di Marco Travaglio *
Molti italiani vorrebbero vedere Emma
Bonino al Quirinale. Perché è donna, perché è competente, perché è
onesta e mai sfiorata da scandali, perché ha condotto battaglie spesso
solitarie per i diritti civili e umani e politici in tutto il mondo, forse
anche perché è sopravvissuta a Pannella e perfino a Capezzone. Insomma, un
sacco di ottimi motivi, tutti veri e condivisibili. Ma della sua biografia, in questo paese dalla memoria
corta, sfuggono alcuni passaggi politici che potrebbero indurre
qualcuno, magari troppo giovane o troppo vecchio per ricordarli, a cambiare
idea e a ripiegare su candidati più vicini al proprio modo di pensare.
A costo di essere equivocati, come ormai accade sempre più spesso, complice il frullatore del web, li ricordiamo qui per completezza dell’informazione, convinti come siamo che di tutti i candidati alle cariche pubbliche si debba sapere tutto. “Conoscere per deliberare”, diceva Luigi Einaudi, cuneese come lei.
A costo di essere equivocati, come ormai accade sempre più spesso, complice il frullatore del web, li ricordiamo qui per completezza dell’informazione, convinti come siamo che di tutti i candidati alle cariche pubbliche si debba sapere tutto. “Conoscere per deliberare”, diceva Luigi Einaudi, cuneese come lei.
Nata 65 anni
fa, la Bonino è stata parlamentare in Italia sette volte e in Europa tre volte,
a partire dal lontano 1976. Da sempre radicale, si è poi candidata nel ’94
con Forza Italia fondata da Berlusconi, Dell’Utri, Previti & C., e col
centrodestra berlusconiano è rimasta alleata, fra alti e bassi, fino alla
rottura del 2006, quando è passata al centrosinistra. Ha ricoperto le più
svariate cariche: deputata, senatrice, europarlamentare, commissario europeo,
vicepresidente del Senato, ministro per gli Affari europei nel governo Prodi.
Ed è stata candidata a quasi tutto: presidente della Repubblica,
presidente del Consiglio, presidente delle Camere, ministro degli Esteri e
della Difesa, presidente della Regione Piemonte e della Regione Lazio, alto
commissario Onu ai rifugiati, rappresentante Onu in Iraq, addirittura a leader
del centrodestra (da Pannella, nel 2000).
Nel ’94,
quando si candidò per la prima volta con B., partecipò con lui e la Parenti a
un comizio a Palermo contro le indagini su mafia e politica. Poi, appena
eletta, fu indicata dal Cavaliere assieme a Monti come commissario europeo.
Il che non le impedì di seguitare l’attività politica in Italia, nelle varie
reincarnazioni dei radicali: Lista Sgarbi-Pannella, Riformatori, Lista
Pannella, Lista Bonino. Nel ’99 B. la sponsorizzò per il Quirinale, anche se
poi confluì su Ciampi. Ancora nel 2005, alla vigilia della rottura, la Bonino
dichiarava di “apprezzare ciò che Berlusconi sta facendo come premier” (una
legge ad personam dopo l’altra, dalla Gasparri alla Frattini, dal lodo Schifani
al falso in bilancio, dalla Cirami alle rogatorie alla Cirielli) e cercava
disperatamente un accordo con lui. Sfumato il quale, scoprì all’improvviso i
vizi del Cavaliere e le virtù di quelli che fino al giorno prima lei chiamava
“komunisti” e “cattocomunisti”.
Molte delle
sue battaglie, referendarie e non, coincidono col programma berlusconiano:
dalla deregulation del mercato del lavoro (con tanti saluti allo Statuto dei
lavoratori, articolo 18 in primis) alla campagna contro le trattenute sindacali
in busta paga. Per non parlare del via libera alle guerre camuffate da
“missioni di pace” in ex Jugoslavia, Afghanistan e Irak. E soprattutto della
giustizia: separazione delle carriere fra giudici e pm, amnistia, abolizione
dell’obbligatorietà dell’azione penale, responsabilità civile delle toghe e no
all’autorizzazione all’arresto per parlamentari accusati di gravi reati:
perfino Cosentino, imputato per camorra.
Alle
meritorie campagne contro il finanziamento pubblico dei partiti, fa da
contrappunto la contraddizione dei soldi pubblici sempre chiesti e incassati
per Radio Radicale. Nel 2010 poi, la Bonino fece da sponda all’editto di
B.contro Annozero: il voto radicale in Vigilanza fu decisivo per chiudere i
talk e abolire l’informazione tv prima delle amministrative.
Con tutto il
rispetto per la persona, di questi errori politici è forse il caso di tenere e
chiedere conto.
* da Il Fatto
Quotidiano, 6 Aprile 2013
Nessun commento:
Posta un commento