Francia. Da diversi anni in Francia non ci sono più né il bipolarismo destra/sinistra né una maggioranza chiara e netta. Il presidente però non vuole prenderne atto
di Mario Volpi *
La disciplina della forma di
governo nella Costituzione francese è ambigua. Da un lato il presidente della
Repubblica, eletto dal popolo dal 1962, è titolare di poteri privi di
controfirma ministeriale, compresa la nomina del primo ministro, dall’altro il
governo, politicamente responsabile nei confronti del parlamento, ha il potere
di determinare la politica della nazione e il primo ministro quello di dirigere
l’azione del governo.
La lettura dominante
ultra-presidenziale della Costituzione ha attribuito al presidente la
determinazione dell’indirizzo politico trasformando il primo ministro in un
mero esecutore. Ma si è trattato di un presidenzialismo «ad eccezione
coabitazionista» in quanto in tre periodi (1986/88, 1993/95 e per l’intera
legislatura 1997/2002) il presidente ha dovuto nominare un primo ministro e un
governo espressione di una maggioranza parlamentare di opposto orientamento
politico.
L’ULTRA-PRESIDENZIALISMO è
stata accentuato dalle riforme del 2000/01 che hanno equiparato a cinque anni
la durata in carica del presidente e dell’Assemblea nazionale e posposto di due
mesi le elezioni parlamentari rispetto a quelle presidenziali, il che tra il
2002 e il 2017 ha determinato un effetto di trascinamento delle seconde sulle
prime, caratterizzate da un crollo della partecipazione popolare (poco più del
43% nel 2017 e del 46% nel 2022). Macron ha accentuato la personalizzazione,
come dimostra la decisione dello scioglimento anticipato dell’Assemblea
nazionale annunciata la sera delle elezioni europee dopo avere non consultato
(come prevede la Costituzione), ma meramente informato il primo ministro e i
presidenti delle Camere.
NEL FRATTEMPO sono
entrati in crisi i due fattori che garantivano la stabilità dalla Quinta
Repubblica: dal 2017 il bipolarismo droite/gauche sostituito da un sistema
politico multipolare, nel 2022 il fait majoritaire, che grazie al sistema
elettorale maggioritario a doppio turno produceva una maggioranza parlamentare
di regola fedele al presidente. Così nel 2022 la coalizione macroniana non ha
avuto la maggioranza assoluta dei seggi e il presidente ha nominato un governo
di minoranza che ha fatto ricorso a rigidi strumenti procedurali per imporre il
sostegno parlamentare alle politiche presidenziali. La situazione scaturita
dalle elezioni straordinarie del 2024 è molto diversa: la coalizione
governativa ha dimezzato i suoi deputati, vi è stata una crescita del
Rassemblement national che non ha conquistato la maggioranza assoluta grazie
alla desistenza praticata al secondo turno elettorale, il Nouveau Front
populaire ha avuto la maggioranza relativa anche se lontana da quella assoluta.
Occorre quindi ricorrere ad una logica parlamentare con la formazione di un
governo di coalizione, che aggreghi una maggioranza o anche minoritario che
ricerchi il consenso sui singoli provvedimenti proposti, e determini la
politica nazionale.
IN QUESTO
CONTESTO Macron che ha perduto le elezioni si comporta come se fosse
libero di scegliere il governo che preferisce. Quindi il ricorso organico alle
consultazioni dei partiti parlamentari è sfociato nel rifiuto di nominare la
candidata indicata all’unanimità dalle sinistre, anche al prezzo della non
presenza come ministri di esponenti della France insoumise. Macron punta a dare
vita ad una coalizione dei perdenti (centristi e gollisti) e a una rottura del
Nfp, che contrasterebbe con la volontà manifestata dal popolo di sinistra. In
sostanza ripropone una lettura presidenzialista della Costituzione in un
contesto in cui è in evidente crisi e si impone quella parlamentare che non può
prescindere dall’applicazione rigorosa delle disposizioni costituzionali che
gli danno il potere di nominare il primo ministro ma alla luce del risultato
delle elezioni dell’Assemblea.
Difficilmente la risposta può
essere la destituzione del presidente, ventilata da Mélenchon, che richiede la maggioranza
dei due terzi dei membri prima delle due Camere poi del parlamento costituito
in Alta Corte. Piuttosto vanno prese in seria considerazione le proposte
avanzate in Francia, anche da vari costituzionalisti, di adozione di un sistema
elettorale proporzionale per l’Assemblea nazionale e di abolizione della
elezione popolare del presidente della Repubblica, ritenute più corrispondenti
al nuovo contesto politico e a un funzionamento parlamentare della forma di
governo.
nella foto: Un discorso alla
nazione di Emmanuel Macron sugli schermi di un bar
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da il manifesto - 29 agosto 2024
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