11 febbraio 2009

Verdi Consiglio federale

Si è svolto il 7-8 febbraio a Roma il Consiglio federale dei verdi. Sul sito www.verdi.it la mozione approvata (75%) e quella respinta (20%) sulle elezioni europee.
Alcuni interventi nei
commenti

3 commenti:

  1. Massimiliano Di Gioia 09/02/09
    La situazione è molto chiara. In una battuta potremmo dire: “al CFN ci sono pochi Verdi”. Cioè, la maggioranza del CFN non crede ai Verdi e non crede nel rilancio di un progetto ecologista dei Verdi. La nostra posizione ha fatto emergere con chiarezza questo elemento. E l’ambiguità (solo apparente) della mozione della maggioranza è stata ben smascherata da Ripamonti. “rendere visibile il simbolo in una ampia alleanza” è veramente risibile come coniugare “la diversità dei Verdi nella Sinistra del terzo millennio”. Loro sono maggioranza e non sono in grado di proporre lo scioglimento dei Verdi che è esattamente quello che vogliono. A tempo debito, vedrete, quando la sinistra del terzo millennio con dentro la diversità dei verdi sfiorerà il 4% (o raggiungerà la doppia cifra del 10% perchè si rosicchieranno tutti i voti del povero Veltroni!). Oppure prenderà il 2% e ci diranno che era meglio andare da soli, ma stavolta non potranno dire: “be’, abbiamo deciso tutti insieme di andare con la Sinistra”. No, stavolta proprio no. Il 20 % crede veramente nei Verdi e nel rilancio del soggetto ecologista perchè facciamo i verdi dentro e fuori del CFN, quotidianamente. Diamo voce alla comunità ecologista del nostro paese che è per fortuna molto più grande del consiglio nazionale. Forza, combattiamo e riprendiamoci lo spazio, OVUNQUE.
    ENTUSIASMO, BELLA GENTE…ECOLOGISTA
    Massimiliano Di Gioia - consigliere nazionale, esecutivo roma

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  2. Anonimo01:36

    I Verdi al capolinea. Che piaccia o no, un percorso è finito.

    Scorrono sul web rarefatti appelli a partecipare “in massa” (?) al Consiglio federale dei Verdi che il 7 e 8 dovrebbe decidere, inesorabilmente, i loro destini.
    Sono stato uno dei fondatori dei Verdi in tutto il Piemonte (60 liste ) all’inizio degli anni ’80 e Coordinatore nazionale (negli 11) dopo la fondazione di Finale Ligure. Ne sono uscito a metà degli anni ’90 costatata l’impossibilità di svolgervi una dignitosa attività, dopo essere stato, per conto dei verdi piemontesi, coordinatore, consigliere ed unico assessore regionale della loro storia.
    Sono rimasto un ecologista e non ho scoperto in me vocazioni di carriera nè nell’estrema sinistra “bertinottiana” ne nel “progetto riformista veltroniano”, ritornando con soddisfazione a fare il ricercatore ed il delegato sindacale e per l’ambiente nella fabbrica in cui da sempre ho lavorato.

    Con crescente apprensione ho visto negli anni il progressivo trasformarsi dei Verdi da nuovo soggetto del terzo millennio nato dal superamento e dal fallimento di tutte le sinistre, sia quelle staliniane sia quelle socialdemocratiche, in un piccolo gruppo risucchiato nelle logiche dei partitini ex-parlamentari dell’estrema sinistra. Impermeabile alle critiche che dal paese venivano contro la casta, la corruzione ed il professionismo nella politica. Critiche che al momento stanno producendo, ahinoi, solo l’astensionismo, il dipietrismo e, bene che vada, un po’ di grillini in qualche comune italiano.

    Al congresso di luglio sono rimasti “minoranza” gli appelli di Boato a correggere la rotta riportando i Verdi nella loro originaria collocazione, al di fuori ed al di sopra degli attuali frammenti residui della sinistra. I limiti di Boato erano tre: 1) l’impressione, seppure non vera per chi lo conosce, di porsi come fiancheggiatore del PD. 2) un troppo personalizzato attacco a Pecoraro avallando l’idea (sbagliata) che la crisi devastante dei Verdi nascesse da lui e non da un percorso discendente che ha più di dieci anni e coinvolge, nessuno escluso, tutti i precedenti portavoce. 3) la non comprensione che l’affossamento di Pecoraro è nato nelle stanze di PD e PDL come strumento per espellere i Verdi dalla politica italiana (come si è visto nei mesi successivi) e non certo nel congresso di Luglio.
    Boato lo ha verificato anche di persona con l’eliminazione dei Verdi trentini dalla giunta provinciale (pur moderati) da parte di Dellai in Trentino. Resta il fatto che Boato ha indicato l’unica strada utile e che questa è stata respinta.

    I “vincitori”di luglio, un insieme di gruppetti diversi coalizzati, si accorgono, dopo sei mesi da luglio, che non hanno vinto niente. In questi sei mesi preziosi i Verdi sono scomparsi dal territorio e dall’informazione; non vengono presi in considerazione neppure quando si parla dei “nanetti” considerandoli un appendice di Ferrero o di Vendola (l’ultimo caso, fra tanti altri, il penoso Porta a Porta di ieri sera). In sei mesi, per quanto io sia un rimestatore di programmi tv per alimentare il mio blog e la mia curiosità, non mi è successo di incontrare una volta la Francescato in TV (tranne una volta su ECOTV all’una di notte!) e solo tre volte l’immancabile Cento che, nel suo piccolo, è uno dei principali ispiratori della suicida deriva dei Verdi verso l’estrema sinistra, credo con qualche pentimento inconfessato negli ultimi tempi .

    E’ bastato il giochino del blocco al 4%, preparato da tempo, per mostrare che il re, la regina ed i sette nani accoltellatori dell’estrema sinistra (contateli, sono proprio sette!) sono nudi e non hanno ad oggi foglie a disposizione per coprire le loro vergogne di fronte agli elettori. Insieme al giochino è stata anche buttata la polpetta avvelenata dell’odg che favorirebbe la presentazione di simboli nuovi.
    Non è un favore a nessuno, ma un favore che il PD fa a se stesso.
    E’ ovvio infatti che Veltroni ha tutto l’interesse ad avere due simboli rossi alla propria sinistra (non importa se falcemartellati, biciclettati, od un po’ imbrattati di macchioline verdi (certo questo Vendola è arrivato a fagiolo…un po’ troppo a fagiolo) perché l’appello al voto utile, sostenuto da due-tre sondaggi degli amici di SWG-Repubblica che mostrino le due listarelle rosse attorno al 2,5-3 % provvederanno a far scappare tutti verso DiPietro, verso l’astensione e qualcuno anche verso il PD.
    Il quale ha ancora parecchi assi nella manica: l’assunzione al momento giusto, di un radicale ed un socialista nelle proprie liste europee (e nella suddivisione dei rimborsi) e, perché no, magari di un ambientalista e di uno di sinistra estrema (Realacci, Della Seta, Neirotti..insegnano che c’e ne sempre a disposizione) .
    A chi pensi che sto fantasticando, ricordo che il PD perderà clamorosamente le europee (in percentuale) ma non gli eletti, che saranno almeno una ventina, magari più del 2004, proprio per il gioco del 4%.
    La preoccupazione di Veltroni, che si gioca tutto, è quella di non scendere sotto il 3.. , per evitare di andare in Africa (come promesso), a Gaza (dove lo vuole Santoro) o a Manatthan (dove ha comprato un grazioso attico) a fare il fan di Obama. Non ha alcun problema a raccattare tutto quello che può salvargli il futuro in cambio di due, tre marginali al PE.
    Che fare dunque, oltre ad avere la nausea per questo modo di fare politica e lagnarsi ?

    Prima ipotesi Mi sembra doveroso che i Verdi propongano l’unione di tutte le aree laiche e democratiche in un'unica lista (magari LIBERTA’ e DEMOCRAZIA senza alcun logo visto che il partito della libertà e quello democratico le cancellano).Lista proposta a tutti, da radicali e socialisti fino a rifondazione, non escludendo un appello a Grillo, cioè fuori dal ghetto della sinistra . La proposta non ha probabilmente alcuna possibilità, vista l’ottusità politica diffusa in quest’area; inoltre scatenerebbe il panico nel PD che, come detto, la impedirà a tutti i costi. Ma è politicamente corretto proporla con la massima serietà perché sarebbe capita dalla gente e non snaturerebbe la vocazione di nessuno.

    La seconda ipotesi, presentarsi da soli, presuppone una rivoluzione culturale dentro i verdi (specie romani), il bombardamento del quartier generale (quel che resta) e che mille fiori fioriscano, lanciando un appello alle migliaia di gruppi, associazioni, comitati, circoli, blog, ambientalisti, animalisti, non violenti, pacifisti, ondivaghi perché si impegnino a salvare i verdi ed il loro stesso futuro che viene indebolito dalla scomparsa dei Verdi.
    Una scelta che ha senso perché riprenderebbe a riferimento quel 35-40% di elettori che sceglieranno o di non votare o di votare per protesta Di Pietro e che non sono assolutamente più disponibili a rivotare per l’estrema sinistra in qualunque forma e coloritura si presenti.
    Per essere seria questa scelta presuppone anche che, con discrezione, gli attuali portavoce, finti e reali, i presunti candidandi o aspiranti ricandidandi si facciano un po’ da parte, almeno un pochino, e ricerchino nel territorio quei tre, quattro nomi esterni all’apparatino verde, sicuramente ambientalisti e pacifisti e sicuramente impegnati nel caso di elezione, ad aderire al gruppo Verde in Europa, che potrebbe consolidarsi come quarto gruppo a Bruxelles. Tenendo comunque conto che un eventuale quorum raggiunto dovrebbe dare 4 o più eletti.
    Non è una strada facile ovviamente, ma dei nomi ci sono ed in ogni caso, anche in caso di mancato quorum si mantiene un futuro aperto ai Verdi, nella loro piena autonomia, mettendo mano alla loro dissoluzione e rifondazione dovendo passare probabilmente attraverso la ri-nascita di venti nuovi partiti/movimento regionali.

    La terza ipotesi, quella che sembra, non si sa perché, la più rassicurante, è quella della bicicletta con SD e non si sa bene chi altri; come la tetta della mamma intravista dal neonato sfinito dalla fame è un’ ipotesi che affascina qualche decina di verdi esausti qua e là, ma soprattutto quelli in posizioni “autorevoli”. Salvo poi scoprire che la tetta non darà latte, come percepisce bene chiunque viva fuori dalle anguste stanze della politica romana.
    Presuppone una seconda lista, anch’essa “di sinistra” e, come abbiamo detto, un insuccesso sicuro di entrambe, esattamente come prevede il PD, che ci guadagna 5-6 eletti e che renderà però Di Pietro e Grillo gli unici protagonisti sopravvissuti.

    La bicicletta, si dice, ha avuto “un esito dignitoso” in Abruzzo. E’ falso, gli italiani, quelli in carne ed ossa, non sanno che vuol dire SD (che non sembra per nulla convertita ad una vocazione ecologista, basta verificare i loro riferimenti in Europa e la loro indisponibilità a fondersi nei verdi).In Abruzzo la bicicletta ha rieletto un verde perdendo tanti voti ( mentre trionfava Di Pietro e l’astensione), solo perché con un incredibile colpo di mano tutti i partiti hanno aumentato a 66 i consiglieri regionali da eleggere (in Piemonte sono lo stesso numero con quasi 4 volte gli elettori) senza il quale tutto sarebbe stato… meno dignitoso. E’ probabile comunque che la bicicletta sarà la strada percorsa e aprirà, dopo averla misurata sul campo, un capitolo totalmente nuovo per chi vuole far rinascere i Verdi in Italia.

    Quella del “saltare un giro “, naturalmente, è solo una fesseria. Chi la racconta, se è in buona fede e non ha secondi fini, sta solo ammettendo che la federazione dei Verdi non esiste più.


    Massimo Marino 6 gennaio Torino (ECO blog)

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  3. Anonimo01:39

    Appello: PER UNA RINASCITA VERDE

    potete firmarlo, farlo girare un po’ nelle vs mailing-list, inserirlo nei siti e comunque avviare una mobilitazione dal basso.
    Iacopo Nappini (Sesto Fiorentino)

    APPELLO:
    Il Consiglio federale nazionale di Sabato 7 e Domenica 8 febbraio 2009 si e’
    spaccato sulla decisione se rafforzare l’identita’ ecologista dei Verdi con
    nuovo slancio ed efficacia continuando l’azione politica avviata oltre venti
    anni fa, oppure scioglierla in un costituendo contenitore di sinistra.
    Questa seconda proposta è prevalsa con circa i due terzi degli aventi
    diritto al voto.
    Tuttavia in queste ultime settimane molti iscritti, simpatizzanti o
    associazioni si sono dichiarati contrari alla definitiva liquidazione del
    piu’ antico partito sopravvissuto all’attuale quadro politico italiano.
    Adesso siamo ad una svolta, e ognuno di noi e’ chiamato a rispondere alla
    propria coscienza: “mutarsi geneticamente o preservare l’originario gene”.
    Chi non ci sta, chi non vuole svendere il patrimonio ideale e poltico, di
    competenze, di energie e di tempo dedicato in questi anni alla “questione
    ambientale”, di rilevanza planetaria, alle battaglie pacifiste e legalitarie
    sottoscrive questo appello per chiedere di organizzare, al piu’ presto, un
    incontro nazionale dei Verdi che vogliono contribuire a rafforzare, con una
    chiara e autonoma
    identita’, una rinnovata politica ecologista in Italia e in Europa.

    PER FIRMARE: http://www.firmiamo.it/perunarinascitaverde

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