nuovo insieme, perlomeno nel pezzo di percorso che appare
possibile percorrere uniti.
Se l’Occidente passa altre
linee rosse aumenta il rischio di guerra in Europa. Se si vuole una conferenza
di pace seria, allora si deve invitare la Russia (Sahra
Wagenknecht )
L’Ucraina ha diritto
all’autodifesa. È necessario l’uso delle armi inviate dalla Germania proprio
per raggiungere prima possibile la pace (Ralf Stegner Spd)
NELLA GERMANIA-INFELIX colata a picco dalla doppia guerra di
Ucraina e Medio Oriente, con Volkswagen pronta a licenziare 30 mila operai, il
governo Semaforo sfiduciato da due terzi dei cittadini e Afd diventato il
secondo partito nazionale (a 11 mesi alle elezioni per il Bundestag),
l’istantanea del manifestazione “Mai più la guerra” parte dal
dialogo-battibecco tutt’altro che ideologico fra un impiegato di mezza età con
la tessera della Spd contrario agli euromissili di Olaf Scholz, una maestra
elementare entrata nel Bsw perché gli unici filo-Palestina e una pensionata
della Linke rimasta senza se e ma dalla parte dei rifugiati.
Tre anime spontanee sparse
sempre meno a caso fra le 25 mila persone che ieri hanno sfilato davanti alla
Porta di Brandeburgo in direzione della Colonna della Vittoria esibendo i più
disparati striscioni nonché i più diversi volti.
«Siamo qui per fermare l’escalation bellica»: parla veloce con l’accento della
Pomerania a nome dell’intero trio l’impiegato che lavora alla municipalizzata
pubblica con lo stipendio «ancora, per il momento, sicuro».
Geneticamente
socialdemocratico – «una storia di famiglia da due generazioni» – non ne può
più della deriva ultra-atlantista del leader del suo partito “indegno” non solo
dell’eredità di Willy Brandt. «Fosse solo la sudditanza agli Usa. Bisogna
fermare anche l’invio di armi tedesche a Kiev se vogliamo davvero la Pace», lo
punzecchia l’insegnante tornata in piazza, dopo anni di astensionismo, con la
nascita dell’Alleanza Sahra Wagenknecht. La stilettata al compagno di corteo
tenuto ormai sottobraccio si riferisce al brevissimo discorso del deputato Spd
Ralf Stegner salito sul palco del comizio finale poco prima della leader del
Bsw e della rappresentante della Linke berlinese, Gesine Lötzsch, i tre volti
politici ufficiali del piccolo-grande campo largo di Berlino.
CI VUOLE CORAGGIO per
il “pacifista” della Spd, inevitabile incarnazione della maggioranza di governo
e perciò costretto a ribadire non si capisce quanto di buon malgrado la
«necessità dell’uso difensivo delle armi inviate dalla Germania proprio per
raggiungere prima possibile la pace». Raccoglie un’autentica marea di fischi ma
Stegner non demorde seppure debba alzare non poco il tono di voce per ricordare
che «la Spd rimane comunque nel movimento della Pace».
QUANDO È IL TURNO di
Wagenknecht scatta al contrario la standing-ovation. Lei tuona «Se l’Occidente
passa altre linee rosse aumenta il rischio di guerra in Europa. Se si vuole una
conferenza di pace seria, allora si deve invitare la Russia e il contesto del
summit di Ramstein appare profondamente sbagliato. Meglio la Turchia della
Germania come Stato neutrale» è la stoccata al governo Scholz, preso di mira
anche sotto il profilo della ministra degli Esteri, Annalena Baerbock definita
«un rischio per la sicurezza». Poi ringrazia Mikhail Gorbaciov (soltanto lui)
per aver reso possibile la riunificazione (di cui si celebra la data
trentaquattro anni dopo) mentre avverte che Israele va fermata però «è disumano
esultare per i razzi lanciati dall’Iran».
In questo quadro l’unità
della sinistra è un’impresa politica, anche se il “modello Berlino” rimane
sostanzialmente la sola alternativa, come analizza la pensionata della Linke in
corteo secondo cui «quando ci separiamo sulle questioni di base a vincere è
solo Afd, che pure è contro il governo, la guerra e la bolletta raddoppiata
grazie alla rivoluzione verde. Se non convinciamo i socialisti alla svolta
pacifista non saremo in grado di incidere sullo stop alle armi e tanto meno sul
negoziato per la pace».
L’argine all’ulteriore
escalation – almeno in termini di voti alle urne – per adesso è solo la
considerevole altezza boom di consenso per il Bsw. La festa nazionale per il
“Giorno della Riunificazione” fra la Germania dell’Ovest e dell’Est, nell’anno
prima delle elezioni per il rinnovo della cancelleria, dopo che Sahra
Wagenknecht ha (quasi) conquistato il governo del Brandeburgo, corrisponde
anche alla sua prima vera celebrazione pubblica come leader degli outsider
della politica tedesca, prima ancora della primadonna di Afd, Alice Weidel.
L’EX CAPOGRUPPO della
Linke ieri si è dimostrata capace di radunare il suo popolo al parco di
Gleisderieck, simbolicamente l’area riqualificata da cima a fondo dalle vecchie
e fatiscenti strutture cadute in disuso. A margine della manifestazione per la
Pace la leader del Bsw ha provato ancora una volta la sua capacità di
calamitare l’ago della bussola politica e mediatica del più importante Paese
dell’Ue. Certamente puntandolo su di sé ma anche nella direzione diametralmente
opposta al Nord indicato da Washington, Bruxelles e perfino Tel Aviv.
Ieri nella manifestazione
snodatasi fra il Viale del 17 Giugno e la Yitzhak Rabin Strasse sventolavano le
bandiere palestinesi vietate dalla Ragione di Stato e represse con massima
forza dalla polizia. Questa volta, però, è risultato materialmente impossibile
interrompere la demo autorizzata nonostante le vibranti proteste
dell’ambasciatore israeliano a Berlino, già ampiamente scioccato dal voto di
astensione della Germania all’Onu “contro” lo Stato Ebraico. Secondo il
diplomatico di punta del governo Netanyahu nella Bundesrepublik «non bastano
più le parole a favore della Ragione di Stato» elevata a totem indiscutibile
dai tempi di Angela Merkel.
E MENTRE LA SPD è
totalmente prigioniera della linea filo Tel Aviv, Wagenknecht ha preso fin da
subito la difesa dei palestinesi distinguendosi non poco dalla Linke apparsa
invece molto più timida nella condanna univoca e unanime al massacro
sistematico di Gaza.
L’ala degli Anti-Deutsch – i
sionisti di Sinistra – continua a rappresentare una corrente importante nella
Linke specialmente a Berlino e Lipsia anche se numericamente sono in pochi. In
buona sostanza, dal punto di vista della base della Sinistra, un conto sono le
magliette del club sportivo del Maccabi orgogliosamente esibite nei social
dalla sinistra pro-Israel, un altro paio di maniche sono gli emblemi della
Israel Defence Force come minimo distonici alla richiesta di pace. Anche questo
conta per il successo della colomba Sahra Wagenknecht.
nella foto: Berlino, la
manifestazione a Gleisdreieck Park
* da il manifesto – 4 ottobre
2024
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