7 giugno 2012

L'importanza delle regole democratiche per uscire dalla crisi


di Luca Aterini *

Sigillare le porte girevoli tra due sfere indipendenti: politica e haute finance

Da Platone al settecentesco Lo spirito delle leggi di Montesquieu, passando per John Locke, la teoria della separazione dei poteri è uno dei pilastri dello stato di diritto e delle nostre moderne democrazie, distinguendo tra funzione legislativa, esecutiva e giudiziaria. Scendendo dal piano ufficiale per calarsi in quello ufficioso, col tempo si è ampliato il ventaglio al cosiddetto "quarto potere" (costituito dal mondo dell'informazione e dei mass media).
Fatti salvi i magnifici quattro, l'unico che veramente sembra avere peso all'interno della nostra civiltà-mondo è ora il "quinto potere", quello finanziario. Tale potere lega e si infiltra pervicacemente all'interno dei quattro, coerentemente con quella teoria del tutto che da sempre ambisce ad essere la dottrina neoliberista.

«Dai primi anni '80 a oggi - scrive il sociologo Luciano Gallino nel suo Finanzcapitalismo - i confini tra politica ed economia, nonché tra queste due e le loro emanazioni in forma di organizzazioni internazionali, non sono stati attraversati soltanto, nei due sensi, da attività industriali e finanziarie, o da testi legislativi. Tra i due sottosistemi è avvenuto anche un intenso quanto rapido scambio di personale. Da tempo si suole propriamente parlare, al riguardo, di revolving doors, porte girevoli. Alti dirigenti di istituzioni finanziarie private sono diventati ministri o titolari di importanti cariche pubbliche [...] Richiamando tali movimenti incrociati tra le sfere dell'economia e della politica non si vuol qui alludere al mero fatto - per altro non del tutto da escludere - che gli interessi di ambito possano venire traslati, insieme con la persona, dall'economia alla politica e viceversa. Si vuol piuttosto rinviare alla comunanza di linguaggio, di schemi interpretativi, di sensibilità per alcune questioni e di insensibilità per altre, che tra vaste schiere di personale della politica e dell'economia viene a formarsi grazie al ripetuto attraversamento dei confini tra le due sfere».
Il nodo gordiano da sciogliere per provare ad uscire dalla crisi (che rimane una crisi di civiltà, prima che finanziaria) è dunque niente meno che quello di una ridefinizione e riappropriazione del potere da parte di una politica legittimata dai cittadini, contrapposta all'adiacente ma sfuggente mondo della finanza ad alta velocità. «Nel mondo di oggi il potere è estremamente frammentato e la crisi europea è la prova più lampante di questa tendenza», scrive Moisés Naim su le colonne de la Repubblica.
Non è altrettanto lampante, ma rimane sicuramente altrettanto grave, il deficit di democrazia al quale questo processo ci ha infine condotti. Sbiaditi i confini tra i cinque poteri che governano la nostra struttura sociale, gli interessi propri della sfera economica, drogati dall'individualista ideologia neoliberale, hanno condotto il desiderio del profitto e della rendita a breve termine a produrre un delirio d'onnipotenza per la connivenza (ed il seguente sorpasso) con la sfera politica.

«Il grave abbandono del principio fondamentale delle democrazie costituzionali sta provocando una profonda corruzione persino nel sistema americano - osserva il giurista Guido Rossi su il Sole24Ore - come hanno anche di recente documentato Lawrence Lessig e Ronald Dworkin. Ed è questa corruzione della classe politica che ha come conseguenza la perdita di fede nei processi della democrazia, la disaffezione al voto e la rabbia o il disgusto verso il sistema politico, in America come in Europa e in Italia».
In un clima siffatto, la capacità di creare e canalizzare consenso per la rimodulazione della nostra società su binari sostenibili - economicamente, socialmente ed ambientalmente parlando - viene purtroppo dissipata in un'azione sparsa e non coordinata, che non riesce a condensare una sufficiente quota di potere per sfociare in ricadute pratiche ad alto livello.

Senza un controllo e confinamento reciproco tra poteri indipendenti, al potere esercitato non corrisponde più alcuna responsabilità come giusto corrispettivo. Tolta la moderazione, è dato sfogo agli interessi umani più effimeri ed egoistici - bassi, e solo per questo più facilmente accessibili - poi proposti come modello per la caduca società dei consumi. L'unico modo per uscire da questo circolo vizioso è smetterla di correre all'interno del cerchio, fare un passo avanti e riaffermare che anche nel gioco del potere ci sono delle regole da rispettare: eludere il soggetto girandoci intorno non è che sterile attendismo, che ci condanna a galleggiare con ignavia aspettando nient'altro che il temuto naufragio si compia.

* da  www.greenreport.it    6 giugno 2012

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