10 giugno 2014

Elezioni: un epoca è finita, adesso servono nuovi capitani coraggiosi



di Massimo Marino

« La cena in Cina... c'erano tutti i socialisti, con la delegazione, mangiavano... A un certo punto Martelli ha chiamato Craxi e ha detto: "Ma senti un po', qua ce n'è un miliardo e son tutti socialisti?". E Craxi ha detto: "Sì, perché?". "Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?" »

monologo di Grillo a Fantastico7 (Rai) 15 novembre 1986 ( ripreso da ECO blog novembre 2008 in Grillo,grillini, grillismo )

Singolare che a ridosso del voto europeo si faccia largo il dibattito sulle polemiche posizioni di un economista francese, Thomas Pickett , che accusa il capitalismo di essersi sviluppato in più occasioni accentuando e galleggiando sulle disuguaglianze sociali e di essere questa una fase storica in cui proprio questo sta riaccadendo in modo anche spietato: una ristretta cerchia di privilegiati nel mondo che si alimenta a discapito dei più poveri,  della cui povertà è il principale responsabile. La cosa singolare è che Pickett non è di sinistra ne altro ma un inguaribile neoliberista che constata che razza di schifezza hanno combinato.



Invidio quelli che a poche ore dai risultati elettorali  magari neanche definitivi, sfornano analisi , commenti e suggerimenti; giornalisti e intellettuali di regime devono spiegarci quello che non dobbiamo capire, ma sul voto recente, con il quale a mio parere si chiude un epoca che dal 2008 ha fatto fermentare la crisi non solo europea ,  c’è la necessità di prendersela con calma; per questo ho apprezzato ma non mi hanno del tutto convinto anche le migliori e più vicine riflessioni a caldo uscite, come quelle di Aldo Giannuli, Di Cori Modigliani, Fabio Balocco, mentre sinceramente non comprendo quelle di Viale o la Spinelli (abbiamo vinto (?) adesso andiamo avanti (?) ), come i commenti più minuti di alcuni fra i più bravi , secondo me,  fra i grillini come Di Maio, Di Battista, ma sul lato opposto  anche  Pizzarotti o il torinese Bertola.

Perché il M5S ha perso 2,6 milioni di elettori, punto, la lista Tsipras, se esiste è piccola cosa, punto; perché servono proposte concrete, le chiacchiere stanno a zero . Sarà una questione di età, ma sento la necessità di cominciare dall’inizio e da capo, vedo cose complicate da capire e poi da superare; un sacco di italiani che si bevono le balle più incredibili; moltissimi che cambiano voto cercando il meglio come al gratta e vinci;  non sarò breve: per chi vuole favolette semplici e sintetiche, soprattutto  rassicuranti, suggerisco la Picerno e Rainews24, se siete masochisti Vendola o Migliore, se amate il trash Ferrara o Fabrizio Rondolino in piacevole coppia con Lilly Gruber.

Cominciamo dall’inizio ( dalla fine degli scrutini ):


1. Io speriamo che me la cavo

Malgrado un acceso dibattito elettorale, malgrado qualche insulto di troppo, malgrado la deposizione delle salme della vecchia politica dietro le quinte e la comparsa di splendide quarantenni  e  giovani promesse del riformismo forzitalico e piddino,  malgrado la gradita comparsa dal cappello di Grillo di alcune decine di potenziali futuri quadri di buon livello , malgrado centinaia di migliaia di persone riportate in piazza da Grillo, poi copiato da Renzi  in collaborazione con la RAI e Mediaset, malgrado il quotidiano stillicidio di nuovi arresti e avvisi di garanzia da parte di Magistratura e Carabinieri/Polizia/Finanza ( gli unici riformatori-rivoluzionari al momento con capacità operative in Italia ), malgrado l’attesa del vinciamonoi  ( si può licenziare chi l’ha suggerita a Grillo ? ) o vince lui , malgrado tutto ciò 22 dei 49 milioni di italiani che potevano per una volta contare un poco ma solo un poco, non hanno votato o hanno annullato; il doppio esatto dei voti per Renzi . L’unico partito che avanza davvero e inesorabilmente. Un partito che da destra o sinistra ( meglio da sopra o da sotto) non ha visto nel M5S il risolutore dei loro problemi , che non devono essere di certo quelli di chi sta bene e se la spassa (questi votano tutti ). A parte qualche milione di anziani ormai indifferenti , ci sono molti milioni di giovani che sono esclusivamente coinvolti dall’impegno quotidiano di vivere o sopravvivere nelle nicchie malpagate del precariato o dei benefit famigliari, nei rimasugli delle conquiste che abbiamo ottenuto 40 anni fa, e soprattutto nel trovare le vie di fuga dall’Italia verso il resto dell’Europa, Germania e Gran Bretagna soprattutto: il partito del “io speriamo che me la cavo”.  ( Come era prevedibile l’astensionismo è aumentato ancora al secondo turno dei comuni , almeno il 55% con bianche e nulle ). 


Nei giorni precedenti al voto decisi di scrivere un unico commento preelettorale: “solo l’astensionismo può ancora salvare la casta”. Il dato è stato rilevato, rapidamente nascosto e  si è potuto dire ( e mentire) in tv di un plebiscito per Renzi da parte degli italiani di cui si dice , con incredibile faccia tosta, che ne rappresenterebbe più del 40% . Il PDC, il nuovo partito nato il 25 maggio, ha ottenuto alle europee  11,17 milioni di voti,  certo quasi 2,5 milioni in più degli 8,64 mil. delle politiche disastrose del 2013 ( mediaticamente stravinte dal M5Stelle) ma quasi un milione in meno dell’Ulivo del 2006 (11,92) e 2008 ( 12,09 ) con la differenza che alla propria destra e sinistra ha cannibalizzato tutti gli alleati e c’è il vuoto; non ci sono  più ascari di riserva  (ne Monti, ne Casini, ne Vendola, Di Pietro  o Bonelli, neppure Ferrero ). I loro partitini, quasi tenuti in vita artificialmente dai loro capetti, nelle coalizioni  in centinaia di liste comunali  hanno mietuto centinaia di uno o zero virgola ( vedi tutte le liste IdV-Verdi , ed anche IdV-Rifondazione a sostegno del PD che non hanno eletto nessuno ) . SEL, incredibilmente alleata di Chiamparino in Piemonte in compagnia di  moderati, casiniani-montiani, dipietristi, finti civici, tardosocialisti , sorvolando su TAV, Inceneritori, grattacieli, privatizzazioni , varianti e  greganti vari  non è andata oltre il 2% ( giustamente sembra avrà un assessore per lo sport, speriamo almeno lì si diano da fare). Si preparano valige , non si sa però dove andare.


2.  Il sistema elettorale per le europee è ottimo, quindi da evitare assolutamente   

Il sistema elettorale proporzionale limitato da un quorum al 4 % e con la possibilità di dare preferenze , senza premi, senza collegi uninominali o coalizioni inventate ad hoc, è semplice , democratico, privo dei  ricatti del voto utile, funziona perfettamente. Fra l’altro è quanto il piccolo Gruppo Cinque Terre sostiene dalla sua nascita nel 2009. Funziona con qualche piccola variante in Germania  per le politiche. Da notare che lì il recente abbassamento del quorum del  5% imposto dalla Corte Costituzionale tedesca per le europee ( supergarantista ), ha immediatamente portato ad uno sfarinamento dei partiti ( ad esempio sono nati due partitini quasi inesistenti nell’area ecologista che con meno dell’1% hanno avuto 2 eletti ).  D’altronde , riportando le circoscrizioni ad un livello più piccolo, regionale o provinciale, sarebbe molto vicino a quanto resta del porcellum con le giuste elisioni della Corte Costituzionale ( il prossimo fortino da smantellare, insieme al Senato, da parte del club R & B ). E’ anche molto simile alla proposta elettorale emersa dopo 8 votazioni in rete da parte del M5Stelle, miracolosamente uno dei  migliori  risultati dell’esperimento web; peccato che ne Grillo , ne molti cinquestelle abbiano compreso la rilevanza di quella proposta che andava contrapposta come battaglia istituzionale per tutta l’Europa a fianco della campagna elettorale ( fino all’ipotesi del referendum)  per la vera democrazia contro la legge truffa dell’italicum e contro le leggi truffa di mezza Europa  ( a cominciare da Francia e Regno Unito ). Ad urne chiuse l’italicum ridiventa la truffa migliore per garantire lo status quo,  insieme al rilancio della ricomposizione di un centrodestra magari postberlusconiano   in funzione antiGrillo e con la benevolenza di Renzi.  Il proporzionale limitato  è la bestia nera di R&B che , è bene ricordare,  godono nell’attuale parlamento di circa 140 eletti in più ( di fatto pacatamente indicati come illegittimi dalla Corte Costituzionale ), sottratti prevalentemente ai  5Stelle grazie al porcellum.  


3. M5S: il movimento nascente è nato , adesso vedremo se cresce e diventa adulto

Ho sostenuto più volte, da tempo e fino a ieri, che il M5Stelle era ancora nella fase caotica e di per sè creativa dei movimenti nascenti, che non è affatto detto che malgrado i suoi contenuti siano secondo me del tutto condivisibili dalla maggioranza degli italiani, riesca a sopravvivere, anzi. E che il sistema politico non permetterà mai,  in forme legali e non , il dispiegarsi,  se ne è capace, della sua egemonia nella società italiana. In particolare non permetterà mai che un consistente gruppo in Parlamento possa operare a lungo liberamente e disarticolare il coacervo di interessi, imbrogli, compromessi, connivenze, illegalità corruttive, che sono alla base della sopravvivenza del vecchio sistema politico nel  quale le distinzioni fra destra e sinistra sono marginali, arbitrarie, simulando un bipolarismo di comodo. Per questo lo scontro è inevitabilmente rivoluzionario; o verrà smantellato il vecchio ordine sociale, economico, finanziario o verranno smantellati  i capisaldi della rivoluzione che, per quanto pacificamente e nel pieno rispetto  del nostro quadro costituzionale, anzi difendendolo, non prevedono, al momento e giustamente, prigionieri. Non è vero che Grillo, ne tantomeno  i gruppi 5stelle abbiano caratteristiche violente: miracolosamente da anni,  in centinaia di manifestazioni di piazza spesso enormi ,  con migliaia e migliaia  di presenti non si ricorda un solo incidente o violenza, un vetro rotto, neppure una scritta sui muri; spesso, purtroppo non sempre , al termine delle manifestazioni  i promotori si preoccupano di ripulire la piazza. Tantomeno è vero che il movimento abbia o possa assumere caratteristiche di destra, razziste, violente; anzi la sua esistenze è , all’evidenza di tutti,  un potente antidoto. Una eventuale deriva, a cui non credo, dei suoi ispiratori, avrebbe breve vita; il movimento si dissolverebbe  rapidamente. Quello che è possibile è che sotto l’urto pesante degli avversari la sua gracile struttura organizzativa e la sua precaria tenuta culturale vadano in tilt e si perda la direzione di marcia ed il rapporto con la maggioranza degli italiani.


E’ vero che Grillo urla troppo, e poiché il 99% di quel che dice è giusto, vero e condivisibile, c’è da sperare che questi staff, comunicatori, collaboratori e tutto ciò che sostituisce malamente un gruppo dirigente gli spieghi che potrebbe anche smettere prima di rovinarsi definitivamente le corde vocali; tanto amici , nemici e opportunisti vari hanno capito che ha ragione. La forza del movimento, in gran parte inconsapevole anche a molti dei suoi aderenti ,non sta nei decibel  ma è invece nel singolare intreccio di tre culture: quella di derivazione palesemente “ecologista” , quella “sociale “ tipica delle diverse espressioni culturali storiche di sinistra, quella “anticasta” tipica di molte esperienze civiche locali, diffusa in larghi strati della popolazione anche conservatori,  che ritengono vergognoso ed intollerabile il degrado del sistema politico italiano. Va dato merito a Grillo e Casaleggio di essere riusciti a far lievitare per il meglio questo intreccio. Chi afferma il contrario, o vaneggia di populismo, fascismo, stalinismo etc , ignorandone gli aspetti di “riformismo radicale” è un bugiardo consapevole oppure guarda troppo la tv e ne è suggestionato e impaurito.

Con la presenza alle europee e contemporaneamente in circa 600 comuni  oltre alle  due regioni, il ciclo grillino si è però ormai completato; si è formato un movimento politico che credo sia vicino a 3000 eletti ( perdendone in 5 anni una ventina ), ha gruppi organizzati (bene o male, in genere male)  in quasi  1500  comuni, ha forse 100mila potenziali aderenti anche se mi sembra che solo la metà, le prime leve, per ragioni anche comprensibili, hanno formale riconoscimento e possibilità di voto.  Il vero limite  di fondo , quello su cui si decide la sua tenuta,  è nella fragilità del suo organizzarsi sul territorio come nel suo amalgamare la crescita culturale dei suoi aderenti, e nelle forme di confronto per prendere le decisioni. Oltre che ovviamente nel numero di imboscate nelle quali con grande ingenuità potrà ancora cadere nel prossimo futuro. Quella dell’ ”oltre Hitler” , battuta spiritosa per una TV, resterà nella storia..; quella del gruppo europeo con Farage ( ma chi saranno gli altri 5 ?) potrebbe rivelarsi mortale. 


L’idea che un movimento che vuole essere rivoluzionario costruisca le sue basi unicamente sulla presentazione alle elezioni, sui suoi eletti e i loro staff ( che diventano inevitabilmente i centri decisionali ), dove il possessore delle password del meet-up assume ruolo e potere e andrebbe votato come i candidati alle elezioni, dove le battute giornaliere attraverso un blog e le sporadiche e improvvise consultazioni/votazioni in rete non sono sufficienti per gli obiettivi che ci si è dati, è un idea debole per la dimensione attuale del movimento, che apre il varco ad una desolante ed ingenua vulnerabilità.

E’ inevitabile passare alla identificazione per vie democratiche e attraverso un dibattito largo, neppure circoscritto ai soli aderenti  ma in qualche modo a tutti i cittadini interessati , a leadership  locali ( regionali) e ad una leadership nazionale larga, autorevole ma visibile e magari annualmente intercambiabile ; nella quale i fondatori del movimento abbiano certo un ruolo: probabilmente di garanti se non di massimi dirigenti; ma tutto ciò alla luce di regole certe, chiare, inattaccabili; anzi tali da sovrastare le primarie da 50 euro al colpo dove chi vince, o chi deve cadere in disgrazia, lo decidono gli editori di 2-3 gruppi mediatici ed una riunione della Confindustria. So bene che si dirà: ma così è un partito! Magari i partiti di oggi fossero questo.. invece che rappresentanti di gruppi di affari privati che si coalizzano.

Quello che si propone è una rete diffusa con nodi riconosciuti, ben più grande e culturalmente più evoluta dei  tradizionali partiti che comunque solo in astratto oggi hanno forme di organizzazione sul territorio. Se si pensa alle Case del popolo degli albori del movimento  socialista, oppure alla resistenza ventennale delle comunità zapatiste, oppure al ruolo di struttura di supporto popolare di Hamas nel campo  sanitario e scolastico per i palestinesi  prima della deriva estremista,  la giusta intuizione di riscoprire una propria forma di riorganizzazione sociale come Comunità nel territorio è l’approccio vincente. Costruire democrazia, aggregare aree sociali frammentate, sperimentare accenni di autogestione; cioè superare il modello tradizionale  del partito delle elezioni e della guerra mediatica fra i leader è il vero terreno su cui si diventa invulnerabili e contemporaneamente parte reale della “cittadinanza”.  Alcuni anni fa abbiamo parlato, in un contesto solo in parte diverso, di Ecohub locali  e di Tavoli permanenti di confronto alla base sul territorio; proposte assolutamente attuali, indispensabili  per sostenere la lunga marcia  del cambiamento che non avviene comunque attraverso una rottura elettorale repentina che comunque sembra al momento archiviata.


4. La crisi europea cambia il Parlamento

In attesa delle scelte definitive per la formazione dei diversi gruppi entro fine giugno, il quadro è quello in buona parte previsto. Diventano più piccoli i primi quattro gruppi della precedente legislatura: I conservatori del PPE dovrebbero perdere circa 60 seggi ( ad oggi sarebbero 213) , i  socialisti del PSE da 196 andrebbero a 190 ( salvati dagli eletti del PD italiano), i liberaldemocratici dell’ALDE, area di centro senza futuro nell’epoca delle larghe intese, dovrebbero perdere 20 seggi  da 84 a 64, i Verdi e autonomisti del GREEN/EFA dovrebbero perdere qualche seggio dei 58 precedenti con una composizione diversa; aumentano gli altri 3 gruppi esistenti : la Sinistra Unita del GUE/NGL che da 35 potrebbe avvicinarsi ai  50 seggi e con un notevole cambiamento interno dato da Spagna ( indignados di Podemos oltre a Izquerda Unita), Grecia ( Syriza) e Portogallo; infine EFD ( estrema destra )  ed ECR ( destra conservatrice) potrebbero cambiare connotazione, forse nome,  e comunque raccogliere il buon successo di antieuro ( come Le Pen e Lega Nord ), e antieuropei nazionalisti ( come Farage) . L’idea che la lista Tsipras potesse sconvolgere il sistema di alleanze europee era ovviamente una bufala italo-greca e condivido autorevoli esperti di sinistra che hanno scritto di “ risultato complessivamente modesto”.


Singolare, ma non inaspettata,  la vicenda Green-M5S. Mentre la crisi di prospettiva dei vecchi verdi europei si sta aggravando appaiono  sorprendenti le difficoltà ad aprire un confronto, per entrambi salutare, con il M5S. I Verdi sono assenti in 12 dei 28 paesi dell’UE ( mai nati in vari paesi della zona est e scomparsi in Italia e Grecia ), in 3 paesi fra i quali il Belgio mantengono gli eletti precedenti, scendono in altri 6 paesi fra i quali la Germania ( da 14 a 12 ) e la Francia (da 16 a 6). Salgono in Gran Bretagna ( da 5 a 6), con gli affini in Spagna ( da  2 a 5) e in paesi minori. Dalla crisi del 2008 e dopo un apparente “ triennio verde “ dal 2009 al 2011, dove sembravano assumere un nuovo protagonismo e non solo in Europa ( vedi Europe Ecologie in Francia fino al caso della Colombia ) hanno perso e clamorosamente tutte le occasioni ; forse per il tradizionalismo dei tedeschi e qualche cattivo suggeritore italiano stanno perdendo l’ultima occasione, boicottando il confronto con i nuovi eletti di Grillo, e la possibilità di invertire il lento declino con le vecchie coalizioni uliviste nelle quali si sono troppo invischiati e dalle quali escono puntualmente a pezzi e con scarsi risultati. La necessità, in questa fase storica, di passare dal vecchio ambientalismo moderato e un po’ opportunista ad un ecologismo più moderno e radicale, capace di intercettare i nuovi movimenti sociali, che invece scavalcano i Verdi senza vederli e scelgono altri momentanei interlocutori, è la scommessa in Europa per i prossimi anni , quando l’ondata euroscettica mostrerà la sua totale inconsistenza. 


5. Andiamo al sodo: bisogna dire quale Europa vogliamo

Il dibattito sull’austerità si sta attorcigliando su sé stesso e diventando quasi un alibi per non fare un passo in più verso il cammino che serve per costruire un'altra Europa. Ci sono molte letture dell’austerità e quella che non va accolta è quella che prevede tagli nell’area del sostegno sociale, nei servizi collettivi, nella sanità e nei trasporti pubblici affiancati da privatizzazioni e totale precarizzazione del lavoro; mentre non si arrestano le spese per armamenti , gli sprechi in opere non prioritarie, la totale libertà di speculazione del sistema finanziario, il sostegno illimitato alle fonti energetiche di origine fossile sempre a discapito di quelle rinnovabili. Può sembrare banale ribadirlo: vogliamo meno auto e più trasporti collettivi in Europa; più equità sociale e meno arricchimenti illeciti, sistemi elettorali più democratici e meno privilegi e corruzione nella politica. Ci sono 50 milioni di europei che vivono in una condizione di grave disagio sociale a cui vanno aggiunti quelli che sbarcano in Europa perché è l’ultimo approdo possibile per cercare di garantirsi una sopravvivenza. Se si andasse al sodo, a quelli che una volta si chiamavano programmi  e che indicavano un chiara visone della società a cui  si ambiva, aggregazioni e azioni diverrebbero più facili e soprattutto più produttive. Nel nuovo Parlamento saranno rappresentate, in particolare dall’Italia, dalla Spagna , dalla Grecia, dal Portogallo, guarda caso da paesi prevalentemente del sud europa dove più a fondo è andata la crisi, delle forze nuove che probabilmente e purtroppo si aggregheranno in gruppi diversi   ma che hanno evidenti affinità. C’è da sperare che chi può lavori per unirle e per cambiare le forme e i contenuti sui quali unire una Comunità europea nuova. Non sognate: la vecchia politica si guarderà bene dal farlo. 


Abbiamo anche Thomas Pickett con noi, che vogliamo di più ?  

Nessun commento:

Posta un commento