di Giuseppe
Messina *
Ieri
giornata di tensione e musi lunghi all’Ars. Ormai è rottura totale tra il
Movimento 5 Stelle e la vecchia e clientelare politica siciliana. La vecchia
partitocrazia usurata dal clientelismo – Pd, Pdl, Udc e lo stesso Governo di
Rosario Crocetta – hanno fatto quadrato sul bilancio. Va in frantumi il “Metodo
Sicilia” sbandierato dal presidente della Regione e trionfa il metodo delle
vecchie clientele.
Al di là delle chiacchiere, ieri il presidente della
Regione, Rosario Crocetta, ha chiamato ad uno ad uno i parlamentari della
“sinistra” per verificare la tenuta del suo Governo. Io do una cosa a te, tu
dai una cosa a me e vissero tutti felici e contenti. Della serie: “Compagni, la
Rivoluzione è sospesa. Prima ci facciamo i cavoli nostri con la Finanziaria,
poi si vedrà”.
Gli unici che puntano sul vero cambiamento sono i
deputati del Movimento 5 Stelle. Ma per la vecchia partitocrazia siciliana gli
emendamenti grillini sono fumo negli occhi. Così la Commissione Finanze taglia
tutti gli emendamenti al bilancio targato M5S.
La cosa che più stupisce è che il taglio degli
emendamenti è avvenuto in pochissimo tempo e senza che gli stessi emendamenti
siano stati esaminati e discussi. La scusa adottata è che il bilancio,
quest’anno contiene solo spese di funzionamento della ‘macchina’ regionale.
Cosa in parte vera, perché tutte le cose di peso sono state piazzate in
Finanziaria.
In ogni caso, il segnale è preciso: quando la
Commissione Finanze aprirà il dibattito sulla Finanziaria gli emendamenti dei
grillini non avranno vita facile. Alla vecchia partitocrazia siciliana e al
Governo Crocetta dà molto fastidio la freschezza dei giovani deputati
innovatori e picconatori del Movimento di Grillo. I giorni in cui il
governatore si vantava del “Metodo Sicilia” da portare avanti con i grillini è
morto e sepolto. E’ il prezzo che Crocetta deve pagare al Pd e al Pdl che a
Roma si accingono a governare insieme e sono, alla fine, gli unici che potranno
allargare i cordoni della borsa per dare ‘ossigeno’ al bilancio asfittico della
Sicilia?
Per i tanti parlamentari che frequentano da varie
legislature il Parlamento siciliano, infastidisce avere intorno giovani che
viaggiano a doppia velocità e hanno le idee chiare. Si verifica , quindi, che a
seguito di un lavoro intenso e certosino il M5S ha rastrellato circa 330 milioni
di euro dalle pieghe truffaldine del bilancio regionale, colpendo sprechi e
spese inutili. Clientele che, da anni, si dividono Governo e parlamentari di
“comodo”.
Una somma cospicua recuperata e utilizzabile per
l’avvio di concrete politiche di rilancio economico, sostegno sociale ed equità
tra diverse fasce di cittadini. Ecco perché il Movimento 5 Stelle dà fastidio.
Il taglio ai “tagli di bilancio” è figlio di una Commissione Finanze a guida
democristiana: come dire, cambiano i tempi ma restano incancreniti meccanismi
da Prima Repubblica.
Cosa avrebbero fatto i grillini di queste risorse?
Sicuramente una parte, circa 110 milioni, sarebbero andati a sostegno del
sistema Piccole e medie imprese; una parte per finanziare il reddito di dignità
(circa 440 euro per qualche migliaio di siciliani “poverissimi”), riduzione
Irap, finanziamento della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 in favore dei
lavoratori della formazione professionale. Risorse che avrebbero potuto dare
sostegno a politiche finalizzate al rispetto dell’ambiente e del territorio
come il disincentivo all’estrazione di idrocarburi o a quella praticata nelle
cave.
O, ancora, iniziative come quella volta alla riduzione
della commercializzazione dell’acqua in bottiglie di plastica e molto altro.
In tarda serata di ieri, dopo una lunga riunione di
gruppo, i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno elaborato un pensante
comunicato stampa di denuncia sulla conduzione dei lavori in Commissione
Finanze sul taglio “politico” dei loro emendamenti. Iniziativa poi stoppata dai
“saggi” parlamentari di un partito – l’Udc – che non esiste a Roma e che non si
spiega come possa ancora reggere in Sicilia.
Ieri sera il Parlamento siciliano ha perso l’ennesima
occasione di mostrarsi rinnovato, gli emendamenti presentati dai deputati del
Movimento 5 stelle miravano a fare “cassa” e, senza aggiungere nuove spese,
puntavano a scelte volte al rilancio dell’economia siciliana e all’attuazione
di politiche sociali eque e di contrasto al disagio sociale.
La verità è che sono stati diversi gli “interessi”
messi a rischio dai tagli praticati nei capitoli di bilancio dai “ragazzi”
siciliani di Beppe Grillo. Uno per tutti, una quota interessante di risorse si
potrebbe liberare ponendo fine ai contratti per la dirigenza esterna, uno
scandalo di regime che va avanti da anni nel silenzio generale. O il taglio di
una parte delle’indennità dei dirigenti regionali. Quindi i soldi per pagare
consulenze d’oro spesso ingiustificate, ma che rispondono a precise evidenze
clientelari. O, ancora, l’eterno scandalo della sede della Regione a
Bruxelles, un “Carrozzone mangiasoldi” difeso dal presidente della Regione in
persona per motivi ancora tutti da chiarire. E la sede di Roma, sempre della
Regione, altra fonte di sprechi. Scandali vecchi e nuovi coperti e avallati da
un Governo – il Governo Crocetta – che mostra con sempre maggiore chiarezza il
volto del clientelismo da vecchia Sicilia tardo democristiana.
·
da www.linksicilia.it 23
aprile 2013
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