Un piccolo dramma, che tanto piccolo non è, sta arrivando
all’epilogo dietro le quinte delle elezioni francesi nell’alleanza
Socialisti-Ecologisti. Le avvisaglie si percepivano già nelle scorse settimane
ma la sera stessa di domenica, al termine del voto del primo turno per l’
Assemblea Nazionale, la questione è esplosa, diventando pubblica , o quasi.
In parole povere la si può riassumere così: i socialisti
hanno imbrogliato gli alleati ecologisti nella presentazione delle liste, forse con l’obiettivo di fondo di affossare la
possibilità che il gruppo di EELV abbia alla fine i 15 eletti che gli
permettono di costituire il gruppo parlamentare che gli darebbe una voce
autorevole, ultimamente sempre più flebile, nelle scelte del futuro governo del
paese; dopo avere, con qualche eccesso di ingenuità, favorito la vittoria di Hollande che fra tre
giorni , dopo il voto del secondo turno, potrebbe avere il proprio partito con
la maggioranza assoluta nella prima Camera del paese.
Che l’imbroglio sia pesante lo dimostrano due pesantissime
dichiarazioni di Cohn Bendit contro i
socialisti ( cioè contro i propri
alleati di governo e in parlamento dalla
prossima settimana) fra domenica e lunedì sera; un rientro in campo
probabilmente tardivo del leader dei verdi, o forse meglio dire, ex leader,
che aveva rappresentato lo splendido successo degli ecologisti alle elezioni
europee del 2009 dove ecologisti e socialisti, con il proporzionale delle
europee, erano alla pari, entrambi poco sopra il 16 %.
Quanto è accaduto può essere riassunto in breve: in parecchi
dei 66 collegi uninominali ( fra i 977 in
cui il voto è stato spezzettato nella logica dell’uninominale) dove, secondo
gli accordi discussi per sei mesi i socialisti “ desistevano” dal presentare il
proprio candidato a favore di EELV, ( ricambiati da altrettanti collegi da parte
dei verdi a favore dei socialisti ), sono spuntate all’ultimo momento liste
socialiste “dissidenti” che in pratica hanno decimato in questi collegi il numero di ecologisti che
secondo le previsioni comuni sarebbero andati, superando il 12,5% necessario,
al secondo turno ed a una probabile elezione. Ne risulta che esiste il rischio che alla fine del secondo
turno i verdi non abbiano un gruppo in
parlamento ( che sarebbe il quarto dopo
PS, UMP e la Gauche ) mentre la loro “desistenza” favorirebbe invece l’ottenimento probabile della maggioranza
assoluta socialista. In conseguenza i due ministri verdi ( la Douflot e Canfin
) , con due ministeri di scarso peso inventati per loro, farebbero poco più che le belle statuine in un governo
di 32 ministri e sottosegretari praticamente monocolore senza avere neppure un
gruppo di riferimento nell’aula dell’Assemblea. Un bello scherzo che speriamo i
verdi riescano a superare nelle prossime ore, che al di là dello squallore dell’operazione,
avrebbe conseguenze gravissime e che ci
riguardano da vicino.
A poche ore dalla chiusura dei seggi Cohn Bendit, con due
interventi riportati con ampio rilievo su Le Monde,
ha prima attaccato duramente il nuovo ministro dell’interno socialista
accusandolo di iniziare il mandato in piena continuità con il precedente
ministro di Sarkozy , poi con un intervento
a tutta pagina sul principale giornale francese, prendendola alla larga (
c’è ancora il ballottaggio), ha attaccato ancora più duramente i socialisti per la mancanza di pluralismo,
difendendo il centrista Bayrou (orientato nei ballottaggi verso la sinistra )
che nel proprio collegio più forte potrebbe essere lasciato fuori dal parlamento, forse a favore di un
conservatore. Forse un eccesso di politichese, e dietro un evidente moto di
rabbia, per il leader verde che sembra aver perso prima l’egemonia nel proprio
partito ma soprattutto aver confidato, mettendo al primo posto l’obiettivo di
liberare la Francia dai conservatori, in una “cooperativa” con i socialisti che
prima ha distrutto Eva Joly alle presidenziali ( 2,3%) in favore di una malgestita alleanza che
potrebbe segnare la crisi di EELV che comunque in due anni è scesa al 5,4%
mentre i socialisti sono al 34%.
Anche con un timido ma significativo ( e tardivo) comunicato del portavoce elettorale di
EELV Jacques Archimbaud già la sera di domenica i verdi hanno denunciato la gravità del raggiro socialista
fingendo di attribuirlo a iniziative personali di esponenti socialisti locali (
in parecchi collegi! ) alle quali ,
ovviamente, nessuno crede davvero. Una delle conseguenze immediate è anche che alcuni esponenti ecologisti di
rilievo, la cui elezione era data quasi
per scontata, resteranno fuori dal parlamento. La Douflot, che nelle trattative
si è garantita il collegio più sicuro nella 6a circoscrizione di Parigi dove è arrivata al 48% al primo turno ( alle
europee i verdi erano il primo partito in alcuni arrondissement della capitale
) è al momento l’unica eletta pressocchè sicura al prossimo ballottaggio (
tutti i ministri scelti da Hollande 20 giorni fa saranno confermati solo se
eletti, con successive immediate dimissioni nel loro collegio, dove subentra il candidato supplente). Soltanto un
esponente dei verdi è stato eletto al primo turno avendo superato il 50% (in generale gli eletti al primo turno sono pochissimi). Per
arrivare a 15 quasi uno su due dei verdi passati al secondo turno (che
sono 40 ) dovrebbero vincere ma solo il
candidato per l’America Latina (Sergio Coronado, al 36%) e altri 4-5 , oltre alla Douflot, hanno elevatissime chance di farcela.
Ma le conseguenze del giochino socialista sarebbero ben più
rilevanti e ci riguardano da vicino per almeno due motivi:
Il primo motivo è
che il probabile monocolore socialista e lo smantellamento di EELV archivierebbe definitivamente la possibilità
della fuoriuscita della Francia dal nucleare, almeno parziale e graduale, come timidamente sottoscritta negli
accordi di novembre con i verdi. L'accordo potrebbero diventare fra qualche giorno
poco più che carta straccia.
I movimenti antinucleari nostrani dimenticano troppo spesso che tutto il nord del nostro paese è a poche centinaia di km, meno della distanza fra Torino e Roma, da un bel gruppetto di centrali atomiche francese in gran parte obsolete; così come quasi tutti ignorano che gli eventuali utenti della ( ex ) nostra Edison, oltre a quelli dell’Enel, pagano direttamente la bolletta all’ EDF che la possiede e ci vende direttamente energia elettrica del nucleare a ridosso delle nostre Alpi, mentre nel periodo invernale compra energia da rinnovabili dalla Germania nei momenti di crisi di punta dei consumi, quando le centrali francesi vanno spesso in tilt..
I movimenti antinucleari nostrani dimenticano troppo spesso che tutto il nord del nostro paese è a poche centinaia di km, meno della distanza fra Torino e Roma, da un bel gruppetto di centrali atomiche francese in gran parte obsolete; così come quasi tutti ignorano che gli eventuali utenti della ( ex ) nostra Edison, oltre a quelli dell’Enel, pagano direttamente la bolletta all’ EDF che la possiede e ci vende direttamente energia elettrica del nucleare a ridosso delle nostre Alpi, mentre nel periodo invernale compra energia da rinnovabili dalla Germania nei momenti di crisi di punta dei consumi, quando le centrali francesi vanno spesso in tilt..
I socialisti francesi, in particolare la destra del
partito, di cui Hollande è il
rappresentante che inaspettatamente e misteriosamente ha prevalso fra i sei
candidati nelle primarie interne al partito che lo hanno portato dove stà, è da sempre filo nucleare, mentre è noto il
peso della fortissima lobby nucleare francese. Sarà un caso ma a 48 ore dal
voto di domenica il primo ministro
giapponese Noda ha annunciato che ci stà ripensando e che è possibile che
almeno 2-3 centrali nucleari giapponesi verranno riaperte, malgrado
la netta opposizione della maggioranza dei giapponesi. Se ci si illude che il
nucleare sia un capitolo chiuso forse è bene ripensarci: la lotta continua e la
prossima puntata si gioca in Germania ed in USA nell’anno che abbiamo davanti
e dovremmo farlo anche sui nostri confini del nord Italia.
Il secondo motivo
che ci riguarda è il peso di quell’imbroglio, un vero maglio distruttore per qualunque
forma di democrazia rappresentativa che è la miscela del presidenzialismo
coniugato con il micidiale doppio turno a collegi uninominali . E’ bene
ricordare che la Francia ha, con le ex colonie,
65 milioni di abitanti e che per partecipare al voto bisogna iscriversi
( in modo simile agli USA) alle liste elettorali. Lo hanno fatto solo 46
milioni di potenziali elettori. Hollande è diventato Presidente con 10,2
milioni di voti (Sarkozy è arrivato a 9,7) al primo turno e 18 milioni (con i
voti ecologisti, della sinistra e di parte dei centristi ) al secondo turno (Sarkozy
16,9) costituendo in pochi giorni il governo nel quale perfino la sinistra del
partito è stata messa nell’angolo .
Alle legislative di domenica scorsa hanno votato al primo turno meno di 27 milioni ( si prevede che circa
20 milioni andranno ai seggi al secondo turno ). I socialisti (miracoli del
marchingegno del doppio turno) hanno avuto solo 8,9 milioni di voti ( mentre si è raggiunto il massimo storico
delle astensioni al primo turno, 43% del corpo votante) e quindi con una netta minoranza di voti governeranno probabilmente con un monocolore e
tre soli gruppi in parlamento per i prossimi 5 anni. E non è un caso che fino a
due mesi prima delle presidenziali ( poi si è avviata la recita dello scontro
elettorale) il dibattito prevalente nel paese verteva sulle scarsissime
differenze fra i due principali contendenti: Sarkozy e Hollande. La solita
infinita alternanza inconsistente fra conservatori e socialdemocrazia che
paralizza e sta mandando al macero l’Europa.
Concludiamo per non farla lunga ricordando che il sistema
elettorale francese è quanto ci stanno preparando pari pari dietro le quinte PD
e PDL che ne discutono dall’agosto scorso e sempre di più convergono sull’idea
( che verrà fuori dal cappello solo all’ultimo momento) che è la migliore truffa che ci possono
proporre per salvarsi. Per intanto si sta discutendo anche come stravolgere in senso presidenzialista la Costituzione.
Non si tratta solo di fermare l’onda travolgente del
movimento di Grillo, che difficilmente con questo sistema arriverebbe alle
soglie del parlamento, ma anche di fare a pezzetti i propri fastidiosi “alleati”. Con tanti
auguri a Nicola Vendola, Antonio Di Pietro e le varie Albe del sol
dell’avvenire che dovrebbero forse osare qualche riflessione un po’ più radicale
del ri-girare in tondo al PD in attesa di ri-cadere per terra.
Resta il fatto che movimenti e soggetti che confusamente si agitano per cercare le strade del
cambiamento e dell’alternativa a ridosso delle imminenti scadenze elettorali
italiane, e che sono l’unica speranza per un paese gravemente malato, non hanno alcuna chance se non si demolisce il
nuovo teorema mortale che vuole sostituire definitivamente la banale base della democrazia, una testa un
voto, con la nuova versione che potremmo battezzare: una testa tre voti: cioè tenetevi sempre gli stessi oppure state comodamente a
casa a vedere il film in tv.
Naturalmente sui giornali italiani di tutte le questioni
descritte non c’è traccia..
Massimo Marino ( GCT)
Sulle elezioni francesi leggi anche qui
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