21 marzo 2013

Se è una rivoluzione non sarà un pranzo di gala



di Massimo Marino

Lo tsunami  in sintesi    
 PD e PDL hanno perso insieme circa 10 milioni di voti sul 2008; ne mantengono  in totale 16 milioni su 42 milioni di aventi diritto al voto. Sarebbero due partiti in rotta se non controllassero totalmente i media, che si sono spartiti minuziosamente nel corso degli anni, se non avessero soldi  in abbondanza ( Berlusconi qualche spicciolo in più ), se non avessero decine di migliaia di eletti, funzionari , cariche e clientele  in tutte le migliaia di organismi dello stato, di enti locali e dintorni; tutto  pagato, sia ben chiaro,  da tutti noi. Il partito confindustriale di Monti, dopo un anno intero  in cui veniva indicato in tutti i sondaggi  come il vero  futuro dell’Italia ha raccolto con gli alleati circa 3,5 milioni di voti. 

Le elezioni  hanno cancellato dalla scena  almeno sei partiti;  partiti esistenti  da tempo, o che simulavano di esistere o che si dichiaravano promettenti neonati con un radioso futuro:  Italia senza Valori, Rifondazione e Comunisti italiani, Verdi, la Rivoluzione Civica di Ingroia e De Magistris, il BPP, partito personale di Bonino - Pannella che cambia nome e schieramento  alla bisogna. Alcuni dei suddetti  a loro volta, prima di essere definitivamente  cancellati dagli elettori, avevano fatto tabula rasa di vari gruppi a loro limitrofi: Albacambiaresipuò, Ecocivicieuropeianimalisti , Listereticivichenazionalivarie  per citarne solo alcuni.
 E’ ancora andata bene, grazie a Grillo: nel 2008 Sinistra arcobaleno e altre 5 cose sinistre avevano  buttato 2 milioni di voti; questa volta Ingroia e De Magistris, con l’apporto determinante di Di Pietro, Diliberto, Bonelli etc..  ne hanno dissolti solo 900.000, un buon risultato. 

Non basta : a parte Giannino e le altre minutaglie momentanee  di Donadi e Tabacci, nate per vivere tre mesi, Casini ha annunciato la fine della gloriosa storia dell’UDC. La Lega Nord è stata decimata, ad esempio crollando dal 27,1 al 10,7 %  nella ex roccaforte del Veneto. Le varie destre estreme, ringraziamo il padreterno che ogni tanto si ricorda di noi, si sono rilevate inesistenti. Berlusconi ha praticamente chiuso la sua vicenda politica ma tiene duro, non solo per evitare la galera ( anche difficile ormai alla sua età) ma forse perché si annoierebbe ai  giardinetti;  rimandando, chissà perché,  il momento di un possibile esilio dorato sulle spiagge africane o del lago di Como; farà ancora tanta scena , e un po’ di danni con la banda che si ritrova intorno, ma è finito nell’angolo . Se i suoi pasdaran non venissero più invitati nei talk-show degli amici di Bersani, che hanno bisogno di loro  come l’aria, ci dimenticheremmo di lui. Vespa non lo guarda più nessuno tranne pochi anziani masochisti  sofferenti di insonnia. 

Ma i due B si sorreggono ancora a vicenda come i due lati di una scala da imbianchino. Ancora per un po’  la simulazione  di un paese che dovrebbe dividersi sull’antiberlusconismo  è pagante per entrambi gli attori della commedia (PD e PDL) e rassicurante per quella parte del paese che all’ombra di questa simulazione, trovando finalmente qualcuno di preciso da odiare, si rifiuta di aprire gli occhi e vedere questi partiti come parti di un tutt’uno andato a male e irriformabile

Un noto blogger,  vagamente anarchico ma commentatore spiritoso e arguto, ha recentemente azzardato che PD e PDL siano parti separate e concordate di uno stesso partito che in questa forma scenica si garantiscono l’eternità. E’ un fatto che sul 95% dei problemi principali del paese hanno posizioni o identiche o convergenti  ( anche se le cambiano spesso). Ne è testimone il governo a tre con Monti che per un anno ha potuto archiviare il Parlamento. Sull’altro 5% si scannano furiosamente , specie nei talk show e nei tre mesi che precedono qualunque elezione di rilievo.

Il Movimento 5Stelle di Grillo e Casaleggio, e delle migliaia di giovani che per la prima volta negli ultimi 40 anni sono scesi direttamente in campo, ha ottenuto quasi 8,7 milioni di voti distribuiti incredibilmente  in modo  omogeneo in tutte le aree del paese ( cosa mai avvenuta in Italia) . Per le dichiarazioni e gli obiettivi indicati dai suoi leader si tratta di un movimento di tipo rivoluzionario che si pone l’obiettivo di scalzare in gran parte l’intero sistema dei partiti almeno come essi si presentano oggi, riformare profondamente l’intero assetto del paese sul piano delle istituzioni e dell’economia, avviare di fatto la conversione ecologica del paese e il ritorno alla democrazia;  promuovendo la rivoluzione in forma pacifica ed elettorale. Anzi il successo del M5Stelle ha drasticamente ridotto, incanalandole in un alveo nonviolento ed istituzionale, le crescenti tensioni sociali che avevano portato ad esempio agli scontri insensati di Roma del 15 ottobre 2011 con i quali si era seppellito un improbabile movimento occupy-italy nostrano.

Come movimento politico nazionale in realtà il movimento di Grillo non è ancora nato, ne è certo che nasca e si consolidi davvero. Ha eletto, alla sua prima comparsa, ben 163 parlamentari; grazie all’imbroglio del porcellum sono meno dei 260 spettanti  in proporzione ai voti presi ma molti di più di quanto tutti (me compreso ) si aspettavano. Per il momento non ha una struttura chiaramente definita,  ha ancora forme caotiche e misere di dibattito interno, non ha ancora consolidato  leadership locali o nazionali ( che non vorrebbe), non ha una posizione sui sistemi elettorali ( in un sondaggio del blog ne sono emerse 35 ), utilizza qualche esperto  e specialista di settore in modo episodico e casuale;  ma per la velocità con cui si sono mosse le cose Grillo e i vari gruppi locali hanno  già fatto miracoli ed anche se tutti fanno finta di nulla hanno  già capovolto il quadro delle priorità e l’agenda dei lavori rispetto alla triplice intesa di Bersani, Monti e Berlusconi. Insomma hanno già vinto il torneo amichevole a squadre che precede il campionato. E si stanno allenando con impegno e serietà.
La Fornero, Clini,  Casini e Montezemolo per certi versi sembrano già ritratti del secolo scorso , buoni da appendere in soffitta e non parlarne più. Tutti hanno chiaro che l’austerità in versione Monti è stata un disastro.

Secondo gli istituti di ricerca più seri il Movimento 5Stelle è stato  votato da circa il 40% dei giovani sotto i 30 anni, lo stesso per gli operai, gli artigiani e i piccoli imprenditori, anzi un po’ di più. Sono quei settori sociali più colpiti dalla crisi, che non intravedono prospettive di vita rassicuranti e dignitose. Ad essi si è aggiunta un area molto  circoscritta ma significativa e importante di persone con un livello culturale e professionale elevato, dotati di un particolare senso critico che li porta a rifiutare, anche per ragioni etico-morali , le sirene accomodanti e parastatali dei due partiti che hanno in mano da anni il paese.
 In contrapposizione a questi ultimi  c’è un area altrettanto circoscritta che è ferocemente antigrillina: intellettuali dimezzati che si dichiarano di sinistra,  qualche blogger, qualche ex alternativo in pantofole, qualche ambientalista o civico in confusione,  parecchi neodemocristiani alla Renzi  fino agli autonomi guerriglieri alla Wu Ming; in aggiunta anche qualche femminista romana d’antan, che non potendo più scrivere romanzi sulle pulsioni giovanili sessantottine, giusto per guadagnarsi un po’ di spazio si dedica alla guerra santa contro il noto maschilismo di Grillo; che nel frattempo ha scaraventato nel parlamento siciliano e in quello romano decine e decine  di donne elette in misura mai sfiorata dalla nascita della Repubblica. 
Questo embrione di una singolare “ sinistra conservatrice “ ha scarsa influenza sugli elettori, alcuni dopo il voto hanno già avviato una più pacata riflessione ed anche qualche benedetta conversione,   ma  dispiace vedere  tante possibili intelligenze sprecate a tenere il moccolo alla Casta, che sta esaurendo gli attori da presentare sulla scena per la solita commedia e trova inaspettatamente dei sostituti a fargli il verso. Naturalmente chiedono un ragionevole compromesso, la convergenza delle parallele ( adesso smettetela di scherzare, perché bisogna dare un governo al paese… ) ; in realtà sono sconvolti dall’idea che qualcun altro al loro posto  possa davvero fare una pacifica rivoluzione, chieda un cambiamento vero, li distolga dall’impegno di scrivere l’ultimo libro o l’ultimo appello per qualcosa di decisivo su facebook.

Sia chiaro che per molti elettori del Movimento 5Stelle si tratta ancora di un voto con riserva ( magari disgiunto ) , non tutti hanno aderito stabilmente o compreso che si tratta di un percorso rivoluzionario, persino fra gli stessi eletti in Parlamento. C’è ancora chi pensa di “dare una lezione al PD” , oppure provare l’ultimo dopo che si è provato tutti gli altri; per chi è con l’acqua alla gola  invece vedere se ti tirano fuori prima che affoghi.  Ma con il passare dei mesi, con l’affinarsi degli argomenti, con le reazioni scomposte degli altri, sempre di più sono quelli che afferrano i contenuti di fondo: non lasciare nessuno indietro, ricostruirsi come comunità, difendere un territorio che viene cancellato dal cemento, ridimensionare nell’insieme tutto il peso della politica, ridare indipendenza e serietà all’informazione..etc…etc.. . 

Dove ci porti Grillo non lo sa nessuno, neanche lui, ma fino ad oggi la direzione è quella giusta, quella che serve. E con il tempo il M5Stelle assumerà una sua connotazione, affiancata, come è giusto e logico,  ma indipendente da quella dei suoi fondatori.  Migliaia di persone, non solo giovani ormai , hanno drizzato le antenne  e riacceso il cervello, comprendendo che non si tratta della solita montagna di chiacchiere della politica. Non andare in TV e tantomeno nei talk-show ha avuto uno straordinario effetto positivo. Qualche milione di italiani ha scoperto che si può davvero fare politica in un altro modo e per il momento prova a dare fiducia.

Cosa ci ha lasciato la triplice intesa 
Sono noti a tutti i dati generali dell’economia e della finanza, quelli della disoccupazione e della precarietà, del PIL e del Debito pubblico,  rimasti inalterati o per lo più peggiorati dopo un anno di governo a tre. Un anno  nel quale il Parlamento, come sede di dibattito, di elaborazione e di legiferazione si è dissolto. I partiti hanno votato 50 volte la fiducia a Monti. Senza alcuna discussione, neanche di facciata,  si sono approvate o confermate scelte strategiche che condizionano i bilanci, le risorse  e la vita del paese per i prossimi decenni. Ancora in questi giorni un governo scaduto ha avuto il coraggio di votare un documento di Strategia Energetica Nazionale ( carbone e rigassificatori, ridimensionamento delle rinnovabili ) da cancellare appena possibile.  Il peggio di Monti e soci deve ancora arrivare; comincerà con la nuova Tares , la tassa sui rifiuti, prima dell’estate , i tagli ai bonus del welfare sanitario ci metteranno due anni , decimazione di erasmus , borse di studio , postdot sono già iniziati ( mentre in Germania si sta passando di fatto alla Università  gratuita per tutti ).
Il Fiscal Compact, il patto che impegna l’Italia per decine di miliardi per più di dieci anni  non è valso neanche un ora di dibattito in aula mentre in Germania dopo un anno di acceso dibattito è stato in questi giorni sospeso per il parere contrario del Bundesrat , la seconda Camera dove gli ultimi successi  regionali dei verdi hanno cambiato la maggioranza.
La conferma della TAV e l’avvio, almeno per la scena mediatica, dei lavori, trova il PD come principale sostenitore ( senza il quale la vicenda sarebbe già chiusa da tempo), mentre non si trova più un solo esperto indipendente che ne giustifichi un minimo di utilità. Si aprirebbe uno sportello di miliardi in caduta libera per 10 anni che elettrizza aziende, banche, partiti e gruppi mafiosi.
La riforma delle pensioni della Fornero farà sentire i suoi effetti sulla disoccupazione giovanile soltanto un po’ alla volta, il problema esodati  è solo l’antipasto. La cosiddetta riforma del lavoro secondo  dati recenti di questi giorni ha prodotto un aumento  dei disoccupati e nessun argine alla precarietà .
Nuovi  inceneritori stanno per essere completati, da Torino alla Puglia, e si rischia ormai seriamente di tornare indietro sul recupero e riciclo dei materiali.
Quella dei costi della politica resta una battaglia senza fine;  rimborsi e indennità,  che sono solo la punta dell’iceberg che è ben più consistente, sono ancora incredibilmente problemi aperti e irrisolti malgrado una valanga di scandali e proteste.
Sulle spese militari neppure si è riusciti a riconquistare il diritto di discuterne nelle  aule parlamentari,   e i veri costi di F-35, nuovi elicotteri e altre apparecchiature di rilievo in realtà non li conosce con precisione nessuno .
Però i tre partiti hanno votato tutto, in pieno accordo e senza particolari discussioni se non quelle provocate da chi nel paese esprimeva dissenso e altri punti di vista e priorità.

Non sarà un pranzo di gala  
 In alcuni momenti  Grillo appare  eccessivo e insopportabile, Casaleggio un personaggio troppo silenzioso e sfuggente, alcuni nuovi onorevoli grillini desolanti per l’ingenuità con la quale si fanno infilzare e arrostire sullo spiedo mediatico dall’ultimo killer in cinepresa mandato a colpire dai boss di repubblica , del tg3 o di la7. Oppure prendere in giro dalle sorridenti labbra naturali della Gruber, da quel  simpatico gigione di Vespa mani di forbici, dal viscido  Formigli  imboscamicrofoni . Tutti in servizio permanete attivo per conto dei partiti ed anche un po’ malati di protagonismo .

Poi , dopo un attimo di sconforto,  pensi a quelli di prima. Il trio Vendola, Diliberto, Ferrero : massimalismo poetico delle parole, trasformismo nei fatti ( con qualche sconto per Ferrero) , risultato: la sinistra italiana è la somma dei mucchietti di macerie che dopo ogni elezione vengono portati in discarica ( mattoni rossi, classificazione inerti ). Di Pietro, il vero alfiere dell’antiberlusconismo: tutti sapevano ( quelli che volevano sapere) di che stoffa erano  i vari capibastone che occupavano il partito in molte località  mentre Antonio imperversava,  una sera sì e l’altra pure,  in TV. Bonelli, il sempreverde  braccio destro di Pecoraro, un ottimo teatrante, silenzioso tutte le volte che bisognava  dire qualcosa, possibilmente  vera;  che è riuscito nel miracolo: rendere impronunciabile la parola  verdi e qualunque suo sinonimo  in Italia, portarli stabilmente allo zerovirgola ma essere indistruttibile e sempiterno come l’edera selvatica. E allora, ahimè,  ti viene inevitabilmente da dire: Meno male che Grillo c’è …

                                                                                *
I partiti, e tutto ciò che al di sopra e al di sotto di loro tira le fila del paese, non permetteranno al Movimento 5Stelle di proseguire sulla strada su cui si è incamminato: quella di svolgere una rivoluzione democratica e pacifica che cambi l’Italia.

Possono reggere un  Pizzarotti senza soldi  in attesa di spennarlo, possono reggere la Sicilia che in fin dei conti è un isola. Ma non possono reggere 163 grillini che giorno dopo giorno gli rendicontino le caramelle commissione per commissione, decreto per decreto, votazione per votazione.
Con un sorriso davanti, una coltellata dietro , una trappola a destra ,un ricatto a sinistra, con mezzi leciti e non leciti hanno poche settimane per cercare di farli andare in pezzi o screditarli come “ disturbatori” dell’ordine costituito. E lo devono fare in fretta: in aprile si vota nella regione  Friuli ( in questo paese si vota ad ogni occasione ) ed a maggio in vari comuni  fra i quali c’è il pericolosissimo test del comune di Roma. Non basta conquistare qualche scilipoti, che magari ci sarà ma non cambierebbe molto. Si tratta di dimostrare che il cambiamento è impossibile, che l’Italia non lo reggerebbe. Si costruirà di nuovo un clima emergenziale, si farà appello alla responsabilità, sventolando anche un po’ di gregari delle seconde file come esponenti  imparziali a cui non si può dire no; e poi c’è pure la Lega Nord già in pista terrorizzata all’idea di un nuovo voto immediato ( “con la Finocchiaro ci sentiamo tutti i giorni “ dice Calderoli, e come storia d’amore non promette bene…) .

 Che cosa si dovrebbe proporre e  opporre nei tempi brevi  a questo assalto:
- riduzione drastica e ragionevole dei costi della politica e dei privilegi sociali,  però non  fermandosi solo alla punta dell’ iceberg, e comprendendo  quindi  le superpensioni  d’oro.
 - una svolta definitiva sulla TAV, su alcune altre grandi opere inutili ( terzo valico, ponte, alcune follie autostradali) e sulle spese generali riguardanti gli armamenti , perché servono soldi per fare altro.
- azioni concrete di conversione ecologica come strumento di rilancio di occupazione e di una crescita diversa ( nel settore mobilità ed energia )
- aprire un grande dibattito, che azzerando  anche clientelismo  e assistenzialismo,  vada nella direzione di un reddito minimo di cittadinanza garantito per tutti

Più o meno si tratta della parte più strutturale dei 20 punti presentati a Napolitano.  Non ci si faccia illusioni che si troveranno molti  interlocutori fulminati sulla via di Damasco dalla ragionevolezza di questi, o altri simili,  argomenti.  Sarà invece uno scontro pesante, con i media  scatenati a colpire , anche nelle retrovie. Ripeto: l’obiettivo è quello di fare a pezzi  il M5Stelle,  che non può stare fermo;  nell’immediato è sufficiente renderlo immobile, ma poi va distrutto.   L’avvio di un vero processo riformatore nel paese non sarebbe tollerato da chi lo gestisce oggi, i partiti per primi. 

Sarebbe bene per tutti non stare a guardare ma, realisticamente, mettetevi l’elmetto, perché non sarà un pranzo di gala.  

Nessun commento:

Posta un commento