di Angelo Romano *
Un “killer silenzioso”. Così i medici hanno
definito le ondate di calore perché mietono molte più vittime di quanto la
maggior parte delle persone si renda conto. E hanno impatti sui corpi e sulla
salute mentale.
Secondo le Nazioni Unite, 2,4 miliardi di persone nel mondo sono minacciate da “ondate di calore sempre più gravi, causate in gran parte da una crisi climatica indotta dai combustibili fossili”.
Uno studio pubblicato
recentemente su Nature Medicine ha rilevato che nel 2023 – l'anno
più caldo mai registrato anche se gli scienziati prevedono che il 2024 prenderà presto il suo posto – le
ondate di calore, aggravate dall’inquinamento da anidride carbonica, hanno
ucciso quasi 50mila persone in Europa. E il tasso di mortalità sarebbe stato
dell’80% più alto se le persone non si fossero adattate all'aumento delle
temperature negli ultimi due decenni. Questo significa che gli sforzi compiuti
per adattare le società alle ondate di calore sono efficaci, spiega al Guardian Elisa Gallo, epidemiologa
ambientale presso ISGlobal e autrice principale dello studio. “Ma il numero di
decessi legati al caldo è ancora troppo alto e l’Europa si sta riscaldando a un
ritmo doppio rispetto alla media globale: non possiamo dormire sugli allori”.
Come già rilevato dall’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo
di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, le ondate
di calore in Europa stanno diventando più intense, più lunghe e più frequenti.
Entro il 2050, prosegue il rapporto, circa la metà della popolazione europea
potrebbe essere esposta a un rischio elevato o molto elevato di stress da
ondate di calore durante l'estate.
“L'adattamento
all'aumento delle temperature ha svolto un ruolo cruciale nella prevenzione
della mortalità in Europa, ma rimane insufficiente”, ha aggiunto Dominic Royé,
ricercatore presso la Climate Research Foundation, che non ha partecipato allo
studio.
“Il caldo estremo sta
avendo un impatto estremo sulle persone e sul pianeta. Il mondo deve
raccogliere la sfida dell'aumento delle temperature”, ha affermato il mese scorso il Segretario generale dell'ONU,
António Guterres, esortando a una maggiore cooperazione internazionale.
Guterres ha chiesto di intervenire in quattro aree: 1) Prendersi cura delle
persone vulnerabili; 2) Proteggere i lavoratori; 3) Utilizzare i dati e le
ricerche scientifiche per incrementare la capacità di adattamento; 4) Limitare
l'aumento della temperatura globale a 1,5°C sostituendo i combustibili fossili
con le energie rinnovabili.
Gli scienziati
sostengono che i governi possono proteggere le persone dalle ondate di calore
progettando città fresche con più parchi e meno cemento, istituendo sistemi di
allerta precoce per avvertire le persone del pericolo imminente e rafforzando i
sistemi sanitari in modo che i medici e gli infermieri non siano costretti a
sovraccaricarsi quando le temperature salgono.
Ma anche le azioni
individuali, come stare in casa e bere acqua, hanno un forte effetto sul numero
di morti. Controllare i vicini e i parenti anziani che vivono da soli può fare
la differenza. Il dottor Santi Di Pietro, assistente alla cattedra di medicina
d'urgenza dell'Università di Pavia, ha affermato che i suoi colleghi curano più
pazienti al giorno di quanti ne curassero all'inizio di gennaio durante la
stagione influenzale.
“Il cambiamento
climatico deve essere considerato un problema di salute”, spiega ancora Gallo.
Anche sui luoghi di lavoro.
Secondo un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO),
oltre il 70% della forza lavoro mondiale è a rischio di morte o malanni a causa
del caldo estremo. Quasi 23 milioni di infortuni sul lavoro in tutto il mondo
sono causati dal caldo eccessivo.
L’Africa (93%) e la
penisola arabica (83%) sono le aree dove la forza lavoro è maggiormente esposta
alle ondate di calore. Europa e Asia centrale sono invece le regioni dove il
rischio di caldo estremo sta aumentando più rapidamente che in qualsiasi altra
parte del mondo, con un incremento di oltre il 17% dal 2020. Il rapporto
prevede che le ondate di calore provocheranno circa 1,6 milioni di vittime a
livello globale entro il 2050 e che il Sud-Est asiatico potrebbe essere tra le
regioni più colpite.
A lungo termine, i
lavoratori sviluppano malattie croniche gravi e debilitanti, che colpiscono il
sistema cardiovascolare e respiratorio e i reni. Sempre secondo l’ILO, 26,2
milioni di persone soffrono di malattie renali croniche a causa dello stress da
caldo sul posto di lavoro.
Le categorie
più a rischio sono, in particolare, i vigili del fuoco, i panettieri, gli
agricoltori, gli operai edili, i minatori, gli addetti alle caldaie, gli operai
di fabbrica. I lavoratori d’età pari o superiore a 65 anni, in sovrappeso,
affette da malattie cardiache o da ipertensione arteriosa, sono maggiormente a
rischio.
Uno degli aspetti meno
dibattuti è quello relativo, infine, agli impatti delle ondate di calore sulla
salute mentale. Negli ultimi anni, le discussioni sull'impatto dei cambiamenti
climatici sulla salute mentale si sono concentrate sull’eco ansia, un termine che indica
la preoccupazione, la paura o l’ansia cronica legata al destino del pianeta a
per via di gravi eventi climatici.
Meno si parla di
alcuni filoni di ricerca che stanno cercando di comprendere meglio gli effetti
dei cambiamenti climatici, in particolare il caldo estremo, sulla salute
mentale. Tra questi, anche l’ultimo rapporto dell’IPCC, secondo il quale
l'aumento delle temperature globali ha “influenzato negativamente” la salute
mentale nelle regioni di tutto il mondo.
In generale, il caldo
e il disagio possono influire sull'umore di una persona, portandola a sentirsi
più irritabile e stressata con effetti a catena sul comportamento. Un numero
crescente di ricerche collegano il caldo estremo a un aumento dei
comportamenti violenti.
Il caldo estremo può
avere implicazioni ancora più significative sul sonno. Le ricerche dimostrano
che il riscaldamento notturno sta peggiorando la qualità e le ore
di sonno a livello globale. Giorni o settimane di sonno in stanze troppo
calde possono non solo aggravare condizioni croniche come il diabete e le
malattie cardiache, ma anche influenzare negativamente i disturbi psichiatrici
Tutti questi aspetti
sono esacerbati per chi ha problemi di salute mentale. In questi casi, le ricerche hanno individuato un aumento dei ricoveri in
ospedale di persone con problemi di salute mentale e anche un rischio
maggiore di morire durante i periodi di alte temperature.
Tuttavia, restano
ancora tante le lacune nella comprensione delle interazioni biologiche,
psicologiche, sociali e ambientali tra salute mentale e calore, spiega Alessandro Massazza, project advisor su cambiamento
climatico e salute mentale presso Wellcome, una fondazione che si occupa di
salute mentale, malattie infettive e clima. Le
ricerche sono ancora sporadiche e limitate e, con esse, anche le politiche
dei governi: la salute mentale è a malapena presente negli impegni relativi al
clima in tutto il mondo.
Attualmente, solo il
3% degli impegni climatici presentati dai governi nazionali nell'ambito
dell'Accordo di Parigi menziona la salute mentale, prosegue Massazza. L'Australia Meridionale è uno dei pochi Stati che prevede
un supporto mirato per i gruppi a rischio, compresi quelli di persone affette
da patologie mentali. Anche le politiche basate sulla natura, che migliorano l'accesso
agli spazi verdi e blu, e le politiche dei trasporti che incoraggiano l’uso di mezzi
di locomozione lenti, come le biciclette, hanno dimostrato di avere benefici per
la salute mentale e l'ambiente.
“Una migliore
comprensione di come e perché il caldo estremo ha un impatto negativo sulla
salute mentale – conclude Massazza – sarà essenziale per realizzare un mondo in
cui nessuno sia bloccato da problemi di salute mentale, anche nel contesto di
un clima che cambia”.
* da valigiablu.it - 14 Agosto 2024
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