Intervista. Lo choc del voto in Andalusia, la
finanziaria, le prossime elezioni europee, un incontro con Pablo Echenique,
numero due del partito
di
Francesco Campolongo e Loris Caruso *
Al termine
di un’altra giornata politica incandescente nel parlamento spagnolo in cui
Podemos ha difeso le ragioni del dialogo tra il governo e i partiti catalani
per salvare la maggioranza e la nuova legge finanziaria, poco prima della
pausa natalizia, incontriamo nel congresso dei deputati Pablo Echenique.
Nonostante l’ora, il responsabile dell’organizzazione di Podemos e numero 2 del
partito ci parla a lungo della situazione spagnola, del suo partito e delle
europee alle porte.
Finora la
Spagna era stata un’eccezione, perché non c’era un’estrema destra forte. Cos’è
successo in Andalusia? C’è ancora un’eccezione spagnola?
La Spagna
continua a essere un’eccezione. L’estrema destra che si è espressa in Vox prima
era interna al Partito Popolare e a Ciudadanos. Ora Vox ha preso voti per metà
dal Pp e per metà da Ciudadanos, niente da sinistra e quasi niente dai nuovi
votanti. Fondamentalmente Vox è una scissione del partito Popolare, della sua
componente più franchista, machista e razzista. Nel passato avevano scrupoli a
esprimere pubblicamente queste posizioni. Ora, grazie alla radicalizzazione del
discorso politico delle destre spagnole portata avanti da Pp e Ciudadanos e
all’acutizzazione del conflitto catalano, le loro posizioni hanno ottenuto
cittadinanza.
Se in Italia
Salvini è cresciuto anche perché i media parlano da anni di immigrazione e
sicurezza, in Spagna succede lo stesso con Vox, cresciuto soprattutto per la
centralità che i media hanno dato al conflitto con la Catalogna, descritto come
pericolo effettivo che «la Spagna si rompa». Vox non emerge, quindi, dal nulla,
e non costituisce una novità radicale. Per questo penso che la Spagna continui
a essere un’eccezione. Il nostro spazio politico è ancora intorno al 20%,
quindi la possibilità di un’alternativa da sinistra resta concreta.
In Italia si
è guardato con molta attenzione alla legge di bilancio concordata tra Psoe e
Podemos. Quali sono i suoi contenuti principali?
I
provvedimenti che abbiamo strappato al Psoe, e “strappare” è davvero il verbo
giusto, se approvati, miglioreranno le condizioni di vita di milioni di
persone. Il salario minimo sarà alzato a 900 euro (misura già anticipata con un
decreto legge, ndr), un aumento del 20% decisivo per centinaia di
migliaia di lavoratori poveri. Aumentiamo del 40% la spesa per l’assistenza
sanitaria domiciliare. Abbiamo ottenuto un aumento del 38% delle spese statali
per abitazioni pubbliche e una legge che ostacoli la crescita illegale del
prezzo delle case. E per ultimo, ed è un punto decisivo, abbiamo strappato un
innalzamento delle tasse per grandi imprese e grandi fortune e abbassato le
tasse alle classi popolari e alle piccole imprese. Con questo siamo riusciti a
evitare le sanzioni europee, perché non abbiamo fatto come il governo italiano
che vuole aumentare le spese ma abbassare le tasse ai ricchi. Siamo riusciti a
conciliare la volontà di Sánchez di rispettare i vincoli europei con la scelta
di aumentare la spesa e la giustizia sociale, grazie all’innalzamento delle
tasse ai ricchi e alle grandi imprese.
Quali sono
le possibilità che la finanziaria venga approvata?
La chiave ce
l’hanno gli indipendentisti catalani, che hanno fatto un errore, quello di
subordinare il consenso alla finanziaria al fatto che il governo mostri
avanzamenti sulla questione territoriale. È un errore perché questi partiti
possono portare avanti le proprie rivendicazioni, che noi non condividiamo ma
che sono legittime, nello stesso tempo in cui permettono che i provvedimenti
sociali della finanziaria siano approvati. Ma Sánchez non si sta sforzando per
ottenere il loro appoggio. Lo si era già visto con la mozione di sfiducia a
Rajoy, che lo ha portato al governo. L’appoggio degli indipendentisti si deve
molto più al nostro lavoro politico che al suo. Sulla finanziaria vediamo lo
stesso schema: noi facciamo ogni sforzo perché sia approvata, Sánchez ha un
atteggiamento passivo. Sembra che il Psoe non veda male il fatto che non venga
approvata, per poter usare questo pretesto e convocare elezioni anticipate.
A livello
europeo avete firmato il Patto di Lisbona, insieme a France Insoumise e Bloco
de Esquerda. Che obiettivi ha il Patto, e come pensa di collocarsi tra le
sinistre europee?
È vitale
portare in Europa l’idea che non ci siano solo due opzioni, austerità
neoliberista o fascismo, che indirettamente, tra l’altro, si sostengono a
vicenda. Noi siamo per una terza opzione. Chiave dell’unità europea non sono
l’euro, la circolazione delle persone o le radici cristiane, ma lo stato
sociale. Per gli spagnoli l’Europa ha sempre rappresentato una garanzia di
modernità che per noi è una rottura con il passato franchista, ma soprattutto
una promessa di prosperità economica. Se questo si perde, si perde l’Europa, e
bisogna salvare l’Unione europea da questa involuzione antidemocratica e
antisociale. Questo è l’obiettivo fondamentale, anche con differenti
prospettive nazionali tra noi. Tra noi alcuni fanno parte del Partito della
sinistra europea e altri no, dobbiamo articolare una posizione comune sul modo
in cui saremo presenti nel parlamento europeo, ma credo che non avremo nessun
problema.
Come vi
ponete rispetto al dibattito sull’uscita dall’Euro?
Noi non proponiamo
un’uscita dall’euro e dall’Europa. Però pensiamo che la governance europea vada
cambiata radicalmente. Non pensiamo che il problema sia l’euro, ma il modo in
cui la politica economica europea si sottrae al controllo democratico. Se
l’Europa non si rende conto delle conseguenze delle sue politiche sui popoli e
sul Sud Europa, non avrà futuro. Noi vogliamo che lo abbia, e che si possa
esercitare un controllo democratico sulle sue politiche. Ma pensiamo anche che,
come ha dimostrato la vicenda della Grecia, prima di entrare in conflitto con i
poteri europei bisogna accumulare forza politica e assicurarsi di avere una
sufficiente forza popolare. Al momento i poteri europei sono più forti di noi.
Sono un Leviatano. E al Leviatano non interessa la giustizia, gli interessano i
rapporti di forze. Non li si può contrastare con la forza di un paese solo, per
quanto grande possa essere.
Qual è lo
stato di salute di Podemos?
Non è male.
Abbiamo raggiunto molto più di quanto pensavamo. Ad ogni passaggio abbiamo
avuto più forza di quella che immaginavamo.
Ora siamo preoccupati per la situazione politica che si va configurando. Siamo ancora nella situazione in cui le cose sembrano difficili, ma abbiamo accumulato un’enorme esperienza. Stiamo dimostrando che siamo capaci di governare meglio degli altri, prima a livello municipale, ora a livello statale. E abbiamo la pelle molto indurita dagli attacchi degli avversari. All’inizio ti destabilizzano, ora abbiamo imparato a difenderci. Per questo penso che non siamo in un brutto momento. Non sono riusciti a distruggerci, e questo non era scontato.
Ora siamo preoccupati per la situazione politica che si va configurando. Siamo ancora nella situazione in cui le cose sembrano difficili, ma abbiamo accumulato un’enorme esperienza. Stiamo dimostrando che siamo capaci di governare meglio degli altri, prima a livello municipale, ora a livello statale. E abbiamo la pelle molto indurita dagli attacchi degli avversari. All’inizio ti destabilizzano, ora abbiamo imparato a difenderci. Per questo penso che non siamo in un brutto momento. Non sono riusciti a distruggerci, e questo non era scontato.
Partiamo da
una base solida, e ora dobbiamo convincere molta più gente delle nostre
posizioni e per farlo dobbiamo affrontare il circo mediatico, che adesso parla
solo di Vox e di Catalogna. Con l’esperienza accumulata possiamo riuscirci.
Dalla società arrivano segnali interessanti. La mobilitazione dei tassisti è
riuscita a contrastare il bombardamento mediatico che li descriveva come
corporativi e di destra. Loro hanno visto che l’unico partito che li ha difesi
siamo noi. Pochi mesi fa c’è stata una grandissima mobilitazione delle donne:
un movimento che difende un’architettura sociale più giusta ed egualitaria.
Sono vittorie di popolo che ci fanno essere ottimisti. Bisognerà lavorare di
più e continuare a combattere. Ma se dovessi scommettere, scommetterei che
vinciamo.
Nelle foto: Pablo Echenique e sotto Podemos dopo le
elezioni del 2015
*
da il manifesto – 27 dicembre 2018