Quest’anno i consumi petroliferi italiani veleggiano
già a quota 34,9 milioni di tonnellate, mentre secondo la Fondazione per lo
sviluppo sostenibile i gas serra nazionali sono cresciuti tra lo 0,5 e l’1% nel
2017
Ronchi:
«Smettiamola di dire che l’Italia ha fatto la sua parte per il clima»
di Luca
Aterini *
L’Unione petrolifera, ovvero
l’associazione aderente a Confindustria che riunisce le principali aziende di
settore operanti nel nostro Paese, ha
appena diffuso i dati provvisori sui consumi segnati in Italia nei
primi sette mesi del 2018: si tratta di numeri tutti col segno più.
Da gennaio a fine luglio i consumi
petroliferi complessivi in Italia sono stati infatti «pari a 34,9 milioni
di tonnellate, con un incremento del 3,1% (+1.046.000 tonnellate) rispetto allo
stesso periodo del 2017». Un dato in linea con quelli relativi alla domanda di
carburanti: nello stesso periodo abbiamo consumato il 10,3% in più di
carboturbo (il carburante per gli aerei) e 18,2 milioni di
tonnellate di benzina+gasolio, con un incremento del 2,1% (+372.000
tonnellate); a crescere di più – in barba a ogni dieselgate – è stato proprio
il consumo di gasolio (+3,1%, ovvero +415.000 tonnellate), mentre la benzina ha
segnato il passo (-1,0%, cioè -43.000 tonnellate).
Che il diesel continui a piacere ai
consumatori italiani lo si può dedurre anche osservando la dinamica delle nuove
immatricolazioni di autovetture: nei primi sette mesi del 2018 sono risultate
in calo dello 0,7%, ma quelle diesel hanno coperto ben il 53,4% del totale e
quelle a benzina il 33,6%, seguite a larga distanza dai modelli più ecologici:
«Le auto ibride hanno coperto il 4,1% delle nuove immatricolazioni, le
elettriche lo 0,2%, quelle alimentate a Gpl e a metano rispettivamente il 6,3%
e il 2,4%».
È necessario sottolineare che tutto
questo non rappresenta una novità per il nostro Paese, ormai da anni. Anche i dati ufficiali forniti dall’Ispra mostrano da
tempo una ripresa delle emissioni di CO2 italiane, trainate da una pur debole
ripresa economica, con l’Enea a sottolineare un trend sempre meno in
linea con gli obiettivi climatici di lungo periodo.
Come spiega l’ex ministro dell’Ambiente
Edo Ronchi, intervenendo sulle pagine della Fondazione per lo sviluppo sostenibile
da lui presieduta, pure «nel 2017, secondo stime fatte dalla Fondazione per lo
sviluppo sostenibile, in attesa dei dati ufficiali, le emissioni in Italia sono
aumentate, anche se di poco, tra lo 0,5 e l’1%». Va detto che il quadro è
ancora confuso, in quanto alle stime preliminari della Fondazione si affiancano
quelle Eurostat (pubblicate a maggio) che indicano per il 2017 un
aumento delle emissioni di CO2 italiane legate al settore energetico pari al
+3,2% rispetto al 2016, mentre le prime indicazioni Ispra per il 2017 (sempre risalenti a maggio 2018) mostrano al
contrario una diminuzione pari allo 0,3% prendendo come riferimento tutti i gas
serra.
In attesa di dati ufficiali, senza
dubbio è possibile comunque affermare che al momento non ci sono segni evidenti
di una decisa decarbonizzazione del Paese, anzi. Anche nel mese di luglio 2018,
ad esempio, i consumi petroliferi italiani sono ammontati a quasi 5,5
milioni di tonnellate, con un incremento pari all’1,5% (+82.000 tonnellate)
rispetto allo stesso mese del 2017.
«Smettiamola di dire che l’Italia ha
fatto la sua parte per il clima, anzi che avrebbe fatto meglio degli altri
Paesi. Fino al 2014 – osserva Ronchi – le emissioni di gas serra in Italia,
anche per effetto della recessione economica, sono scese di circa il 17%
rispetto a quelle del 1990. Dal 2014, con la ripresa, sia pure lenta,
dell’economia, le emissioni di gas serra in Italia non sono più diminuite:
negli ultimi 4 anni sono rimaste ferme o sono aumentate, arrivando intorno a
430 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, un valore più alto delle
emissioni del 2014».
E nel mentre i cambiamenti climatici
non aspettano: se nel 2017 a livello globale,
sulla terraferma, l’anomalia della temperatura media è stata di +1.20 °C, in
Italia il riscaldamento è stato più intenso, pari a +1.30°C. Non solo dunque
non stiamo facendo la nostra parte contro i cambiamenti climatici, ma ne siamo
anche le prime vittime.
* da www.greenreport.it - 22 agosto 2018
Nessun commento:
Posta un commento