Clima. Quattro ong chiedono il
rispetto degli impegni presi con la Cop21, altrimenti si rivolgeranno alla
giustizia. Raccolte 1,8 milioni di firme in dieci giorni, un record storico. Il
ministro dell'Ecologia riceverà le associazioni a gennaio
di Anna Maria Merlo
*
Non si sono ancora esauriti gli effetti della
petizione contro l’aumento delle tasse sui carburanti, che hanno scatenato il
movimento dei gilet gialli, che già un’altra petizione – più potente come
numero di firme raccolte in soli 10 giorni, un record storico – scuote di nuovo
governo e presidente: L’Affaire du siècle ha raccolto 1,8 milioni di
firme per un ultimatum alle autorità, a cui viene chiesto di rispettare gli
impegni della Cop21 sulla lotta al riscaldamento climatico. Il testo della
petizione è stato spedito all’Eliseo, a Matignon e ai parlamentari il 18
dicembre e se non ci saranno risposte soddisfacenti le 4 organizzazioni
ecologiste all’origine dell’iniziativa a marzo si rivolgeranno al tribunale,
per denunciare lo stato per «carenza colpevole».
L’iniziativa è partita dalla Fondation pour la Nature
e l’Homme (fondata da Nicolas Hulot, ex ministro dell’Ecologia), da Notre
Affaire à tous, da Greenpeace France e da Oxfam France, la diffusione sulle
reti sociali è stata immediata, anche grazie alla partecipazione di nomi noti
del mondo dello spettacolo, come le attrici Marion Cotillard e Juliette
Binoche. La petizione, che mette lo stato con le spalle al muro rispetto
all’azione contro il riscaldamento climatico, «rimette al centro del dibattito
questo argomento occultato dalle questioni sociali con i gilet gialli – spiega
Audrey Pulvar, ex giornalista presidente della Fondation pour la Nature – ma
noi non opponiamo le due cose». La minaccia di denunciare lo stato non è una
novità: già l’Olanda è stata condannata due volte, a partire da iniziative
analoghe, per non aver messo in atto la riduzione delle emissioni di Co2,
mentre nella stessa Francia, in passato, lo stato ha ricevuto una condanna per
la proliferazione delle alghe verdi in Bretagna, per la carenza di protezione
dall’amianto (la Francia è molto in ritardo rispetto all’Italia su questo
fronte) e per la mancata applicazione di una direttiva Ue sulla qualità
dell’aria. Quest’autunno ci sono state tre marce per il clima in Francia, molto
seguite, a settembre, ottobre e dicembre (in pieno movimento dei gilet).
Il ministro della Transizione ecologia, François de
Rugy, riceverà le ong della petizione a gennaio. De Rugy ritiene che «il
successo di questa petizione è forse una replica al movimento dei gilet gialli
che a volte parlano dell’ecologia come di un problema». Ma per de Rugy «non è
un tribunale che può abbassare l’effetto serra, non tocca ai giudici forzare il
governo». Le ong interrogano il governo sul rispetto dell’Accordo di Parigi e
intendono verificare se è stata intrapresa la strada per ridurre entro il 2020
le emissioni di gas a effetto serra del 14% e del 20% il consumo di energia,
aumentando contemporaneamente del 23% le energie rinnovabili.
La Francia pretende di rispettare meglio di altri i
parametri e di dover fare meno sforzi, ma se c’è minore emissione di Co2 di
altri paesi Ue è dovuto al peso del nucleare (71% dell’energia elettrica).
nella foto: Manifestazione per il clima a Parigi
* da il manifesto - 28 dicembre 2018
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