costruire
la transizione: un nuovo ecologismo – democrazia – giustizia – nuovi lavori
EDITORIALE La
Conversione ecologica richiede grandi opere
Un’alluvione si è abbattuta sulle isole Eolie, pittoresco arcipelago nel Tirreno,
paradiso per i turisti e per 15.000 persone. Dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità nel 2000. Scarso il risalto dato all’evento, più contenuto
rispetto agli episodi che hanno colpito
le Cinque Terre e Genova. Ma i danni ci sono e qualcuno li pagherà. Tutto per 8,2 centimetri
di pioggia, di cui 7 concentrati in due sole ore, fra le 9,30 e le
11,30 sulla “capitale” Lipari. Probabile effetto congiunto del degrado del
territorio e dei cambiamenti del clima i cui costi annui sono sempre più
rilevanti.
Come sempre in queste
occasioni qualche ambientalista e qualche economista indicheranno la necessità
di mettere mano al riassetto generale idrogeologico del territorio; che
costerebbe meno in risorse, perdite
umane, e distruzioni, del tentare poi di riparare quanto è possibile.
Servirebbe la scelta di avviare una grande
opera di risanamento diffuso del
territorio, devastato dallo sviluppo urbanistico senza regole; comprese alcune
azioni necessarie di decementificazione nei punti di maggiore vulnerabilià e
illegalità. Ma chi governa il paese pensa ad altro.
Anche la mobilità
insostenibile prodotta dalla scelta univoca dell’auto richiederebbe una grande opera di riconversione, a partire
da reti metropolitane di trasporto pubblico assenti nelle medie e grandi città
e dalla modernizzazione dei trasporti locali e interegionali su ferro. Un altra
grande opera che non interessa chi comanda il paese, convinto o illuso
che un buco in Val di Susa possa rendere di più e più a lungo ( almeno 12-13
anni se va bene perché arrivi al termine). Nell’industria della chimica,
dell’acciaio, delle tecnologie di base abbiamo quasi perso il treno della
riconversione e della sostenibilità e dove è necessario della dismissione, a
favore di quei settori che trascineranno , inevitabilmente in una diversa
direzione quella parte di sviluppo che è ancora possibile e soprattutto utile e
accettabile. Nel settore energetico, malgrado la forza intrinseca delle
rinnovabili, che non hanno sofferto della crisi economica recente, c’è voluto
un referendum ( per la seconda volta) per non riprendere il tunnel pericoloso
del nucleare; ma il rapido e imprevisto sviluppo delle rinnovabili sembra
invece preoccupare perchè rendono difficile l’egemonia sul mercato dei padroni
del petrolio e del carbone; invece di procedere con coraggio nella grande opera di fuoriuscita dalle
fonti fossili, non rinnovabili e sempre
più costose e inquinanti.
La conversione ecologica
dell’economia, diffusa anche nella gestione del territorio, e la riconquista, a
questa legata, di un po’ di democrazia reale nel paese, potrebbero edovrebbero
essere i contenuti della imminente campagna elettorale; probabilmente la più
controversa, complessa e imprevedibile
del dopoguerra. Ma invece tenteranno di diffondere sul paese una coltre
di nebbia dove per sei mesi dovremmo ascoltare i riti penosi e rissosi ad uso e
consumo della scena mediatica: le primarie, Bersani o Renzi o chissa chi,
l’improbabile ritorno dall’oltretomba di Berlusconi, dare un senso alle
continue giravolte di Casini e Vendola. O convincerci che il grillismo, o
qualunque altro fautore del cambiamento, sia un gravissimo pericolo per la
stabilità. Armi di distrazione di massa di un sistema di partiti boccheggiante
che neppure è chiaro quanto conti ancora, se non nel garantire se stesso e la
continuazione di un montismo che non ha spostato di un millimetro, se non in
peggio, le condizioni del paese, dei
suoi cittadini e del suo territorio.
Chi ha paura delle
elezioni? Probabilmente chi non ha perso niente, chi ha ottenuto di evitare la
patrimoniale ed è uscito dal Governo Monti senza perdere un centesimo, forse
guadagnandoci: finanzieri, lobbies, ricchi e evasori. Qualche partito è già convinto
di aver vinto le elezioni; nonostante questo qualche partito ha paura di
perdere le elezioni e le poltrone relative: forse ha la coscienza sporca per
aver tradito i suoi elettori appoggiando un Governo eletto da nessuno che li ha
massacrati a colpi di fiducia, esautorando di fatto il Parlamento, allungando
l'età pensionabile e dimezzando le pensioni, bloccando pensioni e stipendi.
Riusciremo, alla scadenza della legislatura, a votare? (Giuseppe Casagrande su Il Manifesto.it )
Crescita rapidissima –
anche più che esponenziale – delle energie rinnovabili. La crescita delle
energie rinnovabili è talmente tanto rapida che ci potrebbe veramente prendere
di sorpresa. Potrebbero sorpassare i
combustibili fossili in termini di produzione di energia in una ventina d’anni
e forse anche meno. Ci sono mille
motivi che potrebbero fermare la crescita delle rinnovabili: carenza di
materie prime, crisi economica, guerre e cataclismi e, soprattutto, l’azione di
sabotaggio da parte delle lobby dei fossili. Però, è impressionante notare come
la curva di crescita abbia ignorato totalmente la crisi economica del 2008;
come pure del crollo degli incentivi sul mercato spagnolo del 2009.
Evidentemente le rinnovabili hanno il potere di crescere anche in tempi di
crisi e senza bisogno di incentivi. (di Ugo bardi su ilfattoquotidiano.it )
Dall’alleanza con i
produttori biologici alla produzione concordata, dall’affitto dei terreni per
avviare aziende agricole biologiche all’acquisto vero e proprio. E’ la nuova
frontiera dei gruppi d’acquisto solidale. Alla loro esperienza si ispira
infatti quella innovativa dei Gruppi acquisto terreni (GAT). Un vero e proprio
ritorno alla terra, attraverso una nuova forma di investimento etico e
ambientale. I gruppi d’acquisto stanno letteralmente lievitando (nel Lazio hanno superato quota 160). Sono cresciuti del 44% nel triennio 2009-2011, passando
da 598 a 861. Ma almeno altrettanti sono quelli informali. Collegano
direttamente e a condizioni di reciproco vantaggio, famiglie e piccoli
agricoltori colpiti dalla crisi economica. ( di Città Invisibile su http://comune-info.net
)
L'economia ecologica parte dal
presupposto che l'economia sia sottesa all'ecologia: l'economia è cioè lo
strumento con cui chi governa, dovrebbe gestire nell'interesse collettivo
l'insieme delle risorse naturali, ovvero l'ecologia.
Non è una novità. A meta del secolo
scorso l'economista rumeno Georgescu Roegen, che avrà tra i suoi allievi Herman
Daly, scriveva: «ogni processo economico inserito in un contesto eco
sistemico incrementa inesorabilmente ed irreversibilmente l'entropia del
sistema terra: tanta più energia si trasforma in uno stato indisponibile, tanta
più energia sarà sottratta alle generazioni future e tanto più disordine
proporzionale sarà riversato nell'ambiente».( Economia ecologica: Buen Vivir , un libro di Giuseppe De Marzo su
greenreport.it )
Guido Viale esprime il
suo punto di vista sull’uso del termine “decrescita”: “ Sono sostanzialmente d’accordo con tutto il pensiero sotteso al
programma della decrescita e tuttavia continuo a considerare il termine
indigeribile, tante sono le precisazioni e le spiegazioni che uno deve dare per
far capire che la decrescita non è quello che il termine indica, ma tutt’altro.
Latouche ha dovuto scrivere un libro di 150 pagine (Per un’abbondanza frugale)
per spiegare che cosa non è la decrescita e ho letto da qualche parte che
persino lui medita di cambiare nome al suo programma per evitare altri
equivoci. Penso che il termine conversione ecologica, che non è mio ma di Alex
Langer, esprima molto meglio lo stesso programma, senza dare luogo ad
equivoci...” . La conversione ecologica si fa a partire dall’assetto
industriale esistente, in base ai rapporti di forza che si vengono a
determinare e al coinvolgimento dei soggetti che si riesce a mobilitare,
valutando che cosa va cambiato, che cosa va soppresso e che cosa va mantenuto;
con che tempi e in che modo. ( dal blog www.guidoviale.it
)
“Nei cementifici si brucia di tutto e
perciò nei cementi finisce di tutto, comprese sostanze dannose per la nostra
salute”. È la denuncia di Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, che ha
presentato un'interrogazione alla Commissione europea. “Il problema centrale è che in
Italia i cementifici sono autorizzati a bruciare rifiuti di svariate tipologie
e utilizzano diversi tipi di ceneri nell’impasto del prodotto finito”,
attacca Zanoni. Nel materiale incenerito per produrre energia, troviamo rifiuti
urbani, farine e grassi animali, plastiche, gomme, pneumatici usati, fanghi da
depurazione e rifiuti pericolosi come oli usati, emulsioni oleose, solventi non
clorurati. Una volta inceneriti, finiscono nell’impasto finale del cemento. Tra
i materiali utilizzati come ingredienti troviamo anche innumerevoli rifiuti
derivanti da impianti di combustione (ceneri), da impianti siderurgici (scorie,
terre di fonderia, polveri, fanghi) e dall’industria chimica (gessi, fanghi,
ecc.). “In ballo c'è la salute di tutti noi” .
Il 22 settembre ci sarà un
incontro pubblico a Parma. Il tema di cui si tratterà è "Dies Iren - La
fine degli inceneritori". Non c'è una sola buona ragione per
costruirli: danneggiano la salute, l'ambiente, fanno aumentare i costi dello
smaltimento dei rifiuti scaricati poi sulla collettività. All'incontro
parteciperanno medici, economisti, ambientalisti e specialisti della gestione
dei rifiuti.
La Procura ha chiesto il sequestro dell'inceneritore. I reati
ipotizzati sono abuso edilizio e abuso
d'ufficio. Il gruppo IREN che sta realizzando l'inceneritore è quotata
in Borsa. Tra gli azionisti vi sono i comuni interessati alla
fornitura di servizi ai cittadini: Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Genova,
Torino. ( dal blog di Beppe Grillo)
Il comune di Torino è indebitato, molto indebitato. Il più indebitato d’Italia. Nel 2012 i torinesi pagheranno 137
milioni di tasse in più per l’aumento dell’addizionale Irpef e per l’IMU.
Torino ha tra i propri creditori persino sé stesso. Insieme al comune di Genova possiede infatti il 35,9% della
holding finanziaria FSU (Finanziaria Sviluppo Utilities), principale azionista
di IREN, la multiutility
indebitata per circa tre miliardi di euro. IREN vanta
un credito di 260 milioni di euro nei confronti del comune
da saldare per una quota di 100 milioni entro fine anno. In questo gorgo di
debiti chi paga per tutti è il torinese,
tassato e cortese. Con fiducia verso la catastrofe. (dal blog di Beppe
Grillo )
Lunedì'
17 settembre, il Coordinamento regionale sui
rifiuti piemontese con il Movimento Valledora e l’adesione del Movimento 5
Stelle e altri gruppi, hanno consegnato agli uffici della provincia di
Vercelli, le prime 1500 firme che chiedono la chiusura dell'inceneritore di Vercelli.
La raccolta firme
continua anche nelle altre province di Quadrante : Novara, Biella e Verbano
Cusio Ossola. Il regolamento della Provincia prevede, per la presentazione di
petizioni dei cittadini, un minimo di 500 firme e la possibilità di ricevere
una risposta in merito entro 60 giorni.
Per la prima volta più di 8.000
scienziati della Iucn Species Survival Commission (Iucn/Ssc) si sono
riuniti per identificare le 100 specie di animali, piante e funghi più
minacciate del pianeta; ne è venuta fuori una lista resa nota dalla Zoological
Society of London (Zsl), SOS - Save Our Species e dall'International Union for
Conservation of Nature (Iucn) che in cima vede il camaleonte Tarzan, il piviere
dal becco a spatola ed il bradipo tridattilo pigmeo. E’ diventato sempre
più difficile per gli ecologisti difendere le specie più minacciate del
pianeta. Ci incombe di prendere una decisione morale ed etica importante:
queste specie hanno il diritto di sopravvivere o possiamo permetterci di
lasciarle andare fino all'estinzione? Ma scienziati ed ecologisti temono
che non si farà niente per impedire che queste specie si estinguano, perché
nessuna di loro «procura un vantaggio evidente all'umanità». ( da greenreport.it )
Perché in Italia non
esiste più il vuoto a rendere? Come si può sentire parlare di emergenze
rifiuti, discariche, diossina proveniente dagli inceneritori, senza nemmeno
prendere in considerazione l’idea di ritornare ad utilizzare materiali ancora
perfettamente funzionali? Eppure, in Paesi come la Germania, lo si fa
abitualmente. Il sistema tedesco è particolarmente efficace, perché quando si
riporta la bottiglia dove la si è acquistata, si può subito ottenere uno sconto
per i successivi acquisti. L’importo verrà scontato alla cassa (generalmente
dai 15 ai 25 centesimi a bottiglia). Fra molti ragazzi, soprattutto di Berlino
e di altre grandi città, si è da tempo diffusa la moda di abbandonare queste
bottiglie in posti in cui persone più bisognose possano raccoglierle e
ricavarci una sorta di “guadagno”. Quando si vedono bottiglie vuote di birra
nelle strade delle città tedesche, dunque, la cosa può essere stata fatta di
proposito. ( dal blog di Maurizio
Pallante e Andrea Bertaglio su ilfattoquotidiano.it )
L’Unione Europea impone all’Italia
di permettere la coltivazione di Ogm. E’ il succo di una sentenza
pronunciata dalla Corte di Giustizia dell’Ue: alla faccia
dell’autodeterminazione, alla faccia della promessa mai attuata di
concedere agli Stati il potere di decidere da sè sugli Ogm e alla faccia,
soprattutto, del fatto che il 61% degli europei è contrario agli Ogm
(rilevazione Eurobarometro del 2010, la più recente). Eppure, niente da fare:
il meccanismo con il quale l’Unione Europea approva la coltivazione di un Ogm è
un’inarrestabile, pervasiva reazione a catena innescata dal parere favorevole
emanato dall’Efsa, l’autorità per la sicurezza alimentare, anche se sulle procedure di questo parere ci sarebbe molto da ridire. E’ come un carro armato che passa su tutto e
su tutti. (da Maria su http://blogeko.iljournal.it )
Il Parlamento europeo ha approvato,
con 606 voti favorevoli, 55 contrari e 13 astensioni, una nuova legislazione,
concordata con gli Stati membri, che richiede, entro il 2020, nuovi limiti
generali più severi per il tenore di zolfo nei combustibili delle imbarcazioni
che «hanno l'obiettivo di migliorare la qualità dell'aria nelle coste europee e
ridurre le circa 50.000 morti premature annuali causate dall'inquinamento
atmosferico delle navi». La relatrice, la verde finlandese Satu Hassi , ha
spiegato che «i combustibili per le imbarcazioni altamente inquinanti hanno un
grave impatto sull'ambiente: questa è anche la riforma sanitaria più importante
di questo mandato parlamentare. (da greenreport.it )
Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha deciso di vietare la vendita di bevande gassate
in formato XXL in tutti i fast-food, ristoranti,
chioschi, pizzerie e cinema della città. L'obiettivo? Rafforzare
ulteriormente la lotta all'obesità, che ormai affligge la metà dei newyorkesi.
Il divieto è stato ufficialmente approvato lo scorso venerdì e già si fanno
sentire le reazioni delle big company del food. Secondo i dati pubblicati dal
Dipartimento della Salute della città, almeno la metà dei cittadini adulti
della Grande Mela è obeso o in sovrappeso: un dato allarmante, che evidenzia un
vero e proprio pericolo economico e sociale. Un americano su tre è obeso e
circa il 10% della spesa sanitaria degli Stati Uniti è destinata a curare
malattie e problemi legati all'obesità, come diabete, disturbi cardiaci e
ipertensione. Chi non rispetterà il divieto rischierà una multa di 200 dollari. I grandi gruppi
industriali, come Coca Cola e Mc
Donald's, hanno fatto sapere che impugneranno in tribunale il
provvedimento preso dal sindaco prima che entri in vigore. ( da www.greenme.it )
E’ un fenomeno nascosto,
tacitamente accettato e spesso dimenticato. Sono le Mgf – le mutilazioni genitali femminili – una
pratica che in Egitto, Somalia e Sudan
riguarda più del 90 per cento delle donne. A Mogadiscio l’assemblea costituente
ha stilato alcune settimane fa un articolo che proibisce le Mgf, mentre in
Egitto è in vigore già da 4 anni una legge che rende illegale la pratica. Norme
che rischiano di restare sulla carta, impotenti nello sconfiggere questa “violazione dei diritti umani”, come
riconosciuto dall’Onu sin dal 1979 con la Convenzione per l’eliminazione di
tutte le forme di discriminazione contro le donne. Dichiarazione choc della nuova
consigliera per i diritti delle donne del presidente egiziano Mohammed Morsi
che pone come unico problema "l'età troppo precoce". (di Laura Cappon su ilfattoquotidiano.it
)
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