di Anna Maria Merlo *
François Hollande, che aveva dichiarato in campagna
elettorale che “la finanza è la nostra nemica” perché messo all’angolo da
Jean-Luc Mélenchon, aveva promesso una tassa al 75% dei redditi superiori al
milione di euro l’anno. L’ipotesi aveva fatto sorridere Davis Cameron: il
premier britannico aveva offerto di stendere il tappeto rosso per i ricchi
francesi che avessero voluto sfuggire alla tassa bolscevica e prendere la
residenza a Londra. Dopo un’estate di polemiche, a qualche settimana
dalla presentazione della finanziaria 2013 dove l’ipotetica tassa dovrebbe
figurare, cominciano i passi indietro. Secondo indiscrezioni, la scure dovrebbe
colpire solo i celibi, perché già una famiglia (anche senza figli) dovrebbe
superare i 2 milioni di euro di reddito per far scattare la tassa del 75%.
Inoltre, sembra che i redditi eccezionali, quelli “aleatori” (definizione del
ministro del bilancio) di artisti, sportivi ecc. potranno sfuggire alla
mannaia. “Il rischio non deve essere dissuaso, non bisogna bloccare la
creazione” ha affermato il ministro Jérôme Cauzac. Con le detrazioni,
l’aliquota massima sembra già essere scesa al 67%.
In realtà, non più di un
migliaio di famiglie saranno coinvolte. E solo per il tempo di “sdebitarsi”,
due anni probabilmente. L’annuncio, dal sapore un po’ demagogico, è già
in parte rientrato nel cassetto, tanto più che i veri potenti stanno già
facendo lobbying. Bernard Arnaud, presidente del gruppo di lusso Lvmh, è stato
ricevuto dal primo ministro Jean-Marc Ayrault il 5 settembre. Ha fatto presente
a Ayrault il peso di Lvmh, prima capitalizzazione alla Borsa di Parigi (anche
se il gruppo nel 2011 ha realizzato all’estero l’88% del fatturato). Come
capofila di un gruppo ristretto di ricchissimi che minacciano la
“delocalizzazione” fiscale.
*dal blog su
Il Manifesto 6
settembre 2012
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