di Massimo Marino
«
La cena in Cina... c'erano tutti i socialisti, con la delegazione,
mangiavano... A un certo punto Martelli ha chiamato Craxi e ha detto: "Ma
senti un po', qua ce n'è un miliardo e son tutti socialisti?". E Craxi ha
detto: "Sì, perché?". "Ma allora se son tutti socialisti, a chi
rubano?" »
monologo
di Grillo a Fantastico7 (Rai) 15 novembre 1986 ( ripreso da ECO blog novembre
2008 in Grillo,grillini, grillismo )
Singolare che a ridosso del
voto europeo si faccia largo il dibattito sulle polemiche posizioni di un economista
francese, Thomas Pickett , che accusa il capitalismo di essersi
sviluppato in più occasioni accentuando e galleggiando sulle disuguaglianze
sociali e di essere questa una fase storica in cui proprio questo sta
riaccadendo in modo anche spietato: una ristretta cerchia di privilegiati nel
mondo che si alimenta a discapito dei più poveri, della cui povertà è il principale
responsabile. La cosa singolare è che Pickett non è di sinistra ne altro ma un
inguaribile neoliberista che constata che razza di schifezza hanno combinato.
Invidio
quelli che a poche ore dai risultati elettorali
magari neanche definitivi, sfornano analisi , commenti e suggerimenti;
giornalisti e intellettuali di regime devono spiegarci quello che non dobbiamo
capire, ma sul voto recente, con il quale a mio parere si chiude un epoca che
dal 2008 ha fatto fermentare la crisi non solo europea , c’è la necessità di prendersela con calma; per
questo ho apprezzato ma non mi hanno del tutto convinto anche le migliori e più
vicine riflessioni a caldo uscite, come quelle di Aldo Giannuli, Di Cori
Modigliani, Fabio Balocco, mentre sinceramente non comprendo quelle di Viale o
la Spinelli (abbiamo vinto (?) adesso andiamo avanti (?) ), come i commenti più
minuti di alcuni fra i più bravi , secondo me, fra i grillini come Di Maio, Di Battista, ma
sul lato opposto anche Pizzarotti o il torinese Bertola.
Perché
il M5S ha perso 2,6 milioni di elettori, punto, la lista Tsipras, se esiste è
piccola cosa, punto; perché servono proposte concrete, le chiacchiere stanno a
zero . Sarà una questione di età, ma sento la necessità di cominciare
dall’inizio e da capo, vedo cose complicate da capire e poi da superare; un
sacco di italiani che si bevono le balle più incredibili; moltissimi che cambiano
voto cercando il meglio come al gratta e vinci; non sarò breve: per chi vuole favolette
semplici e sintetiche, soprattutto rassicuranti, suggerisco la Picerno e
Rainews24, se siete masochisti Vendola o Migliore, se amate il trash Ferrara o
Fabrizio Rondolino in piacevole coppia con Lilly Gruber.
Cominciamo
dall’inizio ( dalla fine degli scrutini ):
1. Io speriamo che me la
cavo
Malgrado
un acceso dibattito elettorale, malgrado qualche insulto di troppo, malgrado la
deposizione delle salme della vecchia politica dietro le quinte e la comparsa
di splendide quarantenni e giovani promesse del riformismo forzitalico e
piddino, malgrado la gradita comparsa dal
cappello di Grillo di alcune decine di potenziali futuri quadri di buon livello
, malgrado centinaia di migliaia di persone riportate in piazza da Grillo, poi copiato da Renzi in collaborazione con
la RAI e Mediaset, malgrado il quotidiano stillicidio di nuovi arresti e avvisi
di garanzia da parte di Magistratura e Carabinieri/Polizia/Finanza ( gli unici
riformatori-rivoluzionari al momento con capacità operative in Italia ),
malgrado l’attesa del vinciamonoi ( si può licenziare chi l’ha suggerita a
Grillo ? ) o vince lui , malgrado tutto
ciò 22 dei 49 milioni di italiani
che potevano per una volta contare un poco ma solo un poco, non hanno votato o
hanno annullato; il doppio esatto dei voti per Renzi . L’unico partito che avanza davvero e inesorabilmente. Un partito
che da destra o sinistra ( meglio da sopra o da sotto) non ha visto nel M5S il
risolutore dei loro problemi , che non devono essere di certo quelli di chi sta
bene e se la spassa (questi votano tutti ). A parte qualche milione di anziani
ormai indifferenti , ci sono molti milioni di giovani che sono esclusivamente
coinvolti dall’impegno quotidiano di vivere o sopravvivere nelle nicchie
malpagate del precariato o dei benefit famigliari, nei rimasugli delle
conquiste che abbiamo ottenuto 40 anni fa, e soprattutto nel trovare le vie di
fuga dall’Italia verso il resto dell’Europa, Germania e Gran Bretagna
soprattutto: il partito del “io speriamo che me la cavo”. ( Come era prevedibile l’astensionismo è
aumentato ancora al secondo turno dei comuni , almeno il 55% con bianche e
nulle ).
Nei giorni precedenti al voto decisi di
scrivere un unico commento preelettorale: “solo l’astensionismo può ancora
salvare la casta”. Il dato è stato rilevato, rapidamente nascosto e si è potuto dire ( e mentire) in tv di un
plebiscito per Renzi da parte degli italiani di cui si dice , con incredibile
faccia tosta, che ne rappresenterebbe più del 40% . Il PDC, il nuovo partito
nato il 25 maggio, ha ottenuto alle europee 11,17 milioni di voti, certo quasi 2,5 milioni in più degli 8,64
mil. delle politiche disastrose del 2013 ( mediaticamente stravinte dal
M5Stelle) ma quasi un milione in meno dell’Ulivo del 2006 (11,92) e 2008 ( 12,09
) con la differenza che alla propria destra e sinistra ha cannibalizzato tutti
gli alleati e c’è il vuoto; non ci sono
più ascari di riserva (ne Monti,
ne Casini, ne Vendola, Di Pietro o
Bonelli, neppure Ferrero ). I loro partitini, quasi tenuti in vita
artificialmente dai loro capetti, nelle coalizioni in centinaia di liste comunali hanno mietuto centinaia di uno o zero virgola
( vedi tutte le liste IdV-Verdi , ed anche IdV-Rifondazione a sostegno del PD
che non hanno eletto nessuno ) . SEL,
incredibilmente alleata di Chiamparino in Piemonte in compagnia di moderati, casiniani-montiani, dipietristi, finti
civici, tardosocialisti , sorvolando su TAV, Inceneritori, grattacieli,
privatizzazioni , varianti e greganti
vari non è andata oltre il 2% (
giustamente sembra avrà un assessore per lo sport, speriamo almeno lì si diano
da fare). Si preparano valige , non si sa però dove andare.
2. Il sistema elettorale per le europee è ottimo,
quindi da evitare assolutamente
Il
sistema elettorale proporzionale limitato da un quorum al 4 % e con la
possibilità di dare preferenze , senza premi, senza collegi uninominali o
coalizioni inventate ad hoc, è semplice , democratico, privo dei ricatti del voto utile, funziona
perfettamente. Fra l’altro è quanto il piccolo Gruppo Cinque Terre sostiene
dalla sua nascita nel 2009. Funziona con qualche piccola variante in
Germania per le politiche. Da notare che
lì il recente abbassamento del quorum del 5% imposto dalla Corte Costituzionale tedesca per
le europee ( supergarantista ), ha immediatamente portato ad uno sfarinamento dei
partiti ( ad esempio sono nati due partitini quasi inesistenti nell’area
ecologista che con meno dell’1% hanno avuto 2 eletti ). D’altronde , riportando le circoscrizioni ad
un livello più piccolo, regionale o provinciale, sarebbe molto vicino a quanto
resta del porcellum con le giuste elisioni della Corte Costituzionale ( il
prossimo fortino da smantellare, insieme al Senato, da parte del club R & B
). E’ anche molto simile alla proposta elettorale emersa dopo 8 votazioni in
rete da parte del M5Stelle, miracolosamente uno dei migliori risultati dell’esperimento web; peccato che ne
Grillo , ne molti cinquestelle abbiano compreso la rilevanza di quella proposta
che andava contrapposta come battaglia istituzionale per tutta l’Europa a fianco della campagna elettorale ( fino
all’ipotesi del referendum) per la vera democrazia contro la legge
truffa dell’italicum e contro le leggi truffa di mezza Europa ( a cominciare da Francia e Regno Unito ). Ad
urne chiuse l’italicum ridiventa la truffa migliore per garantire lo status
quo, insieme al rilancio della
ricomposizione di un centrodestra magari postberlusconiano in
funzione antiGrillo e con la benevolenza di Renzi. Il proporzionale limitato è la bestia nera di R&B che , è bene
ricordare, godono nell’attuale
parlamento di circa 140 eletti in più ( di fatto pacatamente indicati come
illegittimi dalla Corte Costituzionale ), sottratti prevalentemente ai 5Stelle grazie al porcellum.
3. M5S: il movimento
nascente è nato , adesso vedremo se cresce e diventa adulto
Ho
sostenuto più volte, da tempo e fino a ieri, che il M5Stelle era ancora nella
fase caotica e di per sè creativa dei movimenti nascenti, che non
è affatto detto che malgrado i suoi contenuti siano secondo me del tutto
condivisibili dalla maggioranza degli
italiani, riesca a sopravvivere, anzi. E che il sistema politico non
permetterà mai, in forme legali e non ,
il dispiegarsi, se ne è capace, della
sua egemonia nella società italiana. In particolare non permetterà mai che un consistente
gruppo in Parlamento possa operare a lungo liberamente e disarticolare il
coacervo di interessi, imbrogli, compromessi, connivenze, illegalità
corruttive, che sono alla base della sopravvivenza del vecchio sistema politico
nel quale le distinzioni fra destra e
sinistra sono marginali, arbitrarie, simulando un bipolarismo di comodo. Per questo lo scontro è inevitabilmente
rivoluzionario; o verrà smantellato il vecchio ordine sociale, economico,
finanziario o verranno smantellati i
capisaldi della rivoluzione che, per quanto pacificamente e nel pieno
rispetto del nostro quadro
costituzionale, anzi difendendolo, non prevedono, al momento e giustamente,
prigionieri. Non è vero che Grillo, ne tantomeno i gruppi 5stelle abbiano caratteristiche
violente: miracolosamente da anni, in
centinaia di manifestazioni di piazza spesso enormi , con migliaia e migliaia di presenti non si ricorda un solo incidente o
violenza, un vetro rotto, neppure una scritta sui muri; spesso, purtroppo non
sempre , al termine delle manifestazioni i promotori si preoccupano di ripulire la
piazza. Tantomeno è vero che il movimento abbia o possa assumere caratteristiche
di destra, razziste, violente; anzi la sua esistenze è , all’evidenza di tutti,
un potente antidoto. Una eventuale
deriva, a cui non credo, dei suoi ispiratori, avrebbe breve vita; il movimento
si dissolverebbe rapidamente. Quello che
è possibile è che sotto l’urto pesante degli avversari la sua gracile struttura
organizzativa e la sua precaria tenuta culturale vadano in tilt e si perda la
direzione di marcia ed il rapporto con la maggioranza degli italiani.
E’
vero che Grillo urla troppo, e poiché il 99% di quel che dice è giusto, vero e
condivisibile, c’è da sperare che questi staff, comunicatori, collaboratori e
tutto ciò che sostituisce malamente un gruppo dirigente gli spieghi che
potrebbe anche smettere prima di rovinarsi definitivamente le corde vocali;
tanto amici , nemici e opportunisti vari hanno capito che ha ragione. La forza
del movimento, in gran parte inconsapevole anche a molti dei suoi aderenti ,non
sta nei decibel ma è invece nel
singolare intreccio di tre culture: quella di derivazione palesemente “ecologista”
, quella “sociale “ tipica delle diverse espressioni culturali storiche di
sinistra, quella “anticasta” tipica di molte esperienze civiche locali, diffusa
in larghi strati della popolazione anche conservatori, che ritengono vergognoso ed intollerabile il
degrado del sistema politico italiano. Va dato merito a Grillo e Casaleggio di
essere riusciti a far lievitare per il meglio questo intreccio. Chi afferma il
contrario, o vaneggia di populismo, fascismo, stalinismo etc , ignorandone gli
aspetti di “riformismo radicale” è un bugiardo consapevole oppure guarda troppo
la tv e ne è suggestionato e impaurito.
Con
la presenza alle europee e contemporaneamente in circa 600 comuni oltre alle due regioni, il ciclo grillino si è però ormai
completato; si è formato un movimento politico che credo sia vicino a 3000
eletti ( perdendone in 5 anni una ventina ), ha gruppi organizzati (bene o male,
in genere male) in quasi 1500 comuni, ha forse 100mila potenziali aderenti
anche se mi sembra che solo la metà, le prime leve, per ragioni anche
comprensibili, hanno formale riconoscimento e possibilità di voto. Il vero limite
di fondo , quello su cui si decide la sua tenuta, è nella fragilità del suo organizzarsi sul
territorio come nel suo amalgamare la crescita culturale dei suoi aderenti, e
nelle forme di confronto per prendere le decisioni. Oltre che ovviamente nel
numero di imboscate nelle quali con grande ingenuità potrà ancora cadere nel
prossimo futuro. Quella dell’ ”oltre Hitler” , battuta spiritosa per una TV,
resterà nella storia..; quella del gruppo europeo con Farage ( ma chi saranno
gli altri 5 ?) potrebbe rivelarsi mortale.
L’idea
che un movimento che vuole essere rivoluzionario costruisca le sue basi
unicamente sulla presentazione alle elezioni, sui suoi eletti e i loro staff (
che diventano inevitabilmente i centri decisionali ), dove il possessore delle
password del meet-up assume ruolo e potere e andrebbe votato come i candidati alle
elezioni, dove le battute giornaliere attraverso un blog e le sporadiche e
improvvise consultazioni/votazioni in rete non sono sufficienti per gli
obiettivi che ci si è dati, è un idea debole per la dimensione attuale del
movimento, che apre il varco ad una desolante ed ingenua vulnerabilità.
E’
inevitabile passare alla identificazione per vie democratiche e attraverso un
dibattito largo, neppure circoscritto ai soli aderenti ma in qualche modo a tutti i cittadini
interessati , a leadership locali (
regionali) e ad una leadership nazionale larga, autorevole ma visibile e magari
annualmente intercambiabile ; nella quale i fondatori del movimento abbiano
certo un ruolo: probabilmente di garanti se non di massimi dirigenti; ma tutto
ciò alla luce di regole certe, chiare, inattaccabili; anzi tali da sovrastare
le primarie da 50 euro al colpo dove chi vince, o chi deve cadere in disgrazia,
lo decidono gli editori di 2-3 gruppi mediatici ed una riunione della
Confindustria. So bene che si dirà: ma così è un partito! Magari i partiti di
oggi fossero questo.. invece che rappresentanti di gruppi di affari privati che
si coalizzano.
Quello
che si propone è una rete diffusa con nodi riconosciuti, ben più grande e
culturalmente più evoluta dei tradizionali partiti che comunque solo in
astratto oggi hanno forme di organizzazione sul territorio. Se si pensa alle Case
del popolo degli albori del movimento socialista,
oppure alla resistenza ventennale delle comunità zapatiste, oppure al ruolo di
struttura di supporto popolare di Hamas nel campo sanitario e scolastico per i palestinesi prima della deriva estremista, la giusta intuizione di riscoprire una propria forma di riorganizzazione sociale come Comunità
nel territorio è l’approccio vincente. Costruire democrazia, aggregare aree
sociali frammentate, sperimentare accenni di autogestione; cioè superare il modello tradizionale del partito delle elezioni e della guerra
mediatica fra i leader è il vero terreno su cui si diventa invulnerabili e
contemporaneamente parte reale della “cittadinanza”. Alcuni anni fa abbiamo parlato, in un
contesto solo in parte diverso, di Ecohub locali e di Tavoli permanenti di confronto alla base sul
territorio; proposte assolutamente attuali, indispensabili per sostenere la lunga marcia del cambiamento che non avviene comunque
attraverso una rottura elettorale repentina che comunque sembra al momento
archiviata.
4. La crisi europea cambia
il Parlamento
In
attesa delle scelte definitive per la formazione dei diversi gruppi entro fine
giugno, il quadro è quello in buona parte previsto. Diventano più piccoli i
primi quattro gruppi della precedente legislatura: I conservatori del PPE
dovrebbero perdere circa 60 seggi ( ad oggi sarebbero 213) , i socialisti del PSE da 196 andrebbero a 190 (
salvati dagli eletti del PD italiano), i liberaldemocratici dell’ALDE, area di
centro senza futuro nell’epoca delle larghe intese, dovrebbero perdere 20
seggi da 84 a 64, i Verdi e autonomisti
del GREEN/EFA dovrebbero perdere qualche seggio dei 58 precedenti con una
composizione diversa; aumentano gli altri 3 gruppi esistenti : la Sinistra
Unita del GUE/NGL che da 35 potrebbe avvicinarsi ai 50 seggi e con un notevole cambiamento interno
dato da Spagna ( indignados di Podemos oltre a Izquerda Unita), Grecia (
Syriza) e Portogallo; infine EFD ( estrema destra ) ed ECR ( destra conservatrice) potrebbero
cambiare connotazione, forse nome, e
comunque raccogliere il buon successo di antieuro ( come Le Pen e Lega Nord ), e
antieuropei nazionalisti ( come Farage) . L’idea che la lista Tsipras potesse
sconvolgere il sistema di alleanze europee era ovviamente una bufala
italo-greca e condivido autorevoli esperti di sinistra che hanno scritto di “
risultato complessivamente modesto”.
Singolare,
ma non inaspettata, la vicenda
Green-M5S. Mentre la crisi di prospettiva dei vecchi verdi europei si sta
aggravando appaiono sorprendenti le
difficoltà ad aprire un confronto, per entrambi salutare, con il M5S. I Verdi
sono assenti in 12 dei 28 paesi dell’UE ( mai nati in vari paesi della zona est
e scomparsi in Italia e Grecia ), in 3 paesi fra i quali il Belgio mantengono
gli eletti precedenti, scendono in altri 6 paesi fra i quali la Germania ( da
14 a 12 ) e la Francia (da 16 a 6). Salgono in Gran Bretagna ( da 5 a 6), con
gli affini in Spagna ( da 2 a 5) e in
paesi minori. Dalla crisi del 2008 e dopo un apparente “ triennio verde “ dal
2009 al 2011, dove sembravano assumere un nuovo protagonismo e non solo in
Europa ( vedi Europe Ecologie in Francia fino al caso della Colombia ) hanno perso e clamorosamente tutte le
occasioni ; forse per il tradizionalismo dei tedeschi e qualche cattivo
suggeritore italiano stanno perdendo l’ultima occasione, boicottando il
confronto con i nuovi eletti di Grillo, e la possibilità di invertire il lento
declino con le vecchie coalizioni uliviste nelle quali si sono troppo invischiati
e dalle quali escono puntualmente a pezzi e con scarsi risultati. La necessità,
in questa fase storica, di passare dal vecchio ambientalismo moderato e un po’
opportunista ad un ecologismo più moderno e radicale, capace di intercettare i
nuovi movimenti sociali, che invece scavalcano i Verdi senza vederli e scelgono
altri momentanei interlocutori, è la
scommessa in Europa per i prossimi anni , quando l’ondata euroscettica
mostrerà la sua totale inconsistenza.
5. Andiamo al sodo: bisogna
dire quale Europa vogliamo
Il
dibattito sull’austerità si sta attorcigliando su sé stesso e diventando quasi
un alibi per non fare un passo in più verso il cammino che serve per costruire
un'altra Europa. Ci sono molte letture dell’austerità e quella che non va
accolta è quella che prevede tagli nell’area del sostegno sociale, nei servizi
collettivi, nella sanità e nei trasporti pubblici affiancati da privatizzazioni
e totale precarizzazione del lavoro; mentre non si arrestano le spese per
armamenti , gli sprechi in opere non prioritarie, la totale libertà di
speculazione del sistema finanziario, il sostegno illimitato alle fonti
energetiche di origine fossile sempre a discapito di quelle rinnovabili. Può
sembrare banale ribadirlo: vogliamo meno auto e più trasporti collettivi in
Europa; più equità sociale e meno arricchimenti illeciti, sistemi elettorali
più democratici e meno privilegi e corruzione nella politica. Ci sono 50
milioni di europei che vivono in una condizione di grave disagio sociale a cui
vanno aggiunti quelli che sbarcano in Europa perché è l’ultimo approdo
possibile per cercare di garantirsi una sopravvivenza. Se si andasse al sodo, a
quelli che una volta si chiamavano programmi
e che indicavano un chiara visone della società a cui si ambiva, aggregazioni e azioni diverrebbero
più facili e soprattutto più produttive. Nel nuovo Parlamento saranno
rappresentate, in particolare dall’Italia, dalla Spagna , dalla Grecia, dal
Portogallo, guarda caso da paesi prevalentemente del sud europa dove più a
fondo è andata la crisi, delle forze nuove che probabilmente e purtroppo si
aggregheranno in gruppi diversi ma che
hanno evidenti affinità. C’è da sperare che chi può lavori per unirle e per
cambiare le forme e i contenuti sui quali unire una Comunità europea nuova. Non
sognate: la vecchia politica si guarderà bene dal farlo.
Abbiamo
anche Thomas Pickett con noi, che vogliamo di più ?
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