Sigillare le porte girevoli tra due
sfere indipendenti: politica e haute finance
Da Platone
al settecentesco Lo spirito delle leggi di Montesquieu, passando per
John Locke, la teoria della separazione dei poteri è uno dei pilastri dello
stato di diritto e delle nostre moderne democrazie, distinguendo tra funzione
legislativa, esecutiva e giudiziaria. Scendendo dal piano ufficiale per calarsi
in quello ufficioso, col tempo si è ampliato il ventaglio al cosiddetto
"quarto potere" (costituito dal mondo dell'informazione e dei mass
media).
Fatti salvi
i magnifici quattro, l'unico che veramente sembra avere peso all'interno della
nostra civiltà-mondo è ora il "quinto potere", quello finanziario.
Tale potere lega e si infiltra pervicacemente all'interno dei quattro,
coerentemente con quella teoria del tutto che da sempre ambisce ad essere la
dottrina neoliberista.
«Dai primi
anni '80 a oggi - scrive il sociologo Luciano Gallino nel suo Finanzcapitalismo
- i confini tra politica ed economia, nonché tra queste due e le loro
emanazioni in forma di organizzazioni internazionali, non sono stati
attraversati soltanto, nei due sensi, da attività industriali e finanziarie, o
da testi legislativi. Tra i due sottosistemi è avvenuto anche un intenso quanto
rapido scambio di personale. Da tempo si suole propriamente parlare, al
riguardo, di revolving doors, porte girevoli. Alti dirigenti di istituzioni
finanziarie private sono diventati ministri o titolari di importanti cariche
pubbliche [...] Richiamando tali movimenti incrociati tra le sfere
dell'economia e della politica non si vuol qui alludere al mero fatto - per
altro non del tutto da escludere - che gli interessi di ambito possano venire
traslati, insieme con la persona, dall'economia alla politica e viceversa. Si
vuol piuttosto rinviare alla comunanza di linguaggio, di schemi interpretativi,
di sensibilità per alcune questioni e di insensibilità per altre, che tra vaste
schiere di personale della politica e dell'economia viene a formarsi grazie al
ripetuto attraversamento dei confini tra le due sfere».
Il nodo
gordiano da sciogliere per provare ad uscire dalla crisi (che rimane una crisi
di civiltà, prima che finanziaria) è dunque niente meno che quello di una
ridefinizione e riappropriazione del potere da parte di una politica
legittimata dai cittadini, contrapposta all'adiacente ma sfuggente mondo della
finanza ad alta velocità. «Nel mondo di oggi il potere è estremamente
frammentato e la crisi europea è la prova più lampante di questa tendenza»,
scrive Moisés Naim su le colonne de la Repubblica.
Non è
altrettanto lampante, ma rimane sicuramente altrettanto grave, il deficit di
democrazia al quale questo processo ci ha infine condotti. Sbiaditi i confini
tra i cinque poteri che governano la nostra struttura sociale, gli interessi
propri della sfera economica, drogati dall'individualista ideologia
neoliberale, hanno condotto il desiderio del profitto e della rendita a breve
termine a produrre un delirio d'onnipotenza per la connivenza (ed il seguente
sorpasso) con la sfera politica.
«Il grave
abbandono del principio fondamentale delle democrazie costituzionali sta
provocando una profonda corruzione persino nel sistema americano - osserva il
giurista Guido Rossi su il Sole24Ore - come hanno anche di recente documentato
Lawrence Lessig e Ronald Dworkin. Ed è questa corruzione della classe politica
che ha come conseguenza la perdita di fede nei processi della democrazia, la
disaffezione al voto e la rabbia o il disgusto verso il sistema politico, in
America come in Europa e in Italia».
In un clima
siffatto, la capacità di creare e canalizzare consenso per la rimodulazione
della nostra società su binari sostenibili - economicamente, socialmente ed
ambientalmente parlando - viene purtroppo dissipata in un'azione sparsa e non
coordinata, che non riesce a condensare una sufficiente quota di potere per
sfociare in ricadute pratiche ad alto livello.
Senza un
controllo e confinamento reciproco tra poteri indipendenti, al potere
esercitato non corrisponde più alcuna responsabilità come giusto corrispettivo.
Tolta la moderazione, è dato sfogo agli interessi umani più effimeri ed
egoistici - bassi, e solo per questo più facilmente accessibili - poi proposti
come modello per la caduca società dei consumi. L'unico modo per uscire da
questo circolo vizioso è smetterla di correre all'interno del cerchio, fare un
passo avanti e riaffermare che anche nel gioco del potere ci sono delle regole
da rispettare: eludere il soggetto girandoci intorno non è che sterile
attendismo, che ci condanna a galleggiare con ignavia aspettando nient'altro
che il temuto naufragio si compia.
* da www.greenreport.it
6 giugno 2012
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