Da
oggi inizia ad arrivare nelle librerie '' 68 volte ti amo '' il romanzo storico
che si svolge nei 12 mesi del 1968
Oltre
che nelle librerie , dove può essere ordinato se non disponibile, può essere
acquistato via internet presso l'editore FioriGialli
( www.fiorigialli.it - info@fiorigialli.it
- tel: +39 069639055 )
o anche richiesto all'autore.
A San Mauro Torinese è già reperibile presso la libreria ''Il gatto che pesca''
( 011 8220998) , nei nuovi locali di fronte alla chiesa di Pulcherada.
Di
seguito la prefazione al romanzo.
Note
di prefazione
E’ complicato definire e spiegare oggi cosa è 68
Volte ti amo.
Un
racconto esile più che un romanzo, ancora troppo vicini gli avvenimenti per
definirlo un romanzo storico compiuto. Ma i fatti che coinvolgono i
protagonisti sono rigidamente rispettosi della realtà storica, delle date
esatte, a volte perfino dell’ora e,
in qualche caso, delle condizioni meteorologiche di quel giorno. Non è una
autobiografia individuale anche se non si può negare che parte di quanto
descritto ha a che fare con me e con persone da me conosciute. Non è un diario
sentimentale o una ricostruzione degli amori giovanili del protagonista, ai
quali per un attimo può far pensare il titolo. Insomma, siamo lontani da una
versione nostrana di un kamasutra in salsa sessantottina, di cui altri,
comunque più bravi di me, hanno già abusato abbondantemente sulla carta, in tv e al cinema.
Confesso che la voglia di scrivere, in
apparente dissociazione con i tempi delle ricostruzioni ufficiali, l’ho avuta
nel 2008, anno del quarantennio, nel quale forse per l’ultima volta, speriamo, mezzi di informazione,
ex sessantottini più o meno pentiti, qualche storico e qualche protagonista un
po’ più serio hanno cercato di riproporre, specie a chi nel 1968 non era forse
neanche nato, che cosa accadde
quell’anno contemporaneamente in decine e decine di paesi del mondo, pur in assenza di mezzi di
comunicazione globalizzanti come quelli degli ultimi 20 anni. La decisione
definitiva di scrivere qualcosa, nell’anno delle rimembranze un po’
eccessivamente ridicole e demolitrici, l’ho presa quando in una delle tante
commemorazioni ufficiali venne introdotta una incredibile sfilata di moda,
nella quale, a cominciare dai
pantaloni "a zampa di
elefante", si cercò di descrivere "come ci si vestiva" nel ’68.
Dunque si può concludere che 68
volte ti amo è un resoconto di avvenimenti, di storie personali, di
sentimenti e amori vissuti, di gioie e di tragedie avvenute realmente o con
poche trasgressioni alla realtà dei fatti, in una città del nord Italia,
nel nostro paese, in varie parti del mondo, nel periodo che va
esattamente dal 1° gennaio al 31 dicembre del 1968. Un anno suddiviso mese per
mese in 12 capitoli, ognuno dei quali è a sua volta suddiviso in tre parti. La
veridicità degli avvenimenti storici è stata in poche occasioni ritoccata. Ad
esempio una canzone di successo ascoltata su un 33 giri citata nel primo
capitolo in realtà fu disponibile su vinile in Italia solo alcune settimane
dopo il mese di gennaio. La trasgressione maggiore riguarda però la descrizione
degli avvenimenti nelle fabbriche come la nascita dal basso di strutture di
delegati di reparto e consigli di fabbrica che in realtà si svilupparono
gradualmente, un po’ più lentamente e un po’ più avanti rispetto ai fatti
descritti.
Confesso che pur avendo vissuto dall’interno e
intensamente quell’epoca, la lettura e la ricerca storica per la stesura del
libro mi hanno fatto rivedere alcuni episodi
con una consapevolezza diversa, in genere maggiormente tragica. Ad
esempio la inspiegabile carneficina di studenti
compiuta in ottobre a ridosso delle olimpiadi dal governo messicano, senza che questo mutasse minimamente i
programmi olimpici, con il particolare che, fra i circa 500 studenti circondati e uccisi nella piazza della
capitale messicana, i leader vennero identificati e quindi subito seppelliti o
bruciati, senza possibilità di riconoscerne e recuperarne i corpi. Anche i
fatti di Valle Giulia in marzo, come descritti nell’autentico resoconto di una
giornalista dell’Unità ripreso nel
racconto e quelli della repressione dei braccianti siciliani ad Avola, indicano che il nostro più recente G8
della Diaz e di Bolzaneto ha avuto illustri e scellerati precettori in un
ministro dell’interno già più di 30 anni prima.
Sono particolarmente affezionato all’episodio
che si svolge in Afghanistan davanti ai due Buddha di Bamyan, oggi noti ai più
perché più di trenta anni dopo, nel 2001,
vennero distrutti a cannonate dalla follia dei Talebani. Quando nel 2008 scrissi la prima stesura di
questa storia scoprii curiosamente negli scritti di un archeologo che in vecchi
resoconti di un viaggiatore cinese dell’
epoca della costruzione delle statue, si
parlava anche di un terzo Buddha, nascosto dai monaci buddisti più di 1500 anni
fa, per preservarne almeno uno dalla distruzione possibile degli islamici. Nel
riprendere nel 2013 lo scritto per una eventuale pubblicazione del romanzo,
fino ad oggi pubblicato in bozza solo sul web, per caso ho scoperto che proprio
nel 2008 il terzo Buddha, sdraiato, venne effettivamente ritrovato sotto terra,
proprio nella pianura prospicente i due Buddha dove in settembre si incontrano
Matteo e Valentina, le due figure più
presenti nel romanzo.
Mentre Matteo appare superficialmente il
protagonista principale della storia, faticosamente scritta attraverso il suo
raccontare al tempo presente, sono le altre figure, quelle di quattro donne molto diverse fra
loro, che suggeriscono una ricostruzione ed una riflessione spero riuscita ed
efficace su quanto si esprimeva nel mondo giovanile dell’epoca. In tanti era comune,
insieme alla scelta di impegnarsi direttamente in prima persona e senza alcun
tornaconto prevedibile dal proprio personale impegno, la partecipazione ad una
rivolta collettiva che assumeva nei diversi paesi sfumature diverse. Però
sempre contro una società autoritaria, ostile a qualunque vero processo di
rinnovamento, poco attenta sia alle libertà comuni che a quelle individuali
delle persone. In fabbrica, come nelle scuole, nei paesi capitalistici come in
quelli cosiddetti socialisti.
Valentina, intrinsecamente pacifica e non
violenta prova a mettere in discussione
i fondamenti autoritari della società in cui vive attraverso una
personale esperienza di autocoscienza intimamente vissuta e, con
una naturale sessualità disinibita,
resta un po’ staccata
dall’impegno politico diretto. Marta la guerriera già come giovanissima
liceale si proietta senza riserve, con evidenti connotazioni massimaliste, nel
confronto e nella solidarietà con donne immigrate e quasi sprofondate in una
condizione di sottoproletariato nella città delle grandi fabbriche che non ha
posto per loro. Giulia, giovane e affascinante immigrata meridionale ha invece rapidamente acquisito ruolo e
sicurezza nell’ambiente di fabbrica dove mostra di muoversi con sensibilità in
un percorso di spontanea sindacalizzazione di base e partecipazione alle lotte
per i diritti nel luogo di lavoro. Infine suor Angela ricorda come anche negli
ambienti religiosi i sentimenti di
giustizia sociale hanno silenziosamente fatto breccia.
Tutte esprimono magari con inevitabile
ingenuità che va perdonata, una volontà
di rimettere in discussione i caratteri autoritari della società dell’epoca. E’
un fatto che solo negli anni successivi
al ’68 alcuni significativi processi di riforma sociale vennero avviati in
diversi paesi, in particolare nel nostro.
In fin dei conti si tratta ancora oggi di una
scommessa che nessuno è riuscito davvero a vincere.
Massimo
Marino
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