Intervista a Cohn Bendit di Matthieu Ecoiffier e Jonathan
Bouchet-Petersen *
Grazie alla loro alleanza con il PS, mai gli ecologisti
sono stati così forti nelle istituzioni. Ma nel seno della società come nel
loro movimento c’è un calo di regime. Alla vigilia di un consiglio federale dove Cecile Duflot
lascierà la direzione del partito, Daniel Cohn-Bendit mette in discussione le
deriva di Europe Ecologie-Les Verts che ha cofondato.
Diciassette
deputati, due gruppi parlamentari, due ministri: era insperato per EE-LV dopo
una presidenziale andata male.
Questo bilancio storico è la conseguenza logica dei
nostri successi alle elezioni europee del 2009 e regionali del 2010. E, più in
generale, della creazione di EE-LV. Il PS ha compreso che l’ecologia politica è
ancorata in una parte della società e che per riportare una vittoria contro la
destra, aveva bisogno di noi.
Dopo
i risultati delle legislative, tu hai segnalato il rischio per EE-LV di
diventare il PRV, il partito radical verde. Cosa volevi dire?
Il paradosso è che esistiamo nell’ Assemblea Nazionale,
al Senato e al Governo, ma non più nella società. I nostri successi
istituzionali non sono accompagnati, al contrario, da una dinamica civica. La
nostra immagine è diventata detestabile. Noi siamo sconfitti là dove si voleva ridare slancio: facendo una
politica diversa. Oggi noi incarniamo spesso l’insostenibile leggerezza
dell’arrivismo.
A
cosa pensi?
Quando si vede per esempio, in un documentario, Cecile
Duflot brandire la sua penna giurando che non firmerà mai un accordo col PS
senza l’uscita dal nucleare. E che evidentemente lo si firma comunque, perché è
un buon accordo, questo è devastante. La più detestabile è stata la corsa ai
posti ministeriali , compresa quella di
alcuni miei amici. Noi diamo delle lezioni di morale politica a tutti e, nello
stesso tempo, noi ci adeguiamo perfettamente al funzionamento gerarchico,
autoritario e cinico della politica tradizionale. Tutto questo porta al fatto che in un anno abbiamo perduto più della metà
dei nostri militanti.
Qual
è la tua parte di responsabilità in questo calo di rendimento?
Io sono uno dei colpevoli. Quando ho dichiarato che
l’importante, per EE-LV, era di avere un gruppo all’Assemblea Nazionale ed al
Senato, e non di concorrere alle presidenziali, non ho avuto l’energia e la
lucidità di proporre una candidatura, o anche la mia, per partecipare alle
primarie della sinistra che sarebbero state insieme, socialiste, radicali ed
ecologiste. Questo avrebbe reso la nostra alleanza col PS più coerente e noi
saremmo uscita dal passaggio delle presidenziali con una posizione più chiara.
Ma malgrado l’età e l’esperienza, ho dunque accettato la deriva culturale
nazional-presidenzialista di EE-LV.
Come
ti sei sentito quando Nicolas Hulot, già candidato alle primarie di EE-LV, ha
detto di aver votato per Melenchon al primo turno delle presidenziali?
Nicolas Hulot ha votato Melenchon ed Eva Joly ha fatto dipendere
da Melenchon la sua campagna. Per dei
candidati che vorrebbero rappresentare l’ecologia politica, questo mostra la
perdita di orientamento che ha frammentato il nostro movimento. Jean-Luc Melenchon
propone la pianificazione ecologica ma in un paese solo, all’opposto della
dimensione europea sostenuta da EE-LV.
Quando
Cecile Duflot dichiara che la cannabis dovrebbe essere sottoposta allo stesso
regime legale dell’alcol e del tabacco, incarna bene i vostri valori?
Assolutamente. Ed io l’ho difesa. Sono stato uno dei
pochi a montare risolutamente sulla ribalta. Per una volta non è stato suo
complice Jean-Vincent Placé che si è visto su tutti i palchi ed in tutte le
radio per sostenerla, troppo occupato com’era a trovare un ministero.
Sembri
pensare che lei non ha saputo riprendere la leadership che si era ottenuta dopo
le europee…..
Cecile Duflot ha una capacità fuori del comune di
imporsi nell’organizzazione. Anche se poi la lascia in brandelli. Ma fa fatica
ad avere delle idee che vadano al di là della matrice tradizionale degli
ecologisti. Capo clan, impone gli interessi dei suoi alleati come se fossero
l’interesse comune. Sfortunatamente, per riflesso contrario, i miei amici ed io
pure ci siamo lasciati andare alla stessa deriva.
Col
criticare sempre, non ti trovi nel ruolo del sempre brontolone?
Siamo chiari, io non sono obbligato a continuare a
combattere questa battaglia. Se altri lo fanno, posso aiutarli. Ma io sono un
militante con la condizionale. Essendo copresidente del gruppo verdi europei,
animo al Parlamento ed in tutta Europa, con altri, il dibattito esistenziale
sull’avvenire dell’Unione. Trovo che il guardarsi l’ ombelico nazionale e
quindi anche quello francese, mi annoia profondamente. Se questo partito continua
con questa struttura piramidale autoritaria, questo sarà senza di me. Mi
accorgo di non poter essere in prima linea e nello stesso tempo mi dico: “Dany, il
tuo intervento al Parlamento europeo sulla Cina, la Libia o l’Egitto, su questo
c'è Europe Ecologie!”. Bisogna sapersi dividere i compiti.
Credi
ancora ad una ripresa?
Sicuro. Ma non si produrrà che quando saremo capaci di avere
un dibattito interno e di rimettere in discussione le nostre pratiche. Quando
sento certi dare aria alla bocca dicendo : “Si è all’apogeo della nostra forza
politica, siamo la terza forza parlamentare”, io dico attenzione!. Quando avremo
partecipato uno o due anni al governo in questo contesto di crisi, le prossime
elezioni saranno molto difficili. Bisognerà avere qualcosa da dire.
Con
i suoi gruppi parlamentari, EE-LV dispone di tribune inedite…..
Per la presidenza del nostro gruppo all’Assemblea, il
binomio uomo-donna con Francois de Rugy e Barbara Pompili è un buon inizio. Resta
da fare lo stesso al Senato ed alla testa di Europe Ecologie. Nel Parlamento,
per essere dei riferimenti, i nostri deputati dovranno prendere delle
iniziative e dare prova d’ immaginazione politica. La loro sola missione non
può essere di salvare i soldati ministri di EE-LV.
Alcuni
di voi chiedono una direzione più collegiale
Questa è la sfida. E quello che propone Pascal Durand
(che succederà a Cecile Duflot alla testa del partito). Non metto in dubbio la
sua volontà di arrivare ad un funzionamento più collettivo.
*
da: Liberation 22 giugno 2012
( traduzione
del Gruppo Cinque Terre a cura di Giovanni Chiambretto )
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