Il 18 giugno,
il Consiglio dei ministri esaminerà il difficile progetto di legge
sulla transizione energetica, presentato dalla ministra Ségolène Royal.
Come antipasto, c’è da oggi sul tavolo del governo il rapporto della commissione
d’inchiesta parlamentare sul nucleare, che è una parte del problema,
ma in Francia molto importante, visto che ci sono 19 centrali e 58 reattori.
Hollande aveva promesso di ridurre il peso
del nucleare nella produzione di energia elettrica dal 75% attuale al 50%
(entro il 2025). Ma l’impegno è costoso, molto costoso. Secondo il relatore
della commissione parlamentare, il verde Denis Baupin, sono necessari
110 miliardi di investimenti, cioè 2 miliardi circa per reattore. Ma
“la filiera nucleare ha una vera difficoltà a riconoscere che ci hanno
raccontato delle storie dicendoci che il nucleare era a buon mercato”
spiega Baupin. In Francia, la parte del riscaldamento elettrico resta importante,
nella narrazione nazionale il nucleare significa energia a buon
prezzo, oltre che indipendenza. Secondo la commissione, lo stato dovrebbe
occuparsi direttamente della filiera, invece di lasciare tutto nelle mani di
Edf (l’Enel francese). Ma Hollande esita: “la non decisione e l’assenza
di visibilità a medio termine — dice il rapporto — hanno un costo economico,
sociale, ambientale, industriale, di competitività, che il nostro paese
non puo’ permettersi”. Non decidere significa, di fatto, prolungare la
vita delle centrali. Prolungarla a 40 anni, come è previsto,
avrà un costo di 110 miliardi entro il 2033. Se la durata di vita venisse
portata a sessant’anni, bisognerebbe addizionare 3 miliardi
l’anno, sempre che le norme di sicurezza non diventino più severe. Un
rischio di incidente, che non puo’ essere eliminato del tutto: l’Istituto di
radioprotezione e di sicurezza nucleare (Irsn) ha calcolato che un
incidente nucleare importante in Francia potrebbe costare 450 miliardi di
euro. Intanto, c’è il rischio quotidiano di chi lavora nelle centrali e,
soprattutto, dei dipendenti delle ditte in subappalto, meno protetti.
Secondo la commissione di inchiesta, i lavoratori delle ditte in
subappalto realizzano l’80% delle attività di manutenzione e ricevono
l’80% delle radiazioni (ma sono meno protetti dei lavoratori di Edf).
I costi
aumentano e i progetti futuri sono sempre più cari, come dimostrano
i reattori di terza generazione Epr, in via di costruzione. Il prezzo
dell’elettricità sarà il doppio di quello delle centrali attuali, che non
fanno pagare agli utenti , per il momento, i costi dello smantellamento.
Costi in grande aumento anche per il trattamento delle scorie radioattive:
nel sito di Bure, dove dovrebbero essere sotterrate a grande profondità,
le previsioni sono molto vaghe, tra i 14 e i 28 miliardi.
* da ilmanifesto.it , 10 giugno 2014
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