costruire la
transizione: un nuovo ecologismo – democrazia – giustizia – nuovi lavori
Editoriale: Italia 2.0
Nella valanga di commenti
successivi al voto il problema per tutti è capire cosa è successo e non perdere
di vista il finale possibile della storia. Berlusconi, Bersani e Monti si
somigliano come gocce d'acqua alle quali la luce soffusa dei media dà sfumature
diverse. Vorrebbero fare le stesse cose ma se ne contendono la gestione: La tav,
gli inceneritori, mille km di nuove autostrade, tutto il cemento ancora
possibile, una spartizione dettagliata dei loro portavoce sui media che
chiamano pluralismo, una strizzata
d’occhi al pezzente capitalismo italiano, uno sguardo distratto verso i gruppi
economici collegati alle mafie, un po’ di F35; vengono dopo ambiente,
precarietà, giustizia sociale e democrazia. In fin dei conti il governo a tre
di Monti è stato questo e tutti fingono
di non sapere che la gran parte dei suoi effetti devono ancora arrivare. Non è
che non litigano, specie vicino al voto e in tv, ma lo fanno per ridiscutere ad
ogni appuntamento i rapporti di forza fra loro nella spartizione. Come una bionda,
una bruna, una castana si sono esibiti sul cubo per farci votare la più affascinante. Con sistemi elettorali truccati
con premi vari ( porcellum e mattarellum sono solo varianti ) hanno cancellato
la proporzionalità fra voti ed eletti;
trasformato i piccoli e medi in gregari immaginando così di impedire
qualunque cambiamento; ci sono riusciti
per decenni. L’avanzare della crisi (che hanno determinato spolpando anche
l’osso ), il fallimento delle varie opposizioni trasformiste, la discesa in
campo per la prima volta e in forma
pacifica di molte migliaia di giovani,
la capacità di Grillo e Casaleggio che gli ha dato voce, hanno concentrato sul
Movimento 5 Stelle la miscela esplosiva che hanno innestato. Ed hanno perso. Il
PDL più di 6 dei 13 milioni di voti del 2008, il PD 3,5 dei 12 milioni che
aveva.
La maggior parte dei vecchi
protagonisti, ma anche molti degli elettori occasionali di Grillo, non hanno
capito se si tratta di una momentanea rivolta o di una rivoluzione, e “ fanno melina “. L’obiettivo
ovvio è fregare Grillo ( ci impedisce di governare nella crisi… ) e subito fare
una nuova legge elettorale che peggiori il porcellum; si può fare con il doppio
turno: il superporcellum di Bersani, Violante, Finocchiaro depositato da tempo
nei cassetti del Senato. Molti buontemponi di sinistra, tanti nel nostro paese
di intellettuali dimezzati, immaginano che si tratti di spiegare a Bersani o a
chi presto lo sostituirà, cosa non hanno capito, ma hanno capito benissimo.
Tutti i partiti e i loro portavoce nei media convengono sul cambiare il
porcellum ma evitano accuratamente di dire con
che cosa . Con un sistema elettorale democratico come quello proporzionale
tedesco Grillo avrebbe eletto 250 parlamentari invece di 163 e la questione
sarebbe stata diversa: la rivoluzione
svolgerebbe il suo corso e in poco tempo gli italiani valuterebbero i suoi
risultati. E potrebbero togliere o confermare la loro fiducia sulla base dei
fatti. Le rivoluzioni, questa è per fortuna pacifica, quando scoppiano possono vincere o perdere.
Nessuno abbandona il suo palazzo d’inverno consenziente prima di aver usato tutte
le armi per difenderlo, a volte anche quelle illegali o violente.. Sul sistema elettorale è un dovere delle
menti critiche e pensanti aprire la discussione. Tutto il resto viene
dopo o è dipendente da quello.
Fa una certa impressione
vedere le truppe disperse delle varie sinistre fare propri contro il Movimento
di Grillo gli stessi argomenti, gli stessi toni calunniosi, dei perdenti del
centro-destra. Un blocco unico contro cui si è scagliato il Movimento 5Stelle
e, per il momento, ha vinto. Non per entrare in
Parlamento ma per cambiarne totalmente il ruolo. Quello che emerge, ad
esempio dal dialogo tra Fo, Casaleggio e Grillo (Il grillo canta sempre al tramonto) è chiaro: il M5S, almeno nelle
intenzioni dei suoi fondatori, prova ad avviare una rivoluzione profonda,
sociale, politica e economica. Da tempo sosteniamo che un processo riformatore
nell’anomalia italiana può svolgersi solo attraverso un percorso
rivoluzionario, per fortuna con metodi pacifici e non violenti. Ciò non toglie
che il comico fa terribilmente sul
serio.
Dopo un anno di
confronti, più o meno riservati e dietro le quinte, e spargendo una grande
nebbia mediatica perché non si capisse di che si discuteva, PD e PDL hanno di
fatto concluso che nessuna delle varianti al porcellum, elaborate con la
fantasia degna di un poeta medioevale, poteva azzerare la possibile presenza in Parlamento, allora ben più di
oggi sottovalutata, di un gruppetto di grillini e di eventuali altri eversori
dell’ordine costituito. Veri
rompiscatole in un Parlamento
delle larghe intese. Così hanno concluso che il porcellum in definitiva andava
benissimo ad entrambi. I sondaggisti di famiglia davano rassicurazioni. Il
porcellum, per quanto favorisca alla grande
i due attori principali è una brutta bestia, dai più incompresa, che
genera quattro bei porcellini, con il rischio però, puntualmente
verificatosi, che partorisca porcellini ciechi. (di Massimo Marino )
Quest’opera,
nonostante il battage pubblicitario che la circonda, fa sempre più acqua da
tutti i punti di vista e soprattutto, man mano che si delineano le fantasiose
tempistiche dei fan del tav, si conosce sempre più a fondo la reperibilità dei
fondi per la sua realizzazione.
I soldi delle nostre tasse
sono l’unica fonte di finanziamento esistente e necessariamente, ancor
piú in un momento storico del genere, ciò significa spostare ingenti somme di
denaro dalla sanità, dalla scuola e dai servizi sociali, per finanziare quella
che ormai è la cassaforte, con relativo bancomat, del sistema dei partiti. (
Movimento NoTAV)
”Il 23 marzo tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle saranno
alla manifestazione in Val di Susa per ribadire che tutti noi, dal primo
all’ultimo siamo contro questa inutile e costosa grande opera, non uno, due o
tre parlamentari o cos’ altro”. Lo hanno detto i capolista del Movimento 5
Stelle di Camera e Senato in Piemonte, Laura Castelli e Marco Scibona,
quest’ultimo nato e residente di Bussoleno.“Ci piace pensare che quel giorno in
valle sarà una grande festa popolare”.
L'architetto Virano,
commissario del Governo per la Torino-Lione, messo in difficoltà dall'esito
delle elezioni, ha creduto opportuno dire che, nel caso di rinuncia a costruire
la linea, l'Italia dovrebbe pagare una penale di un miliardo e seicento milioni
di euro. La tesi è priva di fondamento: l’articolo 3.4.1. del contratto di
finanziamento stipulato tra l’Unione Europea, ed i governi Italiano e Francese
il 5 dicembre 2008 dice che: “Il beneficiario del contributo può sospendere i
lavori se vi sono circostanze eccezionali che li rendono impossibili od
eccessivamente difficoltosi, in modo particolare in caso di forza maggiore”. In questo caso, come specificato nel
paragrafo seguente, se i lavori non riprendono entro due anni, dalla data
originariamente prevista, l’Unione Europea cancellerà il contributo. ( ProNatura Piemonte )
Alla Camera 6 province su 7 si risvegliano
grilline. Solo a Rovigo il PD è primo con il 26,7%. Bastonata per la Lega: dal
27,1% delle ultime Politiche al 10,7%. Oggi il Veneto è una regione stellata. Il centrodestra ha ancora la
maggioranza relativa (32%). E il centrosinistra si ferma complessivamente al
25% al Senato (ma alla Camera scivola ancora più giù, 23,2%). Oggi in Veneto
c’è una nuova forza. Il Movimento 5 Stelle è il primo partito,
25% al Senato. Più del PD che
è al 23%. Più del PDL che è al 18,7%. Più della Lega che crolla all’11%. Per non dire della Camera: Cinque Stelle al 26,3%. L’exploit a Marghera, una volta
roccaforte rossa e, per un po’, anche un buon serbatoio di voti leghisti:
oggi le ciminiere delle fabbriche non fumano più, il PD di Bersani è al
30,86% e Beppe Grillo lo batte: 32,65%. È l’unica forza a crescere, come se
si fosse scolata un flacone di vitamine. ( di Alda Valzan da ilgazzettino.it )
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All’Ars (assemblea regionale
siciliana ) sono arrivate due mozioni bomba. Tutte presentate dal Movimento
5 Stelle: la prima riguarda l’elettrodotto Terna Sorgente-Rizziconi,
attualmente in costruzione nella Valle del Mela (Messina). La
seconda riguarda l’assurda vicenda delle autorizzazioni per la costruzione di
una rigassificatore alle spalle della Valle dei Templi di Agrigento. Un
progetto contro cui si è già scagliato, oltre ai comitati dei cittadini, anche
l’assessore regionale al Turismo, Franco Battiato. Nella mozione si chiede,
anche in questo caso, l’annullamento delle autorizzazioni. E ancora: una discussione unificata (basata
su interrogazioni e interpellanze di vari gruppi) sulle trivellazioni in
terraferma e off-shore. Le compagnie petrolifere hanno allungato le loro
grinfie sul gas e sul petrolio siciliano, rischiando di compromettere territori
già fragili, come la Valle del Belice, zona altamente sismica, e il mare
siciliano, come quello antistante Pantelleria.
( di Sabrina
Macaluso da www.linksicilia.it )
Dall'acqua pubblica al
no alle grandi opere come la Tav, dalle ricette per la Rai al reddito-sussidio
garantito, dai grandi temi alle micro-questioni. Ora che il Movimento 5stelle è
passato con successo attraverso le elezioni nazionali è venuto il momento di
guardare con attenzione a che cosa viene proposto in materia economica e di
capire se quello che viene proposto è condivisibile o meno. Le prime battute
post-elettorali di Grillo sono state inequivocabili: “Acqua pubblica, scuola
pubblica, sanità pubblica, reddito minimo di cittadinanza…”. Altre battute sono
state lanciate in questi giorni contro la Torino-Lione e la meno nota “gronda”
autostradale genovese (di fatto il raddoppio del nodo autostradale intorno alla
città). Sono da tempo note le posizioni del Movimento a favore delle energie
rinnovabili e più in generale della riconversione ecologica delle produzioni e
dei consumi. Insomma: un programma contro il liberismo, per il welfare e per
l’ambiente. ( di Gerardo Marletto su sbilanciamoci.info
)
Una ostilità
fortissima a sinistra si è radicata contro il Movimento 5 stelle. Un punto è: la sinistra
italiana si identifica con lo Stato. Lo Stato è visto, sia in una lettura
cinica, sia in una lettura progressista, come il regno proprio dell’autonomia
del politico e la barriera contro l’immediatezza della società civile. Ogni attacco
all’autonomia del politico — quindi al sistema dei partiti, identificato tout
court dalla sinistra con la democrazia italiana — è barbarico, pericoloso, di
destra, populista e via così. La lettura “populista” dell’attacco all’autonomia
del politico non si attaglia per nulla al Movimento 5 stelle, dove una
coscienza civica dell’impegno sembra prevalere sulla dimensione privata, dove
una scrupolosa ossessione delle regole sembra fare aggio rispetto la
deregulation, dove forme elementari di democrazia sono premiate come
istituzioni forti da preservare e rafforzare. (di Lanfranco Caminiti su Gli
ALTRI la sinistra quotidiana)
Il flop di
Rivoluzione civile non era scontato, ma largamente prevedibile. Lo scopo di
quei partiti nascostisi sotto le toghe dei pm era la mera sopravvivenza:
presidiare un’area sterile e striminzita di voti «di sinistra», che certo molti
di loro immaginavano, sbagliando, più consistente. Non certo offrire
un’alternativa a milioni di elettori disgustati dalle forze politiche al
comando del paese. Avevano un programma raffazzonato riprendendo i punti
fondamentali di cambiaresipuò, perché i dieci punti proposti inizialmente da
Ingroia erano drammaticamente inadeguati.
( di Guido Viale su il manifesto)
Collegno è
tradizionalmente di sinistra. E, come
tutti i comuni, di destra o di sinistra, ha in modo sistematico e senza pudore
depredato il proprio territorio. Aveva però ancora una bella fascia
rimasta miracolosamente integra, seppure a ridosso della tangenziale di Torino,
un territorio con un terreno agricolo di prima qualità in cui prosperavano
ancora alcune cascine, ricordo di quello che era stata Collegno fino a non
molto tempo prima. Delocalizzare
una fabbrica va anche bene. Peccato però che, con la scusa della
delocalizzazione, il PIP prevedesse anche la realizzazione di un centro
commerciale e di un multisala cinematografico. E poi si parlava anche di un
asilo, di servizi per la comunità, persino di un campo da golf. Cosa c’entrasse
tutto questo con un piano di insediamenti produttivi era un mistero per i
poveri cittadini. Le associazioni ambientaliste insorsero compatte. Seguirono
incontri, serate, ma la giunta non cambiò idea. E il piano venne approvato a
luglio del 1997. ( di Fabio Balocco dal blog su ilfattoquotidiano.it )
Nel futuro dei 2500 beagle di Green Hill ci saranno solo le morbide cucce delle loro famiglie
affidatarie. L’azienda Green Hill di Montichiari,
infatti, ha rinunciato al ricorso in Corte
di Cassazione contro il sequestro probatorio disposto dalla magistratura
bresciana. Lo ha reso noto la Lav
(Lega Antivivisezione) che ora chiede ”il processo per punire i responsabili e
chiudere l’allevamento della morte” che ospitava cani beagle destinati alla sperimentazione animale. Secondo la
Lav, ”questa ritirata fa supporre che la ditta abbia finalmente capito che non
aveva alcuna possibilità di vincere e fa ben sperare per il buon esito della
vicenda giudiziaria”. ( di Davide Turrini su ilfattoquotidiano.it )
Per circa tre anni, i nostri governi, la
cricca dei banchieri e i media industriali ci hanno garantito che loro
conoscevano l’approccio corretto per aggiustare le economie che loro avevano in
precedenza paralizzato con la loro mala gestione. Ci è stato detto che la
chiave stava nel balzare sul Popolo Bue imponendo “l’austerità” al fine di
continuare a pagare gli interessi ai Parassiti delle Obbligazioni, a qualsiasi
costo. Quale è stato l’approccio dell’Islanda? Fare l’esatto contrario di tutto
ciò che i banchieri che gestivano le nostre economie ci dicevano di fare. I
banchieri (naturalmente) ci dicevano che dovevamo salvare le Grandi Banche
criminali a spese dei contribuenti (erano Troppo Grandi Per Fallire). L’Islanda
non ha dato nulla ai banchieri criminali.
I banchieri ci dicevano che nessuna sofferenza
(del Popolo Bue) sarebbe stata troppo grande pur di garantire che i Parassiti
delle Obbligazioni fossero rimborsati al cento per cento di ogni dollaro.
L’Islanda ha detto ai Parassiti delle Obbligazioni che avrebbero ricevuto quel
che sarebbe rimasto dopo che il governo si fosse preso cura del popolo. (di Jeff Nielson da
www.tlaxcala-int.org )
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