di Massimo Marino
Ce l’hanno fatta. Incredibilmente.
Il 25 maggio resterà una domenica storica per Berlino dove, oltre al voto
europeo, il 64,3 %
circa dei votanti al referendum cittadino ha deciso di rifiutare lo sviluppo
immobiliare dell’ex aeroporto militare, imponendo la modifica dei programmi dell’amministrazione
( CDU/SPD) della città. L’ex aeroporto,
diventato parco nel 2009, resterà dunque com’è oggi: non saranno costruiti ne
gli appartamenti, ne la biblioteca nazionale, ne tutto quanto previsto nella
proposta del Senatore per lo Sviluppo Urbano Michael Müller (SPD), e immaginato nelle tre
zone di urbanizzazione previste da uno studio di architetti scozzesi. Il piano
di riconversione dell’area prevedeva
4.700 tra abitazioni, uffici e infrastrutture su circa un terzo della
superficie libera.
La scelta non era facile, anche perché Berlino è in continua espansione, mancano abitazioni e servizi e l’enorme area dell’aeroporto fa gola a molti. Christian Ströbele dei Verdi, che insieme ai Pirati hanno una trentina di membri all’opposizione nella amministrazione comunale, ha definito il risultato un «bellissimo successo»; un altro Verde, Sebastian Walter, ha esultato perché «il paradiso resterà aperto»; per Mario Czaja della CDU, invece, «ha vinto la paura, che non è mai una buona consigliera».
L’iniziativa “100% Tempelhofer Feld”,
che puntava a difendere la grandissima area verde situata tra Schöneberg e
Neukölln
dalle mire immobiliari, aveva raccolto più di 233mila firme per chiedere
che fossero i cittadini a decidere delle sorti di Tempelhof. Per il referendum erano necessarie le firme del 7% dei residenti berlinesi, cioè 174.117 e la
partecipazione di almeno il 25% degli elettori alle votazioni. Entrambi gli obiettivi sono
stati superati. Per il sindaco Klaus
Wowereit e i due partiti della grosse koalition
cittadina il risultato è una sconfitta della loro amministrazione, ma l'esito è stato accettato e le abitazioni e i servizi previsti saranno
forse cercati in altre zone della città.
L’episodio berlinese porterebbe ad approfondite riflessioni sul rapporto fra politica e cittadini in questo paese, da molti considerato il responsabile di molti aspetti della crisi europea. E’ evidente che la scelta di far coincidere il voto con quello europeo ha facilitato la partecipazione permettendo ai berlinesi di decidere senza trucchi e mistificazioni. In Italia si sarebbe imposto l’esatto contrario. A novembre un referendum sulla rete dell’energia cittadina aveva fallito a causa della insufficiente partecipazione. La proposta per Tempelhof era apparentemente allettante: “ La città del futuro” del progetto prevedeva un grande lago, una nuova fermata del metrò, il mantenimento di una parte di verde attrezzato ma poi anche tanto, tanto, cemento. Si prometteva un quartiere con prezzi calmierati accessibile anche a chi appartiene alle fasce di reddito più basse. Promesse incerte, di certo insidiose, ma poco credibili viste altre esperienze passate.
Per il Comitato che dal piccolo centro di coordinamento di
Neukölln ha esteso l’azione per il referendum in tutta la città il successo è
grande, per il risultato e per la partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni imposta con la raccolta delle
firme. Gli esponenti di 100% Tempelhofer Feld non escludono un
possibile sviluppo dell’area, specie nelle parti oggi totalmente abbandonate, per le quali suggeriscono strutture per il
gioco dei bambini o per avviare progetti collegati alla comunità locale, ma
senza snaturare la natura di grande parco cittadino di Tempelhof.
Anche la musica ha fatto
la sua parte negli avvenimenti berlinesi. Happy, un brano del cantante statunitense Pharrell
Williams, pubblicato il 21 novembre 2013, ma poi prodotto in diverse versioni
in diversi paesi del mondo ha assunto un ruolo simbolico nella battaglia per il
parco. Centinaia di berlinesi hanno girato un video personale di Happy nel Parco e poi lo hanno messo in
rete su you tube. Il Parco è sede di numerosissimi appuntamenti musicali da
anni, compare anche nell’ originalissimo film Berlin Calling di Hannes Stöhr, con Paul
Kalkbrenner, noto dj e autore di musica elettronica i cui appuntamenti annuali
normalmente si svolgono nel Parco.
La battaglia per la tutela
del Parco iniziata nel 2008, dovrebbe
consolidare un’oasi naturalistica di circa 386 ettari, dove sono già presenti varie
specie di animali e vegetali, alcune a rischio di estinzione in Europa. Alcune parti saranno autogestite dai cittadini per la
coltivazione biologica di orti urbani, in altre è possibile già da tempo fare
picnic e sport, da jogging e pattini a bicicletta o sci quando nevica. Oltre ai
concerti e alle manifestazioni culturali già consuetudine degli ultimi anni. Il parco al centro di Berlino è più grande di
Central Park di New York e nel 2013 è
stato frequentato da circa due milioni di visitatori, cittadini o turisti,
attratti dalla originalità del luogo. Attualmente, l'area offre un percorso
di sei chilometri per andare in bicicletta, anche una superficie di 2,5 ettari
per grigliate e una vasto prato per cani di circa 4 ettari. I tre ingressi
(Columbiadamm, Tempelhofer Damm e Oderstraße) sono aperti dall'alba al
tramonto.
Tempelhof, aeroporto militare dal 1923, prende il suo nome dai cavalieri Templari che
nel XIII secolo si stabilirono per un periodo in questa area poi il luogo fu trasformato in una zona militare
di grande rilievo fino al 1948 quando, nella parte della città sotto il comando
americano, rifornì Berlino Ovest di generi alimentari superando il blocco
attuato dai sovietici.
Berlino è una città in cui le imposizioni
dall’alto spesso non vengono accettate passivamente, soprattutto quando si
tratta di tutela del territorio e qualità della vita cittadina. Il no al programma edificatorio dell’ex aeroporto è un
esempio di rifiuto del processo di gentrificazione (gentrification) con il
quale un cambiamento radicale dell’uso di un territorio ne snatura totalmente
la sua storia e la sua immagine, ne allontana i suoi abitanti originari
sostituiti da una nuova classe omogenea e benestante, una nuova “gentry”.
Scompare qualunque vocazione di tutela di una comunità mentre aree dismesse e
abbandonate, su iniziativa e per interesse di privati, ma spesso con costi
pubblici, assumono una nuova apparente vocazione turistica e consumistica ( hotel,
centri commerciali, sfilate di moda, caricature urbanistiche alla Disney), una
specie di land grabbing in occidente, che emargina
definitivamente le popolazioni locali e distrugge le potenzialità originarie
del territorio.
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