"Non può valere solo per Camera". Ma chi
teme urne frena
Si complica
il destino dell'Italicum che oggi è stato messo in dubbio dal presidente
emerito della Corte costituzionale, Giuseppe Tesauro. L'ex giudice della
Consulta, estensore della sentenza che a gennaio ha dichiarato illegittimo il
Porcellum, ha parlato di "troppe criticità" e di "dubbi sulla compatibilità
costituzionale" sia per la versione approvata dalla Camera, sia per la
nuova versione su cui la maggioranza si è recentemente accordata. In una
audizione alla commissione Affari costituzionali del Senato, Tesauro ha
smontato l'Italicum pezzo a pezzo. Non solo, ha ammonito, non vanno bene la
soglia del 37% per il premio di maggioranza, i listini bloccati, e gli
sbarramenti troppo alti, punti che la maggioranza è intenzionata a cambiare; il
presidente emerito della Corte ha messo in discussione anche l'impianto di
fondo della legge che rende di "dubbia compatibilità costituzionale"
anche la nuova versione voluta dalla maggioranza.
Tesauro ha rilevato che anche con l'introduzione delle preferenze nei collegi, non si risolve il problema posto dal meccanismo dell'assegnazione dei seggi sulla base del risultato nazionale e non su quella del risultato nei singoli collegi.
"Anche con la preferenza - ha detto rivolgendosi a un senatore che gli aveva posto una domanda - c'è il rischio di far eleggere con i voti degli elettori di Napoli lei, che si è candidato in una altro collegio". Anzi, a quel punto la preferenza diverrebbe quasi una beffa.
Men che meno va bene il capolista bloccato, perché le preferenze "varrebbero solo per i partiti maggiori o addirittura per il solo partito maggiore, mentre i deputati dei partiti minori eleggerebbero solo i capilista bloccati. "Non voglio usare parole grosse - ha detto Tesauro - ma qui si sta parlando della democraticità del sistema".
C'è poi il problema sollevato mercoledì dall'altro ex presidente della Corte, Gaetano Silvestri, che aveva sottolineato la necessità di inserire una norma che renda applicabile l'Italicum anche per il Senato nel caso in cui si sciolgano le urne prima dell'approvazione della riforma del bicameralismo. Richiesta oggi avallata da Tesauro. Altrimenti, ha detto, e' meglio non approvarlo subito ma aspettare che passi in via definitiva la riforma che cancella il Senato elettivo. Cosa impraticabile per il Pd e per il premier Renzi.
Ma inserire la norma che rende applicabile l'Italicum anche al Senato invera i fantasmi delle urne anticipate, spingendo i parlamentari a tirare il freno a mano. D'altra parte non è nemmeno da dare per scontato il via libera del Quirinale alla promulgazione di una legge che vale per la sola Camera mentre è ancora vigente il bicameralismo.
Il ministro Maria Elena Boschi non ha voluto commentare lo stato del dibattito, ma va registrato un incontro riservato con la relatrice e presidente della Commissione Anna Finocchiaro per fare il punto della situazione.
da ansa.it
24 novembre 2014
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