L'accusa rivolta dalla
giornalista al segretario del Popolo della Libertà mette in campo una
riflessione sul ruolo del giornalista: narratore di fatti o giocatore?
di Domenico Naso *
È difficile dare ragione ad Angelino
Alfano, perché è davvero raro che ce l’abbia. Ma, durante il programma “In mezz’ora”, Lucia
Annunziata ha
“toppato” clamorosamente. Definire il Pdl “impresentabile” non è certo
un delitto. Anzi, visto come sono andate le cose in Italia negli ultimi
vent’anni, il giudizio è comprensibile. Ma Lucia Annunziata, non era
ospite di un programma non suo, chiamata a esprimere un’opinione da
osservatrice della politica. Era, invece, conduttrice di uno spazio
di approfondimento, padrona di casa di un talk show che può, e deve,
mettere alle strette gli ospiti, ma non può, e non deve, superare certi
limiti.
Il limite principale che il
direttore del sito italiano dell’Huffington Post ha varcato è innanzitutto
quello della buona educazione. Se invito un ospite a casa mia, anche un
ospite che mi sta cordialmente sulle scatole e che non stimo, posso aprire con
lui un dibattito franco e anche duro, mettendo sul tavolo le criticità, ma non
posso in alcun caso approfittare del mio status di padrone di casa per
esprimere un giudizio così netto e pesante.
Ripeto: il problema non è nel
merito. Molti ritengono “impresentabile” il Popolo della libertà. E con
cognizione di causa, per giunta. Il problema è tutto nel metodo, ed è un
problema che coinvolge a 360° tutto il sistema dell’informazione in Italia.
Lo si è visto ancora una volta in
queste ultime nevrotiche settimane politiche, soprattutto per quel che riguarda
il trattamento riservato dai mainstream media al Movimento 5 stelle e a Beppe
Grillo: molti, troppi giornalisti italiani sono tifosi, ultras di una
delle squadre in campo, perdendo così di vista non l’imparzialità (che
grazie al cielo non esiste, visto che tutti hanno opinioni politiche), ma l’obiettività.
Ecco, allora, che Lucia Annunziata
ha dimostrato quanto sia drammatica la situazione del giornalismo di casa
nostra. Avrebbe potuto incalzare Alfano su mille e mille argomenti, evidenziare
le innumerevoli contraddizioni del Pdl, far risaltare con la forza dei
fatti l’impresentabilità del suo interlocutore. Ha scelto, invece, di esprimere
un giudizio personale, dando ancora una volta al centrodestra la
possibilità di lamentarsi dell’uso fazioso della tv pubblica e di risfoderare il solito armamentario trito e
ritrito di lamentazioni berlusconiane.
La stessa Annunziata si è resa conto
del passo falso, e ha chiuso la trasmissione chiedendo scusa. Ecco, da
una professionista con così tanta esperienza ci si aspetta più attenzione,
soprattutto in una fase così delicata come quella attuale. E la gaffe deve
essere un monito per tutti i giornalisti italiani, soprattutto per quelli che
si occupano di politica. Si racconti il Paese a modo nostro, con le sensibilità
e le idee di ciascuno, ma ricordandosi che si è cronisti e non giocatori.
* da
ilfattoquotidiano.it, 18 marzo 2013
Nessun commento:
Posta un commento